Chi era Gesù di Nazaret - III

Christ in the Carpenters Shop. Woodcut printed in colours. Proof. 8.75x7.75 inches.

Mabel Allington Royds (1874-1941) - immagine tratta da commons.wikimedia.org

(1) Insegnamento ufficiale su Gesù

 

Col dogma di Calcedonia [1] (siamo nel 451 d.C.) si è affermato che Gesù Cristo è consustanziale al Padre secondo la divinità, e consustanziale con noi secondo l’umanità.

Consustanziale (in greco: homoousios), termine che non si usa tutti i giorni e che soprattutto non si trova nei vangeli, significa uguale, della stessa sostanza, come del resto si recita nel Credo: “generato, non creato [2], della stessa sostanza del Padre”.

Sono occorsi più di quattro secoli (almeno 15-17 generazioni, quando noi riusciamo ad abbracciare col nostro sguardo al massimo 3-4 generazioni) perché Cristo venisse definito vero Dio e vero uomo. Il lungo tempo trascorso dimostra una sola cosa: che il dogma è stato raggiunto dopo un faticoso avanzare a tentoni, con interminabili dispute e grossi sforzi per fissare un linguaggio condivisibile. Dobbiamo anche renderci conto che il dogma – ogni dogma -  non è una pietra miliare caduta dal cielo, ma lavorata e lì collocata dagli uomini [3].

Possiamo per questo dire che le prime generazioni di cristiani non erano veramente cristiane perché non conoscevano questa dottrina di Calcedonia alla quale noi cristiani di oggi dobbiamo aderire? È possibile che chi non crede al dogma sia oggi escluso dalla Chiesa (potendo aspirare solo all’inferno), mentre fino al 451 poteva farne parte a pieno titolo (potendo aspirare al paradiso)? Può Dio decidere in maniera diversa a seconda del grado di sviluppo della teologia umana e spostare conseguentemente il confine della condanna o del premio eterno in base agli eventi accidentali della storia?

Spostando il discorso al giorno d’oggi su altri temi attuali, il coronavirus ha mostrato che molte diocesi e parrocchie volevano mettere come loro priorità la messa e l’eucaristia, e la maggior preoccupazione è sembrata essere quella di aprire le porte e riempire gli edifici sacri di fedeli senza preoccuparsi troppo del contagio. Potremmo allora chiederci: ma se veramente “non si può vivere senza eucaristia settimanale” allora sono meno cristiane di noi quelle comunità che non possono partecipare settimanalmente all’eucaristia perché vedono il prete ogni due anni anche in tempi normali? Ed erano forse meno cristiane di noi quelle comunità che, sotto il regime comunista, celebravano l’eucaristia in casa, fra laici, visto che il prete non poteva venire? Può oggi una persona definirsi cristiana senza seguire ciò che viene tradizionalmente definito come il contenuto della fede cristiana?

In ogni caso va dato atto che, oggi come oggi, la Chiesa ufficiale conferma con convinzione l’identità fra Gesù e Dio [4], affermando che in Dio stesso vi è, da sempre, un Padre e un Figlio (detto anche «Lógos» in greco, o «Verbum» in latino, o “Verbo” o “Parola di Dio” in italiano[5]). Questo Figlio divino, una volta incarnato, ha preso il nome di Gesù, ma come persona era già pre-esistente[6] in quanto era pur sempre lui il Logos (Parola) di Dio. Quindi Gesù, come Logos, ha una vita divina preesistente insieme a Dio. Questo Gesù può rivendicare una preesistenza perché è venuto su questa terra da un’altra vita preesistente, in un altro luogo, in un mondo parallelo al nostro. In altre parole, questo Verbo divino che esiste dall’eternità in quanto Dio, a un certo punto, arrivando sulla terra avrebbe aggiunto a sé, assunto in sé il corpo e l’anima propri dell’uomo, diventando Gesù: due nature sono confluite in una vera unione, uno solo però è il Cristo da ambedue, senza che nessuna delle due nature sia eliminata (nn. 479-480 Catechismo).

Cerco di spiegare questa idea nella maniera ancora più semplice: non è nato prima l’uomo sul quale poi è disceso il Verbo, ma il Verbo è entrato nella donna con la sola natura divina e unendo a quel punto a sé la natura umana è uscito dalla donna come uomo (Gesù), senza cessare di essere Dio (il Verbo).

Ecco perché Gesù è vero Dio e vero uomo. E ogni diversa opinione è eresia [7].

Ora, se in questo momento non stessimo parlando di Dio, ma stessimo guardando alla televisione una storia del genere, indubbiamente considereremmo questo Gesù come un alieno extraterrestre, come un visitor simile a quelli della miniserie televisiva in cui un essere di una razza extraterrestre si presenta sulla terra come un essere umano. Apparendo uguale agli umani, il visitor inganna gli uomini veri che pensano di aver a che fare con un loro pari, ma in realtà il suo DNA è alieno. 

Però qui subentra un elemento essenziale che quasi tutti trascurano: si dimentica che Calcedonia non si è fermata a questa formula che tutti conosciamo (Gesù vero Dio e vero uomo); c’è infatti una seconda parte della formula che invece non tutti conoscono: Gesù è, sì, una persona divina con due nature, ma queste si uniscono nell’unica persona senza confusione, senza mutamento, senza divisione, senza separazione.

Vedremo subito l’importanza decisiva di questa seconda parte della formula, ignorata dai più.

Ancora l’anno scorso il cardinal Müller, nel suo Manifesto sulla fede [8][ convinto di far gioiosamente tornare tutti alla vecchia tradizione, e aggrappandosi all’insegnamento del passato, ha solennemente proclamato: “Riconosciuto che Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo, i fantasmi scompaiono” [9], fermandosi così anche lui alla prima parte della formula.

Davanti a questa proclamazione molti credenti si fermano, e si apprestano a un’ostinata difesa a oltranza di quest’idea ancorata all'insegnamento ricevuto, mentre hanno paura di perdersi se cambiano anche uno solo dei punti fermi ormai definitivamente acquisiti; anzi, sono certi di perdere lo stesso Dio se solo abbandonano il loro sistema di pensiero[10]. Perciò non vogliono essere informati di più, preferiscono saperne di meno e credersi già informati perché con l’insegnamento ricevuto si sentono ormai perfettamente tranquilli; ricevendo invece ulteriori informazioni hanno paura di inquietarsi con dei dubbi, di fare confusione e soprattutto di deviare dalla retta dottrina e mettere a rischio l’ordine imperturbabile della Chiesa. Non hanno bisogno di null’altro. Apparentemente così pieni di certezze sono in realtà già spaventati dalla novità portata da papa Francesco, che cerca di mettere al centro il Vangelo. Immaginarsi se possono accettare qualcuno che esprima dubbi sui dogmi. Sono certi che Dio è in grado di operare solo attraverso i giusti canali religiosi e secondo le corrette norme religiose che hanno appreso [11]. In buona fede sono convinti che la dottrina loro insegnata sia l’unica vera e definitiva e che per potersi dire cristiani non si può deflettere da essa, ma anzi occorre difendere la Verità. Ma quale verità? In effetti molti si fanno forti dell’identificazione dottrina insegnata=Verità, sennonché simile identificazione non c’è nei vangeli [12].

Il problema è che la maggior parte di coloro che si dichiarano credenti in questi termini dovrebbero essere in grado di spiegare ciò in cui dicono di credere, ma se messi alle strette, non sanno chiarire neanche un dubbio (ad es. neanche uno di quelli che troverete esposti subito qui di seguito al prossimo §(2). Perciò non mi sembra ci sia grande differenza fra l’ateo che non crede perché non comprende, ed il credente che crede senza comprendere, per cui in realtà solo crede di credere, in quanto una fede senza ragione non è autentica fede cristiana, come ha riconosciuto lo stesso Ratzinger [13]. Ciò significa che ragionamento e fede devono andare di pari passo, e possono entrare in conflitto solo quando si vuol far passare per verità qualcosa che cozza contro la ragione. In realtà, succede spesso che si contrabbanda come fede anche l’accettazione acritica di ciò che è incomprensibile, o perfino assurdo. Perciò, quando vedo il presidente Trump farsi fotografare impugnando con decisione la Bibbia, e lo scaltro Salvini baciare e levare in alto la corona del rosario, mi torna in mente una pagina di Hans Urs Von Balthasar che tratta dei “mammalucchi cristiani” i quali “corrono in aiuto all’onnipotenza di Dio” sperando che gli giovi per “conquistare il mondo” (traduci con: per farsi eleggere) [14].

Chiaro che questo tipo di credenti evita di porsi domande. Se sentono una voce nuova che non conoscono e che solleva qualche dubbio, sono disturbati. Mi rendo conto, pertanto, che molti cristiani diventano nervosi se solo gli si mettono in dubbio le loro verità di sempre, ma come ha detto opportunamente il vescovo Spong, chi reagisce con rabbia a tutte le interpretazioni che mettono in discussione le sue comprensioni dottrinali dimostra solo che viene disturbato nella sua sicurezza, non certo nella verità di fede [15]. E l’induista Gandhi aveva scritto [16] che è una cattiva abitudine dire che le idee degli altri sono sbagliate e solo le nostre sono buone, considerando nemici della patria quelli che sostengono opinioni diverse dalle nostre; aveva anche aggiunto che le verità diverse in apparenza sono come innumerevoli foglie che sembrano diverse, ma provengono tutte da uno stesso albero.

Non penso sia possibile cambiare la testa di chi è fermamente convinto di possedere già la Verità tutta intera, perché nessuno può capire ciò che non vuole conoscere. È più semplice cercar di aiutare chi non ha ancora questa ferrea convinzione a rendersi conto che la Verità assoluta non è alla nostra portata, e che si deve continuare a cercare pur sapendo che non arriveremo mai alla Verità tutta intera in questa vita.

Oggi, in presenza di questi due schieramenti, ci domandiamo perciò se Chiesa è un gruppo di persone che per “fede” aderiscono ad una serie di verità definite ed insegnate (?) da Gesù Cristo, e poi consolidate negli insegnamenti della Chiesa anche sotto forma di dogmi, cioè di principi irrinunciabili, o se piuttosto questa Chiesa non dovrebbe essere una comunità di persone che - assunta la persona di Gesù di Nazareth come riferimento di vita in cui porre la propria fiducia - tentano di mettersi alla sua sequela, per crescere progressivamente in umanità. Gesù, infatti, ci ha rivelato un Dio umano e nella sua stessa persona ha portato a compimento l'umanità, che è in crescita e in divenire in ciascuno di noi.

Ecco, nella Chiesa di oggi abbiamo questi due gruppi separati: chi si abbarbica con ostinazione a immagini, forme ed espressioni del passato, e chi no: ciò nella Chiesa crea inevitabilmente tensioni che in passato non esistevano, perché in passato non erano tollerate pensieri od azioni devianti, che venivano prontamente represse (pensiamo allo sterminio dei catari, dei valdesi, ecc.) [17].

 

(2)  I dubbi

Il secondo gruppo di credenti, dunque, pensa che, sotto la superficie delle parole dogmatiche usate dal magistero, si debba continuare a scavare, a cercare una verità che possa ragionevolmente convincerli, per cui continuano a interrogarsi, e non hanno remore a criticare ciò che non li convince. Non accettano la spensierata irresponsabilità di chi accetta qualunque insegnamento ufficiale solo perché viene dall’autorità. D’altra parte non è affatto vero che ogni critica che cerca di smuovere lo status quo [18] debba essere vista solo come mancanza del dovuto rispetto per l'insegnamento ufficiale della Chiesa. Tant’è che, anche secondo il magistero tradizionalista, è lecito porsi domande: ricordo che ad Assisi, nel 2011 [19], lo stesso papa Benedetto XVI aveva detto sostanzialmente che Dio non è proprietà del credente, e che l'interrogarsi dei non credenti è un richiamo per tutti i credenti a purificare la propria fede: cioè nessuno è proprietario della verità e i credenti devono interrogarsi, al pari dei non credenti. In altre parole, nella religione non ci può essere nessuna violenza alla ragione e alla intelligenza dell’uomo. Se perfino un papa conservatore come Benedetto XVI ha riconosciuto che una fede senza ragione non è oggi autentica fede cristiana [20], ciò significa che tutta la materia religiosa deve poter essere sottoponibile a critica avvalendosi di argomenti di ragione. Ma allora, come ha argutamente osservato un teologo [21], pretendere – come fa ancora buona parte del magistero – che si debba credergli perché è lui a dire che quello che insegna lo riconosce la ragione, significa mortificare la stessa ragione, in quanto qualcun altro ordina ciò che la ragione deve fare; al contrario ciò a cui può arrivare la ragione deve essere lei sola a stabilirlo, non certo l’autorità della Chiesa [22].

E allora vediamo subito qualcuno di questi dubbi, e vediamo se resterete perplessi senza saper rispondere, o se fate parte di quelli che si arrabbiano proprio perché non sanno rispondere. Dubito, invece, che siate così bravi da saper rispondere [23].

1) Come mai Gesù prega Dio? Non si prega Dio se si pensa di essere Dio [24]. Vi risulta che Dio-Padre abbia mai pregato il Figlio, o lo Spirito Santo? Avete cinque secondi per rispondere...

Tempo scaduto. Andiamo avanti.

2) Come mai Gesù, se pensa di essere Dio, dice: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo» (Mc 10, 18). Se Gesù pensava di essere Dio, come mai non ha detto: ‘Sì, io sono buono, ma perché sono Dio’.

Razionalmente, già nel 1500, Michele Serveto, medico e teologo, aveva evidenziato che o queste parole non hanno senso, oppure Gesù sta dicendo che esiste una distanza, un solco fra lui e Dio [25].

E come ha risposto la Chiesa? Non cacciando tutti i fantasmi come predica il cardinal Müller, ma cacciando Serveto sul rogo [26]. La Chiesa, che non accettava alcuna sfida alla sua verità, ha bruciato sul rogo molte persone che rifiutavano di riconoscere che Dio doveva indiscutibilmente identificarsi con le definizioni che lei stessa dava di questo Dio [27]. Capite allora perché molti hanno preferito credere senza pensare, come si è detto all’inizio.

3) Gesù era onnisciente; cioè da subito aveva la visione piena e diretta del Padre [28], cioè di Dio.

Ma se da subito era onnisciente, come mai il vangelo ci ricorda che Gesù “cresceva” davanti a Dio in sapienza e grazia (Lc 2, 52)? Se Gesù imparava gradualmente al pari di ogni ragazzo che cresce, si nega espressamente che sapesse e conoscesse già tutto.

È ovvio che, se Gesù ha avuto da subito una conoscenza soprannaturale, una visione immediata che nessun essere umano può avere, si finisce col pensare a quest’uomo non come un uomo, ma almeno come un superuomo, diverso da noi, perché quello che sa e quello che può fare, lo sa e lo fa in quanto è pur sempre Dio. Solo in quanto Dio, si può dire che Gesù poteva fare i miracoli straordinari raccontati nei vangeli, come resuscitare i morti: nessun uomo, di certo, potrebbe farlo [29]. Non mi risulta che ci sia la prova di un solo morto resuscitato in tutta la storia della Chiesa [30]. Tutti allora senza fede, compresi tutti i papi e gli innumerevoli santi? Solo in quanto Dio, Gesù può perfino far finire il suo corpo nell’ostia consacrata, perché nulla è impossibile a Dio onnipotente: [31] nessun uomo, di certo, potrebbe farlo.

Il superpotenziamento in Gesù delle capacità, apparentemente manifestate da un uomo, può allora avvenire solo ad opera della sua parte (natura) divina, ma con conseguente perdita del suo essere autenticamente umano.

Non è un caso se tanti fedeli, ancora oggi, quando sentono parlare di Gesù Cristo sono sicuri che si stia parlando in realtà di Dio. Sentirsi invece dire che Gesù è uomo per identità, proprio in tutto uguale a noi, e quindi con i limiti tipici di ogni uomo, già li mette in allarme. Eppure quando Gesù muore sulla croce è assolutamente solo: i discepoli l’hanno abbandonato, forse anche il Padre l’ha abbandonato. Cosa gli resta? Sicuramente l’umanità, non certo la divinità. Neanche un filo di divinità [32]. 

E poi, se affermare l’umanità di Gesù porta molte persone a sentire inquietudine e perfino ansia nella ossessione di giungere alla più corretta ed esatta conoscenza della sua vera natura, mi sapete spiegare perché non si vede simile ossessione quando si tratta di vivere concretamente in accordo con la Buona Notizia che è il Vangelo? [33] Non è strana questa mancanza d’interesse? Soprattutto quando Calcedonia ha già affermato che chi vuol trovare Dio negando l’umano, non lo può fare. Ma finché intendiamo Gesù come un presunto essere divino sceso dal cielo e incarnato sulla terra, siccome il divino necessariamente prevale sull’umano, si scivola automaticamente nel monofisismo. Sennonché quest’idea monofisita è proprio quella condannata come eretica nel 451, per cui la maggior parte delle persone pie che continua ancora oggi a pensare in questi termini è eretica, senza saperlo.

Infatti, come si è detto sopra, qui entra in campo la seconda parte della formula di Calcedonia, quella sconosciuta ai più, la quale afferma che non c’è alcuna mescolanza o confusione fra la natura umana e quella divina. Cosa vuol dire? Vuol dire che Dio resta Dio e l’uomo resta uomo. Invece ancora oggi la maggior parte dei credenti fa confusione perché pensa a Gesù più come a Dio, che come uomo, e ignora che Calcedonia ha insegnato che l’uomo non può superare i suoi limiti, non può avere attributi divini e non può identificarsi con Dio.

4) Se si afferma che siamo davanti a un’unica persona divina, la natura umana di Cristo rimane senza persona umana [34]. Come può essere vero uomo chi non è persona umana? Come si fa a imporre autoritariamente di credere che un essere umano, il quale non è persona umana, è perfetto nella sua umanità? La pienezza dell’umanità richiede che ci sia una persona umana. Esiste fra di voi un solo uomo o donna, che non è persona umana? [35] È evidente che qualcosa qui non quadra.

Dunque, per come comunemente s’intende la definizione di Calcedonia, si può obiettare che finché Gesù non è una persona umana non può essere vero uomo. Il che, in fondo, equivale a continuare a mantener in vita la dottrina monofisitica di Eutiche, che vedeva in Gesù un uomo che non era propriamente un uomo, per quanto il concilio affermasse che era «perfetto nella sua umanità». Ma allora diventa consequenziale affermare che se Dio non si è veramente incarnato in un uomo, perfettamente uomo, l’incarnazione rimarrebbe una specie di travestimento che Dio ha messo in atto per apparire come uomo, senza esserlo nel senso pieno e veritiero della parola. Un visitor, appunto. Una persona col DNA divino che si presenta sulla terra come un essere umano. Apparendo uguale agli umani, questo visitor inganna l’umanità intera. Anche il mistero dell’Incarnazione allora non è (e non può essere) come ci è stato sempre annunciato.

In effetti questa storia della doppia natura e dell’unica persona divina risulta talmente difficile da capire che la maggior parte dei credenti pensa, sì, che Gesù sia stato un uomo ma, essendo contemporaneamente anche Dio, non era, né poteva essere un uomo come tutti gli altri esseri umani (cfr. l’articolo Gesù e Calcedonia,  al n. 449 di questo giornale, in https://sites.google.com/site/numeriarchiviati2/numeri-dal-26-al-68/1999992---aprile-2018/numero-449---22-aprile-2018). Altrimenti, perché mai ci sono tanti che pensano che Gesù era senza peccato, che era onnisciente, che faceva miracoli soprannaturali? Ma quale uomo è così? Dunque, dicendo questo di Gesù, questi credenti collegano attributi divini a un uomo, perché pensano più al divino che all’umano. Non c’è niente da fare; fin che si pensa così, Gesù è più Dio che uomo. Ma, come detto, quest’idea è eretica.

Ora, se si accetta l’idea che l’incarnazione di Dio è avvenuta in un uomo speciale, strutturalmente diverso da noi, Dio avrebbe solo preso sembianze umane, perché la vera umanità non è condivisa appieno con noi; noi restiamo tagliati fuori e l’incarnazione riguarderebbe Dio (Padre) e Dio (Gesù), riguarda loro due, mentre noi, esseri umani inferiori, siamo esclusi [36].

Questa interpretazione del travestimento che il Verbo di Dio (persona divina) ha messo in atto per apparire come uomo, senza esserlo nel senso pieno e veritiero della parola [37], non sarebbe nemmeno nuova nella storia delle religioni: anche nell’induismo c’è un Dio (Krisna) che prende forma umana; Dio è disceso ed ha preso forma umana (un avatar, concetto che si trova pure nell’eresia cristiana del docetismo gnostico [38], ma questa forma umana è illusoria. Saremmo in presenza di Dio mascherato da uomo, una mente divina rivestita di carne umana, e in effetti gli induisti pensano che i cristiani adorino Dio sotto forma di Gesù [39]. Ovvio che se è Dio che condiziona e muove la carne, questa è abbassata al livello di un organo guidato e mosso dal Logos, ma in tal modo il pensiero si colora subito di monofisismo [40] eretico.

Ripeto: non c’è niente da fare; fin che si pensa così, l’umanità di Gesù s’impoverisce mentre s’innalza la sua divinità. Una divinità che atterra su questo pianeta in virtù del miracolo della nascita verginale e lascia il pianeta attraverso il miracolo dell’ascensione cosmica. Nell’intervallo ha fatto tutta una serie di cose divine [41]. Una volta assolto il compito soprannaturale della salvezza, e ritornato alla sua dimora celeste riacquista in pieno la sua natura divina che sulla terra era rimasta… affievolita, annichilita, esclusa, sospesa, nascosta? Neanche questo si capisce bene. Finché è rimasto sulla terra Gesù-Dio ha fatto tutta una serie di cose che però, sotto sotto, sono sempre state divine [41], non umane, visto che nessun uomo è in grado di farle.

Ma a quest’idea ancora molto diffusa mi sembra obietti giustamente il gesuita Dupuis: le parole e le azioni di Gesù devono invece restare sempre autenticamente umane, non possono diventare in alcun modo sovraumane per il fatto che sono anche parole e azioni del Figlio di Dio. Pensare diversamente significherebbe affermare che in Gesù abbia avuto luogo un travaso diretto della conoscenza divina alla sua coscienza e al suo intelletto umani, e che parimenti sia avvenuto un superpotenziamento della sua volontà umana da parte di quella divina. Ciò però significherebbe affermare l'assorbimento dell'umanità di Gesù da parte della sua natura divina con conseguente perdita del suo essere autenticamente umano [43]. Il che è monofisismo il quale – come si è detto,-  è stato considerato eretico già da Calcedonia.

Questa formula dogmatica era forse più facilmente accettabile in passato, essendo legata a una cultura che credeva in un Dio posto nell'alto dei cieli, capace di intervenire nel mondo a suo piacimento e al quale nulla è impossibile [44]. Questa era la dottrina dei due mondi: sopra, nell’alto dei cieli, c’è un Essere onnipotente [45] che presiede al corso degli eventi e al quale nulla è impossibile, e da quel mondo Lui e tutte le presunte forze soprannaturali (demoniache o angeliche che fossero) potevano interferire in maniera pesante nel nostro mondo di sotto [46]. Per fare qualche esempio: sapendo del diluvio, questo Dio preavvisa Noè che avrebbe fatto bene a costruirsi un’arca; oppure Dio rende Sara capace di procreare a 90 anni.

Oggi non si ragiona più in questi termini. Il linguaggio tradizionale della Chiesa non dice nulla alla gente di oggi perché presenta un mondo di idee che è stato superato dal trascorrere del tempo [47]. Oggi, nelle vicende mondane non possono più intervenire forze extracosmiche. Quando si dichiara che sono all’opera queste forze siamo sul piano della mitologia [48].

 

Dario Culot

 

                                                                                                                                             (continua)

 

 

 

[1] Il concilio di Calcedonia è stato convocato per confutare l’opinione monofisita di Eutiche, archimandrita (cioè superiore di un’abbazia di monaci) a Costantinopoli, il quale aveva reso particolarmente chiara la sua idea cristologica con questa bella immagine: come una goccia d’acqua dolce che cade nel mare diventa acqua salata del mare, quindi con le caratteristiche dell’acqua del mare, così la natura umana di Gesù viene assorbita nella natura divina, diluita nell’oceano della divinità dove acquista tutte le caratteristiche della divinità. È indubitabile, infatti, che la divinità sia enormemente superiore all'umanità, come l’oceano lo è rispetto alla goccia d’acqua.

Canetti Elias (Massa e potere, Adelphi, Milano, 1981, 96) offre quest’altra significativa immagine: le gocce sono simbolo di impotenza. Sono pressoché nulla e destano compassione in chi le osserva, come fossero individui umani disperatamente soli. Le gocce ricominciano a contare quando sono confluite nella vasta totalità delle acque.

[2] La creazione avviene dal nulla, come spiega sant’Agostino, che la inserisce nell'ortodossia cristiana (Confessioni, XII, 7: Sei tu, Signore, tu che nel principio originato da te, nella tua Sapienza nata dalla tua sostanza, hai creato qualcosa, e dal nulla. Hai creato il cielo e la terra, ma non traendoli dalla tua sostanza, perché in tal caso sarebbero stati cosa uguale al tuo unigenito, quindi a te... Fuori di te non esisteva nulla da cui potessi trarre le cose, o Dio, Trinità una e Unità trina. Perciò creasti dal nulla il cielo e la terra”. Si spiega cosi la formula secondo cui Cristo è «generato, non creato, della stessa sostanza del Padre», mentre l'universo è invece «creato, non generato»: in altre parole, Dio genera a partire da se stesso, ma crea a partire dal nulla.

[3] Lenaers R., Il sogno di Nabucodonosor, ed. Massari, Bolsena (VT), 2009, 107.

[4] Nn. 430 ss. del Catechismo. La Dominus Iesus, al § 10 (in http://www.vatican.va/roman_curia//congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_20000806_dominus-iesus_it.html), afferma che deve essere fermamente creduta la dottrina di fede che proclama che Gesù di Nazareth, figlio di Maria, e solamente lui, è il Figlio e il Verbo del Padre.

[5] Sicuramente il termine Logos può significare, oltre che parola, anche progetto, disegno di Dio. Ma visto che ancora oggi Logos significa parola/progetto, e non significa persona, non c’è forse già un salto logico quando si fa diventare improvvisamente la parola una persona? (Ortensio da Spinetoli, in “Adista” Il Cristo che aspettiamo, n. 9/2012). E poi non è anche ingenuo antropomorfismo pensare a Dio come persona? (Bultmann R., Gesù, ed. Queriniana. Brescia, 1975, 267). Buber M., L'eclissi di Dio, ed. Passigli, Firenze-Antella, 2001, 92s. chiarisce: “Siccome un rapporto reciproco è per noi possibile soltanto in modo personale, è legittimo parlare della persona di Dio; ma con ciò non si dà una definizione di esistenza che riduca l'Assoluto a guisa di persona, ma si dice semplicemente che l'Assoluto entra nel rapporto come persona assoluta, che noi chiamiamo Dio”. L’accento è quindi sulla relazione, non sulle persone, che sono i termini del rapporto relazionale.

[6] Küng H., Dio esiste? Mondadori, Milano, 1979, 761s. così spiega come si è arrivati alla pre-esistenza: se il risorto è il terrestre, non era già celato nel terrestre ciò che si manifesta ora nel risorto? Se non solo il risorto è presso Dio, ma già il terrestre proveniva da Dio, e se aveva la sua origine in Dio, questo terrestre non era da sempre presso Dio come Figlio?

[7] Il can. 751 del Codice di diritto canonico precisa che è considerata eresia l’ostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica, ma è eresia anche il dubbio ostinato su di essa. Forse sarebbe più corretto dire che eresia è il cristianesimo sconfitto, ed è eretico chi sostiene posizioni difformi da quelle imposte dalla gerarchia. Infatti molto di ciò che col passare del tempo è stato considerato eretico nella Chiesa era opinione di maggioranza alle origini, cioè era pura ortodossia, come ci ricorda lo storico Walter Bauer (Augias C. e Cacitti R., Inchiesta sul cristianesimo, ed. Gruppo editoriale L’Espresso, Milano, 2010, 98, 208 e 118). Concorda Hans Küng (Cristianesimo, ed. Rizzoli, Milano, 1997, 112): «Se si volessero giudicare tutti i cristiani dell’età prenicena alla luce del Concilio di Nicea (e delle sue interpretazioni), sarebbero eretici non solo i giudeo-cristiani, ma anche quasi tutti i Padri della chiesa greca; essi, infatti, insegnarono con tutta naturalezza una subordinazione del ‘Figlio’ rispetto al ‘Padre’, che secondo il successivo criterio della definizione equiparatrice di una ‘uguaglianza di sostanza’ stabilito dal Concilio di Nicea, è da considerarsi eretica».

[8] Lo si può trovare e leggere in https://www.sabinopaciolla.com/manifesto-della-fede-del-card-gerhard-cardinale-muller/

[9] Vedi anche quanto ha affermato il papa emerito: “occorre tornare ad annunciare con vigore e gioia l’evento della morte e resurrezione di Cristo, cuore del Cristianesimo, fulcro della nostra fede, leva potente delle nostre certezze, vento impetuoso che spazza ogni paura, ogni dubbio” (Benedetto XVI, La gioia della fede, ed. San Paolo Cinisello Balsamo (MI), 2012, 59). Questi “pastori” che spazzano tutto con una semplice formula non sembrano neanche sfiorati dall’idea che molti facciano fatica a credere. Eppure gente del genere già esisteva ai tempi di Gesù; ricordate il padre del ragazzo epilettico: “Credo; aiutami nella mia incredulità” (Mc 9,24). Beati questi pastori che vivono solo di certezze! Invece un semplice frate, padre Renato, ci ricorda che: “È fragile la nostra fede. Ogni fede, soprattutto in questi tempi smarriti, incerti e affaticati. È fragile la mia fede, soprattutto quando devo confrontarmi con le mie debolezze”. Lo stesso papa Francesco, nell’Angelus del 9 agosto 2020, ha riconosciuto che Dio “sa bene che la nostra fede è povera – tutti noi siamo gente di poca fede, tutti noi, anch’io, tutti – e che il nostro cammino può essere travagliato”. Finalmente un papa vicino a noi comuni mortali, perché quale persona normale non ha mai avuto dubbi, paura; paura di credere per niente e inutilmente, paura dell'illusione e della delusione?  Che fregatura se abbiamo creduto per niente e finiamo nel nulla. Ed è bene ricordare anche le accorate parole di fratel Goffredo, monaco di Bose (“Vita nuova,” n. 4395, 18.1.2008, 2): «La nostra fede, come la Parola che l’ha generata, è solo una piccola fiamma che non permette di vedere tutto come in piena luce, non possiede la chiarezza su tutto e, dunque, non dà certezze incrollabili, non offre verità assolute da imporre con la forza a tutti, non permette l’arroganza di chi presume di possedere tutta la verità. I credenti nella notte cercano la verità con la stessa fatica con la quale nel buio si cerca il cammino: a tentoni e spesso sbagliando. La notte sia sempre la misura della nostra fede, perché, se cediamo alla tentazione di voler vedere e sapere tutto, non vivremo più nello spazio della fede, ma delle certezze, e non saremmo più credenti». Fin san Paolo diceva che viviamo nella fede, ma non vediamo ancora chiaramente (1Cor 13, 12), eppure nessuno lo ha accusato di relativismo e di essere incapace di cacciare tutti i fantasmi. Pensiamo anche che il 16 marzo è la festa di Benedetto Giuseppe Labre (Francia 1748 - Roma 1783), il così detto vagabondo di Dio. Cercò Dio tutta la vita, tenacemente, ostinatamente, senza mai riuscire a trovarlo. Eppure la Chiesa, per questa sua volontà inflessibile, indistruttibile, lo ha fatto santo. Dunque, altro che spazzare per sempre tutti i dubbi; e se i dubbi sono cosa normale fra le persone comuni e perfino tra i religiosi, non dobbiamo deprimerci se anche noi ne abbiamo tanti.

[10] De Lubac H., Sulle vie di Dio, ed. Paoline, Milano, 1959.

[11] Spong J.S., Il quarto Vangelo, ed.Massari, Bolsena, 2013,158.

[12] Diceva il filosofo John Stuart Mill che la fatale tendenza dell’umanità di smettere di pensare alle cose quando non sono più dubbie è la causa della metà dei suoi errori.

[13] Una fede senza ragione non è autentica fede cristiana (Ratzinger J., Dio e il mondo, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 2001, 40).  Cfr. anche Biffi G., L’ABC della fede, ESD, Bologna, 2012, 10: “fede e ragione si richiamano reciprocamente”.

[14] Von Balthasar, H., Chi è il cristiano, Queriniana, Brescia, 1966, 112.

[15] Spong J.S., Il quarto Vangelo, ed. Massari, Bolsena, 2013, 93. Diceva il filosofo John Stuart Mill che la rappresentazione del falso determina la visione più chiara e l’impressione più nitida della verità, provocata dal suo contrasto con l’errore. Nel nostro caso mi sembra proprio che le spiegazioni addotte a sostegno del dogma e i dubbi che sollevano determinano l’impressione più nitida  che la verità non sia nel dogma.

[16] Gandhi, Vi spiego i mali della civiltà moderna – Hind Swarai, Centro Gandhi, Pisa, 2009, 41.

[17] Lenaers R., Il sogno di Nabucodonosor, ed. Massari, Bolsena (VT), 2009, 17.

[18] Che lo stesso concilio Vaticano II intendesse modificare lo status quo è comprovato dal fatto che molti teologi messi in precedenza d'autorità sotto silenzio vennero portati dai vescovi o cardinali come propri teologi: es. papa Giovanni invitò Congar; Suenens portò Rahner; i vescovi americani portarono Murray (O'Malley J.W., Che cosa è successo nel Vaticano II, ed. Vita e Pensiero, Milano, 2010,120s.). Dunque c’è stata un’apertura verso opinioni non tradizionali.

[20] Cfr. precedente nota 13. Qui c'è un evidente contraddittorietà con quanto affermato da questo stesso papa quando ha negato che un teologo possa autonomamente contraddire l'insegnamento del magistero ( cfr. quanto detto nell’Introduzione a proposito del teologo Curran Charles).

[21] Mancuso V., Io e Dio, Garzanti, Milano, 2011, 107.

[22] Anche a me piacerebbe far scomparire i miei fantasmi, cioè i miei dubbi, per cui sono sempre disposto a leggere risposte chiare a queste domande, nella speranza che scaccino ogni dubbio; ma finora risposte adeguate non le ho trovate né in Müller, né in Ratzinger, né nel Catechismo della Chiesa cattolica, né da nessun’altra parte.

[23] Le domande senza risposta sono come frecce sprecate nell’aria (Canetti E., Massa e potere, Adelphi, Milano, 1981, 345). Come ogni freccia deve centrare dritta il bersaglio, così si pretende di ottenere una risposta secca e precisa dopo aver posto la domanda. Ed è saggia solo la risposta che pone fine alle domande. Se s’innescano altre domande la risposta non è sufficientemente valida. Perciò il cardinal Müller, per spazzare veramente i dubbi, dovrebbe allora cominciare con lo spiegarci come fa l’uomo Gesù ad essere effettivamente anche vero Dio. Come si può spiegare questo dualismo contraddittorio? La ragione si rifiuta di seguirci se cominciamo a dire che due sostanze (uomo terreno che fa parte del mondo e Dio divino) costituiscono un’unica entità: sarebbe come dire che Dio e il mondo sono un’unica cosa, ma abbiamo visto all’inizio di questa relazione che ciò non è possibile: se è Dio è Dio, se è uomo è uomo, esattamente come un cavallo non può essere contemporaneamente un leone. Perché non ci spiega come in Cristo avverrebbe l'unione della vera Divinità e della vera Umanità? Se cioè in Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, c’è un'unica Persona, e non una come Dio e un’altra come uomo, in che modo si uniscono le due nature in quest'unica Persona? Se Dio è di eterna e perfetta pienezza, se cioè è immutabile come può mutare in un altro? E poi, qual è il rapporto gerarchico fra le due nature? E quand’anche esse fossero su un piano di uguaglianza in quale forma possono collaborare? Com'è possibile un'autentica e piena vita delle due nature, mantenendo ogni natura la piena realtà, senza due centri personali, visto che la natura umana è reale solo in individui concreti? La natura umana è mera astrazione, per cui se non c’è almeno una persona umana, la natura umana non esiste nella realtà. Esattamente come, finché non incontriamo un marziano, la natura marziana non esiste nella realtà. Non ricordo quale filosofo aveva detto: “Quando chi ascolta non capisce colui che parla, e chi parla non sa cosa sta dicendo, questa è profonda teologia!”

[24] Augias C. e Pesce M., Inchiesta su Gesù, ed. Mondadori, Milano, 2006, 28. 

[25] Théron M., Piccola enciclopedia delle eresie, ed. Il melangolo, Genova, 2006, 254.

[26] Per la precisione, sono stati i protestanti ad arrestarlo per primi e a metterlo sul rogo, mentre Serveto scappava per l’Europa inseguito dall’ordine di arresto della Chiesa cattolica, che voleva a sua volta bruciarlo.

[27] Vescovo Spong J.S., Un cristianesimo nuovo per un mondo nuovo, ed. Massari, Bolsena, (VT), 2010, 108.

[28] Lo pensano onnisciente e onnipotente, al giorno d’oggi, ancora in tanti: ad es. Porro C., Gesù salvatore. Iniziazione alla cristologia, ed. Dehoniane, Bologna, 1992, 257s.; Ocáriz F. e al., The Mistery of Jesus Christ, ed. Four Courts Press, Dublin (Irl), 2004, 153 ritengono che non ci sia motivo per negare che Gesù abbia avuto una conoscenza soprannaturale. Vedi anche Messori V., I dubbi sulla svolta di Papa Francesco, in https://www.corriere.it/cronache/14_dicembre_24/vittorio-messori-miei-ubbi-svolta-papa-francesco-bergoglio-6a824f1a-8b3d-11e4-9698-e98982c0cb34.shtml

[29] Comprensibilmente nei commenti l'attenzione si sofferma sul "miracolo", e quindi sulla divinità di Gesù, ma il testo contiene una nota che ne coglie in pieno l'umanità: "Gesù si commosse ... Gesù pianse" (Gv 11, 33-35).

[30] Anche il caso attribuito a Paolo ha chiaramente valore simbolico: la morte per caduta dal terzo piano di Eutico che si è addormentato sulla finestra mentre ascoltava il lungo soliloquio di Paolo (At 20, 9) ben si spiega facendo ricorso al simbolismo. Luca critica duramente l'ossessione di Paolo di giustificare a lungo le sue azioni, al punto da comportare la morte della comunità (Rius-Camps J., Diario di Teofilo, ed. Gabrielli editori,  San Pietro in Cariano (VR), 2016, 212).

[31] A proposito, nei vangeli Dio non viene mai definito onnipotente (Mateos J. e Camacho F., L’alternativa Gesù e la sua proposta per l’uomo,ed. Cittadella, Assisi, 1989, 99).

[32] Non riesco perciò a concordare con Tolentino Mendonça Josè, Una bellezza che ci appartiene, Romena Accoglienza, Pratovecchio Stia (Ar), 2020, 40, cardinale e poeta che pur apprezzo moltissimo, quando dice che nello svuotamento per assumere la condizione di servo Gesù non eclissa la sua divinità.

[33] Castillo J.M., L’umanizzazione di Dio, EDB, Bologna, 209, 27.

[34] Idem, 205. Per questo il cardinal Müller, quando ci insegna che in Cristo ci sono due nature ed una sola persona (nn.479-480 Catechismo), prima di poter proclamare che tutti i fantasmi scompaiono dovrebbe spiegarci come collaborano le due nature. Cfr. precedente nota 20.

[35] Ma se Gesù non è persona umana, non può neanche essere morto come persona. Siamo allora davanti a una persona (solo divina) che però non può morire, e allora di cosa stiamo parlando?  È forse morta solo la sua natura umana? Ma la natura umana è un concetto astratto, e questa natura terminerà solo quando sarà morto l’ultimo degli uomini. Per di più la natura umana non può soffrire.

[36] Mancini R., Per un cristianesimo fedele, Cittadella, Assisi, 2011.

[37] A questo potrebbe portare anche la lettura di Fil 2, 7, dove si dice che Gesù spogliò sé stesso della condizione divina, diventando “simile” agli uomini. Ma essere simile agli uomini non significa ancora essere vero uomo. Cfr. l’articolo Morphè al n. 559 de “Il giornale di Rodafà”, in https://sites.google.com/site/ilgiornaledirodafa20202/numero-559---31-maggio-2020.

[38] Cfr. l’articolo sullo Gnosticismo al n.486 de “Il giornale di Rodafà”, in https://sites.google.com/site/liturgiadelquotidiano/numero-486---6-gennaio-2019.

[39] Panikkar R., Trinità ed esperienza religiosa dell'uomo, ed. Cittadella, Assisi, 1989, 50

[40] Bulgakov S.N., L'agnello di Dio, ed. Città Nuova, Roma,1990, 55.

[41] Spong J.S., Un cristianesimo nuovo per un mondo nuovo, ed. Massari, Bolsena, (VT), 2010, 174.

[42] Mateos J. e Camacho F., op. cit., 174.

[43] Dupuis J., Perché non sono eretico, ed. EMI, Bologna, 2014, 74.

[44] Lenaers R., Gesù di Nazaret, Gabrielli, San Pietro in Cariano (VR), 2017, 61.

[45] Cfr. l’articolo Dio onnipotente, al n. 440 de “Il giornale di Rodafà”, https://sites.google.com/site/numeriarchiviati2/numeri-dal-26-al-68/199999---febbraio-2018/numero-440---18-febbraio-2018.

[46] Cfr. l’articolo Il Dio del teismo è morto, al n. 461 de “Il giornale di Rodafà”, in https://sites.google.com/site/numerigiugnoluglio2018/numero-461---15-luglio-2018/il-dio-del-teismo-e-morto: Nella realtà, dunque, un po’ come pensava Platone, anche tutta la gente pensava che esistono due mondi: il nostro di quaggiù, l’unico visibile, che però è totalmente dipendente da quello invisibile di lassù, il mondo di Dio. Anche quel mondo di lassù, però, era strutturato un po’ come il nostro, con un Sovrano molto più potente dei nostri sovrani, circondato da una corte di angeli molto più potenti degli uomini. Dopo tutto, questa non è una visione molto diversa da quella pagana degli dèi Zeus & Co.; solo che qui c’era un unico Dio il quale, anziché dimorare sul Monte Olimpo, dimorava in un mondo parallelo.

[47] Lenaers R., Il sogno di Nabucodonosor, ed. Massari, Bolsena (VT), 2009, 18.

[48] Lenaers R., Gesù di Nazaret, Gabrielli editori, San Pietro in Cariano (VR),2017, 61.