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LEGENDBORN

di Adesuwa Ugiagbe

 

Se siete appassionati di fantasy con segreti nel passato e ricerca di sé stessi, vi consiglio caldamente di leggere Legendborn di Tracy Deonn.

Legendborn è il primo volume di una nuova serie fantasy in cui segreti e poteri occulti sfidano la magia. 

Bree ha solo sedici anni, ma il suo talento matematico le permette di frequentare già il campus dell’Università della Carolina del Nord. Dopo la morte di sua madre in un tragico incidente stradale, Bree ha sviluppato una sensibilità particolare che le permette di capire le persone che la circondano e di osservarle davvero. In Legendborn passato e presente si mescolano fino a far dubitare Bree delle modalità in cui è morta sua madre: forse non si è trattato semplicemente di un tragico incidente? 

di Yina Cantamesse

 

Premetto che non ho nessuna intenzione di scrivere la classica recensione dove espongo solo un parere critico, ma ciò che voglio, e farò, sarà entrare nel libro e analizzarlo e condividere la mia impressione, positiva o negativa che sia, presentandovi il pensiero di un personaggio che ha vissuto i fatti narrati come un osservatore esterno: io. Sarete dunque costretti, nel caso vogliate leggere i miei scritti dedicati a questa sezione, a fermarvi, a capire, e poi a riflettere. Un libro è un momento, sono attimi sospesi in uno spazio fuori tempo.

UN GIORNO QUESTO DOLORE TI SARÀ  UTILE 

di Peter Cameron

Confuso. Indefinito. Solo.

È il racconto di un ragazzo che sa ma allo stesso non conosce niente. Sono pagine pervase da un sentimento grigio, dove non esiste vita, ma solo l’ironia della vita. James, il diciottenne protagonista, è un adolescente troppo simile a noi, per quanto vogliamo negarlo. Esplicita i propri dubbi nell’oscurità per poi negare le proprie insicurezze alla luce del sole. La sensazione che mi ha trasmesso è stata quella di frammentazione, non ho colto un ordine, una direzione, nella tempesta dei suoi pensieri. Forse andava troppo veloce e io troppo lenta. Lui correva e io lo inseguivo, ma spesso i suoi ragionamenti erano così imprevedibili che mi dovevo fermare per riprendere fiato. Nonostante ciò la lettura è stata piatta, oserei dire noiosa, poiché l’unica cosa che interrompeva la monotonia di parole sempre più neutre e confondibili l’una con l’altra è stato proprio quel sarcasmo retorico, infantile e maturo, che rendeva l’opera più avvincente, strappandomi di tanto in tanto un sorriso consapevole.

 

«I bidoni della spazzatura parlano da soli»

«Certo»

«A lei parlano?»

Naturalmente ho dovuto dire di sì. Ecco cosa succede quando ti ficchi in certe professioni: sei costretto a dichiarare che i bidoni della spazzatura ti parlano.

 

Ho riportato un estratto, simbolo della banalità di certe situazioni, interpretato come un’irrealtà comica, solo uno tra i tanti commenti di James. Egli si chiede perché ciò che è debba essere così, perché bisogna fare qualcosa, perché sia necessario parlare quando è possibile pensare, e avrebbe ancora ulteriori interrogativi riguardo una normalità che però non concepisce come tale. Dietro muri di un ingannevole autonomia e indipendenza si risponde prendendo le distanze dall’incomprensione, rifugiandosi in un luogo che considera intoccabile: la solitudine. Probabilmente per questo che il libro mi è apparso così apatico, poiché un protagonista che pensa solo e non prova, condivide la mente e non il cuore.