Un po' di ecologia

Negli ultimi tempi il termine ecologia pare caduto in disuso — forse perché ha esaurito la sua carica in... voti —. Eppure poco è cambiato rispetto a qualche anno fa, quando i movimenti per la difesa della natura, con grandi sforzi, portarono sul tavolo i pro­blemi ambientali. Anzi, la situazione sembra essere peggiorata, nonostante, a volte, si tenda ad esagerare. Probabilmente è succes­so anche che le argomentazioni generiche, il prospettato spirito “naturista” che non era in genere gradito e, in molti casi, le sole denunce non seguite da proposte concrete per affrontare le varie situazioni critiche, hanno avuto l'esito di annoiare anche le persone ben disposte e sensibili o di assuefarle, rendendole passive e rasse­gnate.

Sperando comunque che il nostro lettore abbia ancora voglia di rivedere alcune tematiche, forse perché non soddisfatto delle tesi ascoltate o lette da qualche parte (come del resto è accaduto a noi, all'inizio di questa ricerca), cercheremo ora di mettere a fuoco quegli aspetti che ci appaiono di grande importanza e inte­resse, alcuni dei quali sono stati spesso trascurati, allorquando ci si è rivolti al grosso pubblico, che non sempre perciò è rimasto molto coinvolto, in quanto, in effetti, non sempre ha avuto la pos­sibilità di trovare il bandolo della matassa, di raccapezzarsi, cioè, tra la notizia di una catastrofe ecologica e un'altra. Quello che in­tendiamo comunicare è che, semplicemente, forse è giunto il mo­mento di cercare di vederci più a fondo — il che non vuol dire che dobbiamo studiare dieci o quindici libri sull'ambiente (per la verità ne esistono pochi...) ! —. Cominciamo, dunque, sforzandoci di in­quadrare il tutto in maniera organica.

Gli ecosistemi

La biosfera, come normalmente si sa, è composta da sistemi funzionali detti ecosistemi, costituiti a loro volta da catene trofi­che di produttori, consumatori e decompositori, in relazione tra loro secondo lo schema ormai famoso della ‘pira­mide alimentare’. Fondamentali per gli ecosistemi sono i rapporti mutualistici. Il caso della simbiosi del paguro e dell'attinia è un esempio fra i più ecla­tanti, e lo conoscono anche i bambini. Quello che non si sa è però come gli ecosistemi e le relazioni che li sottendono, compresi i rapporti cui abbiamo fatto cenno, possano sussistere, considerato che già il paguro e l'attinia non hanno un livello di intelligenza tale da far concepire lo­ro una siffatta forma di collaborazione. Ci siamo espressi col ‘già’ perché, esistono casi altrettanto interessanti e forse ancora più strani anche a livelli più bassi. Possiamo citare un'orchidea, l'Ophrys muscifera, che, per favorire l'impollinazione assomi­glia alla femmina di un imenottero del genere Scolia: il ma­schio di Sco­lia lascia il polline sul fiore allorché tenta di accoppiarvisi!

Importanti per gli ecosistemi, poiché limitano l'accrescimento delle popolazioni, sono altresì il parassitismo, il territorialismo e la predazione. Pare che la natura non sia riuscita ad escogi­tare niente di meno cruento dell'attuale sistema di mante­nimento di numerose creature, le quali, per vivere, devono sfruttare, uccidere o divorare altri esseri viventi, o comunque devono lottare contro di questi e soffrire. Può darsi che nemmeno gliene importi, o che in un passato remoto abbia smarrito dei “valori”. Quello che pare con­fermato da modelli ma­tematici è che siffatti ecosistemi siano più stabili. Il sistema ideale, da un punto di vista etico, sarebbe l'esi­stenza di es­seri sempre giovani, che non abbiano discendenti, se non al di sotto di una certa soglia di diffusione e che si cibino di soli frutti: infiorescenze, nettari, bacche, la frutta propria­mente detta, tuberi, radici, foglie, semi, latte, uova. Per chi crede in Dio, una situazione simile si è senza dubbio verifi­cata in epoche lontanis­sime — prima che il diavolo ci mettesse lo zampino! —.

I cicli biogeochimici

Ad assicurare la vita sulla Terra così come noi la conosciamo provvedono particolari processi, i quali non potrebbero avveni­re se la vita stessa non esistesse! Tirate voi le conseguenze... (Vi invi­tiamo a tirarle con noi anche dopo).

Tali processi sono ampiamente descritti nei testi, anche se pre­sentano molti punti oscuri, per cui non vi annoieremo. Sottolinee­remo, invece alcuni aspetti degli stessi non sempre di patrimo­nio comune.

Il ciclo dell'acqua

Per quanto complesso, questo ciclo si impara anche nelle ele­mentari, per cui non vi facciamo alcun accenno.

Il ciclo del carbonio

Il carbonio, quale elemento fondamentale della materia organi­ca, viene prelevato dalle piante attraverso la fotosintesi e resti­tuito all'ambiente attraverso la respirazione di piante ed animali, la decomposizione batterica e la combustione. I fenomeni di prele­vamento, per qualche ragione, tendono ad essere in equilibrio con quelli di restituzione. Le carenze, infatti, possono essere supplite dalle eruzioni vulcaniche, dagli incendi e dalle attività umane, mentre le eccedenze possono essere controbilanciate dall'accumulo di humus, carbon fossile, idrocarburi e carbonato di calcio nei fondali marini, dall'aumento della vegetazione. Inoltre, al crescere della sua concentrazione nell'aria, sotto forma di anidride carbo­nica, tende a diffondersi nell'acqua e viceversa, a seconda dell'al­calinità o dell'acidità di questa, determinata dalla presenza di sali insolubili o meno. Tali scambi sono però molto lenti, per cui è plausibile che un aumento repentino del gas in questione nell'atmosfera, sia deleterio per gli animali e per l'uomo.

Il ciclo del metano

Il metano o gas delle paludi, da non confondere col gas fossile usato nei sistemi odierni di riscaldamento, deriva principalmente da fermentazioni batteriche nei fanghi anaerobici e nei sedimenti di paludi (appunto), di acquitrini, di fondali marini e di foci di fiumi, dove avviene il sotterramento del carbonio organico; secondaria­mente dalle flatulenze animali. Durante le sua salita nell'atmosfera esso ripulisce da sostanze velenose i luoghi da cui ha origine. Negli strati bassi di questa si ossida in anidride carbonica e vapor ac­queo, impedendo all'ossigeno presente nell'aria di aumentare. Se ciò non avvenisse quotidianamente, la concentrazione dell'ossi­geno atmosferico supererebbe la soglia del 21%, cosicché l'accensione di un semplice fiammifero causerebbe la combu­stione di tutta la biosfera. Il metano svolge, praticamente, la stessa funzione antidetonante che il piombo o altri additivi chimici svolgono nella benzina. Nessuno sa chi o che cosa regoli at­tualmente la produzione di questo gas, né se tale produzione sia diminuita a causa della grande distruzione di vegetali, visto che la bonifica (cosiddetta) di moltissime paludi ha eliminato altrettante fonti.

Il ciclo dell'ossigeno

Fonti principali dell'ossigeno sono ancora il sotterramento del carbonio, la fotosintesi e la fotolisi del vapore acqueo negli strati superiori dell'atmosfera. In teoria, qualora per effetto dell'inquina­mento e del disboscamento, la massa vegetale dovesse diminuire sensibilmente, la produzione di ossigeno non dovrebbe diminuire, poiché il probabile e conseguente aumento della quantità di car­bonio sotterrato, insieme alla ridotta decomposizione del sottobo­sco che ne conseguirebbe e che consuma ossigeno, dovrebbe riequilibrare la situazione. La distruzione in pochi anni di intere foreste pluviali, potrebbe essere però molto pericolosa.

Il ciclo dell'azoto

Il ciclo dell'azoto è abbastanza complicato quanto sconosciuto. A noi qui interessa sapere che l'azoto atmosferico necessario alla vita, ma inutilizzabile così com'è, è fissato da alcuni batteri e restituito all'aria da altri, dopo aver fatto parte di diversi composti: nitriti, nitrati, proteine, acidi nucleici e ammo­niaca. Quest'ultima è im­portantissima, in quanto riesce a neutra­lizzare l'effetto antibiotico dell'acido nitrico e di quello solforico, prodotti dall'ossidazione natu­rale dello zolfo e dello stesso azoto. Un altro importante composto è il protossido d'azoto, che, diven­tando ossido di azoto, riduce l'ozono ed è probabilmente comple­mentare al metano.

Il ciclo dello zolfo

Lo zolfo viene immesso nell'aria da alcuni batteri marini solfa­to-riduttori, sotto forma di idrogeno solforato; questo, con la piog­gia, ritorna poi al suolo, attraverso l'acido solforico e i solfati, di cui hanno bisogno gli esseri viventi. Esiste anche un'alga che estrae zolfo dal mare e lo trasforma in dimetilsolfuro, che rag­giunge, poi, l'atmosfera. Qualora, per un motivo o per l'altro vi sia combustione di zolfo, viene liberata allora nell'aria l'anidride solfo­rosa, che in alcuni casi, precipita in giacimenti sulfurei. Attual­mente, però, non si sa se tutta l'anidride solforosa, molto tos­sica, derivante dalla combustione degli idrocarburi possa e in quanto tempo trasformarsi.

Il ciclo del fosforo

Il ciclo del fosforo, elemento essenziale nella costituzione degli acidi nucleici e dell' A.T.P. è praticamente ignoto. Si ritiene che in esso giochino un ruolo molto importante i gas vulcanici, il vapor acqueo prodotto a livello del mare, la disgregazione delle rocce fo­sfatiche ad opera degli agenti meteorici e gli escrementi degli uc­celli che si cibano di pesci, il cui contenuto in fosforo è relativa­mente molto alto.

Il ciclo dell'ozono

Abbiamo già detto che il protossido d'azoto riduce naturalmente l'ozono stratosferico. Questo a sua volta si forma dalla scissione e ricombinazione degli atomi di ossigeno presente alle alte quote e, come ormai comunemente si sa, protegge la Terra da un'ecces­siva irradiazione ultravioletta, la quale, se passasse comple­tamente, sarebbe mortale per molte delle specie attuali. An­che un lieve innalzamento potrebbe provocare l'aumento della per­centuale dei tumori.

Il ciclo dello iodio e del selenio

Nelle zone infralitorali della Terra vivono delle grosse alghe, le laminarie, che usano iodio marino per elaborare vari composti, alcuni dei quali volatili. Il più importante di questi è lo ioduro di metile, il quale, reagendo con l'acqua di mare, diventa cloruro di metile, ancora più volatile, il quale, a sua volta, nelle quantità attuali in cui è presente nell'atmosfera, è necessario alla vita, in quanto, fra l'altro, è un regolatore dell'ozono. Lo iodio ritorna al mare probabilmente attraverso le acque di scorrimento.

Un'altra alga, non ancora ben identificata, svolge una funzione simile per il selenio, necessario in tracce per i mammiferi terrestri. È presumibile che esso rientri nel ciclo dello zolfo, poiché lo si ritrova in minerali solforati come la pirite.