Dal 20 novembre 1999 ogni anno si celebra il Transgender Day of Remembrance, per commemorare le vittime dell’odio e del pregiudizio verso le persone transgender. Ma come nasce questa giornata? È stata introdotta da un’attivista transgender in ricordo di Rita Hester e di tutte le vittime della violenza transfobica. Rita Hester è stata uccisa a coltellate nel suo appartamento in un quartiere di Boston. I giornali parlarono di lei al maschile, uccidendo la sua identità e la sua persona una seconda volta. I suoi assassini la avranno uccisa, ma la sua memoria e il coraggio che ha avuto essendo se stessa in una società discriminatoria non verrà mai dimenticato. Tuttavia, ancora oggi, nonostante le numerose battaglie che si sono fatte per combattere le disuguaglianze, molte persone vengono discriminate, violentate ed uccise per il solo motivo di non identificarsi nel sesso biologico di nascita. Stime non ufficiali indicano che il numero delle persone transgender in Italia sia intorno a 400.000; le quali subiscono numerose discriminazioni in tutti gli ambiti: sanitario, lavorativo, sicurezza. Nel campo della salute non ci sono delle politiche sanitarie che includono questa fascia di popolazione e la loro cura viene lasciata alla sensibilità dei medici. Ci dovrebbe essere una riforma alla base, non solo nell’animo degli operatori sanitari (e di tutti noi), ma anche nelle stesse università, le quali dovrebbero includere nella formazione corsi dedicati alla salute transgender, tuttavia questo avviene in poche università italiane. L’opinione comune tende ad individuare un pericolo in questa fascia di popolazione, dando voce ai pregiudizi.
Nell’ambito lavorativo, nonostante le competenze, le persone transgender vengono discriminate; ad esempio quando vengono chiamate dai colleghi con il nome biologico, nel caso di retribuzioni ingiuste, quando vengono fatte battute spiacevoli. In Italia, per ottenere il cambio anagrafico e di conseguenza i documenti corretti, bisogna aspettare molto tempo, mesi, anni durante i quali la persona si presenta socialmente già in un modo diverso e questo la porta ad un’umiliazione costante. Ai giorni d’oggi sono numerosissime le storie di persone transgender, le quali raccontano il loro stato d’animo di inadeguatezza in questa società che tende sempre a discriminare e a giudicare dalle apparenze prima ancora di conoscere una persona. Per Rita Hester, per tutte le persone che non ci sono più a causa del sistema d’odio in cui viviamo e per tutte le persone che continuano a combattere i pregiudizi ogni giorno, noi dobbiamo continuare a non omologarci in questa società ed a far approvare le leggi giuste.
illustrazione a cura di Giorgia Calogiuri
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illustrazione a cura di Caterina Licci