Il comportamento a scuola

Questo articolo è comparso sul nostro giornalino scolastico di qualche anno fa, curato dal mio grande amico Bernardino Perrone, che purtroppo ci ha lasciato prematuramente.

Per una più stretta collaborazione

tra famiglia e scuola

Il problema educativo, rispetto al passato si è complicato. Alcuni atteggiamenti spesso ostacolano un apprendimento produttivo. Perché tutto questo? Proviamo a formulare delle ipotesi.

In base alle indagini di Frederic Jones, pare che, in una classe americana, gli insegnanti perdano circa il 50% del loro tempo a disposizione, nell’intento di richiamare gli alunni a comportamenti corretti. E da noi?

Il problema educativo, rispetto al passato si è complicato prima di tutto per l’incremento delle conoscenze da trasmettere in un arco di tempo che bene o male è rimasto uguale; in secondo luogo perché l’insegnante oltre alla parola, al buon esempio e alla responsabilizzazione dei giovani non ha altri mezzi a disposizione.

In diversi casi l’eccessiva vivacità e il poco timore che gli allievi manifestano, ostacolano un apprendimento produttivo. A meno che non ci sia una non sempre possibile passione per le materie scolastiche, la cura dei compiti viene sempre più trascurata, per cui viene perso tempo nel richiamo ai doveri e in alcune esercitazioni che sarebbe meglio venissero svolte a casa. Alcune assenze, infine, vengono fatte registrare con una certa facilità, specialmente in prossimità di ricorrenze importanti.

Perché tutto questo? Proviamo a formulare delle ipotesi.

1. Può darsi che ci sia da parte degli adulti più elasticità e più tolleranza rispetto al passato, nell’illusione che nella società contemporanea a nulla serva un po’ di spirito di sacrificio, che pur un tempo ha forgiato persone capaci, intelligenti, pienamente realizzate.

2. Può darsi che l’insegnante abbia perso quell’autorità che nel bene e nel male ha garantito fino a oggi la trasmissione di valori e di modelli comportamentali corretti.

3. Può darsi che il fatto di vivere nella cosiddetta “società del benessere” induca a pensare che un tale tipo di società possa esistere di per sé, a prescindere da quella linfa costituita dal sapere e da una scuola che sia messa nelle condizioni di operare al meglio.

4. Può darsi che ciò che viene proposto continuamente dai programmi televisivi e da altri media, senza un opportuno filtro, influisca negativamente sulle giovani menti e un po’ su tutti noi che viviamo in un mondo sempre più virtuale e che offre modelli non sempre propriamente opportuni.

In questo clima l’opera della scuola si fa sempre più difficile. E’ per questo motivo che il problema va ampiamente discusso e affrontato in una più stretta collaborazione tra la scuola e famiglia, che spinga, per il bene di tutti, al superamento di tensioni e incomprensioni.