IL CROLLO
ANNO 1940
"Nel 1940 ci fu l'introduzione, forzatamente obbligata, delle tessere annonarie, che peggiorarono ulteriormente la già grave situazione alimentare del popolo. Fiorì così il mercato nero, e chi non poteva permettersi il lusso di pagare cifre altissime per assicurarsi i generi alimentari di prima necessità (praticamente tutta la popolazione), doveva necessariamente accontentarsi dei "manicaretti" preparati sotto il beneplacito fascista." (Angelo Girardello)
La grave situazione economica, divenuta ormai irreversibile, rese necessario il razionamento alimentare; a tale scopo vennero istituite le "tessere annonarie".
Ogni capofamiglia aveva indicato su di esse la consistenza del proprio nucleo e quindi la quantità di derrate che gli competevano, ovviamente dietro pagamento. Su alcuni generi venne applicata una particolare grammatura limitativa, minima ed indispensabile per la sussistenza, quale il pane, la carne, lo zucchero, il caffè d'orzo, ecc.
Con questo sistema il potere fascista entrò capillarmente nella gestione quotidiana delle famiglie italiane, quasi programmando a priori quale doveva essere la consistenza e il tipo di pasto da consumarsi. La metodologia usata permise di contenere gli "sprechi", in quanto ogni esercente distribuiva esattamente la quantità di generi alimentari in ragione delle tessere che a lui competevano. il controllo totale da parte della dittatura consentì e favorì frodi di ogni genere: occultamento di derrate alimentari a scopo di lucro personale (borsa nera) o alterazione e sofisticazione delle stesse. La crescita e lo sviluppo dell'infame commercio fu logica conseguenza delle speculazioni del regime che, oltre a favorirlo, taccheggiava e proteggeva gli individui che si arricchivano, sciacallando sulla tragedia nazionale.
La politica autarchica rese necessario il recupero di quelle materie prime indispensabili per l'industria bellica. Vennero a tale scopo emesse delle ordinanze con disposizioni prefettizie per limitare l'uso ingiustificato dell'acciaio e dei materiali ferrosi in genere.
PREFETTURA Dl MILANO
Oggetto: Economia e recupero acciaio
è stato rilevato che l'impiego dei chiodi di acciaio, per delimitare i tracciati della circolazione urbanistica, non risponde a criteri di assoluta necessità e che, pertanto, esso potrebbe, nelle attuali circostanze che impongono la più assoluta economia di materiali ferrosi, essere sostituito dall'impiego di altri materiali, quali selci di porfido o selci di lava, o di qualunque altro tipo che possa rispondere allo scopo.
Su quanto sopra si richiama la Vostra attenzione per le istruzioni da impartire ai competenti uffici tecnici.
Milano, lì febbraio 1940 - XVIII IL PREFETTO
F.to Marzano
Il 7 ottobre dell'anno precedente, presso il Ministero dell'interno, iniziò a funzionare il Tribunale della razza. Divennero in tal modo esecutive le disposizioni legislative emanate col R.D.L. del 17 novembre 1938.
PREFETTURA Dl MILANO
Oggetto: Rilascio di certificati di appartenenza alla razza ebraica
(...) è già fatto presente che non esistono certificati di arianità e che lo stato di non appartenenza alla razza ebraica deve ritenersi comprovato dalla mancanza di annotazioni sugli estratti degli atti di stato civile. Si ritiene ora opportuno precisare che dovendo l'appartenenza alla razza ebraica essere annotata nei registri di stato civile e della popolazione, anche gli estratti e i certificati anagrafici, stati di famiglia, ecc., hanno la stessa efficacia probatoria ai fini razziali negli estratti e certificati di stato civile. Si prega di portare attenzione su quanto precede e di curarne attentamente l'osservanza.
Milano, 30 giugno 1940 - XVIII IL PREFETTO
F.to Marzano
REALE PREFETTURA DI MILANO
Oggetto: Aggiornamento schedario ebrei
(...) con riferimento alle disposizioni impartite circa la notifica a questa Prefettura delle variazioni che vengono a verificarsi tra la popolazione di razza ebraica, richiamo alla vostra attenzione la necessità di dare tempestivo avviso delle variazioni stesse, tenendo presente che:
- tali variazioni dovranno riferirsi a:
1°) nuove dichiarazioni di appartenenza alla razza ebraica presente agli uffici di stato
civile;
2°) nascite, decessi, matrimoni;
3°) trasferimenti da un comune all'altro o all'estero;
- di tutte le persone cui si riferiscono le variazioni suddette dovranno sempre essere indicati lo stato di cittadinanza e l'esatta posizione razziale, usando le seguenti espressioni:
1°) ebreo
se appartenete alla razza ebraica o se nato da matrimonio misto, considerato appartenente alla razza ebraica per decisione del Ministero;
2°) misto non ebreo
se nato da matrimonio misto, considerato non appartenente alla razza ebraica per decisione del Ministero dell'Interno;
- le immigrazioni e le emigrazioni dovranno essere comunicate solo quando trattasi di trasferimenti veri e propri; non dovranno, pertanto, essere comunicati gli spostamenti di carattere temporaneo per i quali non debba farsi luogo ad annotazione alcuna nei registri di popolazione dei comuni interessati.
Si gradirà assicurazione.
Milano, 10 Agosto 1940 - XVIII IL PREFETTO
F.to Tiengo
Si iniziò così la discriminazione nella discriminazione, il "divide et impera" ritornò prepotentemente alla ribalta. Tra il popolo, privato già di ogni libertà democratica, si infierì e si condannò pubblicamente chi, ancora e con costanza, si opponeva al regime. Antifascisti, vecchi socialisti, ebrei, vennero messi all'indice, schedati e, come già dal '33 si usava fare nella Germania nazista, internati nei campi di concentramento, luoghi di reclusione per i dissenzienti. Una complessa serie di normative regolava la segregazione.
MINISTERO DELL'INTERO - DIREZIONE GENERALE P.S.
Oggetto: Prescrizioni per i campi di concentramento e per le località d'internamento (...) perchè non vi siano incertezze e non abbiano a verificarsi disparità di trattamento si ritiene opportuno impartire le seguenti disposizioni circa i campi di concentramento:
2°) il funzionario dirigente o chi per esso dovrà inoltre:
a) stabilire il perimetro entro il quale gli internati possono circolare;
b) imporre loro, senza però rilasciare speciali carte di permanenza, la prescrizione di non allontanarsi da detto perimetro; per giustificati motivi le autorità locali potranno consentire agli interessati di recarsi in determinante località dell'abitato. Il permesso di allontanarsi dall'abitato potrà invece essere concesso soltanto dietro autorizzazione del Ministero;
c) imporre agli internati un orario con divieto, salvo giustificati motivi o speciali autorizzazioni, di uscire prima dell'alba e di rincasare dopo l'Ave Maria;
3°) dovranno essere fatti tre appelli giornalieri degli internati, al mattino, a mezzo giorno ed alla sera; in caso di constatata assenza dovrà darsene avviso telegraficamente alla questura competente, che provvederà a diramare le ricerche informandone il Ministero.
6°) gli internati hanno l'obbligo di serbare buona condotta, non dar luogo a sospetti e mantenere contegno disciplinato. I trasgressori saranno puniti a termine di legge e trasferiti in colonie insulari, secondo quanto deciderà questo Ministero sulle proposte delle Prefetture.
Roma, 8 Giugno
Pel MINISTRO
F.to Carmine Senise
MINISTERO DELL'INTERNO - DIREZIONE GENERALE P.S.
Oggetto: Prescrizioni per i campi di concentramento e per le località d'internamento
(...) si ritiene opportuno impartire le seguenti ulteriori disposizioni:
1°) non è consentito agli internati di tenere presso di loro passaporti, documenti equipollenti o documenti militari;
2°) gli internati non debbono possedere denaro a meno che non si tratti di piccole somme non eccedenti in nessun caso le £. 100;
3°) gli internati non possono tenere gioielli di valore rilevante nè titoli;
4°) gli internati non possono detenere armi o strumenti atti ad offendere;
5°) gli internati non debbono occuparsi di politica;
6°) agli internati può essere consentita in linea di massima soltanto la lettura di giornali italiani;
7°) ai finì della maggiore vigilanza le Questure nelle cui giurisdizioni dimorava l'internato provvederanno a fornire alle Questure interessate i precedenti delle persone internate sospette di spionaggio o ritenute comunque pericolose;
8°) la corrispondenza ed i pacchi di qualsiasi genere, sia in arrivo che in partenza, debbono essere sempre revisionati o controllati, prima della consegna o della spedizione, dal direttore del campo di concentramento o da un suo incaricato; 9°) gli internati non possono tenere apparecchi radio;
10°) le visite dei famigliari agli internati sia nei campi di concentramento che nei comuni di internamento debbono essere autorizzate dal Ministero;
11°) la convivenza dei famigliari con gli internati nei campi di concentramento non è consentita;
12°) la convivenza dei famigliari con gli internati nei comuni d'internamento deve essere autorizzata espressamente dal Ministero.
Roma, 25 Giugno - 1940 - XVIII
Pel MINISTRO
F.to Carmine Senise
Frattanto si cominciò ad indagare tra il personale comunale per verificare chi fosse ancora eventualmente richiamabile in caso di guerra.
La Germania nazista aveva in breve tempo occupato la Polonia. La politica tedesca aveva stretto patti con quella fascista ed ora esigeva che Mussolini prendesse chiare decisioni in merito all'intervento armato. Il 18 marzo il Duce ed Hitler si incontrarono al Brennero per discutere ditali problemi. Mussolini stesso avrebbe, viste le facili vittorie ottenute dai nazisti, voluto entrare immediatamente nella spartizione delle nazioni occupate; i suoi sogni di grandezza e di espansionismo ebbero il potere di occultare ai suoi miopi" occhi gli enormi problemi dell'economia italiana, che mai avrebbe potuto sostenere l'onere di una guerra. Per contro una cerchia di alti gerarchi fascisti, tra cui lo stesso Ciano, premevano nei confronti di Mussolini per mantenersi estranei al conflitto, in quanto si erano resi conto delle lacune economiche in cui giaceva il Paese. Il Duce, nell'incontro con Hitler, espose al Fùhrer il dualismo che separava il vertice fascista e quali fossero le motivazioni sostenenti il mancato intervento italiano in appoggio all'espansionismo tedesco. Il Capo nazista si rese conto della forte volontà personale che Mussolini dimostrava in favore della guerra e capì che con adeguate promesse di aiuti economici e militari avrebbe trovato nel Duce l'imbonitore del popolo italiano, ormai avvezzo ad agire in base alle direttive emergenti dai suoi discorsi.
La conferma della forza militare dell'alleato tedesco si ebbe immediatamente il 9 aprile; con un'azione lampo, le truppe naziste occuparono Danimarca e Norvegia.
Occupata l'Europa centro-orientale gli obiettivi nazisti si orientarono sulla restante parte:
le truppe tedesche, attraversando Belgio, Lussemburgo e Olanda penetrarono in Francia. Il 10 giugno, prima della capitolazione francese, Mussolini consegnò agli ambasciatori di Francia ed Inghilterra la dichiarazione di guerra; con questo gesto fu sancito l'intervento italiano a fianco dei camerati germanici. Il 22 giugno la Francia capitolò.
CARITÀ, PREGHIERA, SACRIFICIO!
La capitolazione della Francia che la condusse ad ottenere l'armistizio con la Germania e con l'Italia, ha chiuso il primo periodo della guerra iniziata nel settembre scorso. Ma non tutti i nemici sono debellati. Già si profila l'alba del compimento delle nostre aspirazioni mediterranee e non si tratta soltanto di una vittoria militare ma di un capovolgimento dell'ordine Europeo, di un ordine nuovo, che Germania e Italia vogliono dare al Vecchio Continente. La Patria nostra conserva quindi il suo assetto di guerra, il suo volto severo del momento bellico. A differenza che pel passato, oggi la guerra non si svolge soltanto al fronte, impegna non solo le forze militari, economiche e sociali, ma richiede anche dai cittadini (nessun escluso) una partecipazione più o meno diretta allo sforzo comune per raggiungere la vittoria. Tutto il popolo italiano può quindi considerarsi diviso in quattro grandi valorosi eserciti. Ecco innanzi tutto il Primo Esercito composto da forze armate di terra di mare e di cielo, le quali operano sotto l'alto comando del Duce ed a seconda delle disposizioni del Gran Quartier Generale, prendono contatto con le forze nemiche. Segue poscia il Secondo Esercito: quello dei lavoratori, sparsi in piccoli e grandi centri di ogni regione, industrie di enorme potenza produttiva, fabbriche, opifici e (tutt'altro che di importanza minore) le falangi degli artigiani, le legioni dei lavoratori della terra. Quest'altro esercito, non meno indispensabile del primo, è legato intimamente allo sviluppo delle operazioni belliche, le quali sono direttamente in dipendenza dei rifornimenti che la produzione può assicurare ai combattenti, come: armi, viveri, munizioni, mezzi di trasporto, navi, aeroplani, ecc.
Viene quindi un Terzo Esercito: quello della mobilitazione civile. Bisogna colmare i vuoti, lasciati nella vita economica e produttiva della Nazione, da coloro che furono chiamati alle armi, perchè il ritmo della produzione non discenda, ma aumenti, invece, in proporzione delle maggiori necessità che la guerra impone; esercito guidato dal sentimento del dovere e dall'amor patrio. Ma v'è ancora un Quarto Esercito che non si deve trascurare né metterà da parte, che anzi deve essere sentito e fatto sentire in mezzo al popolo nostro, il quale fra tante belle doti, conserva quella di una vivida sensibilità per le opere di bene scaturite dall'insegnamento del Vangelo; l'esercito della carità, del sacrificio, della preghiera.
(...) i sacrifici, che l'ora presente impone, siano guardati e compiuti nella luce della nostra Fede, la quale, mentre ne addita le eterne ricompense, centuplica le forze necessarie ad affrontarli. Sarebbe egoismo riprovevole lamentarsi delle restrizioni che sono necessarie conseguenza della guerra. I doveri speciali di questo momento si compendiano nel binomio: pregare ed operare. Preghiamo perchè Dio benedica i nostri soldati, i nostri condottieri. Sereni nel proprio dovere, calmi ed abbandonati alla Provvidenza, moltiplichiamo la nostra preghiera perchè presto ci sia data la vittoria auspicata, la pace nella giustizia e nella verità. A fianco degli eserciti dei combattenti e dei lavoratori, formeremo in tal modo un altro esercito: l'esercito della preghiera, del sacrificio, della carità; il quale, un giorno forse non lontano, si rivelerà come potente fattore della finale vittoria. (22)
"(...) nel 1939, quando la Germania intraprese il conflitto, mi trovavo a Parigi mantenendo ancora più stretto il contatto con gli altri esuli politici. Con la dichiarazione di guerra dell'Italia alla Francia, per noi rifugiati all'estero cominciarono le persecuzioni. Decisi allora di lasciare la Capitale, ormai non più sicura, e di cercare rifugio in campagna. Trovai lavoro presso una fattoria, i contatti con gli altri profughi dovettero necessariamente essere interrotti; nonostante la situazione di pericolo riuscii a recarmi a Parigi dove venni a sapere che alcuni miei compagni di lotta erano stati arrestati ed espulsi, mentre altri si erano dileguati nella campagna facendo perdere le proprie tracce. La tragedia scoppiò con l'invasione tedesca: anche noi, come altri, lasciammo la fattoria con carri e cavalli carichi di mercanzia, ma tutto fu inutile: dopo soli dieci giorni fummo raggiunti dai nazisti. Essendo io vestito da cacciatore fui scambiato dai tedeschi per un soldato dell'esercito francese; mi salvò la lavandaia della fattoria, che mi era vicina coi suoi ragazzi, la quale affermò di essere mia moglie e che ero un civile, non un militare. Esitarono, mi levarono il berretto e vedendo la mia calvizia, che mi faceva apparire più anziano di quanto in realtà non fossi, si convinsero di quanto aveva affermato la donna. Con le mani alzate e i fucili puntati contro lo stomaco trascorsi cinque minuti terribili; tutto ciò avvenne perchè dei soldati marocchini, nei dintorni, avevano trucidato alcuni militi tedeschi a colpi di pugnale. Ci ordinarono di ritornare immediatamente alle nostre abitazioni". (Cesare Levati)
Le mire strategiche dell'Asse portarono la guerra in Africa col duplice scopo di indebolire il colonialismo inglese e di appropriarsi del controllo completo del Mediterraneo. Radio, cinema e giornali italiani esaltavano l'impresa francese: Mussolini, approfittando del momento favorevole e dell'appoggio di parte dell'opinione pubblica, ritirò fuori la necessità di annettere all'impero italiano i Balcani. Il 28 ottobre fece partire un contingente italiano per la facile conquista della Grecia. I piani del Duce vennero subito ridimensionati dalla strenua opposizione che offrirono le forze elleniche, tanto che le truppe, guidate da Badoglio, furono respinte oltre il confine albanese e si dovette chiedere l'intervento tedesco per risolvere la difficile situazione. Le truppe germaniche piegarono in soli 12 giorni l'opposizione del popolo greco.
Con Io stato di guerra l'Italia iniziò ad applicare norme per regolamentare e tutelare la vita dei civili.
REGIO PROVVEDITORATO AGLI STUDI DI MILANO
Oggetto: Protezione anti-aerea delle scolaresche
(...) riassumo le norme da me già impartite sull'argomento:
1°) i dirigenti perfezionino con ogni mezzo gli apprestamenti di protezione antiaerea a tutela delle scolaresche;
2°) organizzino frequenti prove parziali e generali di sfollamento e di ricovero delle scolaresche e ottengano assoluta precisione di movimenti e celerità e disciplina, in modo che ogni particolare, anche minimo, sia previsto per il caso di allarme;
3°) se i ricoveri e i locali in genere, riconosciuti idonei, non siano sufficienti a contenere l'intera scolaresca, si dia la precedenza agli alunni e alle alunne di età minore;
4°) vi sono molte scuole in cui tutti i locali idonei alla protezione sono stati adibiti ad uso di "ricovero pubblico". È ovvio che durante le ore diurne, in cui le scolaresche si trovano nell'edificio scolastico, tali ricoveri debbano servire, con precendeza assoluta, ai fini della protezione degli alunni;
5°) in caso di allarmi notturni il personale, gli insegnanti e i dirigenti si troveranno il mattino con normale puntualità presso gli edifici scolastici per l'inizio consueto delle lezioni. Saranno però giustificati, per non oltre un'ora, i ritardi degli alunni, specie di età minore.
Milano, 8 Novembre 1940 - XIX
IL REGIO PROVVEDITORE AGLI STUDI F.to Carlo Balestri
Anche nelle fabbriche, specie in quelle belliche, furono introdotte normative di legge atte a disciplinare il lavoro e a "salvaguardare", in parte, lo stesso lavoratore.
LA DISCIPLINA DI GUERRA NEGLI STABILIMENTI INDUSTRIALI
Legge 1 Novembre 1940 - XIX
VITTORIO EMANUELE III
per grazia di Dio e per Volontà della Nazione
RE D'ITALIA E DI ALBANIA - IMPERATORE D'ETIOPIA
Il Senato e la Camera dei Fasci e delle Corporazioni, a mezzo delle loro Commissioni legislative, hanno approvato;
Noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue:
(...) VIOLENZA A SUPERIORI NELLA GERARCHIA TECNICA OD AMMINI STRATIVA - chiunque, appartenendo al personale di uno stabilimento usa violenza ad un superiore è punito con la reclusione da 2 a 5 anni.
(...) MINACCIA ED INGIURIA A SUPERIORI - chiunque minaccia un ingiusto danno a un superiore dello stabilimento, ovvero ne offende in sua presenza, l'onore o il decoro, è punito con la reclusione sino a 3 anni. La stessa pena si applica se l'offesa è commessa mediante comunicazione telegrafica o telefonica ovvero con scritti o disegni diretti alla persona offesa.
(...) RIFIUTO DI OBBEDIENZA A SUPERIORI - chiunque rifiuta di obbedire ad un ordine, relativo al servizio od alla disciplina, di un superiore è punito con la reclusione fino a 8 mesi. Se il fatto è commesso durante il servizio, o in presenza di più persone appartenenti allo stabilimento stesso, la pena è aumentata.
(...) OSTRUZIONISMO O SABOTAGGIO NEI LAVORI - chiunque dolosamente ostacola il corso dei lavori o esegue lavorazione difettosa o deteriora il materiale di lavoro affidatogli, è punito con le pene previste dall'art. 253 del Codice Penale. Se il fatto è diretto a menomare l'efficienza bellica dello Stato si applica la pena di morte. Se il fatto è commesso per negligenza o imprudenza è punito con la reclusione sino a 2 anni.
(...) VIOLAZIONI DI DISPOSIZIONI PER LE FABBRICAZIONI DI GUERRA DA PARTE DI DIRIGENTI DI ENTI O STABILIMENTI MOBILITATI - salvo che il fatto costituisca un più grave reato è punito con la reclusione da 3 mesi a 5 anni il dirigente che:
1°) ritarda od omette di comunicare notizie e dati sulla fabbricazione di guerra, o li fornisce in modo infedele od incompleto;
2°) presenta domanda di assegnazione di materie prime o di prodotti industriali per quantità superiore a quella necessaria e sufficiente;
3°) aliena le materie prime o i prodotti industriali assegnatigli, ovvero li utilizza per produzione o scopi diversi da quelli per i quali erano stati concessi;
4°) omette o trascura la manutenzione degli impianti dello stabilimento, cagionandone la riduzione della capacità produttiva;
5°) procede senza autorizzazione a trasformazioni di lavorazioni o trasferimenti di stabilimenti o reparti, oppure ad alienazione totale o parziale degli stabilimenti o di macchinari negli stessi installati.
Se alcuno dei fatti preveduti ai numeri 1, 2 e 3 è commesso da dirigenti, la pena è della reclusione da 1 mese a 2 anni.
Dato a San Rossore, addì 1 Novembre 1940 - XIV
VITTORIO EMANUELE
Mussolini - Terruzzi - Grandi - Gorla - Ricci
Inoltre sul retro del listino di paga iniziò a comparire, in forma stabile la seguente dicitura:
T A C I
QUANTO PIÙ TACERAI SU TUTTO QUELLO CHE FAI E CHE FANNO I TUOI
COMPAGNI IN FABBRICA, TANTO PIÙ PRESTO SARÀ RAGGIUNTA LA
VITTORIA E CON ESSA ANCHE IL BENESSERE TUO E DELLA FAMIGLIA.