LA PRESA DEL POTERE
ANNO 1922
La carica di Sindaco rimase vacante sino all'11/6/22, data in cui venne proposto Origgi Giuseppe. L'anima politica di questa giunta fu il vimercatese On. Ezio Riboldi, il quale, durante la seduta consigliare stessa, nel congratularsi col neoeletto, fece presente, con amarezza, come il partito socialista "non tenesse più in considerazione le cariche pubbliche divenute ora un carico ingrato per chi le ricopre". Intanto nelle grandi città si andavano organizzando le bande fasciste.
Queste squadracce, inquadrate militarmente, vennero utilizzate dagli industriali e dai proprietari terrieri come milizia anti-sciopero, col compito di "convincere" gli operai a tornare nelle fabbriche con salari ridotti e cottimi ribassati. Il libero spirito dei Brianzoli, gente da sempre contraria a principi coercitivi, si ribellò: si crearono gruppi d’opposizione, veri e propri comitati antifascisti, che operavano contro le squadracce nere impedendone l'azione.
Il piano programmatico presentato dalla Giunta vimercatese presieduta dal Sindaco Origgi tendeva soprattutto ad evolvere il tenore di vita cittadino secondo le esigenze urbane del nuovo secolo. Uno dei punti chiave, che vedremo essere uno scoglio per tale Giunta, fu il potenziamento della rete idrica cittadina, affinché anche coloro che risiedevano nelle zone periferiche potessero usufruire di questo servizio indispensabile al vivere civile. Questi lavori di potenziamento rispondevano ad un duplice scopo immediato: impiegare manovalanza altrimenti disoccupata e cercare di porre rimedio alle frequenti epidemie di tifo che si propagavano tra la popolazione.
Per affrontare tali problemi la Giunta decise di agire con procedura d'urgenza, attingendo direttamente alle casse comunali che consentivano una immediata utilizzazione delle risorse economiche tali da coprire quasi totalmente la spesa preventivata. I rapporti tra amministratori e popolazione si svolgevano in modo diretto evadendo il lungo "iter burocratico". "Mio padre, Assessore e Vice-Sindaco della Giunta Socialista, gestiva una piccola officina di ferri battuti; la giornata era quasi sempre occupata dall'andirivieni del Messo comunale che veniva a portare e richiedere firme o autorizzazioni per petizioni o richieste che i cittadini Vimercatesi di tutte le categorie sociali, in quel clima di libertà e democrazia, erano ormai abituati a vedersi accogliere e soddisfare, senza quelle fumose formalità burocratiche che il Sistema solitamente usava. La nostra officina diventava, ogni giorno di più, punto d’incontro dei bisogni e delle esigenze della popolazione.
Purtroppo però tale clima avrebbe di lì a poco tempo lasciato il posto a ben altra situazione". (Angelo Picozzi)
Lo squadrismo fascista già inquadrato militarmente dal 1919, anno di costituzione dei "Fasci di combattimento", assurse al potere nominalmente il 28 Ottobre del 1922 quando, con la Marcia su Roma, Benito Mussolini, i Quadrumviri e le milizie nere, incontrastate per volere della Monarchia, presero possesso della Capitale e del potere civile. "Fu appunto di questi tempi la visita subita da mio padre da parte di due grossi (nel senso fisico) esponenti fascisti Vimercatesi che costrinsero mio padre, seduta stante, a rassegnare le proprie dimissioni da Assessore comunale pena una bastonatura violenta. (Angelo Picozzi)
"Mio padre, pur non essendo iscritto ad alcun partito, si presentò come candidato con l'On. Riboldi alle elezioni provinciali, ma non venne eletto. Fece parte, in seguito, del Consiglio d'Amministrazione dell'Ospedale di Vimercate, ove ricopriva la carica di vicepresidente, sostituendo il Presidente, On. Riboldi, quando questi si doveva recare a Roma.
A causa di quest’attività politica mio padre fu poi a lungo perseguitato dal regime fascista. Dopo la marcia su Roma, e quindi dopo l'avvento del Fascismo al potere, due persone, capeggiate da un professionista di Monza, vennero a prelevarlo portarono nel cortile del palazzo comunale dove, assieme al Sindaco Origgi, fu preso a manganellate e costretto a bere una buona dose d’olio di ricino.
Canzonandolo i fascisti soggiunsero: "Con calma Girardello perché ve ne sono altri da purgare!". Da questo momento in poi le perquisizioni a casa nostra divennero periodiche e sempre più umilianti. Qualche tempo dopo egli, avendo sentore di una spedizione punitiva a Burago, informò il Sindaco Galimberti, sperando che questi avvertisse chi di dovere per fare fallire la già predisposta retata. Purtroppo Galimberti, un tempo socialista, era divenuto un fervido simpatizzante fascista (venne in seguito nominato Podestà di Burago), e, senza pensarci su due volte, informò i Reali Carabinieri di quanto gli era stato riferito. Mio padre venne immediatamente arrestato, portato in Questura a Milano, dove fu a lungo interrogato e rilasciato il giorno seguente. Le perquisizioni nel nostro negozio di cartoleria si fecero ancora, se possibile, più frequenti, e bastava un nonnulla per fare scattare una denuncia". (Angelo Girardello) Nella fase d’espansione della politica fascista, che sosteneva le repressioni economiche esercitate dalla classe padronale tendente a piegare i lavoratori, non si deve credere che la popolazione rimanesse passiva a sopportare queste soverchierie; anche a Vimercate il gruppo dei più decisi si oppose alle scorrerie delle "bande nere" con episodi che meritano di essere rievocati. "Verso la fine del 1922 alcuni camion carichi di squadristi arrivarono alla stazione con lo scopo di dirigersi verso il centro dell'abitato per seminare panico e violenza nella popolazione. Dai tetti della Via V. Emanuele alcuni Vimercatesi si opposero al loro ingresso scagliando tegole ed altro materiale costringendoli ad una precipitosa fuga". (Ambrogio Vergani)
Fatti analoghi a quello citato continuarono ad avvenire; ma la mancanza d’organizzazione politica e tutte le cause accennate precedentemente resero queste forme d’opposizione sporadiche e vane.
"Presi parte nel 1922 ai primi scioperi organizzati contro il nascente regime. I fascisti, intanto, inquadrati militarmente ed armati di pistole, manganelli e pugnali, compivano incursioni nei luoghi di ritrovo degli antifascisti. Una di queste spedizioni punitive ebbe luogo presso la Trattoria Brianza, centro di vendita del legname, dove alcuni fascisti ferirono ad una gamba, con un colpo di rivoltella, Brambilla Pietro mentre tentava di sottrarsi al linciaggio e colpirono, con varie manganellate, mio zio Natale. A Brambilla, trasportato in Ospedale, furono negate le cure del caso dal medico di turno che aggiunse: "Sei un comunista e quindi ti lascio morire!" (Ambrogio Vergani). La brutalità fascista è manifestamente rivolta contro tutto quello che contrasta il regime. Oltre ai personaggi più rappresentativi in carica vengono colpite anche le istituzioni volute dal popolo.
"La vita cooperativistica della Casa del Popolo ebbe vita breve. Già con le prime apparizioni di fascisti locali s’intuì come tali istituzioni, volute dalle masse popolari, fossero contrarie all'ideologia del partito fascista manifestamente antipopolare e filoborghese.
Iniziarono, nei confronti dei soci della cooperativa e dei contadini in genere, le violenze e le aggressioni". (Armando Giambelli)
"Lavoravo alla casa del popolo di Via Cavour quando, alle 17.45 del 31 Ottobre del '22, alcuni fascisti, indossanti uniformi ed elmetti della prima guerra mondiale ed armati di manganelli e pugnali, fecero irruzione nel locale. Costrinsero me, che all'epoca avevo 15 anni, ed il gestore ad uscire. Cominciarono ad accatastare tavoli e sedie nel cortile interno e, dopo averli cosparsi di benzina appiccarono il fuoco. La struttura rimase in piedi, riprese a funzionare, grazie al lavoro dei soci, come luogo di ritrovo antifascista". (Giuseppe Ravasi)