Comunità virtuale e comunità reale

Qualcosa che non era mai successo prima. La rivoluzione linguistica. Una lingua che veicola idee, sensazioni e sentimenti in tempo reale. Può favorire il bene comune?A quando una rivoluzione umanistica?

Abbiamo ormai un'infinità di documenti e quindi di idee a portata di mouse. Internet ha determinato una contrazione relativistica dello spazio-tempo e sta diventando il principale mezzo di comunicazione a livello mondiale. La nostra lingua è diversa da quella di appena cinque anni fa. Nascono scambi culturali tra persone che nemmeno si conoscono. Si condividono contemporaneamente concetti, giudizi e altro in ogni parte della Terra. E noi? Siamo sempre gli stessi o stiamo cambiando? Cambieremo comunque. Speriamo in meglio.

Per anni, e ancora oggi, forse, si è pensato che l’informatica avesse poco a che fare con la lingua. Vista come una nuova branca dell’ambito scientifico, è stata spesso sottovalutata dagli stessi esperti. Ma la rivoluzione era imminente e va anche oltre, al di là di ogni umana previsione. Sociologi, psicologi, linguisti e umanisti di tutto il mondo sono impegnati in nuovi studi, anche se non ancora compiuti e resi perciò pubblici. Non si possono ancora trarre delle conclusioni, ma certo si possono iniziare a fare alcune osservazioni.

Più di venti anni fa mi chiedevo a cosa potesse servirmi un computer, e mi chiedevo come mai alcuni avevano proprio come una smania, un interesse così forte. Sapevo che nelle fabbriche i computer controllavano i macchinari, che negli uffici funzionavano da schedari elettronici, che negli ospedali permettevano esami complessi come la TAC o la risonanza magnetica, che ingegneri, avvocati e altri professionisti se ne servivano. Ma non riuscivo a capire come il computer potesse servire anche a me. Per spendere allora quattro milioni - dico allora perché adesso, con meno della metà, si acquistano computer dieci volte più potenti - dovevo avere una motivazione forte. E io questa motivazione l’andavo proprio cercando.

L’occasione mi capitò quando mio nipote ne comprò uno, più per diletto che per utilità, data la sua età. Poiché però dovette convincere la madre che era un qualcosa di molto importante, andò a frequentare anche un corso di Basic. Un giorno capitai a casa sua e gli chiesi di mostrarmi cosa sapesse fare. Mi fece vedere naturalmente come sapeva programmare in Basic, tutto preso a dimostrare anche a me che ciò che faceva fosse di gran rilievo. Lui fingeva ed io, “crudo” com’ero, non immaginavo che in effetti quello che faceva gli consentiva di sviluppare una logica perfetta. Pensando solo a quello che ci potevo fare io col computer, me ne andai a casa insoddisfatto.

La curiosità, mi era comunque rimasta, per cui il giorno dopo ritornai da lui e gli chiesi di mostrarmi tutto, tranne la noiosa programmazione in Basic. Fu allora che entrò in Windows e mi fece vedere come sapeva disegnare, come realizzava figure geometriche precisissime e come colorava in un batter d’occhio. Ma a me non bastava. Mi fece vedere, allora, come scriveva e correggeva gli errori di battuta prima di stampare. A me, che una volta ho scritto a macchina otto volte (sic!) una domanda, perché nell’ultimo rigo mi capitava di pigiare sempre un tasto piuttosto che un altro, la cosa iniziò a piacere. Quando poi mi fece vedere come selezionava col mouse intere frasi e le spostava e come manipolava a piacimento il testo scritto, che poteva anche conservare, modificare e riutilizzare un altro giorno, mi si accese finalmente la lampadina. Pensai subito alla programmazione! Al posto di riscriverla ogni anno da capo, potevo modificarla lì dove era necessario, adattarla alle nuove situazioni, migliorarla e, quindi riutilizzarla, presentandola in una veste quasi tipografica.

La principale applicazione dell'informatica nel settore umanistico è in effetti la memorizzazione dei dati in poco spazio, in modo da rendere disponibile un'enorme quantità di materiali a un gran numero di utenti.

Ma c'è molto di più. Ecco un elenco di solo alcune possibilità che il computer offre:

Creazione di schede, manifesti, cartelloni, striscioni, grafici, opuscoli, giornali, inviti, progetti;

Realizzazione di agende, archivi (database) – in cui è possibile ricercare dati in un attimo –;

Invio e ricezione di fax, posta elettronica, partecipazione a gruppi di discussione (forum);

Accostamento di voci, musiche, colori, video, immagini e testo, in efficaci prodotti multimediali;

Lettura automatica (e-book), attraverso una voce sintetica, di interi libri – una manna per i ciechi, i disabili, gli analfabeti e i super impegnati –;

Apprendimento più efficace e veloce, potenziamento delle proprie capacità riflessive e creative;

Controllo di ortografia, grammatica, sintassi e significati;

Accesso con un clic a sinonimi, contrari, citazioni;

Creazione automatizzata di sommari, indici analitici, collegamenti ipertestuali ed ipermediali;

Accesso ad una infinita mole di dati "on-line" ed "off-line", ad enciclopedie multimediali, a prodotti di ogni tipo.

Scaricamento sul proprio computer, in parte gratuito, di libri di tutti i tipi ;

Analisi con metodi statistici di testi;

Realizzazione di opere con lemmatizzazione e la traduzione automatica.

La crescita esponenziale delle tecnologie ha determinato il cambiamento delle relazioni sociali, una contrazione relativistica dello spazio-tempo e una manipolazione mai vista della lingua. Nei secoli passati ci sono voluti spesso diversi decenni prima che una parola venisse accolta nel dizionario. Oggi, invece, nel giro a volte di pochi mesi, assistiamo letteralmente ad una invasione di neologismi ed espressioni, anche tecniche, che non possono ormai non far parte di un bagaglio linguistico evoluto, anche perché gran parte dei nuovi termini non trovano corrispondenze nel vecchio lessico. Si calcolano circa tremila nuovi significati, alcuni dei quali attribuiti a parole già esistenti, ma in gran parte facenti capo a vocaboli e ad acronimi di derivazione inglese. L'80% dei siti Web sono scritti in inglese americano. Alcune parole sono state italianizzate, creando così una sorta di "slang informatico"; un esempio può essere "chattare", che indica l'azione di comunicare in tempo reale in rete ma che deriva dall'inglese "chat", oppure "scannerizzare", derivante da "scanner" e che indica la conversione di un documento reale in uno virtuale sul proprio computer.

E' qualcosa che non era mai successo prima, almeno con questa velocità. Occorre attrezzarsi ed appare evidente la necessità di far apprendere, anche ai bambini, l'uso di quella che è già diventata, volenti o nolenti, la lingua internazionale. Ciò per non essere tagliati fuori culturalmente e, un domani, per non essere tagliati fuori da ampi settori del mondo del lavoro. Internet, infatti, che tra non molto sarà anche sui normali televisori, sta diventando il principale mezzo di comunicazione a livello mondiale e sta modificando la nostra lingua e la nostra quotidianità. Già numerosi servizi vengono proposti, e, con l'ammodernamento delle reti telematiche, si prefigura un ventaglio di offerte e di possibilità, anche di inserimento nelle attività produttive, che mai si era visto, che mai lontanamente era stato profetizzato, nemmeno dalle "lungimiranti menti" che ogni giorno sfilano davanti alle telecamere, tanto che ci troviamo in ritardo. Anche la scuola stenta a mettersi al passo coi tempi. Gli investimenti, per dire il vero ci sono stati, ma fino a quando non ci si convincerà della necessità di modificare condotte e strategie educative, fino a quando non si avvertirà veramente il bisogno di interagire consapevolmente con le nuove tecnologie, fino a quando non rinunceremo a vivere fuori dal tempo, non fosse altro che per aumentare le stesse possibilità umane, niente cambierà o cambieranno solo le facciate e le etichette, sicché si continuerà a subire passivamente.

E noi? Siamo passivi? Assorbiamo e basta o ci stiamo evolvendo? Se ci stiamo evolvendo, lo stiamo facendo in meglio o in peggio?

Avere tutto a portata di mouse ci può dare una certa sensazione di onnipotenza. Quando il computer non funziona però il mondo sembra crollarci addosso. Questo dimostra quanto in fondo siamo fragili. Al contrario, si può avere la sensazione di essere veramente "piccoli" di fronte alle possibilità che abbiamo di utilizzare bene la nostra mente e il nostro tempo. Bene per il bene di tutti, che è un bene anche nostro.

Internet si basa proprio sul concetto di "comunità", virtuale da un punto di vista fisico, ma collaborativa da un punto di vista reale. Basta seguire su Internet un qualsiasi "forum" relativo a qualche problema e ci si rende conto della spontaneità, dell'onestà, della bellezza morale di alcune persone, che magari si comportano bene non fosse altro per non sentirsi esclusi dalla comunità, che esercita come una sorta di controllo su tutti, che ha una "netiquette", cioè un insieme di regole. Ma intanto ci si comporta bene. L'assimilazione di valori può avvenire anche in un secondo momento. Intanto si parla, si discute, si condividono contemporaneamente concetti, giudizi e altro in ogni parte della Terra. Si parla, si scrive e si deve saper parlare e scrivere. E si è stimolati a scrivere, a dialogare, a risolvere problemi. Si fa a gara nel dare consigli, si fa a gara anche nel risolvere i problemi degli altri. E' stranissimo. Forse è l'anonimato, forse se si guardassero in faccia due che comunicano, si girerebbero subito di spalle; ogni scambio di idee verrebbe interrotto. Questo perché la maggior parte delle nostre azioni sono regolate da impressioni visive. Ma questo fenomeno ci deve spingere a riflettere. Prima di tutto su di noi stessi.

Certo Internet non è e non deve essere tutto. E' solo una nuova, grande opportunità che ha l'uomo. E' una vera ricchezza, un bene che, osando, possiamo definire prezioso per la cultura e il progresso. Su Internet si trovano anche cose riprovevoli, ma in genere regna la pace e la solidarietà.

Ora, se questa comunità virtuale funziona, nonostante i frequenti guasti ai computer, potrebbe senz'altro funzionare meglio una comunità reale, fatta di persone in carne e ossa, rispettose l'una dell'altra, che si aiutano, che insieme cercano di risolvere i loro problemi, che non commettono ingiustizie, che non si azzannano, che non aggrediscono, che fanno il loro dovere, che si impegnano, che si circondano di un ambiente sano. Lo sviluppo di Internet, che è iniziato vertiginosamente dopo la fine della guerra fredda, dopo il crollo dei muri tra est ed ovest, e che ha portato vantaggi a tutti, è la prova che nessun tipo di conflitto, nessuna strategia del terrore può recare reali benefici ad alcuno; è la prova che la forza di ognuno di noi sta nella forza di rimanere uniti e nella capacità di lavorare per il bene comune.