Lo strato di ozono che ci protegge dalle radiazioni nocive ultraviolette del Sole annualmente si assottiglia, si crea quello che comunemente chiamiamo "buco dell'ozono", un fenomeno già noto che nel 2021 ha raggiunto dimensioni da record. A lanciare l'allarme i ricercatori del Copernicus Atmosphere Monitoring Service, certi che dal 1979 non si era mai osservato qualcosa di simile sopra il Polo Sud e che, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sia più ampio del 75 percento.
Tale è l'assottigliamento che a questo stadio appare addirittura più grande dell'Antartide, una preoccupante fotografia che segue l'evoluzione del "buco" formatosi anche nel 2020. A causare questo fenomeno ciclico un mix di elementi chimici come il cromo e il cloro (CFC, o clorofluorocarburi) che migrano nella stratosfera e creano reazioni durante la fine dell'inverno antartico, quindi da agosto ad ottobre.
I CFC sono stati bannati in 197 paesi del mondo dopo la crisi di qualche decennio fa, tuttavia, per il recupero completo dello strato di ozono ci vorrà ancora del tempo; gli scienziati stimano che una "guarigione" completa avverrà infatti solo verso il 2060-2070.
L'assottigliamento visto da una sezione verticale, un'animazione sui dati del 12 settembre 2021
Secondo uno studio pubblicato su Nature godiamo già oggi del ban che il mondo intero impose negli anni '80 sui CFC; qualora non lo avessimo realizzato sul serio, infatti, ci saremmo trovati ad oggi con uno strato di ozono praticamente al collasso ed un aumento della temperatura di altri 2,5 gradi celsius. Uno scenario catastrofico fortunatamente scongiurato dalla comunità scientifica e dalle decisioni della politica di allora, tutta concorde nel dover mettere un freno immediato a quella degenerazione causata dall'uomo e dai prodotti con CFC.