VOCI DEL GALILEI

racconti

SULL'ORLO DELLA SCOGLIERA

di Pietro De Sabata

 

Anna guardò le vaste brughiere caledoni che si vedevano dalla sua finestra e poi uscì. Corse attraverso le verdi piane, costellate di eriche purpuree, sotto un cielo azzurro zaffiro, strano per la regione. Attraversò i campi di orzo e segale ormai maturi, sfiorando gli steli come se fosse sollevata da terra. Chi l’avesse vista l’avrebbe detta in preda ad un furor mistico, rapita com’era dal desiderio di correre. Arrivò poi alla scogliera granitica, una delle tante che costituivano la costa della Scozia nordoccidentale e qui si fermò, sospesa sull’orlo della scarpata. Guardava il mare, che urlava in fondo al precipizio battendo e ribattendo sulle rocce. Il mare, una casa da cui mancava da troppo tempo: sarebbe rimasta prigioniera delle terre emerse, finché non avesse trovato la sua pelle di foca. Cominciò allora a cantare, per richiamare le sue sorelle: una canzone malinconica e lenta, il cui ritmo ricordava il suono delle lunghe onde che si frangono nelle sere eterne dell’estate gaelica. Un giovane pescatore che aveva sentito Anna cantare la guardò, vedendola trasfigurata dal sole di meridione. Ripensò allora alla pelle di foca che suo padre aveva trovato tempo addietro su una spiaggia, e capì tutto: la donna che stava cantando era una selkie, una sirena scozzese. Decise istantaneamente di restituirle la pelle, quasi commosso dalla canzone. Una volta che Anna la ritrovò, dall’orlo della scogliera si tuffò in mare, e non riemerse mai più.