La Rocca di Monselice

Padova, 26 maggio 2008

Al Presidente del Consiglio Regionale Veneto

Giancarlo Galan


In riferimento al cantiere dell'ascensore della Rocca di Monselice Italia Nostra, dopo essersi molto impegnata contro la realizzazione dell'ascensore, insieme ad altre Associazioni, cittadini e intellettuali, rimane in fiduciosa attesa della conferma del sequestro del cantiere. Questo non significa peraltro che si gioisca di fronte all'ipotesi di sperpero di denaro pubblico.

Da novembre ci siamo mossi proprio per cercare di evitare questa situazione: abbiamo infatti fatto richiesta di sospensiva dei lavori, purtroppo rigettata sia dal TAR Veneto che dal Consiglio di Stato, che peraltro non sono entrati nel merito dei nostri rilievi su cui il TAR Veneto si pronuncerà in autunno. Dispiace anche della figura che faremo con i partners europei che assegnano i finanziamenti senza indagare metodi e contenuti fidandosi della professionalità dei proponenti, ma che comunque a lavori finiti, elaborano i loro giudizi. Non è comunque ammissibile cercare di accollare la responsabilità di problemi economici e di danno all'immagine a quanti si sono opposti, fino ad addivenire alle azioni legali che, peraltro, sono molto onerose per le casse di associazioni di volontariato.

Questo tipo di situazioni sono il frutto di operazioni che nascono e prendono forma nel chiuso di segrete stanze, al di fuori dei luoghi deputati al confronto e alla partecipazione civile. Per evitare il famoso partito del no (composto da noti parrucconi amanti delle candele e delle zanzare) i progetti si tengono nascosti fino all'apertura dei cantieri e solo talvolta maniaci cirenei riescono e scoprire, prima che sia troppo tardi, le vere motivazioni di progetti demagogici, faraonico e privi di qualsiasi valenza culturale, venduti come elementi demiurgici per incrementare turismo e sviluppo.

A cosa serve l'ascensore della Rocca? Non vi è dubbio che la visita della sommità della sola Rocca, in sé, non abbia i requisiti "tecnici" per essere adeguata alle attese del turismo di massa per cui ci possiamo certamente scordare i famosi 300.000 turisti anno di cui si favoleggia. Inoltre l'ascensore, strumento tipico da turismo "mordi e fuggi" portando i visitatori direttamente verso la sommità della Rocca oblitera di fatto tutto il percorso monumentale che, a partire da piazza Italia lungo via Al Santuario, attraverso un viaggio nella storia, in un contesto paesaggistico di estremo equilibrio, consente un'esperienza estetica indimenticabile passando da un'emergenza architettonica all'altra, con lo sguardo sempre teso verso l'alto in attesa del prossimo scorcio, fino ad arrivare a quella eccezionale macchina scenografica che è villa Duodo. Qualora, nel caso più fortunato, i turisti non lo usassero anche come "discensore" sarebbero comunque indotti in una lettura distorta, dato che i vari contesti monumentali verranno colti tutti dal retro.

Che dire del costoso e macchinoso nuovo sistema di accesso al Museo del Mastio, composto da una faraonica scala, un ascensore e passerella da innalzarsi sui ruderi di una torretta che si trova a lato del Mastio, il cui rivestimento sarà in doghe di larice siberiano, che oltre a non presentare alcuna seria giustificazione storica, si configura come una barriera architettonica in quanto per raggiungere l'ascensore (oggi comunque non finanziato) si devono salire 17 gradini?

Nessuno si è domandato quali frotte di visitatori faranno la fila per visitare un Museo di due stanze della dimensione di 6 metri per 6 la cui la fruibilità dovrà essere centellinata a causa della scala interna larga 70 cm e di una porta di accesso di 65 cm?

Infine che senso ha raddoppiare l'ex casa Bernardini per realizzare una locanda con 12 posti letto e 60 coperti oltre al bar e i servizi (che in realtà sono le sole opere finanziate) quando è posizionata lontano dal nuovo percorso alla Sommità determinato dall'ascensore e sarà completamente dipendente dal funzionamento dell'ascensore? Il tutto a scapito della immagine tradizionale di questo edificio rurale che sarà stravolto da un nuovo volume in doghe di larice e dal tetto inverdito e, sul prospetto, dal loggiato ligneo di ispirazione alpina.

Tutte queste opere che dovrebbero incrementare il turismo non sono state supportate da analisi di flussi turistici e da un adeguato piano economico-finanziario.

Tutti questi interventi assurdi e contraddittori assumono un qualche significato se si viene informati che sono preliminari e funzionali alla costruzione di un nuovo Museo delle Fortificazioni da costruirsi sui resti medievali recentemente portati alla luce lungo la parte interna della prima cerchia delle mura in modo da circondare quasi completamente il mastio Federiciano. Questa idea di progetto non ha alcuna validità legale anche "se è condiviso da chi di dovere" ed essendo un intervento completamente estraneo alla cultura del restauro, della conservazione e valorizzazione dei Beni Culturali è facile prevedere che incontrerà difficoltà insuperabili per la sua realizzazione.

Per cui, se non si realizzerà questo Museo, a proposito di spreco di denaro pubblico, che si dirà di fronte al nuovo sistema di salita al Mastio che rimarrà una barriera architettonica, quando, per la visita del Mastio, sarebbe stato sufficiente una leggera salita, affiancata da un elevatore?

E il raddoppio di casa ex Bernardini? Il solo bar e i servizi si potevano realizzare all'interno dell'edificio attuale senza stravolgerne l'immagine.

Infine per quanto riguarda l'ascensore se veramente l'obbiettivo era quello di consentire il godimento di questo originale ed "unico" Bene Monumentale che è "La Rocca di Monselice" nel suo insieme, sarebbe stato sufficiente realizzare con poche migliaia di euro un elevatore per superare i pochi metri del dislivello a lato della scalinata dl Belvedere e mettere a disposizione un paio di macchinette elettriche. Inoltre l'ascensore proprio perché è incentrato sul parcheggio di fatto inibisce nei turisti qualsiasi interesse per il contesto cittadino, secondo lo schema: parcheggio, salgo, guardo, scendo e riparto.

Infine ben venga il Museo delle Fortificazioni e anzi meglio ancora il Museo del Territorio, ma auspichiamo che si utilizzi uno degli edifici pubblici attualmente dismessi o sottoutilizzati, uno a caso, e dato che siamo in clima di celebrazioni palladiane, perché non destinare a questo scopo la villa di Palladio, di proprietà del Comune, oggi utilizzata come magazzino?

Distinti saluti

La presidente

Maria Letizia Panajotti