Valutazione della valutazione

E’ pacifico ormai che il compito della scuola dell’obbligo non è quello di selezionare quanto quello di agevolare la piena formazione della personalità. La scuola deve promuovere, non bocciare, punire, fermare o ritardare.

Escludendo ogni situazione patologica o di handicap, se l’apprendimento dell’alunno è insoddisfacente, vuol dire che in qualche modo egli è svantaggiato. Tale situazione può derivare da innumerevoli fattori da ricercare nelle sue esperienze di vita personale, familiare, sociale e scolastica:

1) Dislessia (incidenza del 15-16%);

2) Disgrafia;

3) Discalculia;

4) Debolezza mnemonica;

5) Disturbi sensoriali spesso scoperti in ritardo (miopia, astigmatismo, strabismo, occhio pigro, ipoacusia), in costante aumento, associati spesso a cefalea;

6) Difficoltà di pronuncia;

7) Difficoltà semantiche;

8) Difficoltà pragmatiche;

9) Difficoltà sintattiche;

10) Mancinismo;

11) Lateralità incrociate;

12) Insufficienze e ritardi mentali non ben individuate.

13) Iperattività e instabilità psicomotoria;

14) Turbolenza;

15) Ansia;

16) Tensione;

17) Angoscia;

18) Frustrazioni;

19) Difficoltà di integrazione;

20) Assimilazione di modelli di comportamento distorti;

21) Percezione sbagliata della scuola;

22) Inibizioni originate da cause di diverso tipo;

23) Stress emotivi;

24) Traumi psichici;

25) Ritardi affettivi;

26) Fobia verso la scuola;

27) Disadattamento scolastico;

28) Provenienza da ambienti in cui si fa uso di un lessico ristretto;

29) Uso di un vocabolario diverso;

30) Carenza generale di stimoli;

31) Indifferenza delle famiglie;

32) Deprivazioni affettive;

33) Carenze affettive;

34) Iperprotezionismo;

35) Permissivismo;

36) Situazione economica precaria;

37) Problemi familiari;

38) Difficoltà sociali;

39) Difficoltà culturali;

40) Severità educativa;

41) Lavoro domestico e minorile;

42)Svalutazione degli insegnanti o della scuola in sua presenza;

43) Carenza di autorità parentale;

44) Conflitti parentali;

45) Disgregamento della famiglia;

46) Esperienze di emarginazione;

47) Non corrispondenza tra insegnamento impartito e livelli di sviluppo e di apprendimento;

48) Mancato rispetto dei suoi ritmi e stili apprenditivi;

49) Mancanza di motivazioni adeguate (spetta alla famiglia e alla scuola suscitarle - “Agli svogliati date uno scopo” ammoniva Don Milani -);

50) Utilizzato di strategie non idonee.

Tutti questi problemi vengono liquidati spesso con una espressione: “Cattiva volontà”.

Ma proprio per tutti questi motivi l’alunno non può essere pressoché mai chiamato a rispondere delle sue inadeguatezze.

Egli, perciò, non viene ammesso solo se si ritiene che tale provvedimento risulti utile a garantire il successo formativo. Il che quasi mai.

Per ritenerlo, in effetti, si deve postulare che (perché la cosa non è dimostrabile) l’alunno ha bisogno di un supplemento di tempo non inferiore ad un anno per colmare il suo debito formativo e che non basta un’attività di recupero all’inizio dell’anno scolastico successivo.

Visti i fattori scatenanti, le carenze della famiglia, dell’ambiente e della scuola, occorre convenire che forse è la società ad essere in debito con l’alunno. Sicuramente qualcuno o tutti avrebbero potuto dare di più. Pur nel rispetto delle procedure, qualcosa che non ha funzionato c’è. I ritardi, la bocciature, le mortalità scolastiche sono sempre l’espressione di un insuccesso che riguarda tutti.

La non ammissione diventa perciò nella maggior parte dei casi un ulteriore fattore di dispersione scolastica perché la mancata ammissione viene sicuramente vissuta dall’alunno in senso negativo, essa ne diminuisce l’autostima e gli crea disagio sul piano relazionale; la famiglia il più delle volte accresce il disagio dell’alunno.

L’alunno costretto a ripetere la classe perde un anno, magari per recuperare solo alcuni apprendimenti, e subisce una mortificazione che si ricorderà per tutta la vita. Il 48 % degli abbandoni risulta avere come precedente una bocciatura nella scuola dell'obbligo. Qualcuno potrebbe credere ancora alla utilità della bocciatura in casi gravi. Ma per i casi gravi ci dovrebbe essere il sostegno, o il recupero non la bocciatura. Il fatto è che il sostegno viene dato con il contagocce e la mentalità è imperante, anche nelle famiglie, è ancora purtroppo quella di considerare l’alunno che riceve il sostegno come un diverso, perciò meglio nascondere, far finta di niente o addossare la colpa a chi in effetti non può averne. Non c’è nemmeno la possibilità di fare un recupero serio. L’unico recupero possibile è quello di un piccolo gruppo di livello anche interclasse che faccia attività in orario antimeridiano almeno un giorno alla settimana.

La bocciatura non fa sì che un ritmo di apprendimento da lento si faccia sciolto.

Non fa sì che uno scarso interesse si faccia più vivo.

Non fa sì che un impegno incostante diventi volontà.

La bocciatura allontana, quasi sempre irrimediabilmente l'alunno dal contesto scolastico.

Diceva Don Lorenzo Milani "La scuola ha un solo problema: i ragazzi che perde" "Non c'è nulla che sia ingiusto quanto far le parti eguali fra disuguali".

Questi assunti che fanno parte di tutta quella cultura pedagogica che il liberismo imperante tenta di demolire per fortuna sono ancora recepiti in alcune norme che non sono state smantellate.

D.p.r. 8 marzo 1999, n. 275

Regolamento autonomia

Art. 4

Autonomia didattica

4. …Le istituzioni scolastiche…….“Individuano inoltre le modalità e i criteri di valutazione degli alunni nel rispetto della normativa nazionale e i criteri per la valutazione periodica dei risultati conseguiti dalle istituzioni scolastiche rispetto agli obiettivi prefissati”.

D. L. 16 aprile 1994, n. 297

(che ha recepito integralmente i corrispondenti artt. Della L. 4 agosto 1977, n. 517

Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione

Scuola elementare

Art. 145 - Ammissione alle classi successive alla prima

2. I docenti di classe possono non ammettere l'alunno alla classe successiva, soltanto in casi eccezionali …...

Scuola media

Art. 177 Valutazione e scheda personale dell'alunno

5. Il consiglio di classe, in sede di valutazione finale, delibera se ammettere o non ammettere alla classe successiva gli alunni della prima e della seconda classe e all'esame di licenza gli alunni della terza classe….

Ordinanza Ministeriale 21 maggio 2001, n. 90

Confermata dallaOrdinanza Ministeriale 23 maggio 2002, n. 56

SCUOLE ELEMENTARI

Art. 1

Scrutini ed esami

6. I docenti … possono, ai sensi dell’art.145- comma 2- del D.L.vo 16 aprile 1994,n.297, non ammettere l’alunno alla classe successiva soltanto in casi eccezionali, su conforme parere del consiglio di interclasse, riunito con la sola presenza dei docenti.

Ciò perché ogni decisione non è così automatica, occorre interpretare i risultati conseguiti. Ma si può aggiungere che la collegialità non è una garanzia assoluta, e per quanto grande sia stato lo sforzo di arrivare a conseguire risultati oggettivi, l’intervento umano può non averli resi o non li rende più tali. Intervengono variabili di diverso tipo:

    • Modi e tempi di somministrazione di prove;

    • Risultati discordanti tra diversi tipi di prove;

    • Risultati discordanti tra quelli di una disciplina e un’altra;

    • Risultati discordanti tra la media generale di una sezione e un’altra;

    • Punti di vista diversi nel valutare le prove orali e le prove espressive;

    • Punti di vista diversi nel valutare gli atteggiamenti;

    • Punti di vista diversi nel valutare prove contestualizzate, ammesso che vengano effettuate;

    • Tipo di rapporto tra insegnante e alunno;

    • Vissuti;

    • Condizioni contingenti;

    • Stimoli di varia natura;

    • Situazioni che sfuggono al controllo degli operatori.

L’ammissione o la non ammissione a volte si gioca sul filo del rasoio. Una scuola responsabile non può prendere, specialmente nei primi anni di studio, e cioè alle scuole elementari, decisioni affrettate, che con buona probabilità possono risultare sbagliate o che possano portare più danni che benefici. E’ in gioco il futuro di una persona. Meglio avere allora un alunno che fa fatica ad apprendere, che un alunno che non ha più voglia di apprendere o che abbandona. Meglio prendere atto che la formazione non è una scienza esatta.

Il pedagogista Benedetto Vertecchi afferma che «non c’è nessun legame apprezzabile tra bocciature e qualità dell’educazione». «Credo che si debbano fare due discorsi distinti - osserva Vertecchi -. Nei primi otto anni di scuola non ha senso usare la bocciatura. Il problema semmai è quello di assicurare al bambino fino ai 13 anni un’esperienza di livello qualitativo elevato, costi quel che costi. Dopo è diverso - aggiunge il pedagogista -. Ma invece delle bocciature massicce sarebbe meglio reintrodurre gli esami di riparazione, una soluzione meno devastante».

SENATO DELLA REPUBBLICA

———– XIII LEGISLATURA ———–

N. 3345

DISEGNO DI LEGGE (ESTRATTO)

d'iniziativa dei senatori DE LUCA Athos, CORTIANA e PETTINATO

COMUNICATO ALLA PRESIDENZA L'11 GIUGNO 1998

Norme sull'istituzione del ruolo di psicologo consulente degli istituti scolastici

ONOREVOLI SENATORI. - La presente legge risponde all'esigenza di far fronte al diffondersi del disagio psicologico e sociale in età evolutiva… Un … dato eloquente riguarda il numero dei suicidi: ogni anno quasi 40 ragazzi al di sotto dei 17 anni (ed almeno 5 sotto i 13) compiono il suicidio, ed oltre 130 lo tentano…il mondo docente non sembra attrezzato a fronteggiare problemi di tali dimensioni…

Sì, attrezzati non siamo, e la figura di uno psicologo consulente o di una équipe realmente operante sarebbe necessaria. Ma è proprio perché dobbiamo ammettere i nostri limiti personali e degli strumenti di cui disponiamo che non possiamo erigerci a giudici intransigenti, che non abbiamo il diritto di segnare così marcatamente il destino di una persona. Un anno perso è un anno perso, non è un mese. Dobbiamo valutare non giudicare, e infatti questi due termini sono solo lontanamente sinonimi.