ANNO 1921
L'accumularsi di tali eventi e situazioni aggravarono ulteriormente la crisi interna al partito socialista. Il 15 Gennaio, a Livorno, durante il XVII Congresso ci fu la scissione che portò alla costituzione del Partito Comunista d'Italia. Successivamente un'ulteriore frattura interna portò alla nascita del partito Socialista Unitario, a capo del quale fu posto Giacomo Matteotti. La violenza fascista cominciò ad inquadrare gli obiettivi da colpire: prima le sedi delle istituzioni dei lavoratori (Camere del Lavoro), in modo da dare ampia eco all'efficienza dello squadrismo e alla potenza acquisita dal partito; secondariamente rompere la forza di coesione che teneva uniti i lavoratori scindendoli in tante singole unità, più facilmente aggredibili. Cosi da febbraio ad aprile furono devastate ed incendiate le camere del lavoro di Trieste, Modena, Bologna, Livorno e Torino.
Per ridimensionare le forze parlamentari socialiste e popolari, nel tentativo di verificare la forza politica del Movimento fascista, Giolitti, il 7 aprile, sciolse la Camera dei Deputati ed indì nuove elezioni da tenersi il 15 maggio. L'esito elettorale confermò le supposizioni: il partito socialista ottenne 123 seggi, il partito comunista 15 seggi, il partito popolare 108, il "blocco nazionale" 275 seggi, di cui 35 occupati da deputati fascisti. Ripresero, sulla spinta elettorale, le scorrerie fasciste mai interrottesi. A Sarzana, il 21 luglio, una colonna fascista, diretta verso il carcere per liberare R. Ricci, capo degli squadristi della Lunigiana, venne fermata e dispersa con le armi dai Carabinieri e dalla dura e decisa reazione popolare. Questo fatto provocò sorpresa e sgomento all'interno del movimento fascista in quanto era la prima volta che trovavano opposizione ai loro misfatti sia da parte dello Stato sia da quello del popolo. Sia da parte socialista che da quella fascista si avverti la necessità di pervenire ad una tregua politica; il 3 agosto venne firmato dalle due parti un "patto di pace".
Tale accordo fu rifiutato dal partito comunista e dal partito popolare.
Mussolini intendeva usufruire di questa pausa per rivedere le posizioni del movimento da lui gestito; le sue decisioni furono però osteggiate dai "ras" del fascismo della pianura padana (tra cui Balbo e Farinacci) costringendolo alle dimissioni.
La situazione d’attrito tra le alte gerarchie fasciste durò sino al congresso del movimento, che si tenne a Roma il 7 novembre, dove venne fondato ufficialmente il Partito Nazionale Fascista, alla guida del quale fu proposto lo stesso Benito Mussolini con l'appellativo di "Duce".
Il potere centrale del partito socialista era ormai irreversibilmente diviso; le scelte optate in occasione dei grandi scioperi del "biennio", il patto stipulato coi fascisti invisi alla popolazione, il non aver saputo o potuto prendere le redini della nazione, portarono ad una sfiducia nei confronti dei suoi rappresentanti.
Effetto diretto di questo quadro fu il calo del numero degli iscritti, che raggiunse circa le 200.000 unità (quasi la stessa entità degli iscritti al PNF).
In Brianza, dove la questione antifascista era più sentita che altrove, si verificò la chiusura di diverse sedi socialiste e molte giunte dovettero dimettersi per gli attriti interni emersi. Tale situazione ebbe riscontro anche a Vimercate: il Sindaco, Stefano Assi, presentò le proprie dimissioni nel dicembre (ufficialmente per motivi di lavoro), che vennero accettate durante la seduta del consiglio comunale del 30 aprile 1922, nonostante le ripetute richieste dei consiglieri affinché recedesse dai suoi propositi.