Le Valli Selvatiche a Battaglia Terme
Padova, 21 marzo 2006
Al Presidente del Consiglio Regionale
Giancarlo Galan
Al Presidente della Provincia
Vittorio Casarin
Al Sindaco di Battaglia Terme
Velia Bevilacqua
All'Assessore all'Urbanistica Regionale
Renzo Marangon
All'Assessore all'Urbanistica Provinciale
Flavio Frasson
All'Assessore all'Ambiente Provinciale
Domenico Riolfatto
All'Assessore alla Cultura Provinciale
Massimo Giorgietti
Alla Stampa locale
In questi giorni sono ritornate alla ribalta le molte e annose problematiche relative ai devastanti progetti di urbanizzazione che hanno interessato le cosiddette Valli Selvatiche a Battaglia Terme.
Quasi antico il braccio di ferro fra le Associazioni e le Amministrazioni che si sono susseguite per la difesa di brani preziosi del territorio di Battaglia.
Italia Nostra negli ultimi anni, esperita la totale inutilità della presentazione delle Osservazioni in occasione della adozione delle Varianti ai P.R.G., in quanto mai prese in considerazione, e sull'urgenza della gravità delle scelte che venivano assunte dall'Amministrazione Comunale e successivamente dalla Giunta Regionale, si è vista costretta ad “adire alle vie legali” presentando prima un Ricorso Straordinario al Capo dello Stato contro la lottizzazione ad uso termale delle Valli Selvatiche, e successivamente un ricorso al TAR contro l’edificazione dell’area adiacente a villa Emo. Inoltre, secondo tradizione, ancora una volta ha presentato le Osservazioni all'ennesima Variante, la n. 9 del 28 febbraio 2005, contro l’ipotesi del mega campeggio sempre nelle Valli Selvatiche.
1. Ricorso straordinario al Capo dello Stato
Con il Ricorso Straordinario al Capo dello Stato, a firma anche di Filippo Zodio dell’Associazione Le Vespe, abbiamo richiesto l’annullamento degli atti amministrativi del Comune e della Giunta Regionale che autorizzano la realizzazione nelle Valli Selvatiche di 90000 m3 per nuovi 593 abitanti turistici.
Per prima cosa la opposizione discende dal fatto che non risultano in nessun modo i criteri in base ai quali è stato elaborato il dimensionamento della Zona Termale di Espansione nell'ambito delle Valli Selvatiche, un così pesante dimensionamento che, contrariamente alle indicazione della stessa vecchia Legge Urbanistica 61/85, deprime (e non le valorizza) le notevolissime componenti ambientali, sopravvissute testimonianze delle bonifiche veneziane.
Inoltre il Comune ha tralasciato di considerare che a ridosso delle Valli Selvatiche vi è una considerevole superficie sulla quale è edificato da tempo un albergo termale, con i relativi servizi, per 400 posti letto, di proprietà dell’INPS, da anni dismesso, che, con le opportune politiche di recupero, può essere adeguatamente utilizzato senza devastare ulteriormente il territorio (come fra l’altro indicato fra gli obbiettivi prioritari dall'art. 2 comma d della Nuova Legge Urbanistica Regionale 11/2004).
Neppure il fabbisogno abitativo tout court potrebbe giustificare un tale incremento dell’edificato in quanto, pur prevedendo la Variante adottata nel 2001 un incremento della popolazione da 4220 a 6710 in un decennio, dopo tre anni dall'adozione si è registrata invece una diminuzione di 49 abitanti.
Per quanto riguarda la viabilità di accesso all’area da lottizzare la Giunta Regionale nella prima delibera di approvazione della Variante del 8 agosto 2003 propone di stralciarla completamente e di demandare ad atti successivi la individuazione di un tracciato alternativo da concordarsi con la Soprintendenza e con l’Ente Parco Regionale dei Colli Euganei. La proposta della Giunta è indeterminata e interlocutoria e inserisce nella formulazione del PRG in modo illegittimo e surrettizio due organi burocratici del tutti estranei alla formazione e adozione del PRG.
L’Amministrazione Comunale, abbandonata l’originale idea di un accesso da ovest con sottopasso, propone un nuovo asse viario a ridosso la ferrovia di circa 600 metri e con larghezza variabile da 8 a 10 metri.
La nuova proposta non solo dissesta la viabilità dell’intera zona per il notevole traffico che vi introduce, ma soprattutto è devastante da un punto di vista paesaggistico poiché solca letteralmente il territorio “Valle Selvatiche” deturpandole, e si sviluppa addirittura nell'area del Parco di ispirazione virgiliana della villa Selvatico (poi Emo) realizzato da Giuseppe Jappelli, in prossimità dei laghetti, infliggendo all'ambiente un vulnus irrimediabile.
Infine si rileva che l’Amministrazione Comunale ha approvato con deliberazione n. 52 del 20 novembre 2003 atti fra loro contraddittori: nelle Norme Tecniche di Attuazione si parla ancora della strada di accesso con sottopasso mentre la cartografia presenta la soluzione tangente alla ferrovia.
La Direzione Generale per le politiche di sviluppo del territorio del Dipartimento del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, per dar corso all'istruttoria del ricorso presentato da Italia Nostra, ha più volte sollecitato l’Amministrazione Comunale ad inviare documenti e le proprie controdeduzioni, senza ottenere alcun risultato.
2. Ricorso al TAR
Italia Nostra il 30 novembre 2004 ha presentato un ricorso al TAR per richiedere l’annullamento delle delibere della Giunta Regionale, del Comune di Battaglia Terme e dell’Ente Parco Regionale dei Colli Euganei inerenti l’approvazione della edificazione dell’area di pertinenza del complesso “Castello di Sant'Elena - villa Emo”, soggetto a vincolo ai sensi della legge ex 1089/39.
L’area di cui trattasi è adiacente ma sfortunatamente esterna al perimetro del vincolo storico-artistico, ma è sempre pertinenza della Villa Emo in quanto a ridosso del parco Jappelliano, è inoltre gravata da vincolo ambientale per la prossimità al canale Battaglia ed infine da un ulteriore vincolo ambientale derivante dal fatto che il Piano Ambientale del Parco Regionale dei Colli Euganei classifica tale area come “intorni delle emergenze architettoniche”.
Il precedente P.R.G. assegnava a quest’area un indice di edificabilità di 1 m3/m2 per un totale di 10725 m3, ma la Variante adottata nel 2001, dovendo recepire le prescrizione del Piano Ambientale, ne esclude la capacità edificatoria ai sensi degli art. 32-33 delle Norme Tecniche che prevedono per questa categoria di aree la conservazione dei connotati naturali.
Successivamente l’Amministrazione Comunale, volendo accogliere la richiesta della proprietà di riavere assegnata la possibilità di costruire, modifica l’intero comma 7 dell’art. 22 delle Norme Tecniche per cui nelle “aree di pertinenza delle emergenze architettoniche” sarebbe spettato al Consiglio Comunale decidere quale destinazione assegnare compresa la possibilità edificatoria fino a 0,1 m3/m2 ma (guarda caso) “con il limite massimo di 10000 m3 per ogni singola emergenza”.
Non si può sottacere che il volume edificabile viene calcolato non sulla sola area di pertinenza, ma viene esteso a tutto il complesso monumentale di villa Emo, giardino compreso, per cui anche tutte le superfici vincolate ai sensi della ex 1089/39 concorrono a far ritornare nuovamente la capacità edificatoria agli originari 10000 m3!
Anche in questo caso la Giunta Regionale vuole condividere la responsabilità con l’Ente Parco. Prontamente il Comune contro deduce le osservazioni della Regione allegando il parere favorevole dell’Ente Parco e pertanto la Giunta delibera l’edificabilità dell’area “Intorno di emergenza architettonica (villa Emo)” contestualmente all'approvazione definitiva della Variante il 23 luglio 2004.
Il nostro ricorso è stato fatto contro questi atti a nostro giudizio illegittimi e irrimediabilmente lesivi della valenza culturale e ambientale dell’area interessata.
In particolare incongruo e incomprensibile il parere dell’Ente Parco il quale negli intorni di emergenze architettoniche arbitrariamente stabilisce che un intervento è ammissibile se è a basso impatto visivo e non è interposto tra coni visuali.
Questo parere è del tutto generico e riformula concetti di carattere generale, che nella fattispecie non sono affatto sufficienti, e dimostrano una grave carenza istruttoria oltre che un evidente e grave difetto di motivazione.
Va ricordato che la modifica del comma 7 dell’art. 22 delle N.T.A., che elude le prescrizioni del Piano ambientale del Parco dei Colli Euganei, non riguarda la sola area di Pertinenza e di Villa Emo, ma in generale numerose altre parti del territorio comunale pure considerate “intorni di emergenze architettoniche”.
3. Osservazioni alla Variante 9 adottata il 28 febbraio 2005
Infine Italia Nostra infine ha presentato le rituali Osservazioni alla adozione da parte del C.C. della Variante n. 5 (successiva alla precedente di cui abbiamo trattato) adottata il 28 febbraio 2005 contro l’introduzione del comma 6 dell’art. 33 delle N.T.A. che permette la realizzazione nelle zone agricole, anche di specifico interesse, di campeggi per autotrainati e caravan con strutture di servizio.
Questa modifica alle Norme Tecniche consentirebbe di dare una risposta positiva alla domanda della Società che ha chiesto di poter realizzare nella porzione più estrema della Valli Selvatiche un grande campeggio di 200000 m2 di superficie per un totale di 84000 m3 di costruzioni in un’area classificata ancora una volta “intorno di emergenze architettoniche”, siamo infatti a due passi da villa Emo a Rivella. La Commissione Tecnica del Parco Regionale dei Colli Euganei ha già emesso un parere preliminare positivo. Per fortuna questa volta si è fatto sentire l’autorevole parere della Soprintendenza ai Beni Architettonici ed Ambientali del Veneto Orientale che ritiene che “l’area debba mantenere il suo carattere agrario, le partiture e i segni che la connotano non alterando i rapporti interni né tanto meno quelli con le architetture storiche delle quali rappresenta la ”vista e, in un rapporto di integrazione imprescindibile, insieme costituiscono un brano irrinunciabile di paesaggio veneto”.
Non possiamo che augurarci, confortati dello spirito della nuova Legge Regionale Urbanistica 11/2004, di non dover più essere costretti a defatiganti battaglie contro atti amministrativi che appaiono più motivati da interessi privati che dalla ricerca del bene collettivo e che per mezzo di innovative procedure di confronto scaturiscano quegli obbiettivi che, soli, potranno consentire il raggiungimento di uno sviluppo compatibile anche con la tutela del paesaggio e la conservazione dei monumenti, entrambi documenti della identità e della memoria di una collettività.
La presidente
Maria Letizia Panajotti