Giussani Carlo

TSRM Giussani Carlo

Diploma di abilitazione all'esercizio della professione di "Tecnico Sanitario di Radiologia Medica".

Assunto come Ausiliario Socio Sanitario dal 1982 presso l'ussl 51 fino al 1986; dal 1986 a tuttora assunto come Tecnico Sanitario di Radiologia Medica di ruolo.

Svolge il suo lavoro, oltre che nella Radiologia Tradizionale, presso l'unità di Ortopedia e Traumatologia e nelle Camere Operatorie per circa 10 anni, passando sucessivamente presso l'unita' di Emodinamica e quella di Angiografia Interventistica.

Docente nel Corso di Laurea in Tecniche di Radiologia Medica, per Immagini e Radioterapia, dal 2005 presso l'Universita' degli Studi di Brescia Facolta' di Medicina e Chirurgia.

Collaboratore con l'AIOC nell'anno 2000 in qualita' di Fotografo dell'Azienda per la pubblicazione del giornale aziendale e degli inserti fotografici del portale dell'ASST-Cremona.

Collaboratore della parte fotografica del portale della Radiologia dell'ASST-Cremona (questo sito).

Correlatore della tesi di diploma "L'angiografia digitale nello studio delle Arteriopatie degli arti inferiori" di Chiara Rossetti.

Anno accademico 2002-2003.

Correlatore della tesi di diploma "Il ruolo del TSRM nell'iter diagnostico delle malformazioni venose cerebrali" di Luca Anselmi. Anno accademico 2005-2006.

Partecipa a numerosi Corsi e Congressi.

Coronavirus - interviste a Carlo Giussani

TV La7 "Piazza Pulita" 19/3/2020

guarito dopo due settimane di ricovero: 'Ho pensato di non farcela, col C-Pap capisci cosa significhi respirare'

riflessimag.it del 2/5/2021

RAI 3 News del 21/3/2020 [dopo 55 sec]

Cremona Oggi del 21/3/2020

TGCOM 24 del 22/3/2020

La Stampa del 28/5/2020

Carlo Giussani, 60, tecnico radiologo, Cremona

«Non ci rendiamo conto di respirare. Lo capisci solo quando ti manca l’aria, come mancava a me quand’ero sotto il casco a ossigeno. Lì capisci che potresti morire, e ogni volta che cerchi di inspirare senti come un orologio che ti batte dentro. E proprio quando vorresti il conforto della tua compagna, poter parlare con lei, ti mancano le forze per farlo: ascoltavo i suoi messaggi vocali, ma non potevo rispondere. C’è stato un momento in cui ho creduto che non ce l’avrei fatta. Ho rivisto la mia vita, mi sono chiesto se avevo fatto tutto bene, se avevo amato come avrei dovuto amare. E con fatica ho scritto anche un testamento: purtroppo l’unico libro che mi ero portato era un volume comico, di Cochi e Renato. È lì che ho scritto le mie ultime volontà. Ho pensato a molte cose, e molte me ne sono ripromesse. Cercherò di metterle in pratica. Ma se devo pensare alla collettività, non credo che quest’esperienza in generale ci renderà migliori: se eravamo stronzi prima, lo rimarremo anche dopo»