La rotta balcanica. Partire per ripartire.
di Beatrice Pezzotti, redazione "Intervallo-uno sguardo sul mondo"
Sabato 12 marzo nell’aula Sogno dell’oratorio abbiamo fatto un incontro che ha lasciato il segno: il giornalista Bettoni Dimitri ci ha accompagnato lungo la rotta balcanica, facendoci sentire per un attimo le stesse profonde incertezze che vive un profugo quando è costretto ad abbandonare la sua terra.
Abbiamo immaginato di partire anche noi per un viaggio senza sapere esattamente dove andare. Ciascuno ha fatto la sua lista di oggetti indispensabili: documenti, contatti, soldi, carte di credito, computer, macchina fotografica…e una foto della propria famiglia.
Una foto per sentirsi a casa. Ovunque.
Dimitri ha portato la nostra attenzione sull’importanza del linguaggio: un profugo non è un clandestino, non è un semplice migrante, è una persona che fugge da una situazione di pericolo come la guerra.
Il giornalista ha due doveri importanti: quello di tutelare la persona che ha davanti e quello di raccontare la verità. Ed è proprio il desiderio di scoprire e raccontare la verità che ha spinto Dimitri a diventare ed essere un giornalista.
Come si è concluso il nostro viaggio?
Con una frase di Dimitri che ci ha lasciati senza parole:
“Una cosa che mi fa sentire in colpa quando torno a casa è che io dopo un mese ho la certezza di poter tornare a casa, un profugo no…”.