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DA VIVENTI A VIVI

di Francesco


Mi trovo a scrivere, pochi giorni dopo l'assemblea di istituto, per esprimere la mia personale opinione a riguardo. Purtroppo, ritengo di aver visto un fallimento del ruolo dell'istruzione. Questo poiché abbiamo tutti vissuto un'assemblea che non era a gestione studentesca, nel bene e nel male, ma che vedeva un chiaro controllo da parte dei docenti. Ciò si manifesta in diversi interventi, che a mio parere hanno visto, più che una "esercitazione di democrazia", un protocollo da rispettare e da svolgersi.  Era una assemblea che doveva essere gestita da noi ragazzi (nei modi e nelle dinamiche del rispetto) e non invece da parte dei professori. Dobbiamo costruire un modo di convivere usando un dialogo, non un monologo. Il problema del cercare di imporre delle regole, che approvo, ma che vengono dall'alto e non costruirle in un percorso che metta noi ragazzi al centro, perde di ogni valore educativo. Spettava ai rappresentanti di istituto mediare il dibattito e evitare situazioni imbarazzanti e ridicole. Mentre una lacuna in storia si può recuperare con qualche ora di studio e un’interrogazione, queste mancanze sono molto difficili da colmare. Prima di prendersi responsabilità nella vita, ognuno di noi deve farne esperienza. È proprio dall'esperienza che noi capiamo come orientaci nel futuro: ogni percorso filosofico che mira alla costruzione della conoscenza parte proprio dall’esperienza, perciò non è da considerarsi come inutile e marginale. L'obiettivo della scuola non dovrebbe essere solo quello di creare informazione o alfabetizzazione. Questo significa anche dare la possibilità di sbagliare, di prendere coscienza, di costruire di scoprire il mondo in classe e non “fuori”. Saint Exupéry dice le seguenti parole in "La terra degli uomini":"[...] il punto è coltivare, non istruire [...]". Non è forse questo il motivo per cui studiamo? Negli ultimi anni, ma credo ben da prima, questa cosa ce la stiamo dimenticando. Io non sono stupito se molti ragazzi non hanno più amore per la cultura e la scuola. La soluzione non è, come alcuni vogliono farci credere, ridurre le ore di scuola o che altro, ma come dice A. D'Avenia:"[...] la questione non è fare una scuola divertente, ma una interessante [...]”. Tuttavia, ho visto, nel corso della mia esperienza, una grande opportunità trasformarsi in un qualcosa "da fare" e non da vivere. Si sono visti candidati che non erano più capaci di esprimersi, sognare e desiderare di più, non per colpa loro, ma perché mai nessuno si è preso cura di creare un pensiero oltre alle mere nozioni. 

Ecco che l’assemblea alla quale io ho partecipato ha messo in mostra tutte le crepe di un sistema scolastico che ha perso l’obbiettivo finale: crescere persone. Questa non può che essere una scelta. Tutti abbiamo ogni giorno la possibilità di essere vivi (e dare vita), e non essere solo viventi. Cogliamola.