ASIANOMADS
Genocidio dei Santi Martiri Armeni
Genocidio dei Santi Martiri Armeni
Commemorazione del 100° Anniversario del Genocidio Armeno
1915 - 2005
1917 - 2017
d. Renato Rosso ©
rev. ottobre 2019
Progetto editoriale: Renato Rosso ©
Revisione testi e restauro fotografico: Simona Obialero, Mauro Raffini
Progetto grafico: www.facebook.com/RAFFINIEDITORIALLAB
Al Monaco Armeno Rev. Kevork Hintlian
Stampato in proprio da Ruah onlus
www.facebook.com/ruahonlus
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info@ruah.it
Ringrazio il Patriarcato armeno e il Consolato italiano in Gerusalemme per la prima documentazione offertami. Ringrazio Mons. Raphael Minassian Arcivescovo di Yerevan, Ordinario dei Cattolici Armeni di Armenia, Georgia,Russia e dell’Europa dell’Est e il suo Vicario Generale Mons. Ashosk Rukasian, Ararat Agajianhan e Mons Hounan Vescovo presso il Patriarcato Ortodosso di Eijmiagin, Prof. Vardan Voskanian Specialista in Studi Iraniani,YSU e autore di un testo sugli zingari di Armenia, l’Armenian University di Yerevan, il Direttore Zaven Sargsyan dello Dzoragiugh Etnographic Center Sergei Parajanov Museum in Yerevan, l’Istituto Etnografico di Matenataran, Dr. Sonia Mirzoian Deputy Director degli Archivi Nazionali e Verjine’ Svaslian, Doctor of Philological Sciences, ethnographer,
Sr Arousyak e Sr Santina dell’Immacolata Concezione delle Suore Armene. Gli zingari Avet Ambarian e Mesrop Suraian nipote di Avelis che morì di infarto al vedere il massacro della sua gente. Essi vivono a Yerevan (Sari-Takh, Kanaker, Marash) e in Gyumri.
Ringrazio i Frati francescani che con le loro testimonianze vissute in prima persona in Armenia durante il ventennio del grande martirio armeno hanno reso possibile la ricerca seguente e tra essi in particolare Padre Basilio Kerop Talatinian che ho incontrato negli ultimi anni e ci ha lasciati all’inizio del 2014. Egli ha offerto uno dei contributi più preziosi in quanto lui ha pagato sulla sua stessa pelle il prezzo della deportazione. Insieme a lui un grazie speciale al francescano Cristoforo Alvi, studioso delle problematiche dell’Oriente Medio, e in modo tutto particolare ringrazio il Monaco Armeno Rev. Kevork Hintlian, figlio di genitori sfuggiti al genocidio, il quale durante mezzo secolo ha incontrato un gran numero di testimoni oculari del genocidio stesso. Senza di lui non sarebbe stato possibile questo pur modesto contributo.
d. Renato Rosso
PRESENTAZIONE
Caro lettore, se ti stanchi di leggere, non dimenticare almeno l’ultimo capitolo. Il testo che segue può essere considerato un semplice articolo di giornale, la cui finalità è quella di mettere in grado il lettore di decifrare l’intera raccolta fotografica, tra i più preziosi documenti del Martirio armeno. Per poter capire le immagini proposte, è necessario conoscere un minimo di storia armena e almeno una parte di cronaca degli avvenimenti che consegnarono 2 milioni di vite alla storia del Martirio cristiano. Le fotografie del Genocidio dei cristiani armeni sono veramente rare, sia per gli ambienti, sia per le modalità in cui i soggetti sono stati ritratti. Non sono immagini rubate agli sguardi distratti, bensì permesse e spesso volute o commissionate dagli stessi turchi, orgogliosi del loro lavoro.
Ho intitolato il testo “Genocidio dei Santi Martiri Armeni”, perché mi interessava esporre la causa principale di questo infinito numero di cristiani che hanno dato la vita per Gesù Cristo o, comunque, per la sua causa e, in ogni caso, che chiaramente non sarebbero stati uccisi se non fossero stati cristiani. Altra ragione del titolo è il fatto che, in base alla documentazione a disposizione, è difficile stabilire che i turchi avessero una chiara volontà di distruggere indiscriminatamente tutti gli armeni in quanto razza, come capitò invece nel Genocidio ebraico, e anche perché, in relazione ai metodi usati per l’eliminazione, i turchi sapevano che alcuni sarebbero sopravvissuti.
È invece possibile pensare che l’Impero ottomano, puntando a uno stato forte, unitario e islamico, avrebbe tollerato a fatica un gruppo abbastanza significativo di cristiani residenti nel proprio territorio: infatti cercò di eliminarne il numero più alto possibile. Il motivo per cui i turchi non li eliminarono tutti è dato anche dal fatto che non volevano mostrare al mondo la loro intenzione; per questo motivo usarono una tecnica più subdola, quella della deportazione, che vedremo in seguito. L’espulsione degli armeni dal Paese poteva essere una presa di posizione più tollerata.
Si suppone, infatti, che un Paese possa esiliare dal proprio territorio persone sospette o pericolose, tuttavia, nel nostro caso, l’esilio si trasformò subito in una deportazione, che aveva però lo scopo di lasciare gli armeni morti sulla strada prima di arrivare ai luoghi stabiliti (circa 25 campi di concentramento), per cui i pochi che sopravvivevano erano candidati a morte quasi certa. C’erano poi i barconi, che trasportavano i deportati da Zar ad Ana. Al momento della partenza tutti potevano testimoniare il carico umano e si poteva verificare e documentare che i barconi fossero arrivati, ma non era così evidente che vi scendessero solo i due quinti delle persone imbarcate, mentre tutte le altre erano state legate e buttate in acqua ad annegare.
In seguito, i turchi si difesero nei tribunali asserendo che, durante le deportazioni, quelle centinaia di migliaia di armeni erano morte di fame, malattia e stenti e non perché direttamente uccise, anche se tanti furono i massacri di massa perpetrati. Per questa ragione, a mio avviso, è più corretto parlare di Genocidio dei Santi Martiri Armeni o, se si vuole, di Massacro armeno e Genocidio dei cristiani. Si può anche dire che, mentre è pericoloso abusare indistintamente del termine ‘genocidio’, è altrettanto importante riconoscere quanto esso sia innegabile.
Voglio sottolineare che la ragione per cui mi sono occupato di questo argomento è il fatto che gli armeni hanno un ruolo molto importante nella storia di quelli che oggi chiamiamo gypsies (zingari). Quando ho saputo che cent’anni fa gli zingari in Armenia erano cristiani, ho pensato che potevano essere stati coinvolti nel Genocidio dei Santi Martiri Armeni. Dopo varie ricerche, quest’anno ho trovato un documento del vescovo Grigoris Balakian, testimone oculare che, in una sua biografia, ha denunciato il massacro di 7mila zingari armeni nella città di Chankiri, della provincia di Kastemouni. [1]
La maggior parte dei testi che riporto sono già presenti in molte pubblicazioni e quindi costituiscono ormai un patrimonio storico che non necessita di essere suffragato da questa o quella citazione. Chi fosse interessato a studi storici per la propria università, o per altre ragioni scientifiche, può tuttavia consultare i riferimenti che ho indicato nel breve paragrafo “I documenti”.
NOTE
[1] Vedi p. 39.
Alle fonti del popolo armeno
Storia di un genocidio (2 milioni di morti)
- I podromi
Inizio delle persecuzioni. 1815
L' Armenia si riprende
Persecuzioni del 1909
Persecuzioni degli anni 1914-1915
Persecuzioni degli anni 1915-1917
- Tecnica di deportazione
-Attacchi alle province orientali
Distretto di Erzurum
Distretto di Bitlis
Distretto di Trebisonda
Distretto di Sivas
Distretto di Dyarbakir
Distretto di Harput
-Le province occidentali
Distretto di Agora
Distretti di Bursa, Sandjak, Izmit
Distretto di Adana
Distretto di Aleppo
Ancora una persecuzione. 1920
Tecniche per lo sterminio
Quanto sangue?
Un poco di luce
Testimoni e testimonianze
-Testimonianze oculari dei sopravvissuti
-Testimonianze inedite di una famiglia
-Testimonianza di una famiglia religiosa: le suore
armene dell' Immacolata Concezione
- La famiglia domenicana
-Mardine e la regione di Arbekir
-Dagli archivi nazionali
L'ultima parola a Kevork Hintlian
Il giudizio della storia
I turchi negano il genocidio
Si può parlare di genocidio?
Sostegno o ingerenze?
Tre icone dell'Armenia
-Armenia cristiana
-Armenia che muore
-Armenia che risorge
L'icona del perdono
I documenti
Comunicato stampa redatto da Radio Vaticana:
7.000 zingari armeni martiri
Il libro sul Genocidio dei Martiri Armeni è finito
Documentazione fotografica
Ritrovate alcune rarissime immagini del genocidio armeno
Armenia devastata