Internet non è più un semplice mezzo di comunicazione, ma un nuovo mondo, la possibile sede di scontri diplomatici. Le stesse nazioni interessate in conflitti in essere o potenziali richiamano su di sé l’attenzione attraverso l’esposizione mediatica: è il caso della crisi Russia-Ucraina, in merito alla quale la repubblica semipresidenziale ha minimizzato ed ironizzato sulla minaccia di guerra, ricevuta in questi mesi dalla Russia proprio attraverso i social, in particolare mediante dei “meme” diffusi su Twitter. D’altronde, per la posizione dell’Ucraina non ci dovrebbe essere risposta migliore di un semplice post. È l’unica soluzione per una nazione messa in ginocchio da un nemico troppo imponente.
In questo caso internet non ha scopi distruttivi, ma già dagli anni ’80 del novecento abbiamo memoria di come esso venisse utilizzato per fini tutt’altro che pacifici: nel 1982, infatti, ci fu un’enorme esplosione di una conduttura di gas nelle steppe della Siberia, che compromise l’approvvigionamento energetico dell’Unione Sovietica. L’enorme disastro è considerato il primo attacco hacker della storia, ossia la gestione da remoto di infrastrutture o basi militari nemiche e mirata alla loro distruzione. Con molta probabilità la responsabilità era imputabile agli americani, fronte caldo nelle dinamiche della Guerra Fredda. Non è l’unico episodio in cui gli statunitensi sono stati coinvolti in uno scontro del genere, che ha come punto di forza l’anonimato dei suoi combattenti, hacker di altissimo livello. Nonostante si possa considerare un attentato che non coinvolge direttamente i suoi cittadini, è in grado di riportare gravi danni alle nazioni e di conseguenza all’intera società. Non tutti sono a conoscenza della sua potenzialità deleteria, pur non essendoci trincee o carri armati può essere più disastrosa, poiché colpisce subdolamente il nucleo di una comunità. Ad esempio, nel 2018 Atlanta, capitale della Georgia, fu paralizzata, poiché il suo apparato di reti informatiche era sotto il controllo degli iraniani. Una delle armi più potenti mai utilizzate è sicuramente Stuxnet, un virus informatico. Il suo utilizzo è precedente all’episodio di Atlanta, ma le nazioni coinvolte sono le stesse, Iran e USA.
Il "contagio" ebbe inizio tramite una chiavetta USB infetta, che permise agli uomini di Obama di accedere alla rete locale iraniana e controllare i rotori della centrale di Natanz. Questa era una struttura dedicata all’arricchimento di Uranio, ben protetta da agenti esterni, ma Il malware portò a compimento il suo obiettivo, riuscendo a cambiare la velocità di rotazione delle centrifughe degli strumenti. In seguito furono resi inefficienti anche i cuscinetti e i convertitori di frequenza. L'attacco hacker proseguì per circa un anno, danneggiando la produzione di uranio arricchito all’interno del Paese. Può sembrare assurdo o futuristico, ma la prospettiva di una guerra cibernetica è sempre più vicina. La maggior parte degli Stati non sembra interessata a interrompere le guerre, ma piuttosto a cambiarne l’approccio; in questa prospettiva di guerra non lineare sarà sempre più difficile difendersi o fuggire perché da un lato verrà colpito l’apparato produttivo di una comunità, la sua economia, dall’altro si accentuerà il carattere di imprevedibilità e la componente di minaccia e di ansia che questa porta con sé.