Spazio espositivo nella Camera di Commercio di Padova
Di seguito è pubblicato il testo che Maria Letizia Panajotti (Italia Nostra sezione di Padova), Giulio Muratori (F.A.I.), Oddone Longo (Accademia Galileiana) e Luisa Sambonifacio (Società Dante Alighieri) hanno spedito a Gianfranco Chiesa, presidente della Camera di Commercio di Padova, e, per conoscenza, a Flavio Zanonato, sindaco di Padova, e a Vittorio Casarin, presidente della Provincia di Padova, il 26 marzo 2005.
Egregio Presidente,
ci rivolgiamo a Lei per un argomento che sta molto a cuore alle sottoscritte associazioni culturali cittadine.
Premesso che:
In questi giorni, nonostante le chiare e gravi riserve espresse dalla dott. Annamaria Spiazzi, Soprintendente per il Patrimonio Storico Artistico, l'Amministrazione Comunale ha annunciato che il Palazzo della Ragione per l'ennesima volta sarà usato come contenitore di una mostra, quella dello scultore Vangi.
La giustificazione ricorrente è che il Salone, in quanto tale, è poco visitato e dunque le mostre sono un'occasione per convogliarvi il pubblico. A poco giova ricordare che fino a poco tempo fa il biglietto di ingresso costava 8 euro a persona, che tutti e quattro gli accessi sono rigorosamente sbarrati (addirittura in pazza delle Erbe con due cancelli più una fila di tavolini), che non esistono chiare indicazioni per informare cittadini e i turisti su come accedere all'interno dell'edificio e su quello che vi si può ammirare (uno degli spazi civili più straordinari d'Italia, con un eccezionale e raro ciclo di affreschi quattrocenteschi di soggetto astrologico).
Il fatto che non si possa accedere alle logge direttamente dalle piazze, ma si sia costretti a percorrere il brutto scalone anni cinquanta del Municipio, è dovuto al fatto che i gradini delle scalinate antiche hanno altezze leggermente diverse fra di loro per cui non sono a "norma".
Se si volesse, questo ostacolo sarebbe facilmente superabile con la realizzazione di una struttura leggera (magari in lamiera di acciaio per evidenziarne la provvisorietà) che pareggiasse tutti i gradini.
Con una spesa molto modesta si potrebbe finalmente accedere all'interno dell'edificio dalla sua via naturale, affacciarsi alle piazze, e soprattutto entrare nel grande salone dal lato che consente di godere in modo corretto dell'immensità dello spazio e del ciclo pittorico.
Invece di essere considerato uno degli edifici più importanti della città, meritevole di una adeguata campagna di sensibilizzazione che ne esalti le straordinarie caratteristiche, si continua a mortificarlo, trasformandolo in un semplice, capiente contenitore adatto a tutti gli eventi.
Per quanto riguarda l'uso a fini espositivi, si deve comunque constatare che ogni volta il Salone risulta essere un contenitore inadatto, in quanto, quali che siano le opere esposte, esse si trovano inevitabilmente a dover competere con uno spazio troppo monumentale, la copertura troppo lontana, la policromia degli affreschi e il cavallo inquietante e talvolta ingombrante.
É una lotta impari e perdente: l'interno del Salone è talmente grandioso e solenne che annulla qualsiasi opera che vi venga ospitata anche di grande qualità.
E infatti per gli allestimenti delle mostre all'interno del Salone si devono inventare delle "scene macchinose", costituite da strutture atte a ritagliare e racchiudere spazi, ad occultare gli elementi di disturbo, al fine di consentire al visitatore della mostra di potersi concentrare senza troppe distrazioni sugli oggetti esposti.
Molte mostre che abbiamo visto in Salone negli ultimi anni sarebbero state allestite molto meglio in altri spazi, meno connotati. Tuttavia pare che gli stessi artisti ambiscano a esporre all'interno del Salone per questioni di indubitabile prestigio.
Ma in città, proprio in questi giorni, sono emerse delle proposte che suggeriscono una soluzione validissima al dilemma sopraccitato: la segnalazione di un nuovo spazio eccezionalmente adatto a farne la sede espositiva della città.
Ai primi di marzo è apparso sui giornali locali un intervento a firma di Lorenzo Mazzucato, componente della commissione RSU (Rappresentanza Sindacale Unitaria) della Camera di Commercio, che a proposito del progetto di ristrutturazione dell'edificio, tutt'ora in corso, giudicava la destinazione d'uso del piano terra (in particolare la sala Borsa - ex salone delle contrattazioni) inadatta per uffici e adattissima invece per usi civici data la configurazione e la grandiosità degli spazi.
Questa notizia ci è apparsa l'uovo di Colombo: il piano terra della Camera di Commercio potrebbe infatti offrire la soluzione tanto agognata all'annoso problema di dotare la città di uno spazio centrale, di prestigio e abbastanza capiente ove localizzare le attività e le più importanti manifestazioni espositive e culturali della città.
Il piano terra della Camera di Commercio è perfetto: si tratta di spazi di grande respiro per un totale di 1500 m2 con altezze variabili fra i 19 e i 9 m, ma neutro ed essenziale, senza elementi che possono entrare in conflitto con le opere esposte; in più si potrebbe contare sull'illuminazione naturale e uniformemente diffusa proveniente dalla grande volta in vetrocemento.
I lavori di ristrutturazione dell'intero complesso della Borsa sono sì a buon punto, ma nulla ancora è stato realizzato che ne impedisca la trasformazione nel senso auspicato.
Ovviamente le cose non sono così semplici, comunque rapporti e convenzioni fra gli Enti sono problemi che si risolvono qualora si trovi una ferma volontà politica.
Viste, già ora, le riserve della Soprintendenza sulle finalità d'uso indiscriminatamente espositivo del Salone, è prevedibile che le restrizioni saranno sempre maggiori, anche per tutelare il monumento dai danni delle inevitabilmente invasive operazioni di allestimento. Si può pertanto prevedere che sarà sempre più difficile realizzare grandi mostre nel Salone nei prossimi anni.
É dunque il momento di attivarsi, con urgenza, per cogliere al volo questa occasione: su quale altra struttura con equivalenti qualità e potenzialità potremo infatti far conto, in tempi ragionevoli?
Auspichiamo pertanto che, confermando la Sua nota sensibilità nei confronti della cultura, Ella voglia rendersi disponibile a condividere con la città tutta uno spazio così significativo.
Siamo convinti d'altra parte che la stessa Camera di Commercio, di cui Lei è presidente, ospitando e partecipando alle attività espositive, e culturali in genere, ne trarrebbe motivo di giusto orgoglio e legittimo lustro.