ANNO 1924
Il 16 Maggio la Giunta Comunale, dopo aver letto la proposta fatta dall'Associazione Comuni Italiani per il conferimento della cittadinanza onoraria a S.E. Benito Mussolini, delibera di acconsentire a tale richiesta.
- OMISSIS -
Avendo data lettura della proposta fatta dall'Associazione dei Comuni Italiani per il conferimento della cittadinanza italiana in tutti i comuni a S.E. il Presidente del Consiglio nella ricorrenza dell'entrata in guerra dell'Italia.
Considerato che l'omaggio così proposto a Colui che oggi guida la Nazione superbamente dopo averla salvata dallo sfacelo, merita il plauso incondizionato di ognuno. In via d'urgenza e visto l'art. 140 della Legge Comunale e Provinciale vigente; con voti unanimi delibera di offrire, nella ricorrenza dell'Anniversario della dichiarazione di guerra, a S.E. Benito Mussolini, che già Roma in Campidoglio diede l'alto e ambito titolo di Figlio, la Cittadinanza Onoraria del Comune di Vimercate.
(estratto del processo verbale di seduta municipale.
Il 17 Maggio la Giunta intera diede le dimissioni restando in carica esclusivamente per svolgere le mansioni amministrative.
Il 22 Maggio il Sottoprefetto di Monza fece pervenire un’ordinanza dove esplicitamente si dichiarava che le dimissioni della Giunta erano da ritenersi respinte, dando disposizione di riprendere immediatamente tutte le funzioni di competenza.
Come diretta conseguenza la Giunta riprese i lavori già il 23 Maggio.
Anche negli anni successivi furono presentate ulteriori richieste di esonero dall'incarico da parte di singoli Consiglieri, sempre però respinte dal Potere Centrale. Il motivo di diniego alle richieste avanzate era da ricercarsi nella ferma volontà del Partito Fascista di far apparire la propria compattezza e capacità amministrativa, anche in Comuni dove l'opposizione all'ideologia fascista era più accentuata.
Il PNF, salito al potere con la forza nell'Ottobre del '22, tentò di legittimare la posizione acquisita con "libere e democratiche" elezioni. Le leggi in materia elettorale, varate l'anno precedente, e la persuasione esercitata dalle squadre nere, avrebbero già dovuto preparare la strada ad un ovvio trionfo elettorale.
"In quei giorni fui testimone di un episodio di violenza nei confronti di un certo Villa, di professione contadino. Questi si dirigeva, portanto la stia delle galline, al suo appezzamento agricolo camminando lentamente rasente il ciglio della strada.
Da S. Maurizio proveniva un camion carico di fascisti, armati di tutto punto, che si apprestavano a seminare terrore tra la popolazione, come era consuetudine in quel periodo
Il contadino, all'approssimarsi del veicolo, prudentemente si accostò ancora di più al margine della via; giunto alla sua altezza qualcuno dal cassone urlò: "Questo è un uomo da - pettinare -! Seguì uno stridio di freni, la marmaglia nera scese dall’automezzo ed inveì sul poveretto a colpi di manganello, pugni, calci, schiaffi, lasciandolo alla fine svenuto sul selciato. Risaliti sul cassone ripresero i canti interrotti come se nulla fosse accaduto e si allontanarono" (Emilio Brambilla)
Per garantire lo svolgimento "democratico" delle operazioni di voto, gruppuscoli di milizia in camicia nera e l'inseparabile manganello presidiavano i Seggi elettorali consigliando gli elettori su come esercitare il loro diritto costituzionale.
L'esito nazionale dello scrutinio fu ovviamente favorevole al PNF anche se non con le percentuali auspicate; il "Listone Governativo" ottenne il 56% dei voti, cifra che salì al 64,9% sommando i suffragi raccolti da una lista ad esso collegato. Nonostante il clima di violenze e di intimidazioni, il PNF non raccolse nelle regioni settentrionali la maggioranza assoluta; subì in Lombardia, in Brianza ed in particolare a Vimercate una dura sconfitta.
Qui il Partito Comunista, rappresentato dall'On. Riboldi, terzinternazionalista, ottenne il 54,5%dei voti seguito dal Partito Popolare e, solo al terzo posto, il Listone:
una risposta decisa della cittadinanza al fascismo!
Mussolini stesso diede ordine di intensificare l'attività squadristica in Brianza e di porre fine alle istituzioni "sovversive".
"In una notte dell'Autunno '24, squadracce in orbace, provenienti da Trezzo d'Adda, su richiesta di fascisti Vimercatesi, nascostisi per viltà nell'ombra dei portoni, devastarono ed incendiarono impunemente la casa del popolo e con essa posero fine alle organizzazioni che vi facevano capo". (Armando Giambelli).
"Alcune sere più tardi un camion, carico di fascisti armati ed indossanti elmetti della prima guerra mondiale, giunse a S. Maurizio.
Dopo aver sfondato le porte della cooperativa presero i tavoli, li impilarono all'esterno e li incendiarono. Non paghi di ciò proseguirono la loro opera devastatrice all'interno. Ruppero le botti vinarie, giacenti in cantina, e sparsero nel vino fuoriuscito le derrate alimentari ivi conservate.
Con rammarico si resero conto dì non poter distruggere la struttura muraria poiché al piano superiore vi erano locali occupati da civili estranei alla vita del circolo".
(Cesare Redaelli)
La violenza fascista, ormai privata di ogni freno, arrivò a colpire, alla luce del sole, uno tra i più acerrimi oppositori: l'On. Giacomo Matteotti, colui che, unico in Parlamento, sfidò apertamente la coercizione fascista. Questi, durante la prima seduta parlamentare tenutasi dopo le votazioni, chiese formalmente l'annullamento del risultato elettorale in quanto il clima di terrore e di intimidazione non permise ai cittadini di esprimersi secondo libero arbitrio. La risposta del fascismo fu la sua eliminazione.