ANNO 1919
Passata l'estasi della Vittoria, dei trionfi, degli onori tributati alle Alte Gerarchie militari, terminata la fastosa corsa della Salma del Milite Ignoto con la tumulazione nell'Altare della Patria alla presenza di S.M. Vittorio Emanuele III, e dei rappresentanti gli Stati Maggiori delle tre Armi, rimangono per tutti i lutti di famiglia, i posti vuoti a tavola, gli orfani di guerra.
Con l'entrata in guerra le classi dominanti avevano promesso, ovviamente in caso di vittoria, quale "parziale" risarcimento per i sacrifici sostenuti, la distribuzione degli appezzamenti coltivati affinché i combattenti ne usufruissero direttamente. Terminata la guerra, Monarchia e proprietari "dimenticarono" quella promessa; così i contadini continuarono a sopportare la mezzadria e a tributare al "padrone" la parte di sua spettanza in natura: frumento, bachi da seta, legna da ardere, animali da cortile e da stalla, e così via. L'immutata situazione socio-politica fece sì che contadini ed operai per difendere i propri interessi affluissero in massa per rafforzare le loro tradizionali leghe. Queste erano di 2 tipi: la Lega Bianca, di ispirazione cattolica, propendeva per l'acquisto dell'appezzamento lavorato, e la Lega Rossa, di ispirazione socialista, sulla ventata della Rivoluzione Sovietica, sosteneva il motto "la terra ai contadini", in altre parole l'esproprio al latifondista del fondo avuto in colonia. Punto di ritrovo delle prime erano i Circoli Agricoli Cattolici, delle seconde le Case del Popolo.
"Anche a Vimercate, dove i proprietari terrieri trattenevano la proprietà indivisa, nacquero e si svilupparono le Leghe contadine. Sede della Lega Rossa era la Casa del Popolo di Via Cavour dove i contadini, riuniti in cooperatività, riducevano la "parte del padrone" costituendo un fondo alimentare di riserva da distribuire ai Soci, secondo esigenze, nell'arco dell'anno. Un altro esempio della funzione di tali istituzioni era offerta dalla cosiddetta "mutua degli animali": qualora il veterinario ritenesse necessario l'abbattimento forzato di un capo di bestiame, la carne dello stesso veniva acquistata dai Soci in modo tale da risarcire il proprietario di tale perdita gravosa".
(Armando Gianbelli)
"Parte essenziale di questa rivendicazione furono le donne, mogli e figlie di contadini. Mia madre amava ricordarmi una grossa manifestazione avvenuta a Vimercate nel 1919, dove scesero in corteo per le vie cittadine ottenendo, come risultato immediato, il nuovo contratto di lavoro e un'innovazione nei rapporti con i proprietari terrieri. Alla testa del corteo si distinguevano parecchie donne combattive come: Mariett di Businett, Pinèta di Ross, Teresò del Fris (mia madre). Proprio loro tolsero la propria sottogonna di colore rosso sventolandola come fosse una vera e propria bandiera, seguite nel loro esempio da tutte le altre manifestanti.
(..~) in rincalzo ai Reali Carabinieri a Vimercate era di stanza uno squadrone di Guardie Reali a cavallo che avevano il compito di mantenere l'ordine pubblico. Lo sventolo delle sottogonne fece imbizzarrire i cavalli impedendo in tal modo l'eventuale carica dello squadrone nei confronti dei manifestanti". (Aldo Villa)
Il 23 marzo, a Milano, Benito Mussolini fondò il movimento dei Fasci di Combattimento.
I fascisti si presentarono inquadrati militarmente quasi fossero reparti mai smobilitati dall'appena terminato conflitto mondiale. Il loro capo, lasciato il Partito Socialista, confermò col suo modo di agire come l'ideologia del suo nuovo "partito" fosse innanzi tutto antipopolare, antidemocratica, fanaticamente nazionalista e soprattutto antisocialista.
Al suo interno militavano persone provenienti dalle più svariate classi sociali: reduci che venivano "convertiti" all'ideale del movimento, persone contrarie alle nuove idee di rinnovamento sociale, da tempo legate alla destra reazionaria, piccoli e grandi proprietari terrieri che avevano intuito la possibilità di accrescere la propria posizione, e soprattutto industriali, i maggiori finanziatori e sostenitori del fascismo.
Quest'ultima categoria emerse dall'anonimato solo in epoca successiva, quando cioè il fascismo aveva ormai assunto il potere di gestire a proprio piacimento le masse e la nazione.
il 15 aprile, sempre a Milano, i fascisti incendiarono la sede dell'"Avanti".
Il 10 novembre il suffragio universale maschile diede i seguenti risultati: Gruppi Liberali coalizzati 193 deputati (forte perdita); Partito Socialista 156 deputati (+103); Movimento Popolare (fondato in quell'anno) 100 deputati. Clamoroso fu l'insuccesso elettorale del fascismo: nessun deputato.
Il primo di Dicembre all'inaugurazione della nuova Camera, i deputati socialisti abbandonarono l'aula all'entrata di Re Vittorio Emanuele III in segno di protesta per la politica antipopolare attuata dalla fine del conflitto. L'aggressione successivamente subita da questi parlamentari da parte di squadre fasciste, nelle strade della Capitale, provocò violenti scioperi di protesta nelle maggiori città italiane.
Nonostante il favorevole esito elettorale, gli ideali socialisti non riuscirono a trovare applicazione nell'Italia finalmente unita, almeno nei confini territoriali. Inoltre l'acuirsi della crisi nell'industria metallurgica e tessile, l'abbandono della terra da parte dei contadini, condussero la classe operaia a indire lotte per la difesa dell'occupazione e del potere d'acquisto del salario. L'opposizione irremovibile della classe padronale, appoggiata e sostenuta dallo squadrismo fascista, nei confronti delle richieste delle maestranze, diede inizio agli scioperi del cosiddetto "biennio rosso".