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Orientamenti per una pastorale degli zingari - Evangelizzazione e promozione umana

Orientamenti per una pastorale degli zingari

Cap. IV - Evangelizzazione e promozione umana

Sommario

Unità della famiglia umana

45.      In Adamo, Dio si rivela Creatore, Padre di tutti gli uomini e di tutte le donne che formano una sola famiglia, l’umanità intera. Ogni persona è stata creata a immagine di Dio (cfrGen 1,27), in solidarietà con gli altri. La relazione di Dio con l’uomo, quindi, anche quando sfortunatamente non è riconosciuta, rimane vitale, fondamento della dignità della persona umana.

 Nel dono della vita, Dio manifesta incessantemente il suo amore creatore, così come Cristo rivela a tutta l’umanità, con le sue parole e azioni, con la sua passione e resurrezione, la presenza attuale di questo amore creatore, che è anche redentore. In questo modo, l’umanità composta da figli e figlie di Dio, fratelli e sorelle nel Figlio di Dio, è chiamata a vivere insieme in un’unica famiglia, arricchita dai doni di ciascuno e dalle caratteristiche di ogni popolo. Tutti sono invitati a costruire un’umanità fraterna, chiamata ad attestare che il Regno diDio è già presente nella persona del Risorto e nella sua Chiesa, suo inizio e germe (cfr LG 5).


Diritti umani e civili degli Zingari

46.      L’unità della famiglia umana si manifesta anche nel riconoscimento della dignità e della libertà di ogni persona, qualunque ne sia l’etnia, il Paese d’origine e la religione, in relazione di solidarietà con tutti. La persona è pure infinitamente preziosa poiché Cristo ha offerto la sua vita per ciascuno. Egli è il primogenito di questa umanità nuova, infinitamente amata dal Padre. Dopo il trionfo della Resurrezione, che suggella la morte dell’odio e di ogni morte, Egli ha diffuso il suo Santo Spirito, Spirito di verità e di amore, Spirito di libertà e di pace, che ci riconcilia con l’avversario, ci strappa all’indifferenza, facendoci prossimo di tutti i membri della famiglia umana.

47.      Ogni persona, unica e insostituibile, è chiamata, dunque, a realizzare le proprie capacità, a svilupparsi nell’esercizio dei suoi diritti e doveri, a vivere del suo lavoro, nel rispetto reciproco. Affinché ciò diventi vita quotidiana, qualsiasi decisione personale o collettiva deve partire dalla persona, nei suoi rapporti con gli altri, tenendo conto delle condizioni di vita di ordine politico ed economico. La priorità dell’amore per l’altro, che Cristo ha proclamato e vissuto, dovrà dunque condurre i cristiani all’amore incondizionato per ogni essere umano e a occupare con Lui il posto del servitore. È così che Egli ha combattuto, senza violenza, la volontà di potere che assoggetta in particolare i più vulnerabili dei nostri fratelli fino all’annichilamento.

48.      Il compito da intraprendere, affinché gli Zingari, particolarmente vulnerabili, si considerino e siano accettati come membri a pieno titolo della famiglia umana, è perciò grande e urgente. Alla pace autentica e duratura, quella che dovrebbe caratterizzarla come riflesso della “famiglia divina” (la Santissima Trinità), non si arriva però fuori da un contesto di giustizia e di sviluppo. Fra la popolazione zingara va quindi custodita la dignità e rispettata la identità collettiva, vanno incoraggiate le iniziative per il suo sviluppo e difesi i diritti. 


Minoranza particolare fra le minoranze

49.      Per comprendere adeguatamente la storia spesso drammatica di questa popolazione, occorre tener presente non solo la sua situazione di minoranza in seno alla società, ma anche la sua specificità nei confronti delle altre minoranze. La sua peculiarità sta infatti nel fatto che gli Zingari costituiscono una minoranza senza un preciso insediamento territoriale o uno Stato di riferimento originario, e pertanto non ne ha un suo eventuale sostegno. Questo “vuoto” di garanzie politiche e di protezione civile rende molto critica la vita degli Zingari. Mentre l’arrivo di altre popolazioni in cerca di rifugio e di sicurezza ha infatti potuto mobilitare un certo numero di persone, quello degli Zingari ha invece provocato, in genere, fenomeni di rifiuto. E, tuttavia, le ondate di loro rifugiati dimostrano in modo lampante che anch’essi provengono da Paesi poveri, dove, inoltre, la discriminazione è spesso accompagnata da reiterata violenza. Tale situazione potrà così essere gestita solo se i Governi definiranno insieme una politica comune, globale, condivisa, per strappare gli Zingari dalla miseria e dal rifiuto.

50.     Tutto ciò rende particolarmente necessario l’interessamento degli Organismi internazionali a favore di questa popolazione. Parimenti, i Governi nazionali debbono rispettare questa minoranza tra le minoranze e riconoscerla, contribuendo a sradicare gli episodi di razzismo e di xenofobia ancora diffusi, che provocano discriminazione in materia di impiego, di alloggio e di accesso agli studi.

 Anche la Chiesa, attraverso il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, grazie ai Rappresentanti e agli Osservatori della Santa Sede presso gli Organismi internazionali, e alle Autorità ecclesiastiche delle varie nazioni, è chiamata a intervenire affinché le decisioni degli Organismi nazionali e internazionali a favore degli Zingari trovino accoglienza presso le istanze locali e si ripercuotano nella vita quotidiana. 


Condizioni di sviluppo integrale

51.     L’istruzione è condizione fondamentale e imprescindibile di sviluppo. A questo riguardo, mentre, in passato, il costume prevalentemente itinerante degli Zingari rendeva abbastanza difficile l’educazione sistematica delle giovani generazioni, ai nostri giorni gli ostacoli da superare risiedono piuttosto nel tipo di insegnamento impartito. La loro integrazione – quando è possibile – nel normale percorso educativo contribuirà a superare le eventuali carenze. Quando poi la semi-sedentarizzazione o l’itineranza rendono impossibile una educazione sistematica, normale, occorrerà allora uno sforzo congiunto dei Governi, delle associazioni zingare e anche della Chiesa, per attivare in qualche altro modo la formazione dei ragazzi zingari.

52.    Analogamente è necessario pensare a tutti gli altri elementi di sviluppo di cui pure queste popolazioni dovrebbero godere, cioè la formazione professionale dei giovani, l’accesso ai servizi sanitari, le condizioni decenti delle abitazioni, la previdenza sociale, ecc. Tuttavia, se non si tiene conto della storia degli Zingari, l’azione sociale tenderà ad orientarsi a partire dall’idea di una deviazione sociale da superare. Essi saranno facilmente considerati, in fondo, come degli asociali da ricondurre al più presto nell’alveo della società maggioritaria. Così facendo, si negherebbe la discriminazione a cui gli Zingari sono stati sottoposti per secoli e verrebbe meno il riconoscimento della specificità della loro cultura.

 Occorre invece mettere al centro il rispetto della persona umana, anche nella sua dimensione collettiva, soprattutto se le condizioni di vita l’hanno resa fragile. Da ciò derivano alcuni criteri da tener presenti quando si affrontano i progetti di sviluppo delle comunità zingare. Se, cioè, questi relegano sistematicamente gli Zingari nella categoria di assistiti rischiano già in partenza di mancare il loro obiettivo. Certo, le circostanze possono spesso richiedere un congruo assistenzialismo, ma la promozione autentica deve continuare ben oltre, finché essi diventino veri responsabili delle risorse necessarie per il loro sviluppo.

53.     L’impostazione delle vie di sviluppo richiede altresì una adeguata comprensione delle nozioni distinte di integrazione e di assimilazione. La prima, infatti, va decisamente incoraggiata, puntando verso il pieno inserimento della vita e delle tradizioni zingare nel concerto delle altre culture, nel rispetto della propria. Vanno invece decisamente respinti i tentativi di assimilazione, vale a dire quelli conducenti all’annientamento della cultura zingara, dissolvendola in quella della maggioranza. Lo Zingaro inserito nella società dei gağé dovrà continuare a essere se stesso, a preservare cioè la propria identità.

 È inoltre necessaria una conoscenza della situazione delle comunità dall’interno. Troppo spesso invece i Poteri pubblici, sottoposti alla pressione di avvenimenti disumani, che finiscono per turbare l’opinione pubblica, o all’azione di associazioni zingare e di persone che denunciano le condizioni di vita subumane di queste famiglie, rischiano di prendere decisioni affrettate sulle misure da adottare. Bisognerà invece lavorare seriamente, di comune accordo con gli interessati, non ignorando il modo di vita, le tradizioni, la specificità del lavoro degli Zingari.

54.      In questo contesto prende importanza l’associazionismo zingaro come utile interlocutore in vista di tracciare le vie di sviluppo. Esso va aiutato ad acquisire competenza e serietà nelle iniziative, per rappresentare l’intera popolazione ed essere consultato dai Poteri pubblici nell’elaborazione di progetti a largo raggio, diretti a migliorare l’alloggio, le aree di sosta, la scolarizzazione, le condizioni di vita dei sedentari, dei semi-sedentari o di coloro che viaggiano. 


Prospettiva cristiana della promozione 

55.      Anche se l’avviamento di progetti concreti di promozione umana spetta primariamente allo Stato, può essere conveniente e addirittura necessario che istituzioni della Chiesa siano coinvolte in iniziative concrete al riguardo, dando spazio agli Zingari stessi come protagonisti. Tuttavia, appartiene più propriamente alla missione fondamentale della Chiesa segnalare alle istanze pubbliche le condizioni di disagio di questa popolazione.

56.     Bisogna comunque non dimenticare che «lo sviluppo di un popolo non deriva primariamente né dal denaro, né dagli aiuti materiali, né dalle strutture tecniche, bensì dalla formazione delle coscienze, dalla maturazione delle mentalità e dei costumi. È l’uomo il protagonista dello sviluppo, non il denaro o la tecnica» (RM 58).