Vi siete mai chiesti come è nato il cinema?
Ci troviamo in Cina, o forse in Indonesia, quasi 2000 anni fa. Carretti ambulanti viaggiano attraverso il Paese per approdare alle feste e alle cerimonie religiose, dove proiettano ombre su teli bianchi per raccontare storie. Luce, prospettiva e movimento, questi i primi ingredienti della ricetta.
Nel 1502 è poi il genio assoluto di Leonardo ad aggiungere altri elementi, in particolare a perfezionare la camera oscura (di cui possiamo trovare testimonianze già nell’opera di Aristotele), composta da una scatola oscurata con un foro sul fronte e un piano di proiezione sul retro. L’intuizione di Leonardo fu quella di aggiungere al foro una lente ed è così che nasce l’antenata della fotocamera.
Circa un secolo più tardi, nel 1671, Athanasius Kircher inventa invece il primo vero padre del cinema: la lanterna magica. Questa proietta sulla parete di una stanza buia delle immagini dipinte su vetro inserite all’interno di una scatola chiusa in cui la luce d'una candela filtra attraverso una lente di tipo leonardiano.
Il primo spettacolo di immagini in movimento risale però al 28 ottobre del 1892, quando Charles-Émile Reynaud proietta per la prima volta in pubblico al museo Grévin di Parigi delle brevi immagini animate, sempre attraverso l’utilizzo della lanterna magica. Reynaud unisce i fotogrammi, lastre di vetro dipinte, attraverso due strisce di cuoio e le fa girare su grandi bobine. La proiezione è accompagnata da rumori associati alle immagini, la prima colonna sonora mai realizzata.
È però con Thomas Edison, l’inventore della lampadina, e il suo collega William Kennedy Laurie Dickson che nasce il predecessore del cinema: il kinetoscopio, una cassa di legno con un foro sulla sommità che permette allo spettatore, girando una manovella, di vedere un film. Fu proprio questo nuovo e rivoluzionario strumento ad ispirare i celeberrimi fratelli Auguste e Louis Lumière.
Sabato 28 dicembre 1895, 18.30
Salon Indien du Grand Café, Boulevard des Capucines, Parigi
33 spettatori paganti assistono alla proiezione di 10 cortometraggi della durata di un paio di minuti ciascuno. Nasce il cinema come lo conosciamo oggi.
Utilizzando le migliori tecnologie dell’epoca, i Lumière inventano il cinematografo, specchio della meccanizzazione e dell’impeto del tempo, i cui tratti peculiari sono proprio il movimento e la velocità. Il loro merito è quello di aver creato un congegno capace di proiettare immagini impresse su un nastro sensibile, grazie ad un sistema ottico-meccanico a movimento intermittente.
L’idea della proiezione pubblica delle prime pellicole realizzate con il cinematografo è del padre dei due fratelli, Antoine, che però, come i suoi figli, è convinto che il cinematografo sia piucchealtro un mestiere da ambulante. Infatti, quando il futuro regista Georges Méliès cercò di ottenere la cessione dei diritti della prima macchina da presa, si sentì rispondere di lasciar perdere, in quanto invenzione senza futuro. In realtà, però, i due fratelli sono assolutamente consapevoli del valore e del potenziale della loro invenzione e sviluppano una strategia per stroncare ogni possibile concorrenza: sono i primi a mostrare pubblicamente i risultati dei loro esperimenti.
L’idea di Antoine Lumière è di proiettare le sue “fotografie animate” nel teatro Robert-Houdin, gestito proprio da Méliès, ma è costretto, scoraggiato, ad accontentarsi di una sala secondaria del Grand Café che è stata utilizzata fino a poco tempo prima come sala da biliardo. Il proprietario accetta di affittare la sala e preferisce un costo fisso di 30 franchi piuttosto che il 20% sugli eventuali incassi. Incassi che arrivano e che sanciscono il primo cattivo affare della storia del cinema.
Il 28 dicembre, sul marciapiede del Boulevard des Capucines compare il manifesto "CINÉMATOGRAPHE LUMIÈRE. ENTRÉE UN FRANC”.
Il giorno seguente la notizia non appare sui giornali e non è ciò di cui si chiacchiera per strada, ma ben presto l’invenzione dei Lumière fa il giro del mondo, nove mesi dopo è già al porto di Shanghai.
La vera vittoria dei Lumière non è quella di aver creato per primi un apparecchio funzionante, anche il kinetoscopio funziona, ma ciò che rende il cinematografo superiore è il fatto che permetta agli spettatori di vedere un film in compagnia davanti ad un grande schermo, condividendo lacrime e risate. Quando i fratelli proiettano il famoso L'arrivée d’un train à La Ciotat nel 1896 gli spettatori fuggono terrorizzati dalla sala perché credono che il treno corra verso di loro e stia per uscire dallo schermo.
È importante e gratificante per lo spettatore vedere una storia in cui calarsi, dei personaggi in cui riconoscersi e allo stesso tempo provare stupore e meraviglia. Sono queste le basi su cui posa il cinema, le intuizioni che hanno reso una semplice forma di intrattenimento la Settima Arte.
Questo titolo è coniato dal poeta e critico cinematografico Rizzotto Canudo quando pubblica nel 1921 il manifesto La nascita della Settima Arte nel quale parla del cinema come “nuovo mezzo di espressione”, “officina delle immagini”, “scrittura della luce”. Attingendo alla convenzionale classificazione delle arti, Canudo aggiunge la settima come mezzo per racchiudere e conciliare tutte le altre. E’ implicito per questo che il cinema sia la più completa forma di arte, la regina fra di esse.
Nonostante ciò, a 126 anni dalla sua nascita, ancora oggi non viene riconosciuta la sua importanza e valore. Difatti come è vero che nelle scuole si studia la musica, la storia dell’arte, il teatro, altrettanto non si può dire del cinema, relegato a semplice momento frivolo e di svago o intrattenimento. Ancora tanto deve essere fatto, quindi, ma di una cosa sono sicura: “Ricorderemo il mondo attraverso il cinema” (Bernardo Bertolucci).