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PASSATO, PRESENTE E PAURA

di Carlotta Cantini


Quando arriva il momento di scegliere l’università che si vuole frequentare, capita molto spesso che non si abbia idea di ciò che si vuole fare. Oppure, la strada che si vuole seguire è così diversa dal percorso di studi frequentato che si teme di non esserne all’altezza. Due situazioni diverse eppure così comuni tra gli adolescenti. Il futuro è un'immagine buia e ciò provoca ansia, paura. Ci si sente soli, incompresi, e quando si vedono le persone attorno a noi così felici e certe del loro futuro viene spontaneo pensare: “Perché non posso esserlo anche io?”

La paura di non essere abbastanza, in entrambi i casi, si fa strada nel petto e invade i pensieri. “Perché non riesco a decidere?”. “Ho forse sbagliato scuola e buttato gli ultimi cinque anni della mia vita?”. Domande che sorgono naturali e che si fanno strada, giorno dopo giorno, nella mente e nel cuore di molti studenti, portando inevitabilmente ad una paura spropositata del futuro. Un vero e proprio terrore che paralizza, che inibisce i pensieri e che confonde, se possibile, ancora di più. Si è soliti dire che la paura del buio è tipica dei bambini, perché nell’oscurità si potrebbe nascondere qualunque cosa, anche un mostro, come direbbero loro, e non saremmo in grado di vederla.

L’ignoto, tuttavia, non è forse qualcosa che, chi più e chi meno, spaventa tutti? E questo mostro non è forse il futuro stesso?

Quindi, cosa si può fare per trovare la luce che illumini il nostro futuro, accecando quest’orribile creatura che si nasconde nel buio?

LE PAROLE ANCESTRALI DELL'UMILTÀ 

di Pietro De Sabata Formenton


Vi siete mai chiesti, se tra le varie paure che ha la gente, ce ne sono alcune che coinvolgono tutta l’umanità? Sebbene molti non lo ammetterebbero mai, tutti abbiamo paura di qualcosa. 

Comunque, sono solo tre le paure individuate in tutti gli esseri umani, senza distinzione per età, sesso e cultura: la paura delle altezze, la paura dei serpenti e la paura del buio. 

La paura delle altezze è comune a tutti i mammiferi. Esclusi caprioli, yak e stambecchi, tutti i cuccioli indietreggiano quando si trovano davanti un precipizio. L’eccezione delle capre può essere dovuta all’evoluzione in ambienti montani ricchi di strapiombi. 

La paura dei serpenti, o ofidofobia, è dimostrata dal fatto che in un’immagine naturale in cui sono nascosti fiori, serpenti e altri animali, i serpenti sono sempre i primi ad essere individuati da chiunque. Questa è un’eredità di quando eravamo ancora scimmie arboricole, e i serpenti i nostri unici predatori 

Infine la paura del buio è la proiezione dell’angoscia dell’ignoto nella realtà; anche la tanatofobia, ovvero la paura della morte, ha un’origine simile. 

Quasi nessuno, comunque, manifesta queste paure esplicitamente. Per la maggior parte delle persone si tratta di angosce che si manifestano in sogno o semplice avversione.

Passando invece alle paure non ancestrali ma comunque radicate negli esseri umani, si trovano le classiche paure del diverso e della contaminazione (sanitaria o culturale) e l’avversione agli stranieri, l’infame xenofobia di cui si parla spesso. 

Insomma, se siete terrificati dai serpenti, non riuscite a stare tranquilli al buio oppure non riuscite a stare al balcone del terzo piano, tranquilli perché siete in buona compagnia!

HO SENTITO LE SIRENE: HO PAURA

di Laura Gualtieri


Il 24 febbraio 2022, mia mamma mi ha svegliato alle 05:55 della mattina e mi ha detto: «Hanno iniziato a bombardare». Ho sentito le sirene. Sono andata a prendere nell’armadio il mio zaino salvavita - il papà lo chiama così - e l’ho messo vicino alla porta. L’ho preparato qualche settimana fa, ma non pensavo di usarlo veramente. Dentro ci sono bende, disinfettanti, cerotti e delle cose da mangiare. C’è anche l’acqua. // Mi ha scritto la mia migliore amica, lei ha paura delle bombe, io non tanto. Da casa nostra anche stanotte abbiamo sentito delle esplosioni fortissime. Non le avevo mai sentite prima. Siamo andati in un rifugio sotterraneo, era pieno di persone. Ho chiesto a mia mamma se c’è un fucile o una pistola che posso usare in caso fosse necessario, ma lei dice che non sono cose da piccoli. Io non mi sento piccola. Ieri sera, infatti, è cominciata la mobilitazione. Ci hanno detto che ci possono chiamare per andare in guerra. Ho il diploma di infermiera e al fronte la mia presenza potrebbe essere una figura molto utile. Lo so. Ma ho paura.


Ciao a tutti ragazze e ragazzi del Galilei, l’emozione che state provando è quella che ho provato io, leggendo gli estratti di alcune testimonianze che ho riportato qui in alto, è molto forte. Le autrici in questione si trovano in Ucraina e stanno attraversando l’esperienza della guerra, un concetto che a noi seduti sul divano a guardare la tv sembra quasi astratto e che lo era anche per loro prima che il panico suonasse al loro campanello. Sentiamo spesso parlare di guerra soprattutto in questo periodo, ci sembra un’idea così lontana da sembrare fantascienza, purtroppo ci sono persone là fuori che hanno  paura, paura di dover andare sul fronte, paura di perdere la propria casa, la propria famiglia, la propria vita. E proprio questa paura segnerà le loro vite, come una profonda cicatrice, e qual è il motivo? Qualcuno vuole che sia fatto così, e quindi evidentemente reputa corretto che una bimba debba chiedere alla madre un’arma per difendersi, invece di chiederle di controllare che non ci siano mostri nell’armadio. Io personalmente la trovo una cosa abominevole e questa è solo una delle tante guerre che sono state combattute e che vengono fatte tutt’ora, la storia non insegna, si ripete e si abbatte contro gli innocenti. Anche io ho paura, paura che a causa dell’ignoranza dell’essere umano questa infinita tristezza non cesserà mai. 

PAURA: VIAGGIO TRA ISTINTO E IGNORANZA

di Andrea Vicentini

 

Avete presente quegli animali pericolosi che tanto temiamo quali squali, leoni, serpenti, ragni e simili? E se in realtà non fossero così pericolosi? E se fosse tutta ignoranza quella che ci porta a temerli?

Questa mancata conoscenza deriva da vari fattori tra cui l’istinto e i luoghi comuni.

Facciamo degli esempi: la paura degli squali è esplosa a seguito del film “Lo Squalo” di Spielberg, dove queste creature venivano dipinte come killer assetati di sangue umano, ma la verità è che a loro non interessa nulla di noi, gli attacchi sono estremamente rari ed è inoltre relativamente semplice difendersi: queste creature sono molto vigliacche e non appena scopriranno che sappiamo respingerle scapperanno (basta un colpo al muso, in quanto quella zona è molto sensibile).

Per quanto riguarda animali come i leoni o le orche la ragione della paura è semplicemente la poca conoscenza, infatti i primi, come rivelato da svariati studi, vivono sostanzialmente come dei grossi gatti, che passano la giornata ad oziare e coccolarsi gli uni con gli altri, le seconde, sono invece estremamente gentili con gli esseri umani ed è stato visto come tendano a prendere iniziativa nell’instaurare rapporti di aiuto reciproco tra la loro specie e quella umana; non va dimenticato del resto che le orche sono dei delfini e come gli altri delfini hanno un cervello notevolmente sviluppato, che le rende più simili a noi di quanto pensiamo (hanno infatti culture, dialetti, famiglie, mode…).

Per quanto riguarda ragni e serpenti il problema risale direttamente al nostro istinto: aracnofobia e ofidiofobia sono infatti paure innate che si manifestano in modi più o meno evidenti nelle persone; queste derivano probabilmente dal fatto che ci siamo evoluti da ominidi arborei per cui queste creature rappresentavano davvero una grande minaccia, ma ai giorni nostri non è più così: i ragni attaccano infatti solo in situazioni in cui si sentono estremamente spaventati, molto spesso fingendo solo di attaccare; i loro attacchi sono inoltre perlopiù morsi a secco (cioè senza veleno), perché sprecare il veleno per noi sarebbe ridicolo per loro (visto che le dosi in loro possesso sono infime e difficili da produrre e preferiscono quindi tenerle per prede effettive); i serpenti invece tendono a preferire altre prede, questo anche perché l’essere umano ha un sapore terribile per la maggior parte degli animali (paradossalmente molti predatori inoltre non lo percepiscono nemmeno, al contrario non si sa il perché delle mucche).

Un bacio a tutti, siete appena stati divulgati senza consenso.

 

P.S.

Ocio ale vache!


AMARE FINO A TEMERE L'AMORE

di Yina Cantamesse

 

“Ho paura che se chiudessi gli occhi tu potresti svanire nell’aria come fumo inconsistente, e vivo dunque questa passione travolta dal terrore di poterti perdere.”

Ogni volta che penso a te, Amore, tremo. Sei così totalizzante che quando scelgo te decido di rinunciare alla sicurezza di sapere sempre che il cuore non si spezzerà, perché sei la cosa più bella che mi possa capitare, talmente meravigliosa che spesso ti rifiuto senza pensarci, ed è comprensibile dal momento che leghi come delle catene mai potrebbero fare, rendi schiavi e privi della libertà di essere egoisti. Amare significa ottenere per dare, ammettere una relazione di reciprocità, condividere le proprie gioie e le proprie sofferenze, al tal punto che il baricentro del mio universo si sposterebbe inconsapevolmente, senza che io possa fare nulla per fermare il suo movimento. È questo che mi trattiene dal concedermi a te: il timore che da un momento all’altro tu possa voltarti e andartene con la mia anima. Sei infatti troppo imprevedibile per poter essere accolto senza riguardo, poiché penetri nel profondo e giochi con le emozioni. Ma io ti temo anche per il fatto che davanti a te sono cieca. Non vedo il dolore che provochi, non noto la tua irruenza e ogni volta perdono un tuo sbaglio e ignoro il mio sangue sulle tue mani. La paura di amare invade qualunque percezione quando penso che a un pugno di rabbia ingiustificata risponderei con un sorriso tra le lacrime, quando realizzo che potrei diventare tanto insensibile da poterti confondere e uguagliarti alla violenza. Ma non sei tu. Lo so, eppure mi perdo nell’oblio dell’illusione che accanto a me ci sia ancora tu, Amore.

Io amo e ho perduto.

Io amo e ho perdonato.

Svaniscono esageratamente troppi amori nella breve dilatazione di tempo che è l’esistenza, tutto appare così sfuggevole, inafferrabile… tutto sembra effimero e pallido. Perché seguirti e perderti? Perché conoscerti per poi rimpiangerti e versare gocce di amarezza? Cosa mi spinge a sceglierti, a provare emozioni troppo intense per un corpo di cristallo? Loro. Loro che illuminano l’oscurità della mia solitudine in una luce accogliente, loro che rendono me, stella solitaria, parte di una galassia infinita. La paura di amare non sfumerà mai, ma la vita è anche provare, osare, rischiare. È tentare e fallire, ferirsi e uscirne fortificati. Amore, sei come un salto nel vuoto, volare senza ali, sei come precipitare e sognare il futuro. Amore, sei una contraddizione assoluta: porti felicità e dolore, senza esclusione di colpi. Mostri due sfaccettature diverse di una stessa medaglia, eppure come tale rappresenti il trionfo di una sfida. Io dunque ti ho vissuto, come non ho vissuto nient’altro, poiché nonostante il terrore di perdere contro di te, lotterò con te fino alla fine, fino a che di me non resterà altro che cenere di un sentimento vivo.

 

“Ti amerò come se questo fosse l’ultimo istante insieme, così, quando te ne andrai, vivrò con il ricordo del tuo sorriso sulle mie labbra.”

LA PAURA DI ESPRIMERSI 

di Adesuwa Ugiagbe

 

Perché è così difficile esprimere ciò che si pensa alla gente? Cos’è che ci ferma?

Che sia riferito alla propria opinione, ai nostri sentimenti, alle nostre emozioni oppure a sé stessi, queste sono domande che ci si pone abbastanza frequentemente, eppure non si riesce quasi mai a dare una risposta che soddisfi. Spesso esprimere la propria opinione può essere un vero e proprio atto di coraggio. Soprattutto quando non si è d'accordo con gli altri, ma anche per altri motivi che potremmo definire più profondi. Nella società (che si parli a livello personale, scolastico, lavorativo…) se non si ha un pensiero che segua il trend o che non coincida con il maggior numero di persone, spesso non si viene considerati; se considerati, non sotto una luce positiva.

Quindi il non esprimersi può essere considerato una conseguenza del voler appartenere ad una comunità senza avere il rischio di essere esclusi? Probabilmente sì. 

Non è raro sentir dire che prima di essere accettati dagli altri, bisogna accettare sé stessi, ma tanti lo trovano difficile perché c’è la paura della solitudine. Prendiamo un esempio: c’è un gruppo di cinque amici che ha letto  una notizia online, quattro su cinque la pensano allo stesso modo, ma ce n’è uno che invece la pensa diversamente. La conclusione ideale dovrebbe essere quella di un confronto con le diverse opinioni, ma quella a cui si tende a pensare è quella di un’esclusione dal gruppo. 

Si tende sempre a pensare al peggio e di conseguenza alimentare il livello di timore che incute l'esprimersi. Ecco il motivo per cui si parla di un atto di coraggio. Un atto che potrebbe portare a qualcosa di più o in alcuni casi ad un allontanamento, ma che non deve essere preso negativamente; sono dell’idea che l’obbiettivo in una relazione dovrebbe essere quello di uno scambio rispettoso del proprio pensiero, non un pensiero ideato sulle preferenze altrui ma sul proprio.

AFFRONTARE LE PAURE

di Sofia Spido

 

Come già sappiamo la paura è un’emozione primaria comune a tutto il regno animale. Avere paura è un modo di proteggerci da qualcosa che ci spaventa e da cui preferiamo tenerci alla larga. Quest’emozione è spesso interpretata come involontaria e non controllabile. Potrebbe anche essere vero, ma ciò non vuol dire che non si possa contrastare questa strana sensazione. Superare una paura potrebbe apparire quasi impossibile, ma nulla lo è se ci si impegna e si dà il massimo. Il segreto sta nell’accettare le cose come sono, arricchendo e sottolineando i vari lati positivi. Combattere i propri timori è anche la chiave per nuove conoscenze ed esperienze. Non c’è nulla di cui avere paura, tutto serve per camminare più sicuri e forti in quella che è la strada della vita.

LA PAURA PRIMITIVA E L'ANSIA SCOLASTICA

di Isabel Xhamballati

 

Le mani tremano, il respiro accelera e i denti battono incontrollatamente. Sembrerebbe l’inizio di un film horror, ma è una sensazione che noi studenti conosciamo anche fin troppo bene, no? Interrogazione a sorpresa, ti sei preparato? Questa settimana ho troppo da fare, non ce la faccio: tendete l’orecchio ai corridoi delle scuole, studenti disperati in balia dei compiti. Fermiamoci un attimo: cos’è questa sensazione, che straripa da ogni parte, che ci sembra un uragano e che non riusciamo a controllare?

La paura è un sentimento antico, che la natura ci ha dato come arma per reagire e difenderci dai pericoli del mondo esterno. L’uomo primitivo doveva rispondere ad una minaccia che arrivava da un pericolo vitale, e questa sensazione primaria di difesa risvegliava in lui una reazione, di lotta o di fuga, necessaria per sopravvivere. Al giorno d'oggi, se non in casi particolari, non sopravvengono più situazioni di questa natura, eppure la risposta a livello emotivo è la stessa: palpitazioni, aumento del battito cardiaco... Quando affrontiamo situazioni quotidiane, all'interno del mondo scolastico e non, la paura non deriva da minacce fisiche vitali, ma da particolari circostanze nel mondo sociale. Se facciamo un passo indietro, e osserviamo tutto ciò razionalmente, quella verifica andata male, quell’interrogazione, ciò che veramente trasforma in positivo questa paura è il modo in cui rispondiamo, e come la sfruttiamo per dare il meglio di noi. La paura quindi va quasi assecondata, e affrontata con determinazione, in quanto è un sentimento innato fondamentale che ha aiutato i nostri antenati a sopravvivere in un mondo pieno di insidie. Quando questa paura diventa più intensa, ansia incontrollata e improvvisa che non riusciamo più a giustificare così facilmente, in questo caso il problema si ingigantisce e andare a scuola diventa molto di più difficile. L’ansia scolastica diventa un ostacolo, limita il nostro rendimento ed è un intoppo fin troppo presente nel nostro sistema scolastico. È per questo che comunicare è importante, e parlarne può veramente aiutare a venirne fuori, e sentirsi meno soli.