SMART TELLING Capitolo I - La caccia

Boston Public Garden - foto tratta da commons.wikimedia.org

Dove cavolo ho messo gli occhiali? Mi bruciano gli occhi. E ci credo, sto lavorando al computer da non so quanto. Manco stessi trovando un vaccino per il virus che dilaga.

Mi chiedo se è così importante quello che sto facendo. Porca trota, dove ho messo gli occhiali?

Fermi tutti, che stai facendo? Ti stai mettendo una mano sulla faccia? Quando l’hai lavata l'ultima volta? Prima hai toccato la bottiglia che ti è arrivata stamattina con la spesa a domicilio, eri al telefono e manco l'hai disinfettata. Sì, va bene, sono passate ore, tipo 13 ore, quanto vuoi che viva sto virus sulle superfici? Meglio non rischiare va, andiamo a lavarcele ancora.

Guarda che roba, ho le mani spaccate.

Male! Ci manca solo che a fregarmi sia questo taglietto sull'indice. Ok, basta, la smetto, lavatina veloce e crema in abbondanza prima di andare a dormire. Se solo trovassi quei dannati occhiali. Poi massimo un quarto d'ora e stacco tutto, stavolta lo faccio davv... Ecco qua. Questo certifica che sono alla frutta: alzo gli occhi dal lavandino e vedo allo specchio gli occhiali, qui, sul naso, dove sono sempre stati. Ridi, ridi, stai proprio perdendo la testa con questa faccenda. Intanto chiudiamo la finestra ché si sta alzando un venticello insidioso e ci manca solo il colpo d’aria. Mi accorgo che il divano sta collassando nel punto dove parcheggio più a lungo le mie terga ossute. In effetti sono dimagrito, quasi mi cadono i pantaloni, altro che lauti pranzetti da social. Dai, dai, concentrati e finisci l’e-mail, devi toglierti dallo schermo.

No, miseriaccia boia. Prima sento un ronzio sinistro, poi riconosco il suo volo ovattato a ridosso della parete grigio chiaro di fronte a me: è una zanzara. Ora, dico io, pure la zanzara! Se la stronza riesce a guadagnare furtiva la stanza da letto, stanotte quel ronzio rischia di trasformarsi in un incubo. E se... E se fosse fresca fresca di puntura all’ignoto infetto? Che ne so, nell'appartamento di sopra c’è sempre un via vai di studenti. Già lo vedo, il giovane asintomatico e strafottente che mi appesta per interposta bestiaccia.

Non posso rischiare. Devo agire. Accendo lentamente un’altra lampada per seguirla bene con lo sguardo. Per adesso osservo e basta, non deve capire che la caccia è iniziata, devo prenderla alla sprovvista appena si posa. Ci siamo: è sul tavolo bianco alla mia destra, cacchio se è grossa! Peggio, magari davvero le cova dentro qualche brutto male. Mi guardo intorno e a portata di mano ho solo un bicchiere. Un bicchiere di vetro? Quello si rompe! Vuoi pure sfregiarti adesso? Ma ecco fluire repente nelle sinapsi ciò che accomuna gli uomini d’ingegno d’ogni tempo e vocazione, dagli slanci poetici alle scoperte scientifiche: l'intuizione. Impugno il bicchiere, faccio due passi rapidi, gioco di polso per capovolgerlo e ne faccio una gabbia invisibile.

Il mondo, fuori e dentro, è sottosopra. E io ho una zanzara in ostaggio.

 

Domenico Petraroli