VOCI DEL GALILEI

racconti

RACCONTO 

di Pietro De Sabata

 

Il rauco grido del leopardo delle nevi echeggiò sui valichi del Karakorum. Il freddo vento dell’Himalaya sì gettò ululando verso est, portando nuvole ad oscurare la luna. Lontano da lì, la marea saliva sui contrafforti dei Pirenei Orientali. Nubi dense coprivano tutta la penisola balcanica, tuonando su Egeo ed Adriatico. Le vette del Caucaso risuonavano di echi antichi. I lupi intrecciavano reti di ululati dal Monte Bianco alle Alpi Carniche. Una fitta nebbia rossastra copriva una vasta zona dell’oceano Atlantico, e poi toccò la costa degli Stati Uniti, al porto di Boston. I pochi scaricatori che lavoravano a quell’ora di notte caddero a terra morti, la pelle color corallo. La nebbia si espanse sopra Boston, polverizzando il metallo, fondendo plastica e vetro, sbriciolando le vene di chiunque avesse la sventura di incontrarla. Nulla la fermò. Al sorgere del sole, Boston non esisteva più: al suo posto, un’enorme distesa di cenere e cadaveri dalla pelle color corallo. La nebbia rossa non c’era più, completamente scomparsa. Ma la distruzione di Boston non fu l’unica conseguenza di quella strana nebbia: mentre il tratto di costa tra New York e Nantucket sperimentava problemi elettrici, l’intera nazione fu scossa da giganteschi temporali per giorni. “Il mondo è impazzito” “La natura si vendica” … Tante le opinioni, ma una sola verità: la nebbia rossa era un agente chimico ad uso militare, sfuggito al controllo su una portaerei americana nell’Atlantico, che causa distruzione istantanea a causa dell’alto contenuto di acidi, e poi si dissolve nell’aria. Ma si spera che questa storia abbia insegnato qualcosa: per ogni azione c’è una conseguenza e tutto è connesso. E ciascuno raccoglie ciò che semina: semini un agente chimico tossico, e te lo ritroverai sulla testa, prima o poi. 

TRE PERSONE NEL VENTO 

di Sofia Chiaramonte 

 

Era fine settembre e Lucia saltellava contenta scendendo i gradini della scuola. Oggi alla ricreazione erano venuti dei signori che avevano regalato a tutti i bambini un palloncino di quelli che volavano se non li tenevi bene. Le maestre avevano spiegato loro che era per aiutare altri bambini meno fortunati e, con questo pensiero in testa, Lucia sorrise guardando il suo bellissimo palloncino verde, come le piante dell’orto di suo nonno; glielo avrebbe regalato fra poco appena lo avrebbe visto. Improvvisamente però un colpo di vento la colse impreparata strappandole di mano il suo palloncino che si librò leggero nell’aria. Subito lunghe scie di lacrime le rigarono il viso; era bastato un attimo perché il suo bel sorriso diventasse una maschera di tristezza. Il signor Baldi se ne stava comodamente seduto su una panchina con un fazzoletto in mano che di tanto in tanto passava sulla fronte imperlata di sudore. Da quanto ricordasse non aveva mai vissuto un settembre così caldo come quell’anno e dal canto suo era ben felice di essere in pensione e di non doverlo sopportare dietro una scrivania. Scrutando le timide nuvole grigie che avanzavano lentamente all’orizzonte, i suoi pensieri andarono subito al suo povero orto, che da un bel po’ non vedeva una goccia di acqua piovana. Come ad averlo sentito, un bel venticello gli accarezzò il viso, concedendogli una breve tregua e una piccola speranza per il suo tesoro verde. Respirando a fondo, si concentrò a cercare la nipote con lo sguardo fra tutto quel via vai di bambini e famigliole che gli passavano davanti, persone sempre di corsa, perse in mille problemi, attaccate a quei maledetti telefonini maledicendo l’estate che se ne andava. Ah povero mondo, una volta non era così! Ecco, finalmente vede la giovane nipote ma non sembra allegra come sempre, anzi da lontano gli sembra che stia piangendo. Marta camminava a grandi passi guardando nervosamente le mail sul cellulare. Quel giorno aveva fatto solo mezza giornata di lavoro, ma era stato comunque terribile; si era concessa una settimana di vacanza e al ritorno i problemi e le commissioni avevano ricominciato ad assillarla. Per di più il caldo rendeva tutto estremamente difficile, i vestiti le si erano incollati addosso e il respiro era accelerato. Improvvisamente un colpo di vento le accarezzò il viso teso scompigliandole i capelli, giusto per farle alzare distrattamente gli occhi e farle arrivare in faccia una macchia verde. Costretta a rallentare bruscamente il passo, Marta spostò indispettita la mano per scansare quello che alla fine era un palloncino ad elio cercando il colpevole. Neanche il tempo di alzare lo sguardo che i contorni di una macchina nera poco attenta le sfrecciarono accanto alla velocità della luce. Un soffio e sarebbe stata travolta.