COOKING

cucina

Benvenuti nella sezione RANDOM! Qui i nostri giornalisti condivideranno qualunque cosa gli passerà per quel vortice caotico che è la loro testa. Gli argomenti potranno spaziare dai manga e anime ai videogame, dai racconti di viaggio alle cronache di attualità, e altro ancora: insomma, saranno articoli che non andranno in nessuna direzione e dunque saranno “EPPUR non SI MUOVE”. Ed ora, divertitevi! 

 

VIDEOGAME: UNDERTALE

di Carlotta Cantini 


Autore: Toby Fox D

ata di rilascio: 15 settembre 2015 

Genere: RPG 

Gameplay: da 6 a 20 ore 


Come non consigliare uno degli RPG più famosi al mondo? Undertale è un gioco di ruolo in cui il protagonista, un essere umano, cade in un mondo di mostri e deve cercare di tornare a casa. Qual è la differenza rispetto a qualsiasi altro videogioco di questo tipo? Invece che uccidere i nemici che si incontrano lungo il percorso, l’obiettivo è quello di risparmiarli e non combattere con loro. In questo modo sarà anche possibile fare amicizia con alcuni dei personaggi della storia, tra cui il simpaticissimo scheletro Sans. Nel caso ciò non fosse gradito è sempre possibile giocare in modalità genocide, ovvero uccidendo tutti i nemici che si trovano sulla propria strada. Il consiglio, in ogni caso, è di completare il gioco prima in modalità pacifista, poi giocare un'altra partita in modalità genocide e godersi i cambiamenti, che portano ad un completo stravolgimento della storia originale. Inoltre la comicità dei personaggi, che a volte risultano quasi stravaganti, è accompagnata da una serie di messaggi significativi che rendono la trama non banale o insulsa. Non c’è dunque da stupirsi se Undertale ha riscontrato così tanto successo, diventando uno dei giochi più amati dai fan dei videogame: l’originalità dei suoi contenuti unita alla comicità rende il gameplay piacevole e permette di sviluppare una sorta di affetto verso i personaggi. 

BARCELLONA

di Yina Cantamesse 


Hola!

Durante le scorse vacanze invernali ho visitato il capoluogo della Catalogna, Barcellona. Partita il 3 gennaio, al pomeriggio abbiamo avuto tempo di dare una prima occhiata al quartiere del nostro hotel: il Barri Gòtic. Ci siamo diretti subito alla Cattedrale della città che, se non fosse stato per l’enorme striscione pubblicitario attaccato proprio sulla facciata, sarebbe stata perfetta. In compenso un gruppo di street dancers ci ha regalato uno spettacolo di acrobazia aerea proprio di fronte, gratis. Continuando la passeggiata abbiamo osservato le delicate luci natalizie appese sopra Placa Reial, il monumento a Cristoforo Colombo e, prima di tornare in albergo, la ruota panoramica del Port Vell (Porto Vecchio). Per la sera era d’obbligo assaggiare la paella, il piatto più famoso del posto (vi confesso che noi l’abbiamo mangiata per quattro giorni di fila dal momento che, innanzitutto, è molto gustosa, e poi perché “varia” non è un aggettivo da attribuire alla cucina spagnola). Il secondo giorno è stato il più tosto per cui se non siete dei frequentatori abitudinari dei tapis roulant vi conviene spostarvi coi cavalli. Si scherza ovviamente, Barcellona ha la metro. Informandovi che tal itinerario è stato ribattezzato “Sulle tracce di Gaudì”, la prima tappa è stata Park Güell, parco immenso e curioso, soprattutto alla fine del percorso, dove c’erano le famose “casette di Hansel e Gretel (certamente non si chiamano così ma le assomigliano in modo incredibile), e che sono un’ottima location per foto aesthetic e tumblr. Ignorata dai più, durante la pausa pranzo siamo entrati in Casa Vicens, primo edificio nel portfolio dell’architetto: meravigliosa, sorprendentemente, uno dei siti più belli. Non poteva mancare la Sagrada Familia con le sue incredibili vetrate. Il gioco di riflessi colorati al suo interno, messo in scena da Gaudì, lo definirei come uno dei suoi migliori capolavori. Unico difetto, il prezzo del biglietto, spropositato per esser una chiesa (26€), ma a rigor di logica se i lavori di ristrutturazione sono in atto da secoli, da qualche parte bisognerà pur tirar fuori i soldi. Ultima visita a Casa Batllò, il museo più costoso (ben 35€), soprattutto visto che non mi ha impressionata in modo particolarmente positivo, ma sono i miei umili e personali gusti. Oserei dire che la facciata esterna sia stato il dettaglio più valido, oltretutto, se abbagliata dalle luci natalizie, diventa indimenticabile (avviso che i barcellonesi investono assai nelle illuminazioni per la città durante il periodo invernale ma finché non hanno i nostri rincari fanno bene). Per rilassarci, il giorno successivo abbiamo trascorso la mattinata all’Acquarium, tuttavia vi sconsiglio vivamente quest’esperienza potendo l’Italia vantare del più grande acquario in Europa, quello di Genova. Treno, quattro orette e ci si arriva. Primo pomeriggio a Barceloneta e poi, prendendo i mezzi, abbiamo fatto un salto a Placa Espanya, ammirando la Font Magica, fontana famosa per il suo spettacolo serale di acqua e luci, in questo periodo spenta per l’emergenza siccità: un vero peccato. In serata abbiamo provato i churros da “Xurreria Manuel San Romàn” (squisiti, tanto che siamo tornati 24h dopo) e i cookies/sweet rolls da “Demasìa” (altrettanto buoni ma per chi ha problemi di colesterolo non propriamente adatti: sono una bomba calorica). Ultimo giorno: in mattinata abbiamo fatto sosta al Museo di Picasso (non stimo l’arte di Picasso ma per i minorenni il biglietto era gratis e dunque sarebbe stato uno spreco non visitare il museo più conosciuto di Barcellona) e al Parc de la Ciutadella, al contrario questa si è rivelata molto interessante, da dedicare almeno una mezz’oretta. Subito dopo pranzo abbiamo prenotato il Palau de la Musica Catalana. Stupenda. Rinunciate a qualcos’altro ma non a questo. Prima di cena avremmo avuto abbastanza tempo per andare al Palau Güell, un edificio sempre curato da Gaudì, ma purtroppo, essendo Epifania, era chiuso. Ci siamo consolati facendo un altro giro per la Rambla, la via principale del capoluogo, piena di turisti e borseggiatori. Nel complesso penso che questa sia una delle città più belle che abbia mai visitato, in particolare il Natale le regala un fascino unico che si può osservare solo durante l’inverno. Sicuramente non economica, e qui so di star smentendo uno dei miti ancestrali degli italiani però effettivamente, per quanto riguarda Barcellona, la signorina ha voluto un po' imitare i prezzi della vicina Gran Bretagna. Nonostante tutto vale la pena andarci almeno una volta nella vita. Altrimenti come potreste incantarvi davanti a un’opera di Gaudì senza comprenderne né capo né coda?