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Tre mesi di catechismo

Tre mesi di catechismo

INTRODUZIONE 

Al Cap. II si parla di "comunità di ricerca" e di "catechismo" e ancora di "comunità di ricerca catechistica". Si deve sottolineare il fatto che chiamare questo elaborato con il nome di Catechismo è improprio perché con questo nome si intende un sussidio con una serie di spiegazioni, con domande e risposte già pensate da altri che in qualche modo rischiano di dispensare il catecumeno dal riflettere. 

Qui si pongono domande, poi altre domande e si cercano infine delle conclusioni adatte al livello di ricerca. Il Catechismo offre un risultato di 2000 anni di approfondimenti, studi, controversie e infine conclusioni. 

Noi, presentando questa metodologia che si rifà al filone della "Filosofia per bambini" (nata negli anni Settanta) desideriamo porre delle domande, che provocano altre domande e risposte in un processo, che deve proporre al bambino un'analisi critica seguendo un processo che porta a delle chiarificazioni, non necessariamente a delle risposte assolute, chiare, distinte e dogmatiche, ma nemmeno confuse perché sono ancora a livello di processo che si avvia a delle conclusioni adatte al bambino.

Per esempio c'è la domanda: "Perché Dio non si vede"? I bambini danno delle risposte e formulano delle domande ancora, poi analizzano le cose che si vedono come oggetti "fatti e finiti", continuano altre ipotesi: Dio non è finito come le case che i bambini vedono. 

Altre analisi: "Come lo posso vedere se è infinito? Se è infinito non si vede". Ma quando una risposta viene formulata è appena "sufficientemente accettabile". Rimangono delle zone oscure, incomplete. 

A Valerio rimangono dubbi: chi è più ingenuo conclude più in fretta ma con meno profondità. Il processo verrà ripreso quando i bambini saranno cresciuti e la capacità di analisi critica sarà capace di elaborare formule e intenzioni più complesse.

Quindi non domande e risposte, ma domande, analisi e risposte che si completano con altre domande e il bambino si abitua a pensare e le conclusioni saranno sempre più "anche sue".

Nella comunità di ricerca catechistica c'è un elemento che va oltre l'analisi della "Filosofia per bambini" ed è l'elemento della Rivelazione. 

Mentre la filosofia può limitarsi a far pensare il cervello del bambino il quale può arrivare a nuove conclusioni con creative elaborazioni, la catechesi, dal canto suo, deve pur offrire delle risposte che il pensiero umano da solo non potrebbe raggiungere. 

Per esempio l'espressione "Gesù è il Figlio di Dio" non è una conclusione raggiungibile dal pensiero filosofico ma solo da una elaborazione teologica proveniente da una Rivelazione. Di questo si dovrà tener conto e non considerare la Rivelazione come una umiliazione del pensiero razionale bensì un completamento che ci proviene dall'Autore di ogni pensiero. 

Renato Rosso


CAPITOLO 1°


Jusi: "Questa mattina sono stata al catechismo e a dire il vero non avevo una chiara idea di che cosa fosse".

Andrea interrompe: "E adesso lo sai?".

"Un po' più di ieri. Mi avevano detto che è un'ora di scuola più bella delle altre.

Andrea: "Lo è stato?"

"Sì, penso di sì. Se vuoi puoi chiedere a tua mamma di venire e ci andremo insieme".

Andrea: "Ci penso, forse vengo".

Adelia dopo aver lasciato da parte il suo puzzle entra in scena: "Che cosa avete fatto in questa ora di scuola tutta speciale?".

E io dico: "Vi piacerebbe! Se volete ci venite anche voi, io non dico nulla. Come si fa a portare a casa un'ora di scuola? Voi sentireste solo me. E gli altri 26 bambini? E la catechista? E quando ci davamo la mano cantando?"

Marco intanto chiede: "La catechista vi ha parlato di Gesù?"

Jusi: "Ha detto che ce ne parlerà molto quest'anno". 

Sempre Marco: "Vi ha parlato di Dio?" e io gli ho detto: "Angela ha chiesto chi è questo Dio ma la catechista ha chiesto a noi se ne sapevamo qualcosa, ma nessuna risposta è venuta fuori, allora Lei ci ha detto: Ne parleremo durante l'anno. Non possiamo dire tutto il primo giorno". Poi io ho aggiunto: "Oggi quando abbiamo fatto la preghiera Lei ci ha detto che quando preghiamo parliamo con Dio, ma come possiamo parlare con Lui se non lo conosciamo?".

Valerio: "E perché noi Dio non lo vediamo mai? A casa mia non si prega mai, io non sono sicuro che proprio esista". 

La catechista domanda ancora: "Ci sono cose che esistono e non si vedono?".

Franca alza la mano: "Sì, il vento!".

E Valerio: "Io so che anche di giorno le stelle ci sono, ma non le possiamo vedere per la troppa luce del sole".

Elio: "C'è anche il cuore che non lo vediamo mai però lo sentiamo. Io quando corro lo sento".

Franca: "Anche il cervello non lo vediamo ma penso che lo abbiamo tutti, anche se un giorno la maestra mi ha detto che io il cervello non ce l'ho". Tutti abbiamo riso.

Poi io ho ancora detto: "Ma io sono sicura che Dio c'è".

E ancora Valerio mi ripeteva: "Ma come fai a saperlo?" e infatti io non sapevo dare nessuna risposta.


CAPITOLO 2°


Oggi Andrea, Adelia e Marco, che sono i miei amici del cortile, sono venuti anche loro all'ora di catechismo. Mia mamma ha telefonato prima alla catechista per sapere se si potevamo aggiungere altri tre e così siamo diventati 29. 

Abbiamo detto i nostri nomi e ci siamo presentati. Io ho detto che sono pittrice, poi mi sono corretta e ho detto che disegno molto. La catechista ha detto che si chiamava Rina, poi ha scelto un altro nome e adesso si chiama Maria, che è il nome della Mamma di Gesù.

Adelia ha chiesto se si può cambiare nome e ha pure domandato a me se voglio cambiare il mio e ho risposto che ci devo pensare. Potrei chiamarmi con un altro nome per qualche tempo e poi tornare ad essere Jusi. La signora Maria ci ha poi detto che tutti i nostri nomi sono quelli di grandi santi e sante, cioè amici per la pelle di Gesù. Questi sono i nostri protettori e noi cerchiamo di assomigliare un poco a loro: diventare anche noi molto amici di Gesù come lo sono stati loro.

Poi la signora Maria ha risposto e spiegato a Elio che cosa vuol dire che i santi sono nostri protettori e ci ha pure parlato un poco di come possiamo diventare amici di Gesù.

Poi io ho chiesto: "E il mio nome che Santo è?".

"Non è una Santa ci ha detto un grande santo, anzi il più grande dopo la madonna. Vedete io mi chiamo Maria ma se si vuole dare questo nome a un maschietto si può e lo si chiama Mario. Tu sei Jusi che è il nome di Giuseppe dato alle bambine. E' il nome del grande Santo che ha fatto da papà a Gesù".

Andrea chiede: "Perché ha detto che ha fatto da papà a Gesù? Vuol dire che il papà di Gesù era un altro?".

Marco chiede: "Chi era allora il papà di Gesù?".

La signora Maria si fa silenziosa, aspetta un momento forse per far capire che ha una risposta molto importante: "Il papà di Gesù è Dio stesso e la mamma è Maria. Dio poi ha chiesto a Giuseppe di allevare quel bambino come se fosse suo figlio".

Andrea dopo un momento conclude: "Sfido io che Gesù è importante se suo papà è Dio!".

Alfio dice: "Mio papà è solo un contadino, che differenza!".

La signora Maria dice: "Mio papà era fornaio".

Io, Adelia, Marco e Andrea diciamo come Alfio che i nostri papà sono contadini. Poi scopriamo che il papà di Carlo è meccanico, quello di Franca ha una salumeria, quello di Mario è autista di pullman che quando arriva ci segnala sempre che entro pochi minuti la scuola sarà finita. Poi Franca dice: "Ma Gesù che aveva un papà così importante ha poi finito di fare il falegname!".

"No - dice Carlo - ho visto delle immagini di Gesù con delle pecore e con un agnello in spalla, quindi certamente era pastore".

La signora Maria prende la parola e rimanda la spiegazione a un altro giorno, intanto dice di chiedere al papà e alla mamma se Gesù era falegname o pastore.


CAPITOLO 3°


Oggi siamo arrivati al catechismo con le nostre risposte, o meglio la nostra risposta, ma la signora Maria, che ci sorprende sempre, aveva preparato altro per noi e rimandato la nostra risposta a un altro giorno (Mi sembra che alla signora Maria interessino di più le domande che le risposte).

C'era su un tavolino un grande albero di Natale e Carlo ha subito detto: "Ma oggi non è Natale!" e la signora Maria: "Hai ragione, ma tutti sapete che cosa è un albero di Natale!".

"Sì, è un albero - dice Marco - carico di doni piccoli e generalmente sotto l'albero stanno i doni grandi". 

Franca: "E' un albero carico di luci e io dico: E' un albero di doni che papà e mamma fanno per i bambini", poi lentamente dicono quasi tutti con altre parole che è un albero di doni... di regali...

"Ebbene -dice la signora Maria - l'Albero di Natale che vedete è l'Albero di Natale con i doni che Dio, il papà di Gesù e suo Figlio, hanno dato o desiderano dare a noi".

Appese ai rami c'è un'infinità di scatolette colorate piccolissime, poi ce n'è una ventina di più grandi e nove che sembrano delle vere confezioni molto colorate ai piedi dell'albero.

Franca chiede: "Che cosa c'è dentro le scatolette?"

"Ci sono i nomi dei doni".

E Alfio: "Ma quando ce li dà questi doni?".

Marco: "Noi vogliamo dei doni veri, non solo i nomi".

Sì, tutti diciamo "vogliamo dei doni veri".

La signora Maria sorride e dice: "Certo qui ci sono i nomi di doni veri che voi avete già ricevuto, ma potreste non averli visti o non aver fatto caso più di tanto o li avete già dimenticati".

Cominciamo con i doni piccoli. Ne do uno a ciascuno di noi. Vi chiamo per nome, aprite e leggete forte la parola del nome.

Andrea apre e legge: "Fiumi".

La signora Maria aggiunge: "Cosa c'è nei fiumi?".

Adelia: "Acqua".

"E vi par poco l'acqua? Se i fiumi smettessero di esistere i laghi e mari seccherebbero, non ci sarebbero più né nuvole, né pioggia e il pianeta terra morirebbe".

Marco legge "Alberi". 

Carlo dice: "Ho letto sull'enciclopedia che se non ci fossero gli alberi, moriremmo tutti asfissiati".

"Che morte da topi!" sbotta Valerio.

"Che grande regalo" dice Franca.

Io apro poi la mia scatolina e tutti, uno per uno, leggiamo il nome del regalo: "cielo", "terra", "sole", "montagne", "luna", "oceani", "stelle", "luce", "uccelli", "pesci", "cani", "stelle e comete", "gatti", "leoni", "case", "vento", "barche"...

Tutti leggiamo e commentiamo per un'ora.


CAPITOLO 4°


Come sono arrivata in classe e ho visto l'albero di Natale, mi sono detta: "E chi pensava di aver ricevuto tanti doni così dal buon Dio!! Io non avevo mai detto grazie per questi regali".

La signora Maria ha poi tirato fuori dalla borsa delle caramelle e ce ne diede due ciascuno.

Tutti ringraziavamo e Lei ci chiese: "Vi piacciono? Siete contenti?" e tutti dicevamo di sì e ringraziavamo ancora. 

Alla fine di questo breve intervallo la catechista concluse: "Se siete contenti e mi ringraziate per due pezzi di zucchero pensate quanto dovreste essere contenti per aver ricevuto un sole, delle stelle e tutto ciò che vedete con i vostri occhi e quanto dovreste ringraziare chi ci ha regalato tutto questo. Qualcuno di voi ha pagato qualche monetina per affittare il sole tutti i giorni, o per affittare tutti gli uccelli, pesci e gli animali che corrono da ogni parte?"

Marco: "E' proprio vero! Abbiamo ricevuto tutto in regalo".

Valerio: "Quindi dovremmo concludere che Dio è qualcuno che ci ha fatto tanti regali".

Franca: "E quindi ci vuole tanto bene come mi dice spesso la mamma".

"Ma Lui non lo vediamo mai - conclude Valerio - Io ho quasi mai pensato a Dio, ma adesso mi viene un dubbio e sto pensando che potrebbe anche esistere. Se dei regali arrivano fino a noi, qualcuno dovrebbe pur mandarceli. Ma per quale ragione Dio non deve mai farsi vedere?".

La signora Maria ci viene in aiuto: "Vedete questa statua? Ebbene io non so chi l'ha fatta ma certamente qualcuno l'ha pur fatta e finita e adesso che è finita noi la possiamo vedere. Anche la lavagna è stata fatta e finita e noi la vediamo. Quando la statua era ancora polvere di gesso noi potevamo già vedere la statua?".

"No - dice Marco - ma potevamo immaginarla".

Alfio: "E' però un'altra cosa".

Valerio: "Però la statua che è finita e anche colorata la vediamo bene".

Maria: "Anche la casa è finita e così la vediamo".

E io aggiungo: "Allora noi vediamo tutto ciò che è finito!".

La signora Maria dice: "Marco, tocca dove la statua finisce" e Marco ha passato la mano sulla statua e ha detto: "Finisce qui".

E la signora Maria: "E per questo la vediamo. Franca, tocca dove finisce la lavagna" e Franca fa passare la mano sulla lavagna e dice "Finisce qui, qui e qui e per questo la vediamo".

Maria dice: "Valerio tocca dove finisce la porta" e lui ha toccato in diversi punti la porta e dice: "Finisce qui e noi vediamo quanto è grande e vediamo anche i suoi colori".

Poi Maria chiede a tutti: "Avete detto che Dio non lo vedete ed è vero. Io però mi domando: dove finisce Dio? Dove c'è la nostra scuola? Dio deve fermarsi fuori di questa casa? La casa può dire a Dio: Dove sono io tu non puoi venire? o la lavagna può dire a Dio: Dove sono io tu finisci di esistere e perché ci sono già io? Allora, Dio è solo fuori dalla scuola o anche dentro?".

Valerio: "Forse è fuori e anche dentro ma non lo so". 

Poi la signora Maria: "Allora qualcuno dice dove finisce Dio come la statua, o la lavagna o la sedia?"

Marco: "Se Dio è fuori e anche dentro allora non finisce mai".

Maria: "Hai detto bene, non finisce mai".

E Valerio: "Allora è per questo che non possiamo vederlo! Quindi anche se esiste ma non finisce mai, noi non possiamo vederlo".

La signora Maria: "Voi capite che noi vediamo solo le cose che sono fatte e finite mentre non possiamo vedere Dio anche se esiste perché non finisce in nessun luogo, non è fatto e finito, non è una cosa finita ma senza fine, non finisce mai, noi diciamo che è infinito".

E Franca: "Ma io non capisco come Dio può essere infinito". 

Maria aiuta: "Il nostro cervello non può capire perché è un oggetto finito e non può capire cioè non può contenere un altro essere che è infinito. Vi racconto una storia?"

C'era un bambino come voi che si domandava: "Non riesco a capire come Dio esiste se non lo vediamo mai. Come può essere infinito? Come può aver fatto tutte le cose se nessuno ha fatto Lui? Non capisco come Lui può esistere da sempre e non finire mai. Non capisco come... Non capisco come..." e si faceva tante domande su Dio mentre camminava sulla spiaggia di un oceano e là vide un bambino molto più piccolo di lui che giocava. Si avvicinò e vide che il piccolino aveva fatto un buco nella sabbia grande come un palmo della mano e con un guscio di noce prendeva l'acqua dall'oceano per metterla nel suo piccolo laghetto. Il bambino con la testa che gli fumava per le tante domande su Dio chiese al piccolino: 'Che fai?' e lui disse: 'Cerco di travasare l'oceano qui nel mio laghetto'. Il bambino più grande sorrise per un gioco tanto ingenuo. Quando poi questo bambino me lo raccontò - disse sempre Maria - gli ho detto: E tu oggi cerchi di fare la stessa cosa di quel piccolino: tu pretendi di far stare dentro il tuo cervello Dio che è molto più grande dell'oceano e di tutte le cose che vediamo?".

Poi ci sono state altre domande su Dio, e Maria non rispondeva più ma cercava di far rispondere noi. Abbiamo poi disegnato sul quaderno alcuni dei doni di cui avevamo parlato e scritto della poesie sul tema: "Se Dio ci fa tanti doni è perché ci vuol tanto bene".


CAPITOLO 5°


Prima di aprire gli altri doni, quelli più grandi, Marco dice: "Mia mamma mi ha detto che anche noi siamo figli di Dio".

"E' vero - dice la signora Maria - Adesso vi dico una parola difficile: noi siamo figli adottivi di Dio".

"Io so cosa vuol dire adottivi" interrompe Franca. "Io conosco un bambino, si chiama Francesco, ha un anno. I suoi genitori erano talmente poveri che non potevano nemmeno dargli da mangiare! I miei vicini lo hanno adottato. Avevano un figlio e adesso ne hanno due. Francesco è diventato come se fosse loro figlio e ha tutto quello che ha il figlio vero".

"E' proprio così - dice la signora Maria - i nostri genitori, su questa terra davanti a Dio sono tutti molto poveri. Chi ci può regalare un sole? Qualche migliaio di stelle? un oceano? una foresta e tutti quei doni che non abbiamo ancora aperto? Invece Dio ci ha adottati come figli suoi, siamo così diventati fratelli di Gesù e ogni giorno riceviamo un mondo di doni dal nostro papà Dio".

E Marco: "Certo siamo molto importanti".

Mi faccio avanti io: Signora Maria, continuiamo a vedere gli altri doni?".

"Certo. Apriamo le scatole più grandi e un altro giorno quelle proprio grandi grandi".

Leggiamo alcune parole: "occhi", "cervello", "fratelli e sorelle", "cuore", "mani e piedi", "mamma", "udito", "nonni", "papà".

"Cosa sono gli occhi?" chiede la signora Maria.

"Sono come una macchina fotografica", dice Andrea.

Valerio aggiunge: "E non c'è nemmeno bisogno del rullino fotografico, né di scheda, né di disco...".

E io aggiungo: "Ma alla fin fine io non capisco come con due occhi io posso vedere tutte le cose".

La signora Maria mi tranquillizzò dicendo: "E' quasi impossibile capire questo alla vostra età o almeno molto difficile, infatti, prima bisogna studiare molto bene tutte le parti dell'occhio e a che cosa servono, proprio come studierebbe un medico, ma alla fine rimane pur sempre difficile capire come ci possiamo portare tutto il mondo in casa nostra, cioè nel cervello senza nemmeno doverlo toccare con le dita".

Poi abbiamo parlato del "cervello". Quante cose abbiamo detto! E io ho imparato molte cose che non sapevo e già sentendo le domande dai miei amici spesso mi venivano alla mente delle risposte, ma prima non mi ero mai fermata tanto a pensare su questo organo, e non mi ero mai fatta tante domande. Così, alla fine di questo lungo pensare, abbiamo scoperto che il computer più perfetto che esiste era già stato inventato e costruito alcune centinaia di migliaia di anni fa ed è proprio il cervello fatto da Dio stesso che ce lo ha dato come regalo.


CAPITOLO 6°


Oggi abbiamo aperto un'altra scatola e la parola era "fratelli e sorelle". La maggior parte di noi ha detto che è il più bel regalo che abbiamo ricevuto, ma quando abbiamo aperto la scatoletta con il nome "mamma" ci siamo corretti tutti e abbiamo detto che quello è il dono più grande e tutti siamo stati d'accordo. A dire il vero non proprio tutti, perché Enrico, Alberto e Angela non hanno alzato la mano per dire che erano d'accordo. Solo Enrico ha poi aggiunto che per lui il nome più bello rimane "fratello", forse con il fratello si vogliono molto bene e non tanto con la mamma.

Andrea aveva la scatoletta con la parola "cuore". Quando ha letto quella parola è venuto fuori un pandemonio.

"Sì, il cuore è importante - dice Luca - perché se smette di battere un momento noi moriamo subito".

La signora Mariana aggiunge: "Lo sapete che in un anno dà oltre 32 milioni di battiti".

Andrea con il foglio in mano dice: "Per me è importante perché amiamo con il cuore".

"Sì - Franca aggiunge - spesso sento dire: ti amo con tutto il cuore".

Anche Valerio ed io siamo d'accordo.

Luca dice: "Sull'enciclopedia dei ragazzi c'è scritto che il cuore è una macchina perfettissima. Se è così una macchina come può amare!".

La signora Maria sorride ma non dice nulla.

Alfio: "Allora noi crediamo di amare con il cuore ma non è proprio così?".

Io ho chiesto: "Se non si ama con il cuore, con che cosa si ama?".

Silenzio. Maria sorride come chi sa la risposta perché ci ha già pensato prima, ma aspetta. Vuol farci pensare. Andrea, Franca e Marco ribadiscono che si ama con il cuore ma non sanno come. La signora Maria dice: "Faccio anch'io una domanda, ma non lasciatevi imbrogliare perché potrebbe essere un trucco".

"E se si amasse anche con altre parti del corpo o con tutto il corpo?".

Andrea dice: "I miei capelli e le unghie non sono capaci di amare". Io ho gridato quasi subito che forse si ama anche con altre parti del corpo.

Andrea ha specificato: "Quando voglio dire a mia mamma che la amo la abbraccio forte con le braccia, quindi le braccia e le mani sono importanti per amare".

Poi dice Franca: "La bacio sulla guancia" 

Andrea, che è ancora in piedi, continua: "Quindi la bocca e la guancia sono importanti per amare".

Si faceva quasi silenzio e io ho detto: "Con i piedi! Sì, perché io salto in braccio a mia mamma per abbracciarla. Come farei senza i piedi?".

La signora Maria aggiunge: "E gli occhi? Quando abbracciate la mamma li tenete aperti o chiusi?".

Adelia, senza alzare la mano: "Aperti, per poterla vedere bene! Ma quando la bacio, a pensarci bene, non so se li tengo aperti o chiusi. Forse li tengo chiusi".

Alcuni dicono "chiusi"; altri "aperti".

Anch'io mi sono trovata confusa e non so bene se quando bacio la mamma tengo gli occhi aperti o chiusi.

La signora Maria aggiunge: "Potreste anche tenerli chiusi per non vedere altro che sentire lei. Vedete quando usate il vostro corpo dovete fare attenzione a rendervi conto di quello che fate altrimenti potreste fare degli sbagli senza rendervi conto".

Valerio chiede un esempio per capire meglio e Maria aggiunge: "Se usi la bocca e lo stomaco, cioè il tuo corpo, per mangiare quattro gelati invece di uno puoi vomitare o fare una indigestione".

Valerio, che ha capito subito, aggiunge: "Se con le mie mani e i piedi salgo su un albero alto, senza pensare al pericolo, posso cadere e rompermi la testa".

Luca: "O se uso il mio corpo per tuffarmi in un luogo pericoloso, posso annegare".

Tutti abbiamo detto qualcosa su questo. 

Quando siamo usciti dalla classe io mi sono detta: "Appena arriverò a casa abbraccerò stretta stretta la mamma e la bacerò per capire e rendermi conto se tengo gli occhi chiusi o aperti".


CAPITOLO 7°


Abbiamo continuato a leggere i doni fino a quando abbiamo finito e li abbiamo commentati, con tante domande, finché arrivavamo a delle risposte soddisfacenti.


CAPITOLO 8°


"Ritorniamo al nostro Albero di Natale - ha detto la signora Maria - con i doni più importanti che il Signore Dio ha preparato per noi". Poi la catechista si è avvicinata alle confezioni colorate e cominciò ad aprirne una, dentro c'era una busta dorata e un foglio con una parola: "amore". Quando la catechista ha domandato se sapevamo cosa vuol dire, 29 mani si sono alzate.

Valerio ha cominciato: "Quando noi ci vogliamo bene questo è amore".

Ma subito Franca: "Quella io la chiamerei amicizia".

Marco: "Per me l'amore c'è quando uno è innamorato di un'altra e viceversa. Mio cugino è fidanzato con Ines e forse si sposeranno alla fine dell'anno. Essi si amano. Penso che quello sia l'amore".

Luca chiede: "Signora Maria, qual è la differenza tra amicizia e amore?".

Andrea dice: "Per me è la stessa cosa".

"No - dice Adelia - il cugino di Marco è amico di tutte le ragazze del suo paese ma è innamorato solo di Ines e sposerà solo lei".

Io ho detto: "Io voglio bene a tutte le mamme che conosco ma alla mia mamma io voglio bene in un altro modo, ma non so spiegare la differenza".

Flavio dice: "Io voglio bene a tutti i gatti, ma al mio voglio bene in un altro modo. Se vedo un gatto morto sulla strada dico: 'Poverino!' Ma se morisse il mio piangerei per una settimana".

Andrea chiede: "Allora si è amici di tanti e si ama davvero solo uno, cioè una sola mamma, un solo papà, una sola moglie, un solo marito".

Franca obiettò: "Se un papà e una mamma hanno cinque figli come fanno ad amarne solo uno?".

Silenzio.

Non ci sono mani alzate. La signora Maria viene in aiuto: "Per i genitori i cinque figli sono come fossero uno e li amano senza differenza. Forse il pensiero di Andrea è sulla strada giusta".

Valerio: "Finché ci sarà qualcuno che darà una risposta migliore".

Luca aggiunge: "Io amo mia sorella Milva in modo diverso da tutte le altre bambine con cui gioco".

Io ho alzato la mano e ho detto che una volta sono andata in chiesa e il prete aveva detto che dobbiamo amare tutti e certamente si sarà sbagliato.

Andrea, per difendere la sua tesi, ha aggiunto: "Certamente si è sbagliato".

Franca: "Signora Maria ci aiuti lei".

E lei: "Vedete, spesso usiamo la stessa parola per dire cose diverse. Vi dico una parola che capirete meglio più tardi: è la parola 'analogia'. Potremmo dire somiglianza. Faccio un esempio: 'Io amo la mia mamma e io amo il mio gatto'. Ma la stessa parola 'io amo' e la uso anche per il gatto per analogia, in realtà so che è diverso l'amore per il gatto e quello per la mamma".

Marco aggiunge: "Io amo la pianta di mele del mio giardino e amo il mio gatto. Penso che è un amore diverso".

Maria: "Bravo. Adesso per tornare a quello che ha sentito Jusi in chiesa, cioè che dobbiamo amare tutti è vero, ma dovremmo specificare e dire che dobbiamo amare tutte le bambine e tutti i bambini come se fossero dei nostri fratelli e sorelle; infatti, quando conosceremo meglio Gesù capiremo che Lui ci ama come se fossimo l'unico o l'unica al mondo: l'unico figlio, l'unica figlia, l'unica mamma, l'unico papà, ma questo lo vedremo meglio dopo".

Siamo poi andati avanti per tutta l'ora a parlare dell'AMORE: l'amore per il nostro pianeta terra che è tanto malato, l'amore per la scuola, l'amore per la nostra famiglia, l'amore per i nonni che sono come dei capi tribù e conoscono più cose di tutti e vogliono un gran bene ai bambini.

Abbiamo poi parlato dell'amore dei fratelli e delle sorelle, dei papà e delle mamme che quando si vogliono tanto bene Dio dà a loro i figli. Quindi se io sono nata è perché mio papà e mia mamma si sono amati tanto.

Quando poi abbiamo parlato dell'amore per Dio, che ci fa tanti regali e quindi ci ama tanto, Valerio ha detto: "Io però non capisco come posso amare uno se non lo vedo".

La signora Maria gli ha fatto poi ancora qualche domanda: "In questo momento tu vedi tua mamma?".

"No".

"Vedi tuo papà?".

"No".

"E li ami anche se non li vedi?".

"Sì, però so che ci sono".

"Se Dio c'è non sei ancora tanto sicuro vero?".

Poi c'è stato un po' di silenzio e abbiamo concluso con un canto.


CAPITOLO 9°


Oggi la signora Maria ha aperto l'altra confezione con il nome di un altro grande regalo di Dio: "Gioia".

Marco dice che lui ha la gioia quando attorno a lui tutti sono contenti.

Poi Andrea dice: "Quando canto e gli altri sono contenti anch'io ho la Gioia".

Franca: "Quando prendo un bel voto a scuola ho la Gioia".

Io poi ho detto: "Quando i miei amici giocano volentieri con me o mi chiamano per giocare con loro ho la Gioia". Io non l'ho detto, ma per amici intendo Andrea, Marco, Valerio e Carlo, poi anche Adelia che è mia vicina di casa, come Andrea e Marco.

Poi si aggiunsero frasi come: "Quando abbraccio la mamma", "Quando gioco con i miei fratelli e mia sorella", "Quando una bambina mi dice che mi vuole bene", "Quando mangio i gelati" e abbiamo continuato a dire che cos'è la gioia per noi, finché abbiamo riempito la lavagna.

La signora Maria che scriveva le nostre risposte alla lavagna, ad un certo punto ha detto: "Beh, certamente c'è differenza tra una gioia e un'altra, tra quando siete contenti perché mangiate il gelato o quando la mamma vi abbraccia stretti stretti, vero? Comunque la maggior parte delle vostre analisi fanno capire che avete la gioia quando gli altri vi amano e quando voi amate gli altri. Potremo dire che chi ha il dono dell'Amore ha anche quello della Gioia".

Poi abbiamo aperto la confezione con il nome "Pace".

Valerio continuando quello che aveva detto la signora Maria ha subito aggiunto: "Se abbiamo l'amore e la gioia abbiamo anche la pace".

Franca: "La pace c'è quando finisce la guerra".

Marco: "Io non penso che ci voglia la guerra per amare la pace".

Carlo: "Io non ho mai fatto la guerra eppure sono amico di tutti, sono in Pace con tutti".

Franca: "Come fai a fare la pace se prima non hai bisticciato?".

Carlo: "Se non bisticcio mai, sono sempre in pace".

Valerio ripete in altre parole quello che aveva già detto prima: "Se voglio bene a qualcuno o gli altri mi vogliono bene io sono contento e ho la pace".

Alfio: "Se aiuto il papà o la mamma o qualcun altro mi fa contento, posso dire che mi da come una pace".

Così abbiamo riempito un'altra volta la lavagna.


CAPITOLO 10°


Nella lezione di oggi abbiamo aperto altre confezioni: "Pazienza".

Franca, come ha sentito la parola, ha subito detto: "Io non ho la pazienza".

Poi io aggiungo che ne ho poca anch'io.

Marco dice: "Io penso di essere abbastanza paziente: a volte vorrei fare i compiti in dieci minuti e andare a giocare invece impiego anche due ore".

Marco dice: "Devi pur fare i conti con la tua intelligenza, la tua memoria e, di conseguenza, saper aspettare e impiegare il tempo necessario".

Valerio: " Penso che tutti noi che veniamo a scuola siamo abbastanza pazienti: la scuola è anche bella ma a volte è anche faticosa e se non fossimo pazienti scapperemmo dopo mezz'ora e non faremmo tutte le ore che facciamo".

Franca insiste: "Io non ho questo dono e non mi piace proprio. Spesso sembro paziente, ma lo sono per forza, perché non posso farne a meno".

Valerio: "Forse non ti piace ma non puoi dire di non essere paziente almeno un poco, perché se ti alzi presto la mattina per venire a scuola, lavori tutto il giorno con noi e come noi non puoi dire di non avere della pazienza. Quando prendi un voto brutto stai anche tu a testa bassa e mica strappi subito il quaderno. Quando qualcuno ti prende in giro o ti fa un dispetto mica gli salti subito addosso come una tigre. Aspetti anche tu".

Franca: "Quindi pensi che anch'io ho della pazienza?".

Carlo: "Sto pensando una cosa: se non abbiamo il dono dell'Amore peggio per noi, se non abbiamo la Gioia peggio per noi, se non abbiamo la Pace peggio per noi, e se non abbiamo la Pazienza peggio per noi".

Io ho ancora detto: "Sono proprio dei grandi doni e non possiamo farne a meno".

Poi abbiamo aperto le confezioni con i doni: "Benevolenza", "Bontà", "Fedeltà", "Mitezza", "Dominio di sé" e li abbiamo commentati tutti.

In queste due settimane, a casa abbiamo fatto una pagina di disegno per ogni dono e abbiamo fatto una poesia o un canto per ogni dono.

La signora Maria ha pure chiamato questi doni con il nome: "Frutti dello Spirito".

Io non ho capito bene quelle parole ma la signora Maria ci ha già fatto capire che se riceviamo in noi lo Spirito di Dio, Dio ci cambia la vita e diventiamo come un albero che porta dei frutti nuovi. Quali? L'Amore, la Gioia, la Pace, la Pazienza, la Benevolenza, la Bontà, la Fedeltà, la Mitezza, il Dominio di sé.


CAPITOLO 11°


La signora Maria ci ha chiesto: "Quanto tempo fa abbiamo iniziato questa 'Comunità di Ricerca' che chiamiamo anche Catechismo ma sarebbe meglio chiamarla 'Comunità di ricerca catechistica'?"

Abbiamo contato "tre mesi" e per cominciare il lavoro ha domandato: "Che cosa vi è rimasto di importante nel cuore?".

Valerio: "Io penso che quasi certamente Dio c'è.".

Franca: "Dio ci ha fatto tanti regali".

Io ho detto: "Perché ci vuole molto bene".

Marco: "Quando preghiamo dobbiamo dire grazie al Signore Dio".

Marco: "Dio è grande e non finisce mai e tutto quello che vediamo ce lo ha dato Lui; anche quello che non vediamo ce lo ha dato Lui, come il vento e le cose distanti, e ancora l'Amore, la Gioia, la Pace e la Bontà".

Alfio: "E' molto bello essere buoni".

Carlo: "E' bello fare qualcosa per aiutare gli altri".

Alfio: "Quest'anno ho sentito che Dio è nostro papà e noi siamo come fratelli di Gesù".

Franca: "Un fatto importante è che noi vediamo solo le cose finite".

Marco: "Dio non è una cosa fatta e finita, ma è senza fine, è infinito e per questo non lo possiamo vedere".

Carlo: "Ho capito che non possiamo capire tutto Dio perché il nostro cervello è piccolo".

Infine abbiamo riempito la lavagna di frasi per dire ciò che in questi mesi abbiamo pensato, ricercato e scoperto. Finito questo lavoro abbiamo iniziato a disegnare quello che abbiamo scritto sulla lavagna: ciascuno ha iniziato a disegnare quello che ha scritto e adesso lo terminiamo a casa. Dobbiamo pure fare un canto su quella frase. Chissà come farà Marco a disegnare che Dio è infinito, forse lascerà tutta la pagina bianca. E così abbiamo concluso la prima parte del nostro lavoro di ricerca catechistica.

Prima di finire debbo pur dire che un momento fa è venuta Adelia alla quale qualche volta leggo queste pagine e lei mi ha detto: "Nella Comunità di ricerca catechistica siamo in 29 più la signora Maria e tu riporti le domande e le riflessioni di 5 o 6 di noi solamente. Come mai?".

E io ho detto: "Hai ragione, infatti non è vero che parlino solo questi ma io sento o ricordo particolarmente le parole di coloro che sono miei amici o amiche. Gli altri li sento, ma quando devo ricordare la lezione mi tornano alla memoria gli amici, ma devo sforzarmi di aumentare l'attenzione anche agli altri, o dovrò cercare di diventare più amica anche degli altri, così mi ritorneranno più facilmente alla memoria".


CAPITOLO 12°


La signora Maria ci ha detto che oggi iniziamo una ricerca sulla bellezza, sulla meraviglia, sull'incanto per conoscere qualcosa di più di questo Dio che ci offre tanti doni e se sono tanto belle le cose che fa per noi, quanto più bello sarà Lui stesso. La signora Maria ci ha dato mezz'ora per uscire dalla classe e cercare delle cose belle, le più belle che troviamo. In un momento siamo spariti tutti lungo le tre strade principali, i sentieri, vicino al ruscello, nei cortili delle nostre case.

Tutti ci chiedevano che cosa cercavamo e noi: "Delle cose belle".

Dopo dieci minuti quattro di noi ci siamo seduti a pensare che cosa potesse essere così bello da far vincere la gara.

Dopo mezz'ora suonò il campanello e tutti arrivammo con tutti i tipi di fiori: c'erano margherite, primule, viole, dalie e gerani, presi ovviamente nel giardino di casa. Stavamo per accordarci nel dare il primo premio a un mazzetto di diversi fiori bellissimi che Alda aveva composto quando io mostrai un bicchiere d'acqua che la signora Maria apprezzò molto.

Andrea, uno dei quattro che si erano seduti a pensare, tirò fuori da un cartoccio un uovo caldo di gallina. Era andato a prenderlo a casa sotto la chioccia che stava covando e con un grande sorriso di soddisfazione, mostrando la sua ... disse: "Qui dentro c'è un pulcino". E tutti spostammo il nostro giudizio su questa meraviglia più complessa. Marco, che aveva una grossa scatola e non l'aveva ancora aperta, quando fu il suo turno: c'era dentro un piccolo gattino che stava nelle due mani e tutti dicemmo: "Sì, il gatto vince".

La signora Maria ci fece notare gli occhi che possono vedere (avevamo già parlato degli occhi come una complessa macchina fotografica), poi le orecchie, la testa che contiene quel meraviglioso computer già negli animali, finché Valerio chiese alla signora Maria se gli concedeva ancora cinque o sei minuti perché la sua cosa non era ancora pronta (era una mezza bugia, perché pensò a quella cosa quando vide il gatto).

La signora Maria chiede a tutti se eravamo disposti a concedere ancora questo supplemento di tempo e, a dire il vero, la nostra curiosità era più forte del voler vincere, e quindi tutti gli abbiamo dato il consenso.

Valerio sparì e la signora Maria ci fece contemplare quell'uovo e ci aiutò a vedere con occhi nuovi là dentro la meraviglia di quel pulcino e ancora i fiori più colorati, ma anche quelli più umili: erano tutti un incanto.

Valerio bussò alla porta e dietro di lui c'era anche la mamma e Valerio teneva stretta tra le mani una meraviglia senza confronto: la sorellina di pochi mesi. Tutti scoppiammo in un applauso. Quella non era una bambola ma una bambina vera. Appena tornò il silenzio, che si fece aspettare un poco, la signora Maria si mise in mezzo a tutte quelle meraviglie e disse: "Tutte queste cose sono state fatte a mano dal grande Artista che si chiama Dio. Nessuno di noi sa fare un fiore. I fiori di seta sì, li facciamo anche noi, ma sono un'altra cosa. Quale ingegnere oserebbe progettare un uovo con dentro un pulcino vivo? E un gattino e questa meravigliosa bambina! Tutti non solo dipinti o scolpiti a mano da Dio ma costruiti in tutte le fibre più nascoste di queste meraviglie".

Alla fine la signora Maria ci fece mettere, due a due, per guardarci negli occhi in silenzio e contemplare quanto siamo belli.

A conclusione di tutto la signora Maria disse a Valerio: "E' vero che tu hai portato la cosa più bella, ma non avresti pensato tale meraviglia se non avessi visto il gattino di Marco e l'uovo che ci ha portato Andrea e il bicchiere d'acqua di Jusi e i fiori dei tuoi compagni".

Tutti eravamo in attesa del giudizio e lei disse: "In questo caso bisogna dire che in 29 avete avuto tutti il primo premio". E ci fu un grido di gioia che ci siamo portati dentro fino a casa.


CAPITOLO 13°


La signora Maria arrivò oggi con un lungo ago a scuola e chiese: "In quest'aria noi ci muoviamo, respiriamo e riusciamo a vedere a distanza ma c'è un mondo di fiaba che noi non vediamo ma sappiamo che esiste. Noi parliamo con i nostri telefoni e se parliamo tanto facilmente con amici a distanza di migliaia di chilometri, ci deve pur essere qualcosa di meraviglioso che ci collega, vero?".

E subito Marco disse: "Sì, le onde".

E Maria: "Le avete già viste?".

Valerio: "Ma sappiamo che esistono, l'insegnante ce ne ha parlato".

Maria: "Ebbene, avete idea quante migliaia di messaggi arrivano su onde diverse e invisibili alla punta di questo ago?".

Silenzio.

"Passano tutte qui e noi abbiamo bisogno solo di una macchina tipo telefonino, radio o televisione che scelga un messaggio per volta: può essere la trasmissione X, il film Y o la telefonata di un amico/a. Cercate, per un momento, di visualizzare le migliaia di queste onde che passano per la punta di questo ago! Immagini, numeriche e parole, tutto arriva qui. Non è meraviglioso?".

Noi rischiamo di fare la telefonata senza pensare a che cosa ci sta dietro a quel telefono. 

Andrea: "Ma che cosa sono veramente le onde?".

Franca: "Se si chiamano onde assomigliano un poco alle onde del mare".

Marco: "Con la differenza che quelle del mare, essendo sull'acqua che è pesante, vanno adagio e invece le onde nell'etere sono velocissime".

Luca dice quello che ha letto sull'enciclopedia e continuiamo a parlare di questa meraviglia.


CAPITOLO 14°


Oggi la signora Maria ci ha fatto aprire e chiudere le ante della finestra per capire che la luce è un corpo, potremmo dire un oggetto al punto che non può passare attraverso un corpo solido. Abbiamo messo insieme tutte le notizie che avevamo sulla luce: "Viaggia a 300.000 chilometri al secondo e dal sole alla terra impiega 8 minuti, ma ci sono stelle la cui luce impiega un'ora per arrivare sulla terra, oltre un giorno tanto sono lontane e oltre un anno che si chiama un anno luce e oltre centinaia di anni luce e oltre ancora milioni di anni luce. Queste cose le avevamo già studiate a scuola, ma la signora Maria ci ha fatto fermare e pensare a questa meraviglia, alle distanze delle Galassie che roteano a velocità vertiginose come danzando in tutto l'universo.

Matteo ha poi ricordato che è la luce che fa vedere ogni cosa altrimenti vivremmo al buio assoluto e Giacinta ha pure detto che la luce fa vedere tutti i colori, infatti poi la signora Maria ha acceso una candela con le ante chiuse e noi vedevamo gli oggetti ma la luce non era sufficiente per far vedere tutti i colori.

Poi la signora Maria apriva appena le ante e le richiudeva così ci rendevamo conto che è proprio la luce a darci i colori.

A me è venuto persino mal di testa a pensare alla luce.

Poi ciascuno su una grande pagina ha cercato di dipingere la luce. 


CAPITOLO 15°


Oggi la signora Maria ha portato due scatolette da gioielleria e ci disse che una ce la apriva in quanto l'altra avremmo dovuto indovinare quello che c'era dentro.

Nella prima c'era un sassolino e ci chiese perché potesse essere così prezioso. Abbiamo provato a dare alcune risposte poi lei ci disse: "Non potrebbe essere una Galassia in miniatura?". A quel punto ha risvegliato in noi tutto ciò che sapevano sulle molecole composte da atomi che dovrebbero essere le parti indivisibili. Uno aggiungeva che negli atomi ci sono i protoni, altri hanno ricordato anche i neutroni che probabilmente in orbita circolano a velocità oltre l'immaginazione attorno al nucleo.

Marco ha detto: "Nel sassolino ce ne sono dei milioni di atomi".

Carlo ha aggiunto: "Nel sassolino ci sono come tanti pianeti, satelliti, stelle, proprio come in una grande Galassia e tutto in movimento".

Io mi ero fermata a pensare a quanto è bello e prezioso un sassolino che calpesto tutti i giorni.

Poi la signora Maria ci ha detto che dovevamo indovinare ciò che c'era nell'altra scatola. Ci raccontò che in uno dei suoi viaggi aveva visto il più grande diamante del mondo e ci mostrò con le mani come era grande, poi ci disse: "Dentro questa scatoletta c'è un oggetto che è molto più prezioso del diamante"; iniziammo i primi tentativi di risposta.

Poi Carlo disse: "Un giorno ero in Chiesa e il parroco disse che un solo versetto della Bibbia è più prezioso di tutto l'oro e l'argento, quindi io penso che ci sia un versetto della Bibbia scritto lì nella scatoletta".

La signora Maria disse: "Quello che dici è vero però tu ti riferisci a un pensiero che è prezioso, non un oggetto materiale, solido proprio come un sasso".

Valerio disse: "Una fotografia di una parte dell'universo".

Maria aggiunse: "Il tuo è già un bel pensiero ma qui dentro c'è un oggetto reale non solo la foto dell'oggetto".

Aldo ha detto: "Ci sono dentro due centimetri cubi di etere attraverso cui passano un'infinità di onde".

La signora Maria aveva apprezzato quella risposta e detto: "Non sei molto distante, ma non è ancora l'oggetto in questione" e concluse: "Vi lascio con la curiosità nel cervello e se volete ne potete parlare a casa, chissà che domani non arriviate con la risposta".

Poi abbiamo fatto canti e tutti abbiamo disegnato il sassolino.


CAPITOLO 16° 


Prima di aprire la scatoletta magica mostrò un chicco di granoturco e chiede: "Secondo voi cosa c'è dentro questo seme?".

Varie risposte e domande.

Poi Valerio: "Tutte le piante di granoturco".

E Carlo: "Sì, c'è dentro tutta la pianta, il fiore che viene su in cima e la pannocchia con tutti i nuovi chicchi".

Franca: "Ma c'è proprio tutto lì dentro?".

Valerio: "No, non c'è tutto, anzi non c'è ancora nulla però questo seme è come una macchina che dalla terra seleziona tutto ciò di cui ha bisogno per fare una pianta di meliga".

Io dico: "Allora possiamo pensare un chicco di meliga e uno di grano, vicini nella stessa terra e uno, dopo aver messo le prime radici, succhia tutto il necessario per fare una pianta di granoturco e l'altro succhia tutto il necessario per fare una pianta e poi una spiga di grano".

La signora Maria dice: "Quindi la pannocchia e la spiga di grano erano nella terra".

Andrea: "Certo che erano nella terra! Ma allora tutto quello che mangiamo è come se fosse di terra, è solo di terra selezionata?".

La signora Maria: "E quando mangiamo tutti i frutti che sono di terra diventano anche parti del nostro corpo?".

Franca: "Non sono sicura".

Marco: "Allora anche noi siamo fatti, o meglio come se fossimo fatti di terra".

La signora Maria: "Allora la terra è veramente preziosa?".

Abbiamo detto tutti di sì.

Poi la signora Maria ha detto: "Se prendiamo una manciata di terra e se metto dentro il seme di qualunque fiore che esiste al mondo, voi pensate che da questa terra può nascere e crescere qualunque fiore?".

In coro tutti abbiamo detto: "Sì".

Ha continuato la signora Maria: "E se mettessimo uno o due semi in una manciata di diamanti..." e non è riuscita a finire la frase che tutti abbiamo gridato la risposta al grande mistero.

Io penso che sia stato primo Andrea a dire: "Nella scatoletta c'è della terra", ma anch'io l'ho subito detto e lo hanno detto tutti.

Poi abbiamo fatto il canto: "Grazie Signore per tutte le creature" mentre la signora Maria apriva la scatoletta.

Alla fine ha detto: "Infatti, se domani un mago con una bacchetta magica trasformasse la terra in un grande diamante sarebbe la più grande disgrazia e la terra sarebbe morta". 

Abbiamo poi disegnato la terra.

Io, per fare quel disegno, ho riempito la pagina di tutti i fiori e frutti che ero capace di disegnare.


CAPITOLO 17°


La signora Maria chiese a Valerio: "Che ne pensi di Dio?" 

Valerio: "Penso proprio che esista altrimenti non riuscirei a capire nulla".

Marco: "E nemmeno a pensare".

Franca: "E nemmeno a fare la Comunità di ricerca catechistica".

Poi la signora Maria ha detto che avremmo iniziato a leggere alcuni racconti di Gesù che usava per aiutare le persone a pensare e a trovare strade nuove da percorrere nella loro vita. Iniziò con questa storia.

La storia del giovane figlio prodigo ci parla di uno che vuole divertirsi ma che a un certo punto della vita si ferma a pensare. E da quando comincia a pensare la sua vita cambia. Tutto fa supporre che se non si fosse fermato a pensare sarebbe morto di fame e di tristezza.

Un padre aveva due figli e dovendo parlare molto di questo giovane prodigo gli diamo un nome e lo chiamiamo Agostino. Può un disonesto decidere di diventare onesto?


- Uno che è stato molti anni cattivo può diventare buono?

- Quando uno decide di fare una cosa vuol dire che pensa che quella azione sia buona?

- Uno può pensare che quello che fa è sbagliato e farlo ugualmente?

- Il giovane che lascia la casa significa che lui non è d'accordo con le idee di suo padre?

- Il giovane che va via può darsi che vada d'accordo con le idee del Padre ma che non abbia voglia di metterle in pratica?

- Può essere piacevole fare cose sbagliate? Fai degli esempi.

- Cosa vuol dire Prodigo? Uno che è molto buono? Uno che è molto cattivo? Uno che ha l'abitudine di spendere tutto quello che ha? Uno pentito di quello che ha fatto?

- Ci può essere un uomo prodigo buono e anche un uomo prodigo cattivo?

- La storia del figlio ci dice quanti fratelli e sorelle erano in quella casa paterna?

- La storia dice che almeno due fratelli erano in quella casa?

- La storia dice che il figlio che scappò di casa bisticciava spesso con suo padre o suo fratello?

- La storia ci vuol dire che il figlio scappato di casa era tutto e solo malvagio o c'era in lui anche del buono?

- Il fratello che resta a casa era proprio buono o sembrava solo buono?

- Il figlio fuori casa cosa vuole dalla vita?

- Il giovane prodigo, mentre si diverte, prende del tempo per pensare?

- Il giovane aveva delle ragioni per andarsene da casa? Il racconto lo dice o no?

- Il giovane che se ne va aveva delle esigenze che suo fratello non aveva?

- Quando il giovane se ne andò pensava di fare carriera e guadagnare tanti soldi e poi tornare eventualmente ricco? Il racconto lo dice?

- Un giovane mentre se ne va ha dei grandi sogni? Il giovane mentre se ne va ha in mente dei progetti umanitari e cioè fare del bene per gli altri?

- Mentre se ne va, vero che qualche lacrima gli viene lasciando casa? Il racconto lo fa capire?

- I soldi danno molta sicurezza a questo giovane che se ne va? Il testo lo lascia capire.

- Coloro che hanno molti soldi da spendere generalmente sono contenti?

- Il giovane, mentre spende e spreca i soldi, è contento? Il testo lo fa capire?

- Il giovane prodigo come si diverte? Bevendo e ubriacandosi, giocando i soldi che ha, usando droghe leggere o pesanti, divertendosi con prostitute comprando cose che non sono necessarie, pagando da mangiare e da bere agli amici, divertendosi con gli amici? Il testo sottolinea alcuni di questi divertimenti?

- In questi anni di feste il giovane prodigo è felice? Il testo lo fa capire? Quando uno si diverte e fa festa è sempre felice?

- Uno che lavora e fatica tutti i giorni è una persona triste?

- Hai conosciuto delle persone che cercano solo di divertirsi e sono tristi?

- Conosci persone che lavorano e faticano tutti i giorni e sono felici?

- Vedi quali di queste risposte è la più giusta secondo te?

• Agostino mentre si diverte certamente è felice.

• Io penso che Agostino, mentre si diverte, possa essere felice.

• Se Agostino non fosse felice mentre si diverte non continuerebbe a farlo.

- Conosci qualcuno che si diverte e gioca per delle ragioni che non sono la gioia?

- Un giorno Agostino potrebbe rendersi conto di aver sbagliato lasciando la famiglia e buttarsi nel gioco, nella droga e nel piacere solo per dimenticare la sua situazione? In questo caso sarebbe ugualmente un uomo felice?

- Agostino entra in miseria perché ha speso tutto nelle sue feste o perché è venuta la carestia in quel paese? O per qualche altra ragione?

- Agostino decide di mettersi a lavorare o è forzato a farlo se non vuol morire di fame?

- Agostino mangia le ghiande destinate ai porci?

- Ad Agostino piacciono le ghiande o vorrebbe mangiarle?

- Agostino in questa situazione vorrebbe assomigliare ai maiali in qualcosa?

- Agostino comincia a pensare che ha sbagliato qualcosa?

- Agostino comincia a pensare che ha sbagliato tutto?

- Comincia a pensare a suo padre che forse lo aspetta?

- Comincia a pensare a suo fratello che da tanto tempo non vede più.

- In questo momento Agostino pensa solo che ha fame e che a casa di suo padre i servi hanno molto più di lui?

- Che cosa decide Agostino?

• Restituire i soldi sprecati a suo padre e restituirli con il proprio lavoro?

• Farsi perdonare da suo padre?

• Fare pace con il fratello?

• Cercare un posto di lavoro per avere qualcosa da mangiare in più?

• Decide di andare a fare il servo in casa di suo padre perché adesso non ha più nessun diritto come figlio?

• Cercare di farsi riammettere a casa di suo padre come prima?

Il testo del Vangelo è d'accordo con qualcuna di queste domande-risposte?

Il padre di Agostino mentre il figlio è lontano che cosa pensa?

- Pensa che suo figlio non tornerà mai più?

- Pensa che certamente tornerà e chiederà perdono?

- Pensa che certamente non tornerà più, che è come un figlio morto, ma di tanto in tanto guarda verso la strada pensando quanto sarebbe bello se lo vedesse tornare?

- Pensa che suo figlio abbia sbagliato talmente tanto a lasciare la famiglia che non avrà la forza di tornare?

- Pensa che tutto sommato sia meglio così: piuttosto di avere in casa un figlio delinquente è meglio non averlo?

- Pensa che lo riaccoglierebbe solo se sapesse per certo che è cambiato ed è diventato bravo?

Il testo del Vangelo è d'accordo con qualcuna di queste domande-risposte?

- Agostino appena arriva a casa chiede perdono a suo padre?

- Agostino arrivando decide di essere nuovamente considerato come figlio?

- Agostino dimostra di essere pentito di ciò che ha fatto e che se tornasse indietro non lo farebbe più?

- Agostino dice che non è mai stato felice fuori e lontano da casa?

- Agostino dice di sapere che non potrà più essere considerato come figlio?

- Agostino chiede solo un posto di lavoro per poter mangiare?

- Agostino, nel suo cuore, pensa che il padre lo perdonerà, lo riceverà in casa come figlio e tutto sarà come prima?

- Agostino non si aspetta nulla, ma solo un lavoro e da mangiare?

- Agostino arrivando dimostra con parole o segni che vuole tanto bene a suo padre?

- Agostino dice: "Padre ho sbagliato contro Dio e contro te, perdonami, non lo farò mai più?

- Agostino riconosce solo che ha sbagliato e non promette nulla?

- Il padre adesso ha capito che suo figlio è diventato buono, per questo lo ammette in casa come prima?

- Il padre non sa nulla del figlio Agostino, non sa se è cambiato o se è come prima, sa solo che è vivo e per questo fa festa?

- Agostino tornando a casa ha fatto un grande gesto di umiltà o è stato spinto solo dalla fame?

- Il padre fa dei regali ad Agostino perché tornando se li è meritati?

- Se non si fosse meritato quei regali, il padre dandoglieli avrebbe fatto un'ingiustizia nei confronti dell'altro figlio che è sempre stato fedele?

- Il fratello di Agostino, sentendo la musica e vedendo la festa è stato contento pure lui?

- Non a parole ma con dei gesti ha dimostrato di essere in fondo contento di vedere il fratello tornato?

- Il fratello di Agostino è veramente arrabbiato con Agostino?

- Il fratello di Agostino è arrabbiato perché questo delinquente ha osato tornare a casa?

- Il fratello di Agostino è arrabbiato perché se il fratello è accolto la proprietà di famiglia che adesso era tutta sua dovrà essere nuovamente divisa?

- Il fratello di Agostino non è arrabbiato particolarmente con il fratello ma con suo padre?

- E' arrabbiato perché suo padre non si è comportato secondo la legge di giustizia?

- Il fratello di Agostino è arrabbiato perché il Padre ha sempre voluto più bene ad Agostino?

- E' arrabbiato perché non ha dato dei regali ai figli in base a quello che i due figli hanno meritato?

- Il fratello di Agostino è arrabbiato perché lui pensa che essendo sempre stato buono, onesto, fedele, dovrebbe meritare più del fratello che è stato disonesto e infedele?

- Il padre vuole più bene ad Agostino o al fratello di Agostino?

- Il padre vuole bene a tutti e due?

- Perché il padre sembra che dia di più a uno e meno all'altro?

- Hai sentito qualche volta in casa tua espressioni come questa: "Guarda, io non ho mai fatto nulla di male, sono onesto, faccio del bene a tutti e guarda quante disgrazie mi capitano! Vedi quell'altro, è cattivo, non prega mai, è peggio di tutti e gli va tutto bene!"? Vuoi leggere la storia del Fariseo e del Pubblicano..... e ancora il racconto dei lavoratori dell'ultima ora?


La pecora perduta

- La pecora che si è persa era cattiva e le 99 rimaste al loro posto certamente erano buone?

- La pecora che si è persa era solo distratta?

- Se fosse stata ubbidiente al pastore certamente non si sarebbe persa?

- La pecora che si è persa era buona come le altre senza differenze?

- Il racconto di Gesù dice che quella pecora era comunque di indole ribelle?

- Il testo fa capire che era una pecora testarda?

- Il testo dice solo che si era persa?

- Potrebbe essersi persa per accudire il suo piccolo agnellino che non poteva andare al passo delle altre pecore?

- Indipendentemente dalle cause era comunque una pecora che si era perduta?

- Il pastore è arrabbiato con la pecora che gli fa perdere un gran tempo per andarla a cercare?

- Il pastore trova quasi subito la pecora perché era nelle vicinanze o impiega molto tempo prima di trovarla? Il testo lo dice?

- La pecora con i suoi belati chiede aiuto al pastore? La pecora in qualche modo fa capire al pastore di voler tornare con le altre? Il testo lo dice?

- Il pastore chiede alla pecora se vuole tornare, se vuole essere salvata, se vuol essere riportata a vivere con le altre o se vuole morire di fame, di sete e di solitudine? Il pastore tutto felice la prende e la riporta con le altre solo perché lui sa che la pecora morirebbe da sola?

- Quando il pastore arriva fa festa:

• fa festa perché ha capito che la pecora non aveva nessuna colpa?

• fa festa perché la pecora dimostra di essere molto contenta?

• fa festa perché il pastore vuole molto bene alle sue pecore e per lui una pecora persa era una grande sofferenza?

- Non sarebbe stato meglio di fronte alle 99 pecore prendere la pecora persa e darle una buona dose di bastonate per far capire almeno alle altre che devono fare molta attenzione al pastore e non rischiare di perdersi come lei?

- Se il pastore avesse picchiato bene la pecora persa, le altre 99 avrebbero potuto capire che il pastore ama tanto le sue pecore?

- Nel racconto, alla fine, si parla di un peccatore pentito per il quale si fa una grande festa. Questa espressione è messa in relazione con la pecora perduta? Se è così il pastore fa festa perché riconosce la pecora innocente o perché, nonostante abbia sbagliato, il pastore la ama e la perdona?

- Il pastore fa festa solo perché la pecora che ama è stata trovata ed è viva o per qualche altra ragione?

- Nella tua famiglia o tra i parenti o vicini ti è capitato di vedere qualche storia simile a questa?


La moneta persa

- Il figlio prodigo forse aveva fatto dei grossi sbagli. Le pecora perduta anche a suo modo si è comportata in modo sbagliato. La moneta persa che male ha fatto?

- Anche se la moneta non ha la colpa, possiamo dire che è nel posto sbagliato?


Lc 10,25

Il buon Samaritano

Ricordiamo appena che i Samaritani sono generalmente considerati i peggiori nemici dei Giudei. E l'uomo picchiato è un Giudeo.

- L'uomo che è stato picchiato e lasciato a terra mezzo morto dai ladri è un uomo ricco? E' un uomo povero? E' un uomo buono? E' un uomo cattivo? E' uno che attaccato .... si è difeso per cui ha finito di prendere ancora più botte? O è un uomo buono che non ha nemmeno vagito? I ladri lo hanno picchiato perché aveva tanti soldi? O i ladri lo hanno massacrato perché lui, spaventato, li ha attaccati prima e con violenza e i ladri, per non rischiare di essere uccisi, lo hanno massacrato quasi a morte?

O non sappiamo perché è stato picchiato?

Siamo comunque sicuri che è stato picchiato quasi a morte?

Il sacerdote che è passato per quella strada dopo l'incidente e non soccorse l'uomo ferito, potrebbe non averlo visto?

Potrebbe averlo visto ma senza pensare che fosse così grave? Oppure lo ha proprio guardato e visto in che stato era, ma non si è fermato ed è andato per la sua strada?

Un secondo uomo (un levita) non si è fermato, perché? Perché ha capito che quell'uomo mezzo morto era un delinquente? O perché era un suo nemico e quindi non lo ha soccorso? O perché proprio non aveva tempo? O è stato pigro? O noi non sappiamo perché non si è fermato?

Il Samaritano, nemico dei giudei come l'uomo massacrato si è fermato per qualche di queste ragioni: perché ha capito che il moribondo era certamente innocente? O non si è accorto che era un giudeo quindi suo nemico? O ha pensato che, essendo ricco, quell'uomo, dopo essere stato soccorso, certamente lo avrebbe ricompensato cento volte tanto per avergli salvato la vita? O ha pensato che se non lo avesse soccorso le autorità avrebbero potuto punirlo per non aver soccorso uno in grave necessità? O perché ha pensato che non facendo nulla per lui ed essendo passato di lì avrebbe potuto essere accusato come quello che lo ha mancato e lasciato mezzo morto? O lo ha soccorso solo per pietà, o potremmo dire perché ha avuto una grande compassione per lui, anche se poteva essere un nemico?

Il testo del racconto dice perché il Samaritano si è fermato?

Alla fine del racconto c'è qualche particolare che fa capire se il Samaritano ha soccorso per interesse o no? Dopo che il Samaritano ha portato il malcapitato in un albergo chiede almeno di informarsi poi chi è, il nome, la provenienza o l'indirizzo per eventualmente poterlo poi incontrare?

L'azione del Samaritano è proprio gratuita o c'è qualche interesse dietro?