L’orizzonte si muove sempre. Anche in quest’ assemblea che all’improvviso mi parla.
Lo fa attraverso i numeri: 11 ragazzi, 3 ragazze. Candidati o candidate? Lo scrivo velocemente su Note, schermo dal vetro rotto come questa improvvisa sensazione di orizzonte limitato.
11 + 3 candidatə . Così si manifesta l’orizzonte dei ricordi, delle certezze dellə altrə. Eppure l’orizzonte non è mai solo rosa, non è mai solo celeste. Le parole ascoltate tornano sempre.
"Silvia non è normale: guarda il suo quaderno, è disordinatissimo, le sue compagne non sono così".
"Le bambine sono brave, gentili, sempre zitte, non capisco perché tu sia così diversa".
"Vittoria non spostare quel banco, fallo fare a un bambino che è sicuramente più forte".
"Luca non sta mai seduto, ma, si sa, lui è un maschietto".
Tutte noi abbiamo sentito almeno una volta nella vita queste frasi. Prima non ci abbiamo fatto caso ma più crescevamo più le parole ascoltate, come tarli, entravano nella nostra testa.
Verso i 10 anni il mio corpo ha iniziato a cambiare procurandomi così tanto imbarazzo da farmi nascondere, a 11 se in classe dicevo qualcosa venivo attaccata dalle professoresse, se invece era un mio compagno a farlo era “normale”, a 12 hanno iniziato a giudicarmi negativamente se solo indossavo una piccola scollatura o una minigonna, a 13, iniziato il liceo nella mia classe sono stati eletti 2 rappresentanti maschi, a 14 sono qui, partecipo all’assemblea d’istituto della mia scuola che decreterà lə rappresentantə dellə studentə.
Analizzo lə candidatə: 11 ragazzi e sole 3 ragazze. L’orizzonte è lontano. Lontanissimo.
Fuori, la politica si interroga sulla parità di genere. Dentro questo liceo di una città del Sud, candidata solo qualche anno fa a capitale della Cultura Europea, l’orizzonte si sgretola. Mi guardo intorno. Nessuna sorpresa. Ho imboccato un sentiero tortuoso. Intorno una foresta fitta di studentə pronti alla resa dei fatti, dei numeri, di Silvia non è normale, di Vittoria non spostare quel banco, di Luca fai quello che ti pare. C’è il sole, ma l’inverno dei dormienti alberga nella mia stessa scuola. Quanto manca al risveglio? Uno? Due? Tre orizzonti vasti e aperti?
Perché le donne del Banzi non si candidano a rappresentare lə studentə? Lo vedo l’orizzonte dal quale partire per questa nuova rotta. Donne che votano le donne. Al Banzi gli eletti sono per il 75% uomini, la comunità studentesca invece ha un numero di ragazze e ragazzi quasi equivalente; essendoci solamente 3 candidate femmine contro gli 11 maschi, se le donne votassero persone del loro stesso sesso quasi sicuramente ci sarebbe una minoranza maschile al potere.
Minoranza maschile al potere è più di un orizzonte vasto.
Perché le donne non votano le donne? La prima motivazione potrebbe essere la regola chiamata “potere tra pari” che prevede a livello inconscio il funzionamento dei rapporti femminili solo se potere e autostima si mantengono pari: se una delle donne rompe l'equilibrio, ecco che le altre si sentono in diritto di ostracizzarla o sminuirla.
Nel 2014, circolava il video Bad Blood. Nella scena iniziale due supereroine buttano giù una finestra, come un fulmine quando cade sull’orizzonte che in quel momento cattura lo sguardo. Sono belle e sexy e combattono con gli uomini dentro la stanza. Vanno tutti al tappeto ma le donne non festeggiano e tra calci rotanti e mosse di karate finiscono per scontrarsi.
L’una contro l’altra. Come quando nei violenti temporali dopo il fulmine non arriva il sereno ma una tromba d’aria e sempre nella traiettoria del tuo sguardo. Una delle due lottatrici è Taylor Swift, e secondo quanto riportato da alcuni informati tabloid, pare che il video avesse un fondo di verità e che la destinataria del messaggio fosse Katy Perry. Il web sulla vicenda si è scatenato cercando di fornire all’utente-lettore i dettagli della catfight, la “guerra tra gatte”.
Un topos ricorrente nella cultura pop che la pornografia utilizza regolarmente: due donne si menano fino al godimento. Siamo di fronte a quello che definisco “orizzonte feticista d’oro”. Al pari della pornografia anche il gossip si alimenta con le catfight, basti pensare al recente rapporto tra Kate Middleton e Meghan Markle: interviste vendute a peso d’oro!
L’orizzonte dei ricordi ritorna. Mia nonna ha votato a favore del divorzio e dell’aborto. Per solidarietà femminile. Perché le ragazze del Banzi non votano le ragazze del Banzi?
In “Questo immenso non sapere”, Chandra Candiani dice: “esercitare la meraviglia cura il cuore malato che ha potuto esercitare solo la paura”. Paura di cosa? Di chi? Perché per le donne è così difficile sostenersi a vicenda? Sindrome dell’ape regina? Ovvero donne che per farsi strada in un mondo di uomini finiscono per assumere comportamenti tipicamente maschili? Votare una donna non è un comportamento tipicamente maschile. No, non lo è. Sarà colpa di queste dannate montagne albanesi rimaste incantesimo per anni e oggi volgarizzate e abusate da super obiettivi di fotoreporter dilettanti se questo orizzonte mi soffoca?
Lo sai, mi ripeto, un orizzonte è fatto da tutti gli altri orizzonti. Lo sguardo cattura una sequenza infinita di orizzonti. Ma arriva sempre il momento in cui ogni sguardo ha bisogno di spalancare un nuovo orizzonte mettendo in gioco la capacità di sbagliare, di rischiare al buio, di incontrare tempeste inattese, di scoprire parole che possono ferire.
Sanguinare. Sanguinare per uscire dall’indifferenza che queste pareti trasudano.
11 uomini, 3 donne. 11 + 3? O 11 – 3? Meno, sempre meno. Eppure di quanti sguardi unici siamo capaci. Spingere l’orizzonte più in là di noi stessi significa regalarsi uno sguardo nuovo, quello dell’attraversamento. Voglio la neve delle montagne che mi appaiono all’orizzonte. Voglio neve bianca che resta bianca di giorno sotto il sole, di notte al chiaro di luna. Bianca. Come l’idea di chi si candida a rappresentare le montagne del Banzi. Bianca.
L’orizzonte si muove sempre. Basta spingerlo più in là dell’apparenza di genere.