APPENDICE 2
Orazione funebre di don Enrico Assi, davanti alle bare dei Martiri Vimercatesi prima della loro inumazione.
Miei cari indimenticabili
Gino, Emilio, Aldo Luigi, Renato, Pierino, Giuseppe
E’ colla più viva commozione e con profondo tremore che io qui, davanti alle vostre salme, ho sillabato i vostri nomi in questo momento così solenne, dinnanzi a questo popolo che vi ha conosciuti e che ha pianto amaramente sulle vostre fiorenti giovinezze così tragicamente schiantate dal piombo degli oppressori.
Ecco: i vostri nomi hanno rievocato le vostre care fisionomie nella mente di tutti quelli che vi hanno conosciuti; hanno acceso un palpito di amore e di indicibile dolore nel cuore delle vostre mamme sconsolate, dei vostri papà, fratelli, sorelle, amici, di tutto questo popolo.
Noi cristiani che crediamo con una certezza superiore ad ogni dimostrazione all’immortalità dell’anima, sentiamo che voi siete misteriosamente presenti più vivi di quanto eravate vivi, la morte non vi ha distrutti, ma trasformati ed innalzati. Eravate dei ragazzi come tutti gli altri, siete stati ribelli, non vi siete rassegnati ad un ordine di cose che era tirannico in cui chi era in alto era vile e chi era in basso era avvilito.
Oggi dopo che la morte vi ha svestiti del bel velo del vostro corpo voi siete spiriti immortali, rappresentate l’idea del sacrificio, siete simbolo della libertà della Patria. Noi non avremmo mai osato rompere la solennità di questa ora che è sacra, con parole che hanno sempre sapore umano se non fosse stati per darvi l’estremo saluto; anche perché è cosa tanto difficile e delicata parlare ai Morti!
Io vi parlo – come compagno e sacerdote – a nome di tutto questo popolo, a nome di tutti i papà e le mamme di cui mi seno un poco figliolo, a nome dei giovani di cui mi sento fratello.
(….) Quanto ci ha consolato il sapere che non avete tremato di fronte alla morte, che vi siete confessati tutti e bene, la fede cristiana vi ha sostenuti e vi ha additati, oltre il misterioso passo della morte, un arcobaleno di pace e di serenità senza fine.
Siete caduti così nel fiore della vostra giovinezza per la Liberazione dell’Italia.
La primavera della Patria è giunta; ma voi che l’avete aspettata e preparata dormite nella solenne e maestosa immobilità della morte, ma le vostre ossa hanno esultato.
Oggi ricevete degna sepoltura qui nel nostri paese all’ombra dei nostri campanili.
Autorità e popolo sono raccolti pensosi attorno alle vostre salme, le nostre lacrime sono illuminate dal vostro sorriso. Voi che siete entrati nel lume di Dio pregate per le vostre mamme adorate, per i vostri cari, per il nostro paese, per la nostra Patria. Nulla è più difficile che far passare un popolo dal regime della fame a quello della vera libertà.
Noi non ci accontentiamo di tributarvi un’elemosina di gloria o un gentile omaggio di fiori; Voi potete aver bisogno delle nostre preghiere.
Mamme, papà, giovani che mi ascoltate, inchiniamoci riverenti e riconoscenti davanti alle spoglie mortali di questi nostri eroici Caduti per la libertà. Davanti a Dio che ci vede, davanti ai nostri morti che ci ascoltano, noi giuriamo solennemente davanti alle gloriose salme di questi nostri figli e fratelli che noi diventeremo sempre più degni della libertà così duramente riconquistata con una vita umanamente irreprensibile, cristianamente fervorosa e militante.
La Patria non si salva col cambiare le istituzioni, la Patria si salva con cambiare la vita, il costume, il cuore! Sarà solamente nel nome Santo di Dio, che voi avete invocato nell’istante supremo, sarà solamente sulla base dei sacrosanti principi di Gesù crocefisso che voi avete baciato, che noi potremo ricostruire la Patria stretti e serrati in comunanza d’intenti ai sacri simboli della nostra fede.
Miei cari e indimenticabili compagni, riposate in pace, la vostra vita è troncata ma il vostro ideale continua.
Tutte le volte che noi pellegrineremo alle vostre tombe, noi ci ricorderemo del vostri sacrificio e del nostro impegno!”