VOCI DEL GALILEI

racconti

LE JACARANDE DI ATENE

di Pietro De Sabata Formenton

 

“Domani devo partire” “Resta, ti prego. Non posso separarmi da te, non ora che ti ho ritrovato” “Ma devo andare”. L’uomo si allontanò, lasciando la giovane affranta sotto la pioggia, con le foglie che le turbinavano attorno... Fermi tutti, cos’è ‘sto cliché? 

Serve qualcosa di nuovo: via ‘ste vecchie dame lasciate nella pioggia, uomini che devono sempre partire e donne che attendono anni diventando nel mentre suore/zitelle perché lui muore o si sposa con qualcun’altra. C’era il sole, quando i due si separarono, in una via di Atene ombreggiata da bellissime jacarande. Un autunno precoce, con il sole mediterraneo ancora caldo e sospeso sul mare che si intravedeva all’orizzonte, l’unico momento in cui i due si potevano incontrare. 

Lei, una donna dura, glaciale, tenace e rompiscatole che aveva creato un impero commerciale dall’intuizione di una sorella. Lui, l’esatto opposto: un uomo debole, sognatore e manovrabile. Due opposti in totale contraddizione, che si potevano incontrare solo un giorno, quel 21 ottobre che per tutti non aveva alcun particolare significato; uno splendido giorno nella città dell’Acropoli, non più estate ma ancora non autunno. “Al prossimo incontro” “Ti aspetto al solito posto sotto le jacarande di Atene”.

Il giorno dopo, lei prese un volo per Francoforte; lui restò ad Atene, nella sua panetteria, a fare quello che aveva sempre fatto: vendere koulouri, anelli di pasta di sesamo molto apprezzati in tutta la città.

Lei invece vedeva il futuro svelarsi in uno stressante tour de force in giro per il globo, in cui ogni giorno avrebbe potuto svegliarsi in un continente e addormentarsi in un altro. 

Ma le jacarande attendono, serene, ombreggiando quella panca dove i due innamorati vanno a baciarsi in autunno, sotto un diluvio di fiori viola. Dove ogni ottobre si rincontrano due metà di un cristallo diviso dallo spazio tempo.