Prima che il linguaggio della fisica diventasse l'algebra, molti modelli del mondo fisico erano espressi geometricamente.
Nel 1490, Leonardo da Vinci rappresentò nel disegno dell'uomo vitruviano il suo ideale di proporzione per l'Uomo, armoniosamente inscritto nelle figure perfette del cerchio e del quadrato.
L'uomo vitruviano è il modello che vogliamo studiare. Più precisamente, ci chiediamo se questo modello rappresenti (entro le incertezze di misura) i componenti della nostra classe.
L'esperienza sull'Uomo Vitruviano serve a chiarire gli aspetti fondamentali del metodo sperimentale e ad introdurre i concetti di misura e di incertezza sulla misura (altrimenti detta "errore di misura").
Ci permette anche di dare un esempio fondamentale di analisi dei dati sperimentali.
Quando facciamo un esperimento, è per sottoporre a verifica sperimentale una nostra congettura. Questa volta, avremmo potuto lavorare con tre diverse congetture:
Altezza e larghezza di braccia sono uguali tra loro.
Altezza e lunghezza dell'avambraccio sono proporzionali tra loro.
Altezza e lunghezza dell'avambraccio sono legati da una relazione lineare.
La congettura più forte è la prima, perché implica la seconda che implica la terza. In altre parole, la prima congettura è un caso particolare della seconda che è un caso particolare della terza.
Abbiamo scelto di lavorare con la terza perché è la più istruttiva.
Abbiamo quindi preso le misure per confrontarle con la congettura teorica (la legge lineare). I possibili esiti sono dunque:
I dati si accordano con la legge lineare: in questo caso, la congettura assume lo status di legge sperimentale.
I dati non si accordano con la legge lineare: e allora la congettura va scartata o riformulata.
La legge sperimentale vale fintanto che un nuovo esperimento non dimostra che è falsa. Viceversa, l'esito negativo dell'esperimento mette fine alla congettura. C'è quindi una sproporzione nel metodo sperimentale tra l'esito positivo e quello negativo di un esperimento.
In generale gli esperimenti vengono progettati per dimostrare che una legge è falsa.
Per ogni individuo, dobbiamo prendere due misure: l'altezza e la larghezza delle braccia. Ambedue le misure vengono prese con un metro da sarto della lunghezza di 1,5 m e con una sensibilità di 0,5 cm.
L'incertezza (o errore) sulle misure ha diverse cause:
La sensibilità dello strumento, che corrisponde alla distanza tra due linee successive nel metro ed è attestata dal costruttore in 0,5 cm (questo dato dipende dal metro che state effettivamente usando).
Le difficoltà sperimentali, in particolare:
l'impossibilità di misurare l'altezza (o la larghezza) in un'unica misura. Le incertezze sulle due fasi della misura si vanno a sommare, portando l'incertezza globale ad almeno 1 cm.
le difficoltà di misura. L'altezza è stata traguardata con una squadra appoggiata al muro, operazione che aggiungeva un'incertezza di 0,5 cm; inoltre sul era difficile stabilire la verticalità del metro, per cui abbiamo aggiunto un'incertezza di ulteriori 0,5 cm; abbiamo deciso di misurare l'altezza con le scarpe, e di conseguenza abbiamo aggiunto 1 cm di incertezza sulla misura del tacco. Per la larghezza delle braccia, ci siamo appoggiati ad un muro in modo che il metro non venisse curvato dal corpo e abbiamo misurato la distanza tra i segni fatti sul muro. La difficoltà a stabilire l'orizzontalità delle braccia e del metro è stata stimata in 2 cm di incertezza sulla misura.
Quando dichiariamo che una misura x ha una data incertezza δx, stiamo affermando che siamo assolutamente sicuri che la quantità che abbiamo misurato è compresa tra x-δx e x+δx. Realizzando l'esperimento, dobbiamo fare di tutto per rendere δx piccolo, ma poi non dobbiamo sottostimarlo.
Abbiamo confrontato i dati sperimentali con la congettura teorica (la legge lineare) con un metodo grafico.
Per prima cosa abbiamo rappresentato i dati su un piano cartesiano. Ad ogni dato corrisponde un rettangolo che rappresenta tutti i punti compatibili con l'incertezza sulla misura. Ad esempio, al dato
(153 ± 2; 156 ± 3)
corrisponde il rettangolo di base 4 e altezza 6 centrato intorno a (153;156) perché tutti i punti all'interno di questo rettangolo, come ad es (151;158) sono compatibili con la nostra misura.
Abbiamo scelto la scala e gli estremi del nostro grafico in modo da rappresentare tutti i rettangoli sperimentali:
In orizzontale il grafico parte da 135 cm e termina a 195 cm, ogni cm sul grafico corrisponde a 2 cm di larghezza.
In orizzontale il grafico parte da 145 cm e termina a 185 cm, ogni cm sul grafico corrisponde a 2 cm di altezza.
Rappresentati i sei rettangoli corrispondenti ai dati in tabella, abbiamo verificato l'esistenza di una retta che attraversasse tutti e sei i rettangoli.
In caso affermativo, la congettura sull'esistenza di una legge lineare che lega l'altezza alla larghezza delle braccia è diventata una legge sperimentale. Abbiamo quindi misurato i due parametri della legge lineare: il coefficiente angolare m e il termine noto q della legge
h = m l +q,
dove h rappresenta l'altezza e l la larghezza delle braccia.
In caso negativo, abbiamo stabilito definitivamente che la congettura sull'esistenza di una legge lineare che lega l'altezza alla larghezza delle braccia è falsa.
Solo a scopo didattico, abbiamo ugualmente tracciato una linea che descriveva "il meglio possibile" la nostra situazione sperimentale (linea di "best fit") e abbiamo calcolato i parametri di questa retta.