ANNO 1926
Le misure economiche apportate dall'amministrazione portarono ad una sanatoria di bilancio che si chiuse, nonostante le spese per i potenziamenti accennati, con un attivo assai elevato.
BILANCIO 1926
Fondo cassa 1925
L. 100.556,85
Residui attivi
L. 500.731,89
Residui passivi
L. 559.968,88
Attivo
______________
L. 41.319,86
Roseo funzionamento dei servizi pubblici, attivi di bilancio, produttività dell'industria erano le armi preferite della propaganda del regime per mostrare un'immagine puramente di facciata dell'Italia fascista, ben diversa dalla realtà quotidiana. Anche il discorso di Pesaro di Mussolini, che prevedeva l'allineamento della Lira a "quota 90" nel cambio con la Sterlina inglese, annunciato in pompa magna come l'ennesima conquista del regime, nascondeva la grave situazione dell'economia italiana. Date le pessime condizioni delle finanze pubbliche nel triennio 24 / 26 il potere centrale dovette indebitarsi fortemente con gli USA., i quali, di riflesso, imposero all'Italia una politica deflazionistica tesa a garantire la solvibilità del debito.
La competitività dei prodotti nazionali sui mercati esteri viene parallelamente salvaguardata comprimendo i costi di produzione interni attraverso l'ulteriore riduzione dei salari. Alfine di sostenere la situazione sopra esposta, si impose alla popolazione un inquadramento corporativo utile a garantire lo spirito nazionalistico.
Vennero così create l'Opera Nazionale Dopolavoro, organizzazione che gestiva il "tempo libero" occupandolo ideologicamente in modo che il lavoratore non si occupasse di problemi sociali, l'Opera Nazionale Maternità ed Infanzia, l'Opera Nazionale Balilla, i gruppi fascisti universitari e l'Accademia d'Italia. La capillarità del "lavaggio ideologico" che si evidenziava a livello di singola corporazione doveva necessariamente avere un momento più ampio di collegamento con la realtà globale. L'individuo doveva rendersi conto che anche gli appartenenti ad altre associazioni operavano per un'unica nazione facendo il bene comune. Le mobilitazioni di massa, in occasione d’anniversari di fatti di storia nazionale, erano i momenti culminanti di tale impostazione ideologica: tutti avevano la conferma d’essere parte integrante del mosaico nazionale.
A queste adunate obbligatorie gli operai dovevano, sotto il diretto controllo dell'imprenditore, appendere la "medaglia" (il cartellino di allora) e partecipare ai cortei: d'obbligo l'uniforme fascista. L'anonimato della divisa era il tocco finale predisposto dall'abile regia del regime per cancellare completamente le residue differenze che ancora sussistevano tra i singoli individui, conferendone l'aspetto militare in opposizione a quello civile.
La scuola di regime fu lo strumento essenziale per la preparazione del fascista di domani. "(...)mi ricordo di un maestro che al mattino, quando si entrava in classe, al contrario di quanto accadeva nelle altre aule, non ci faceva recitare le preghiere, bensì dovevamo intonare, in piedi e sugli attenti, l'inno dei Balilla: "Fischia il sasso".
Nel quinto e sesto corso ebbi come insegnante la maestra Pina Vignarca Motta.
Durante una lezione d’educazione civica, dove studiavamo il Codice Civile e quello Penale, per facilitare la comprensione ditale difficile argomento, predispose la classe in modo da simulare l'aula di un Tribunale, fissando i ruoli di competenza (Giudice, Pubblico Ministero e Avvocato di Difesa). Ricordo che durante il dibattimento che seguì emerse il termine: Libertà. Di fronte a tale parola vi fu, da parte di tutti, una pausa di silenzio quasi si fosse pronunciato un termino blasfemo. Ella, prendendo la parola, così ne commentò il significato: - La libertà è una grande e bella cosa che mai dovrà essere affossata! - La frase ci sembrò alquanto "strana", perché contrastava con tutto quello che c’era stato insegnato dai maestri che l'avevano preceduta.
Col tempo e con la maturità riuscii a focalizzare quella definizione che sempre mi è rimasta e rimarrà impressa nella mente come detta da una persona che, pur sopportando gli obblighi del regime (divisa, adunate, ecc.), ha sempre avuto nell'animo l'ideale antifascista". (Emilio Brambilla)
Fu inoltre istituito il Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, che consentì a Mussolini di perseguire gli oppositori.