MONTORIO PER NON DIMENTICARE 

Tra le campagne di Montorio sorge un imponente  edificio, apparentemente diroccato e abbandonato, inizialmente utilizzato come caserma militare antiaerea e poi impiegato come campo di transito per gli Ebrei deportati verso nord durante la Seconda guerra mondiale.

Nel 2017, grazie alle testimonianze dei sopravvissuti e a quelle dei cittadini che, al tempo, vivevano vicino all’ex caserma, è stato possibile ricostruire che funzione avesse tale edificio durante la Seconda Guerra Mondiale. Alcuni ricercatori italiani poi hanno indagato a fondo per molto tempo, cercando informazioni riguardanti Montorio tra documenti dell’epoca fascista. 

Durante quegli anni ci sono stati molteplici segnali, alcuni molto evidenti ed altri meno, che ci fanno capire come la situazione sia sempre più degenerata e che inevitabilmente sia sfociata nella discriminazione.

Basti pensare alle leggi razziali, emanate il 5 settembre del 1938, dove agli ebrei venivano negate diverse possibilità, per esempio andare a scuola, cose che da sempre avevano potuto fare.

La discriminazione però non fu data soltanto dagli atti crudeli commessi, come le leggi appena citate, ma anche dall’indifferenza assunta da parte di tantissime persone rimaste insensibili davanti a tutto ciò che veniva commesso, tutto ciò ha assunto un ruolo fondamentale in questa vicenda.

In realtà non tutti i cittadini rimasero indifferenti a queste vicende di crudeltà, infatti, proprio nel campo di concentramento di Montorio si sono verificati degli episodi di gentilezza; come ad esempio Leone Fiorentino, detenuto, che era riuscito ad attirare l’attenzione di un contadino, che abitava nelle vicinanze, chiedendogli del latte per una bambina di appena un anno, anche lei prigioniera. Il contadino, nonostante la grande paura delle possibili conseguenze, poco tempo dopo si presentò alla recinzione con una bottiglia di latte e la diede  a Leone che tentò di ricompensarlo in denaro, ma lui rifiutò e si allontanò molto velocemente per la paura di essere scoperto.

Questa testimonianza mi ha fatto capire che nonostante la cattiveria e la grande indifferenza che c’era in quel periodo alcune persone sono riuscite ad aiutare quelli più in difficoltà, anche solo con piccoli gesti che ad oggi a noi possono sembrare banali.

Emma Accordini 2BL