ALICATADO, termine spagnolo che deriva dall'arabo al-qataa, ha il significato di rivestimento piastrellato geometrico per pavimenti, per pareti, per soffitti. I singoli elementi sono detti aliceres.
Dal XII secolo da Persia ed Anatolia si diffuse l'impiego del mosaico realizzato con tessere smaltate dai colori vivaci e di forma geometrica quadrata, rettangolare o poligonale e di dimensioni varie, che interessò l'Oriente islamico ed approdò in Andalusia.
Granada, Cordova e Siviglia le città andaluse in cui, dal XIII al XV secolo, l' alicatado trovò largo impiego nella decorazione parietale e delle pavimentazioni. Il periodo corrisponde alla dinastia sultanale dei Nasridi che è stata l'ultima a dominare nel Sud della Spagna.
Alcune chiese spagnole: la cappella di San Bartolomeo a Cordoba e il convento di San Francesco a Granada altri alicatado sono presenti in chiese ricavate da ex moschee o da case private.
Gli aliceres monocromi venivano disposti a contrasto di colore, in modo da formare poligoni, stelle... croci fissati con stucco bianco. Tali decorazioni furono realizzate anche per sottolineare imbotti, cornici di porte, volte e quale rivestimento di colonne. Si trovano anche stele funerarie, decorate con alicatado.
Questi mosaici parietali e di pavimentazione attualmente vengono realizzati nell'Oriente islamico e in Africa del Nord, in Marocco ed Algeria.
L' AZULEJO "pietra lucidata" è la piastrella di forma quadrata in ceramica smaltata e decorata, delle dimensioni di circa 12 cm, utilizzata come ornamento dell'architettura portoghese e spagnola.
TECNOLOGIA
La lavorazione dell’alicatado, pannelli decorativi realizzati con pezzi di pietre smaltate e colorate, prende il nome dallo strumento (in spagnolo “alicate”, dall'arabo “a-qataa”: il pezzo, il ritaglio) utilizzato per ritagliare gli angoli dei piccoli pezzi di ceramica in una maniera non dissimile da quella dell’opus sectile romano. Tali tessere vengono collocate capovolte su una superficie, ricoperte di gesso e, una volta asciutte, pulite. Le tessere dei mosaici con elementi ripetitivi venivano realizzate probabilmente con uno stampo per essere poi rifinite con la pinza "alicate" o per abrasione.
Ormai in disuso in Spagna, queste tecniche vengono ancora utilizzate in Marocco, erede di una ricchezza artigianale che, all'epoca, l'Andalusia condivideva con il Nordafrica.
Il processo di realizzazione della ceramica ha inizio con l'estrazione dell'argilla che, dopo esser stata tritata, mescolata con acqua, fatta decantare e pressata, veniva modellata nella forma desiderata.
Per quanto riguarda i mosaici è interessante sapere in che modo si ottenevano i colori: galena, sabbie silicee e minerali di piombo venivano fusi in forno, in seguito triturati per formare una polvere finissima che, mescolata con coloranti e acqua nelle opportune proporzioni, serviva da bagno per i pezzi prima della cottura.
La cottura veniva realizzata in muffole, o forni a tre corpi: camera di combustione, camera interna e corpo superiore. La temperatura poteva raggiungere i novecento gradi e come combustibile si utilizzavano arbusti come il ginestrone. La cottura durava ventiquattrore ed erano necessarie almeno altrettante ore per il raffreddamento graduale.