È possibile che la Bibbia sia sbagliata?

Bibbia CEI del 1968 - foto tratta da commons.wikimedia.org

C’è chi è convinto che le Scritture non siano criticabili perché provengono da Dio. La Bibbia, avendo Dio per autore, racconta solo la verità. Perciò non si accettano discussioni sul punto e, accettando invece i calcoli biblici (Gn 1; 5, 11), c’è chi arriva a confermare che la terra ha fra i 5-6.000 anni [1]. Di più: se Dio ha scritto la Bibbia, bisogna obbedire a Dio che ha scritto la Bibbia. Ma veramente la Bibbia contiene solo verità oppure contiene anche errori? Perché se riporta errori, forse è da confutare l’idea che Dio abbia scritto la Bibbia.

Gesù ha detto esplicitamente che la Bibbia conteneva degli errori (cfr. anche il n. 492 di questo giornale Chi è l’autore delle Sacre Scritture?, https://sites.google.com/site/liturgiadelquotidiano/numero-492---17-febbraio-2019/chi-e-l-autore-delle-sacre-scritture). Nel libro del Levitico, ad esempio, c’è tutto un capitolo in cui si elenca quello che si può mangiare e quello che è proibito mangiare, perché è impuro. Se si mangia uno di quegli alimenti proibiti si diventa impuri e si perde la comunione con Dio. Così avrebbe scritto Dio. Ma nei vangeli Gesù dichiara “non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro… Per questo dichiarava puri tutti gli alimenti (Mc 7, 14-19; Mt 15, 10-12).

Gesù, dunque, sta affermando che quelle prescrizioni contenute nel libro del Levitico non hanno origine divina, sono frutto di tradizioni umane, di superstizioni, di tabù del popolo che sono state contrabbandate come origine divina, ma non hanno nulla a che fare con Dio [2]. Dichiarando mondi tutti gli alimenti Gesù sta dicendo che la Bibbia sbaglia, e ciò significa che la Bibbia è opera degli uomini e non di Dio [3].

Conseguenza? Se è così, la Bibbia non è più un libro con infallibili oracoli divini e non può più servire per fondare dottrine assolute o per dimostrare l’esattezza delle proprie opinioni [4] circa la volontà divina. La Bibbia è solo un lento e progressivo percorso umano per cercar di capire chi è Dio.

Va anche ricordato che, in passato, dire apertamente che l’autore della Bibbia non era Dio comportava la pena di morte, ed in effetti, a quelle parole di Gesù, i pii credenti rimangono scandalizzati (Mt 15, 12). Mentre per i farisei l’impurità, il peccato (il male) sono esterni all’uomo, e gli si appiccicano addosso come una sudicia polvere per cui servono continui riti di purificazione, Gesù purifica il concetto di peccato riportandolo al cuore dell’uomo e non a una contaminazione esterna. Ma se è vero quello che dice Gesù (che dichiara puri tutti gli alimenti) è sbagliato quello che c’è scritto nel libro del Levitico. La cosa appare talmente blasfema che gli stessi apostoli non riescono a credere a quello che hanno sentito con le loro orecchie, e in separata sede chiedono a Gesù di spiegare la parabola degli alimenti puri e impuri. Ma che parabola! Gesù qui non ha raccontato una parabola, ma ha detto cose talmente incredibili che gli stessi apostoli pensano di aver capito male (Maggi A.). “Così neanche voi siete capaci di comprendere” conclude Gesù (Mc 7, 17 ss.).

Ora, il concilio di Trento, nel 1500, aveva solennemente riconfermato che la Bibbia era stata dettata oralmente da Cristo oppure dallo Spirito Santo [5]. Immaginate lo sconquasso quando, nel ‘600, Galileo Galilei ha cominciato a dire che era la terra a girare attorno al sole, il che implicitamente significava che Dio doveva essere bocciato in astronomia avendo ‘dettato’ il contrario (Gs 10, 10ss.: se cioè Giosuè riesce a fermare il sole, è il sole che si muove mentre la terra sta ferma a centro dell’universo). E che altro sconquasso quando si scopre che Dio doveva essere di nuovo bocciato a un esame di zoologia, come oggi ben spiega Odifreddi [6], in quanto aveva classificato la lepre fra i ruminanti (Lv 11, 6; Dt 14, 7) ed il pipistrello fra gli uccelli (Lv 11, 19; Dt 14, 18).

Ma allora, se c’è stato uno sbaglio una volta, ce ne possono essere altri; anzi, basta un solo errore per far crollare tutta la fama di infallibilità che da Dio sarebbe passata alla Chiesa. Ed ha di nuovo perfettamente ragione il matematico Odifreddi [7] a chiedersi anche perché mai Dio, invece di far scrivere un’opera corretta, coerente e lineare, avrebbe fatto scrivere tante cose:

• errate scientificamente: ad esempio come si è appena visto il campo della zoologia e dell’astronomia;

• riprovevoli eticamente: ad esempio, Dio accetta con compiacimento che Lamech uccida un uomo per ogni sua anche piccola ferita (Gn 4, 23) [8]; oppure dà ordini atroci a suoi profeti feroci, come quello dato a Saul, tramite Samuele, di uccidere uomini, donne, bambini e lattanti e tutti gli animali della città di Amalèk  (in Es 17, 13 si legge: Giosué sconfisse Amalèk e il suo popolo, passandoli poi a fil di spada, e domenica 13.10.19 si è conclusa questa edificante lettura in chiesa dicendo subito dopo: “Parola del Signore”: com’è buono questo nostro Dio);

• contraddittorie logicamente: ad esempio, già all’inizio della Genesi ci troviamo con due storie contrapposte della creazione, in una delle quali l’uomo arriva alla fine in contemporanea alla donna (Gn 1, 27: il che comporta una totale parità fra i sessi), e nell’altra è inizialmente da solo, con Eva che viene creata più tardi usando una sua costola [9] (Gn 2, 22: il che comporta la superiorità del maschio): è evidente, come osserva Odifreddi [10], che due fonti separate non sono state messe insieme, probabilmente per non creare risentimento nella parte di popolazione a cui esse appartenevano, ma ciò ha creato chiare incongruenze.

E la Chiesa come ha reagito? Sempre tardivamente e con evidente imbarazzo. Dopo essere rimasta per secoli ostile, in modo tetragono, alle novità che irrompevano nel mondo, non potendo smentire apertamente il concilio di Trento visto che una statuizione affermata con un atto definitorio e solenne dal concilio è – per la Chiesa - definitivamente vera e vincolante, appena negli anni ’60, nel concilio Vaticano II, ci si è azzardati a dire che «Le verità divinamente rivelate, che sono contenute ed espresse nei libri della sacre Scrittura, furono scritte per ispirazione dello Spirito Santo» [11], quindi non più sotto dettatura. Non potendo più negare le contraddizioni evidenti, ormai conosciute da tutti, si può così pensare che la trasposizione non sia stata rivista dall’Autore, per cui ne è venuto fuori quello che leggiamo, con tutte le contraddizioni e insensatezze già rimarcate da Gesù, e buon ultimo, da Odifreddi. Ma subito dopo, nello stesso documento, leggiamo sconcertati che la Chiesa, evidentemente quasi intimorita da quel passo in avanti, è tornata subito ad allinearsi col concilio di Trento, aggiungendo: «La Santa Madre Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia del Vecchio che del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, perché scritti per ispirazione dello Spirito Santo; hanno Dio per autore, e come tali sono stati consegnati alla Chiesa. Per la composizione dei libri sacri, Dio scelse e si servì di uomini nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo egli in essi e per loro mezzo, scrivessero, come veri autori, tutte e soltanto quelle cose che Egli voleva fossero scritte».

Dunque, attraverso un “qui lo dico e qui lo nego”, il concilio Vaticano II ha affermato dapprima che gli scritti biblici sono stati scritti sotto l’ispirazione dello Spirito santo, il che può far pensare che l’ispirazione potrebbe anche essere stata non sempre correttamente intesa dagli uomini che poi hanno scritto la Bibbia, il che spiega gli errori; però subito dopo si riconferma che questi uomini hanno scritto in realtà solo ciò che Dio voleva fosse scritto, ed essendo Dio il vero autore, la Bibbia dovrebbe essere a questo punto priva di errori, perché - almeno su questo siamo tutti d’accordo,- Dio non può sbagliare e discostarsi dalla verità; l’errore, infatti, è l’abbandono della verità, e Dio è la Verità.

Di fronte alla stridente contraddizione, il n. 136 del Catechismo ha tentato una mediazione, e conferma che “Dio è l’autore delle Sacre Scritture nel senso che ispira i suoi autori umani”. Il tentativo di mettere una toppa però non è riuscito, perché il documento conciliare dice qualcosa di diverso e di incompatibile, nel senso che se il messaggio è divino ma la parola rimane sempre umana (come sostiene Da Spinetoli O., La storicità degli Evangeli oggi), ci possono essere sicuramente degli errori. Chi segue oggi questa linea, è convinto perciò che ogni generazione abbia diritto di ripensare criticamente le Sacre Scritture, cosa che sarebbe impensabile se fossimo convinti della trascrizione letterale di un testo “increato” collegato a un volere divino immutabile per tutti i tempi.

Se però l’Antico Testamento ha Dio come autore e contiene solo ciò che Dio ha voluto venisse scritto, se cioè gli scrittori umani hanno cooperato solo come strumenti in mano di Dio [12], ne deriva con assoluta consequenzialità logica  - come nel ‘600 è stato contestato a Galileo Galilei,- che:

(1) i libri sono divinamente rivelati dall’A alla Z, per cui necessariamente contengono solo verità, in quanto Dio non può “rivelare” errori; gli autori umani hanno avuto un’assistenza speciale per esprimere con infallibile verità ciò che Dio voleva fosse scritto. Era dunque Galileo a sbagliare e a doversi correggere.

(2) poiché i libri contengono solo verità rivelate da Dio, qualsiasi critica nei confronti di quei libri è inammissibile perché non è ammissibile criticare Dio. Una religione soprannaturale divinamente rivelata (n. 2244 Catechismo) può essere solo accettata con devozione.

E qui entra in gioco il magistero, il quale sostiene di aver ricevuto direttamente da Gesù-Dio l’incarico di interpretare e spiegare in regime di esclusivo monopolio tutte le verità rivelate. Il fedele cristiano, se vuole ottenere la salvezza dell’anima, deve necessariamente accogliere l’insegnamento del magistero, altrimenti lo aspetta l’inferno (a quei tempi anticipato anche dal rogo, per chi insisteva nell’errore).

È evidente che l’affermazione ‘Dio ha scritto la Bibbia’ è un’affermazione di un fatto (non etica), e la credenza in questa affermazione fattuale diventa un virtù, mentre il dubitarne diventa peccato. Perciò oggi la Chiesa, abituata a imporre la sua autorità, si trova spiazzata in quanto la gente non accetta più a scatola chiusa ogni sua indicazione come avveniva in passato. Oggi viene contestato il fatto che Dio abbia scritto la Bibbia, con tutte le conseguenze che ne derivano. Non è detto – come invece sembra pensare il vescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi (omelia [13] dell’Epifania, riportata su “il Piccolo” 7.1.2020, p. 15),- che, chi non resti fedele “a quella regula fidei che una luminosa e santa tradizione ecclesiale custodisce e tramanda” da sempre, voglia solo spacciare “patacche” in nome di un sedicente progressismo. La realtà, che il vescovo ancora non riesce ad accettare, è che quasi tutti ormai pretendono che sia il magistero a dimostrare il fatto che la Bibbia sia stata scritta da Dio, pretende che sia il magistero a fornire risposte lineari e ragionevoli alle domande che sorgono quando si sentono certe affermazioni dottrinali o certe interpretazioni, e se non le ottengono cominciano a pensare che sia stata la luminosa e santa tradizione ad aver spacciato nei secoli delle “patacche”. Tanto più che anche il §15 della Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione - Dei Verbum, del 18.11.1965, riconosce espressamente che i testi sacri contengono cose imperfette e caduche: e allora, come si può essere così sicuri che la tradizione e l’interpretazione del magistero ci hanno trasmesso solo cose perfette, vere e immutabili, e non anche cose imperfette e caduche?

Ma tornando a noi, se un documento del Concilio contiene un’affermazione, e subito dopo il suo esatto contrario, senza che vi sia alcuna possibilità di sintesi fra le due affermazioni contrapposte, questo può significare una cosa sola: c’è stata uno scontro nel concilio, e alla fine non essendovi unanimità, il gruppo in quel momento minoritario, ma pur sempre abbastanza forte, è riuscito a far inserire delle attenuazioni alle affermazioni tradizionali che erano in procinto di essere ancora una volta ripetute.

Sta di fatto che, finché si continua ancora a sostenere che Dio ha voluto che la Bibbia fosse scritta così come l’abbiamo ricevuta, è inevitabile porci le stesse domande che si è posto Odifreddi: perché Dio non ha fatto scrivere un’opera lineare e corretta? E come non ci si rende conto che se si continua a parlare di dettatura da parte di Gesù si smentisce lo stesso Gesù il quale – come visto sopra, - ha detto che la Bibbia era sbagliata? Com’è che la Chiesa non si rende conto che Gesù (Dio-Figlio) smentisce Dio-Padre (l’autore della Bibbia)? Può aver detto in precedenza cose che lui stesso, in seguito, dichiara sbagliate? Come si può sostenere che tutti i libri della Bibbia presentano “un’unità mirabile, una concatenazione meravigliosa”? [14] Come si può far finta che non esistano svariate contraddizioni e che la gente debba continuare ad essere fedele alla “luminosa e santa tradizione ecclesiale,” mentre chi esterna i suoi dubbi diffonde “patacche”?

E da notare che Gesù smentisce non una, ma più e più volte, che la Bibbia riporti la vera immagine di Dio e la sua volontà. Per fare qualche altro esempio,

(1) Quando Gesù incontra al pozzo la samaritana pluriadultera e peccatrice (Gv 4, 10) non la minaccia di tremendi castighi per i suoi peccati, non la minaccia se non si pente e se non ritorna in carreggiata, ma le offre un dono: la Buona Novella di Dio che ama tutti, senza distinguere tra chi lo merita e no. Gesù non riconosce le divisioni che esistono tra samaritani e giudei, dovute a differenze dottrinali religiose. Gesù non distingue tra un uomo e un altro, ma si rivolge anche a quelli che – secondo la religione – erano esclusi dal rapporto con Dio; a tutti offre acqua viva, anche agli impuri peccatori che, stando alla religione, erano e sono esclusi da Dio. Se è vera la buona notizia portata da Gesù, il quale ci dice che l’amore di Dio non distingue tra chi lo merita e no, e quindi non ama i peccatori meno dei santi e puri, di nuovo la Bibbia sbaglia quando presenta l’immagine di un Dio che ama solo i buoni ma odia i cattivi peccatori (Sir 12, 6; Am 9, 10), punendoli anche duramente.

(2) Quando Gesù, nel sacro Tempio di Gerusalemme, parla del peccato non rimprovera i trasgressori della legge, come sarebbe più ovvio visto che la Bibbia ci dice che Dio odia e punisce i peccatori, ma rimprovera solo le persone religiose; rimprovera i sacerdoti, gli scribi e farisei: contesta alla gerarchia ecclesiastica il peccato proprio dei responsabili di un sistema di potere che impedisce al popolo di scorgere il volto misericordioso del Padre (Gv 8, 21-59) [15]. Quando si rivolge all’infermo da lui guarito alla piscina di Bethesda e lo rincontra nel Tempio, l’invita a non peccare più. Lo stesso nella guarigione del cieco del villaggio di Betsaida (Mc 8, 22-26). E qual è il peccato? Il peccato è tornare nel Tempio perché lì si finisce di nuovo sotto le grinfie del magistero, che pretende di parlare in nome di Dio e che sottomette la gente.

Con un capovolgimento completo rispetto alla Bibbia, i peccatori, nei vangeli, sono coloro che si fanno ossequiare come rappresentanti di Dio in terra, gli unici autorizzati a insegnare, coloro che si fanno chiamare pastori del gregge, che pensano di essere luce e guide per i ciechi; sono proprio coloro che osservano meticolosamente tutti i precetti della legge divina e disprezzano coloro che non li seguono perché essi sanno che Dio li odia in quanto peccatori (Mc 14, 41 e Mt 26, 45). Chi era veramente pio e religioso non si mischiava con i peccatori. Gesù fa esattamente il contrario: si devono avvicinare quelle persone che si sentono escluse, che sono considerate peccatrici, perché sono persone in difficoltà che vanno aiutate. Quante persone pie e religiose di oggi si comportano come i pii farisei di allora?

      (3) Sempre leggendo i vangeli, risulta chiaro che Dio non tollera che ci possano essere persone che per motivi religiosi possano sentirsi separate da Lui. Ciò risulta dalla parabola del lebbroso [16] (Mc 1, 40-45), oppure da quella del paralitico calato dall’alto (Mc 2, 3); oppure si pensi all’esattore d’imposte Levi, un peccatore ufficiale, un ladro di professione che incamerando le tasse chiedeva sempre più del dovuto, tartassava la gente e per di più  collaborava con gli invasori romani (Mc 2, 13 e Lc 5, 27); Gesù lo invita ad unirsi a lui senza porre alcuna condizione: «Seguimi!», esattamente come aveva detto ai primi discepoli (Mc 1, 17); Levi lo segue immediatamente e per prima cosa Gesù lo porta a pranzo. Ancora una volta la Bibbia allora sbaglia, perché metteva in bocca a Dio il dovere di uccidere il colpevole peccatore “per togliere il male di mezzo a te” (Dt 24, 7). Invece Gesù non è d’accordo, perché non è venuto a separare, a condannare (Gv 12, 47), a punire, ma a salvare, a infondere vita a tutti quanti: si pensi alla parabola della zizzania e del grano buono (cfr. l’articolo Chi è grano e chi è zizzania al n. 515 di questo giornale, https://sites.google.com/site/archivionumeri500rodafa/numero-515---28-luglio-2019/chi-e-grano-e-chi-e-zizzania): non deve essere l’uomo a estirpare la zizzania. Solo il Padre vignaiolo toglierà i tralci che non danno frutto (Gv 15, 1-2), non l’uomo.

Certo, come hanno ben spiegato i teologi G. Theissen, A. Merz, nonché J.M. Castillo, Gesù ha inasprito fino all’estremo alcune delle prescrizioni della Legge (ad es. sul denaro, sul rispetto degli altri, sull’uguaglianza verso le donne); ma ha anche ammorbidito o relativizzato altre prescrizioni della stessa Legge contenuta nella Bibbia (ad es. sui cibi impuri, sull’osservanza del sabato). Il che vuol dire che per Gesù l’importante non era la Legge di Dio contenuta nella Bibbia, bensì la vita delle persone, nel senso che la Legge divina era importante nella misura, e solo nella misura, in cui stava al servizio della vita umana; e di tutto quello che comporta la vita umana, inclusa la dignità, il rispetto, la felicità e la gioia di vivere in pienezza. Una legge che amareggia la vita della gente, che divide gli individui e i gruppi umani, non viene e non può venire da Dio (Castillo J.M.). Ma siccome la Bibbia diceva il contrario, dobbiamo pensare che o sbaglia Gesù o sbaglia la Bibbia.

In conclusione, risulta chiaro dal vangelo che l’invito alla pienezza di vita da parte di Gesù è rivolto a tutti senza se e senza ma, senza distinguere fra puri e impuri, fra persone pie e persone peccatrici. Ne consegue allora che:

a) all’opposto di quello che ancora oggi c’insegna il magistero (Signore, non son degno…, come si dice prima dell’eucaristia), non bisogna essere degni per accogliere il Signore, ma è l’accoglienza del Signore che purifica (Buccheri L).

Per dimostrare la falsità della Bibbia intesa come parola di Dio, Gesù infatti tocca il lebbroso (Mt 8,3), come tocca la donna impura (Mt 8, 14-17), e anziché infettarsi li guarisce, contraddicendo la Legge biblica di purità rituale, secondo cui la purità non si trasmette, mentre l’impurità è contagiosa (Ag 2, 13; Lv 15, 2 ss.: si afferma che Dio stesso aveva assicurato che l’impurità sarebbe passata dal toccato al toccante).

b) all’opposto di quello che ancora oggi insegna il magistero, quando Gesù incontra il peccatore non lo aggredisce con ira, non lo umilia mettendolo di fronte alle sue colpe, non gli si presenta come un giudice minaccioso, non gl’impone di chiedere perdono a Dio, non gli chiede previa penitenza, ma lo mette di fronte alla sua misericordia. Basta ricordare la prostituta che viene mandata in pace senza nemmeno chiederle prima di pentirsi e di cambiare almeno mestiere (Lc 7, 36-50), o alla parabola del figliol prodigo (Lc 15, 11).

Dunque, contraddicendo la Bibbia, Gesù esclude che il peccato consista in una violazione della legge divina. Quando si siede a tavola con i pubblicani e le persone impure, gli scribi si domandano infastiditi e scandalizzati “perché costui sta a tavola con i peccatori?” (Mc. 2,16). Si chiedono, cioè, perché Gesù violi così platealmente la legge divina avvicinandosi e mischiandosi con i peccatori. Ma non sono questi i peccatori, ci fa intendere Marco. A Dio non interessa se uno trasgredisce la legge presentata come divina. Ciò che è grave è che rifiuti il modello di umanità che Gesù sta proponendo; Gesù è l’agnello che toglie il peccato del mondo (Gv 1, 29). Notate bene! non i peccati, - come c’insegna il magistero, quelli piccoli o grandi che possiamo commettere e che inevitabilmente commettiamo,- ma il peccato: quella distanza che ci allontanava inesorabilmente da Dio [17]. Con Gesù nulla ci può più separare da Dio, e la distanza non esiste più, perché questa distanza è stata colmata, e porta una nuova idea di Dio che stravolge quella vecchia (Curtaz P, commento a Gv 1, 29-34 del 19.1.2020). Ma i sacerdoti e gli scribi sono invece pronti anche a uccidere Gesù perché non smette di proporre questo nuovo modello di Dio-Padre amorevole, servizievole e misericordioso, per essi assurdo e inaccettabile. E allora, il vangelo ci fa intendere che i peccatori sono proprio i sacerdoti e gli scribi, che invece venivano considerati puri e santi dalla religione: tant’è che nell’orto degli ulivi Gesù dirà: “sto per essere consegnato nella mani dei peccatori” (Mc 14, 41 e Mt 26, 45), appunto dei sacerdoti.   

Va sottolineato che l’atteggiamento sopra descritto di Gesù scandalizza ancora oggi, perché i farisei non sono pezzi da museo, ma continuano a vivere in mezzo a noi (Castillo J.M.), continuano a privilegiare i dogmi e le tradizioni al benessere dell’uomo, come quando sostengono che il divorziato peccatore non può essere ammesso alla comunione, o che nessuno può avvicinarsi alla mensa del Signore se prima non si è purificato con la trafila della confessione e della penitenza, per cui inorridiscono all’idea che la prostituta peccatrice possa ricevere la comunione se prima non ha cambiato mestiere o per lo meno se prima non si è purificata con la confessione e il fermo proposito di cambiare mestiere (cfr. l’articolo Extra Ecclesiam nulla salus. O anche no, al n. 475 di questo giornale, https://sites.google.com/site/ultimotrimestre2018rodafa/numero-475---21-ottobre-2018/extra-ecclesiam-nulla-salus-o-anche-no). La religione insegna che fare la comunione in peccato mortale (come ad esempio quando la fa il divorziato) è sacrilegio: si finisce cioè dritti dritti all’inferno. In passato insegnava anche che se morivi di venerdì dopo aver mangiato una fetta di prosciutto finivi sempre all’inferno per l’eternità. Secondo la Chiesa questa era la legge di Dio: i peccatori vanno allontanati se non rispettano i precetti della Chiesa, e vanno anche evitati perché sono un costante pericolo di contaminazione per l’anima candida dei veri credenti, tutti obbedienti al magistero: non si sta rimarcando così la differenza fra puri e impuri?

È la religione ad insegnare che l’amore di Dio va meritato. Il Gesù dei vangeli insegna invece che l’amore di Dio viene regalato come offerta gratuita. Di fronte alle critiche dei benpensanti Gesù dice: «Non sentono bisogno del medico quelli che sono forti, ma quelli che stanno male: non sono venuto ad invitare i giusti, ma i peccatori» (Mc 2, 17), o gli ammalati che dir si voglia, o le persone che si sentono rotte di dentro. Questa è uno dei punti fondamentali dell’insegnamento di Gesù, che così mette in rilievo il contrasto fra religione e fede [18]. Nella religione l’uomo deve meritare l’amore di Dio, deve purificarsi ed elevarsi verso l’alto; nella fede l’uomo deve soltanto accogliere l’amore di Dio. La religione afferma che gl’impuri non possono avvicinarsi a Dio se prima non si sono del tutto purificati, cioè se non sono guariti. La religione fa sì che gli ammalati non possono ricorrere al medico se non quando sono guariti: il che è razionalmente assurdo, oltre che inutile. Purtroppo questa idea fa ancora parte del bagaglio spirituale dell’ortodossia cattolica. Quante persone, che vivono situazioni che la morale cattolica condanna come peccaminose, vengono impedite di avvicinarsi al Signore, continuando a dire loro: «Sei in peccato, non puoi avvicinarti al Signore. Sei impuro, non puoi avvicinarti al Signore»? Duemila anni non sono bastati per cambiare idea.

Il peccato resta ancora oggi il motivo di esclusione più nobile e più efficace che finora si sia potuto addurre nelle nostre società per legittimare l'esclusione di altri esseri umani [19].

Dunque, nonostante Gesù abbia cambiato l’insegnamento della Bibbia, la Chiesa ha preferito la Bibbia al Vangelo. Ha preferito offrire un contratto chiaro e preciso: “Tu obbedisci alle leggi di Dio che io Chiesa ti presento e vai in paradiso; tu disobbedisci e vai all’inferno”. Gesù, invece, non ha offerto un contratto, ma un cammino spirituale, che forse porta verso destinazioni sconosciute, che non si acquieta col bianco di qua e il nero di là, che segue i propri dubbi ovunque essi conducano, ma che alla fine ti valorizza come persona libera e autonoma. Non sei una pecora, sei una persona.

 

Dario Culot

[1] È bene riportare il motto di Greenpeace: “La terra esiste da quasi 4.600.000 di anni. Si potrebbe paragonare la sua vita a quella di un uomo di 46 anni. In questo caso, dei primi sette anni non si sa assolutamente nulla; poco si conosce fino ai suoi 42 anni, quando cominciò a fiorire. I dinosauri comparvero all’età di 45 anni, e i mammiferi otto mesi prima dei 46. Continuando così, l’uomo moderno esisterebbe solo da quattro ore, e da un minuto è iniziata la rivoluzione industriale. In questi 60 secondi egli è riuscito a trasformare un paradiso in una discarica di rifiuti, ha causato l’estinzione di 500 specie di animali e si trova sull’orlo di una guerra che potrebbe portare all’annientamento di questa oasi di vita nel sistema solare.”

[2] Non è allora strano che in certi Paesi si giuri in tribunale ponendo la mano sulla Bibbia? O che il presidente degli Stati Uniti quando assume il suo incarico giuri sulla Bibbia?

[3] Oppure si deve dire che è Gesù a sbagliare.  Ma se Gesù è Dio – come dice la Chiesa,-  non può sbagliare.

[4] Lenaers R., La fede è conciliabile con la modernità?, relazione tenuta a Bergamo il 26-27.1.2014.

[5] Concilio di Trento, Sessione IV, 8.4.1546, 1° decreto, in www.documentacatholicaomnia.eu: «con pari riverenza accoglie e venera tutti i libri, sia dell’antico che del nuovo Testamento, - Dio, infatti, è autore dell’uno e dell’altro ed anche delle tradizioni stesse, che riguardano la fede e i costumi, poiché le ritiene dettate dallo stesso Cristo oralmente o dallo Spirito santo, e conservate con successione continua nella Chiesa cattolica».

[6] Odifreddi P., Perché non possiamo essere cristiani, ed. Longanesi, Milano, 2007, 60.

[7] Idem, 28 s.

[8] Anche quando in altre parti del testo già vige la legge del taglione, la quale impone più proporzionalmente solo ferita per ferita, occhio per occhio, dente per dente (Es 21, 23), e non uccisione per una ferita.

[9]L'immagine della “costola” viene ripresa dalla cultura cananea dove veniva considerata fonte della vita, in quanto si muove nell'essere vivente permettendogli di respirare, mentre la sua immobilità dice la morte dello stesso essere. Di conseguenza in ogni simulacro delle divinità cananee veniva posta una costola per significarne “la vita”.

[10] Odifreddi P., Perché non possiamo essere cristiani, ed. Longanesi, Milano, 2007, 25.

[11] Concilio Ecumenico Vaticano II - Inizio del cap. III della Costituzione sulla Rivelazione – Dei Verbum 18.11.1965.

[12] Atenagora li paragona alle corde della cetra che diffonde l’armonia sotto la mano dell’artista Dio; san Gerolamo li mette a pari della penna che scrive, mossa dall’autore (Olgiati F., Il Sillabario del cristianesimo, Vita e Pensiero, Milano,1956, 120).

[13] Omelia che ha suscitato in tanti devoti  riconoscenza ed entusiasmo, come si vede dalle lettere di apprezzamento pubblicate in “Vita Nuova” n. 4981/2020 2).

[14] Olgiati F., Il Sillabario del cristianesimo, Vita e Pensiero, Milano,1956, 129.

[15] Maggi A., La follia di Dio, ed. Cittadella, Assisi, 2010, 98.

[16] Si ricorda ancora una volta che, per la religione, ogni malattia era ritenuta conseguenza di un peccato, e quindi punita da Dio (Ravasi G., Un Gesù segreto nel Vangelo secondo Marco, “Famiglia Cristiana”, n.22/2014, 112).

[17] Cfr. l’articolo La traduzione delle Scritture al n. 554  di questo giornale, https://sites.google.com/site/ilgiornaledirodafa20202/numero-554---26-aprile-2020/la-traduzione-delle-scritture.

[18] Maggi A. e Thellung A., La conversione dei buoni, ed. Cittadella, Assisi, 2005, 20 ss.

[19] Castillo J.M., Vittime del peccato, ed. Fazi, Roma, 2012, 216.