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STUPORE E MERAVIGLIA
di Adesuwa Ugiagbe
Stupore e meraviglia, questi due sentimenti sono ciò che alimentano la nostra curiosità, non solo oggi, ma da sempre. Basta pensare a quando eravamo bambini: quante volte ci stupivamo davanti a ciò che la vita ci metteva davanti? Quanto sarebbe bello ritornare a quando provavamo meraviglia su base giornaliera. La curiosità generata dalle cose che ci stupiva era ciò che ci stimolava a scoprire sempre di più. Andando avanti e invecchiando, quell’emozione e quelle esperienze non sono numerose quanto erano da piccoli, rendendo la vita un ciclo ripetitivo. Per molti è così, vivono passivamente. Certo, questo cambiamento è la conseguenza del maturare, il che è molto importante nella vita e non del tutto scontato, ma dovremmo sempre cercare di rimane in contatto con il nostro bambino interiore. La curiosità infantile è ciò che ci ha stimolato a conoscere, cosa ci impedisce di utilizzare lo stesso approccio anche da grandi? Ci sarà comunque il pensiero critico che abbiamo sviluppato crescendo, ma nel contempo anche la voglia di scoprire di più e provare nuove esperienze.
QUANDO LA NATURA CI STUPISCE
di Andrea Vicentini
La natura molto spesso ci stupisce, basta pensare ad un cielo stellato, ad una gemma preziosa, ad una reazione chimica esplosiva, al miracolo della vita e alle forme di vita stesse; tra queste vi sono ad esempio la Lingulodinium polyedrum, un fitoplancton (microrganismo marino autotrofo, in grado perciò di svolgere la fotosintesi), che trasforma il mare in un cielo stellato di colore blu grazie alla sua bioluminescenza quando viene agitato; un altro esempio è un insieme di svariate specie di uccelli tropicali chiamati uccelli del paradiso, per i loro meravigliosi colori; tra questi vi è addirittura un uccello che come rito di accoppiamento si crea un palco con dei rametti e un tutù con le ali per poi ballare davanti agli individui di sesso femminile per conquistarli; ve ne è inoltre un altro, chiamato Paradisaea raggiana, che possiede becco blu e un incredibile piumaggio di color giallo, marroncino, verde, nero e rosso-arancio (su delle piume modificate, esibite per corteggiare).
Questi non sono però gli unici mezzi che la natura ha per stupirci, esistono infatti animali con abilità straordinarie, come la rigenerazione di qualsiasi parte del corpo dell’axolotl (Ambystoma mexicanum, un anfibio) che è in grado di rigenerare addirittura parti del cervello, oltre ad essere considerato una sorta di Peter Pan del regno animale (può vivere in forma neotenica, ossia sviluppare la capacità di riprodursi senza mai svolgere la metamorfosi che lo trasformerebbe in una salamandra), il “sesto senso” dell’ornitorinco (Ornithorhynchus anatinus) che è in grado, grazie a delle cellule elettrosensoriali poste sul suo “becco”, di percepire i movimenti delle prede, pur tenendo occhi e orecchie chiusi (abilità chiamata elettrolocazione); vi sono inoltre le abilità di adattamento estremo del tardigrado, in grado di sopravvivere nello spazio aperto per 10 giorni (come dimostrato quando vennero sparati nello spazio su un razzo… letteralmente sul razzo, non dentro), a -272°C (per 20 ore e per 20 mesi a -200°C), a 150°C (per qualche minuto, mentre a 100°C sopravvive senza alcun problema), a 6000 atmosfere (6 volte la pressione delle profondità marine), a 6000Gy di radiazione (a noi ne bastano 5-10 per morire), per un tempo compreso tra i dieci e i trent’anni senza cibo, acqua e ossigeno ed infine sono sopravvissuti a tutte e cinque le grandi estinzioni di massa della storia; infine vi è la capacità di un particolare idrozoo (una specie di medusa) chiamata Turritopsis dohrnii, che è in grado di ringiovanire, tant’è che molti lo definiscono un animale immortale, in grado di sopravvivere alla prova del tempo.
Se anche tu vuoi viaggiare nello spazio cavalcando un razzo e ringiovanire all’infinito continua a leggere i nostri articoli.
Un bacione a tutti e alla prossima edizione!
P.S.
Sì, il tardigrado resiste anche al vuoto esistenziale-mentale di 48 ore di talk-show di Barbara D’Urso, ma come noi sappiamo per l’uomo pochi minuti possono essere fatali
STUPIRCI PER ANDARE AVANTI
di Sofia Spido
È sufficiente pensare a qualche nostra piccola azione per renderci conto di quanto sia fondamentale meravigliarci di ciò che ci circonda. Se si pensa attentamente, è la curiosità scatenata da questo stupore che ci porta a compiere grandi e comuni gesti. Nulla potrebbe farsi se noi non avessimo quell’intenso senso di scoperta che ci avvolge ogni volta che tentiamo qualcosa di nuovo. Nulla potrebbe sostituire quel senso di vuoto che si crea dopo aver fatto una bella o spiacevole scoperta, che ci invoglia ad andare avanti cercando delle risposte e delle soluzioni. Penso che il meravigliarsi di fronte a qualcosa sia la sensazione più frequente in noi, ma allo stesso tempo più complessa. Come facciamo a far provare lo stesso stupore per qualcosa ad un’altra persona? Forse è questa diversità di percezione che molte volte ci porta a sentirci incompresi. In fin dei conti il nostro quotidiano è frutto della nostra meraviglia che ci spinge a fare o evitare certe cose e affrontare le piccole sorprese in un modo del tutto nostro.
STUPIRSI DI UN PROBLEMA E' IL PRIMO PASSO PER RISOLVERLO
di Pietro De Sabata
Avete presente quelle frasi che spesso si sentono ai TG o si leggono sui giornali, del tipo: “C’è da stupirsi che il dato ponte non sia crollato prima” oppure: “Stupisce come nel terzo millennio esistano ancora queste brutali discriminazioni”? Ecco, in questi casi lo stupore non va bene, anche se è probabilmente la prima reazione che ognuno ha davanti ad una brutta notizia; occorre andare avanti, e capire il problema. Ponte che crolla? Bisogna analizzare com’è stato costruito, se si è fatta manutenzione, ecc… Una scrupolosa analisi porterà a trovare la causa del crollo, in modo che una cosa simile non si ripeta più, e altri non si debbano stupire di eventuali stragi. Discriminazioni, attentati o problemi sociali? Qui è necessario indagare sul contesto dietro al problema, l’educazione e il passato dei protagonisti (in caso di discriminazioni o atti terroristici); l’intervento sulla situazione è più complesso che quello su un ponte che crolla. Altra situazione in cui lo stupore è sbagliato: una delusione amorosa o d’amicizia. “Quello lì è un cafone” “Perché mi ha lasciata?”… In quei casi, c’è poco da stupirsi: nessuno sa come funzioni veramente l’amore o l’amicizia, quindi l’unica è sperare. Reprimere lo stupore in ogni caso è però altrettanto dannoso che non elaborarlo riguardo a brutte esperienze. Quindi, se lo stupore riguarda una situazione negativa, provate a capirla e intervenite per quanto potete; ma se lo stupore è per un insperato raggio di sole, una bella canzone o un regalo inaspettato, è come un pizzico di sale nella torta che è la vita: dà più sapore!
L'ALBA DI UNA NUOVA VITA
di Carlotta Cantini
Che cos’è lo stupore?
Una domanda difficile che non ha una risposta esatta: lo stupore è tante cose insieme e niente allo stesso tempo. Può essere bene o male, felicità o tristezza.
Per me lo stupore è uscire di casa alla mattina e ritrovarsi immersi in una luce rossa. O ammirare, mentre si è in macchina, la tenue luce rosa che si fa strada sulla linea dell’orizzonte. Osservare il Sole che sorge e pensare “wow, questa è la bellezza del mondo in cui vivo”. L’alba è, per definizione, l’inizio di un nuovo giorno. Non tutte le mattine, tuttavia, è visibile. Talvolta, a causa della pioggia o di un cielo nuvoloso, non è possibile osservare i suoi meravigliosi colori. Così, quando dopo qualche giorno possiamo di nuovo osservare quello spettacolo, rimaniamo sorpresi, poiché l’evento ci risulta quasi inaspettato, ma allo stesso tempo siamo estasiati per la sua bellezza. Proprio per questo l’alba può essere paragonata ad una svolta all’interno della nostra vita; una rinascita o un nuovo inizio: è quella luce attesa che, un po’ quasi all’improvviso, appare dopo un lungo periodo di buio. E questa luce si fa strada gradualmente, fino a sconfiggere completamente le tenebre della notte e rischiarare un nuovo giorno, una nuova vita. Quindi, per tornare alla domanda iniziale, che cos’è lo stupore? Lo stupore è quel sentimento che accompagna la speranza, che ci permette di valorizzare anche le cose più piccole. Senza questo, tutto sarebbe più monotono, e non potremmo più guardare il Sole che sorge e trovare le energie per affrontare la giornata, la nostra vita. Quindi stupiamoci, anche per le cose più semplici e a costo di sembrare un po’ bambini: solo così potremo “rinascere” e godere appieno del calore e della luce dell’alba.
LO STUPORE DI FRONTE ALLA BELLEZZA
di Isabel Xhamballati
Firenze, 1817
Il giovane scrittore Henri Beyle viene colto da una crisi, un malessere improvviso. “Quando ho lasciato Santa Croce, il mio cuore batteva all’impazzata, la vita mi era stata tolta, camminavo con la paura di cadere”. Cosa è successo al giovane Stendhal?
La bellezza, il modo in cui ne facciamo esperienza e l’effetto che provoca nell’uomo è un enigma che ci segue da sempre. La bellezza ha accompagnato l’uomo durante la storia: secondo gli antichi greci è strettamente legata a proporzioni ben definite e alla simmetria, nel medioevo ha assunto una connotazione ancora più oggettivistica: la bellezza è opera di Dio. Ma a prescindere dalla sua natura, dalla definizione di bellezza che ognuno di noi può provare a dare, l’effetto è in qualche modo lo stesso. Stupore, meraviglia, senso di appagamento ma anche smarrimento profondo di fronte ad un’opera d’arte, un oggetto, un piccolo frammento di bellezza che ci affascina (dal latino fascinum: incantesimo, maleficio). Ad un primo esame, la bellezza di un’opera o di un paesaggio è solo superficiale. È questo che ci impressiona e ci stupisce cosí tanto? È la forma, il colore, la “superficie”? Perché siamo così sensibili ad esso? Forse tutto ciò può essere ricondotto a una semplice relazione matematica tra forme e numeri, un rapporto che decodifica la bellezza e crea immagini armoniose e affascinanti. La costante di Fidia, il numero aureo, si ripete nella natura e nell’universo, e lo ritroviamo in immagini che ci sembrano bellissime. Tutto ciò che noi chiamiamo arte è basato su un principio di bellezza e armonia, e dove c’è tutto questo spesso c’è un rapporto aureo. Non è altro che un numero, allora, la nostra definizione di bellezza? Lo stupore che proviamo di fronte a queste immagini è dovuto ad una costante matematica, che è intrinseca nell’universo. Allora la bellezza non è forse universale e oggettiva? Eppure ciò che ci stupisce è sempre diverso.
IL MARE DELLO STUPORE
di Yina Cantamesse
«Ehi, Peter, cosa sono quelle luci?»
«Quelle che vedi sono fuochi d’artificio! Vieni con me, ti mostrerò un mondo tutto nuovo. Corri, seguimi. Bambino, osserva ciò che ti circonda e meravigliati, perché il tempo è tuo nemico e tu dovrai essere capace di opporglisi ed esplorare la realtà con uno sguardo sempre curioso e interessato. Non crescere, ti perderai. Resta con me e ti porterò sull’Isola che non c’è. Nuota nel mare dello stupore cosicché tu non smarrisca mai la vita che c’è in te.»
Gli occhi di un bambino. Sempre spalancati e pronti a cogliere il minimo cambiamento, o semplicemente vivi di fronte anche a un muro bianco. Nel suo immaginario anche il bianco è un colore strano, meraviglioso. Tutto ciò che lo circonda è nuovo, a partire dalla sequoia che gli sta facendo ombra dalla palla infuocata su nel cielo, passando per un sasso di un incredibile color grigio, fino ad arrivare alla tartaruga che gli sta passando di fianco. E il bambino si ferma a guardare.
«Scusi, scusi signor Adulto! Aspetti! Cosa sono quelle luci?»
«Sono bombe. Ignorale, prima o poi esploderanno. Ho fretta, non posso fermarmi. E consiglierei anche a te di non fermarti. Il mondo ormai non è più niente, non ha più niente. Intorno a noi c’è solo caos e devastazione, ma tutto ciò è insignificante. Morte e dolore ci circondano, ma basta solo non notarle. Gioia e vita tentano strenuamente di affacciarsi alla nostra finestra dell’indifferenza cercando di romperla. Tranquillo bambino, cresci e sarai capace di chiudere tutte le porte. Ricorda, indifferenza. Ora devo andare.»
Anche di fronte a una tragedia, si passa oltre. Ci
si sente intorpiditi, avvolti da una coperta intessuta dal tempo e dal suo scorrere. Si vede ma non si guarda, perché ormai lo sguardo è uno sguardo che non rimane. Bimbi sperduti sono tutti. Bimbi sperduti sono gli adulti che hanno perso il loro sorriso e non trovano più eccezionale una margherita che fiorisce in mezzo a un prato, anche se una fra mille. Bimbi sperduti sono coloro che hanno perso il loro fanciullino, la spontaneità di rimanere meravigliati anche di fronte alle banalità, poiché il traguardo si raggiunge solo muovendo un primo passo. Il fanciullino non ha fretta, non ha età né ha tempo, il fanciullino respira e il suo respiro è come un soffio di vento contro una vela immobile, una goccia di pioggia sopra una foglia rossa. Apre gli occhi per sognare e respira, canta e balla, dentro il mare dello stupore.
«Guarda, Fanciullino, cosa sono quelle luci?»
«Cosa sono? Stupisciti… sono luci!»
LA MUSICA UN BENE INFINITO
di Laura Gualtieri
Nello stupore nasce e muore l’amica che ci porta consiglio quando più ne abbiamo bisogno. La musica, non importa quando, non importa come, ma è sempre al nostro fianco. Caparezza lo diceva “mi stupisco e pubblico un disco”, infatti la città natale della musica è proprio lo stupore, un sentimento così profondo che a volte le parole non bastano. Con otto note, dona a tutti un’infinità di emozioni che nel passato, nel presente e nel futuro, erano, sono e saranno sempre diverse. La sua potenza è tanta, che penetra nell’animo come lo sguardo della persona amata e fa brillare gli occhi come quelli dei bambini alla vista del mare. Non servirebbero tutte le lettere dell’alfabeto per spiegare la sua magia, così meravigliosa da superare anche quella del moto degli astri e spettacolare come l’arcobaleno dopo la pioggia.