Il '900

L’emigrazione

A cavallo del 1900, e per circa quarant’anni, emigrarono negli Stati Uniti oltre cinque milioni di italiani! Tra questi anche diversi Altavillesi. I “Mericani” furono considerati dei fortunati. Ma la realtà era ben diversa. Essi svolgevano, in genere, lavori umili, pericolosi e usuranti. Alcuni ricercatori hanno riscoperto questa gente, ricordando a tutti noi che anche gli Italiani sono stati immigrati.

Mulberry Street, Little Italy, New York, primi del '900, da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Nel 1911 in tutto il comune, secondo i dati ISTAT, vivevano ancora 1527 persone e ad Altavilla, secondo anche il ricordo delle persone anziane, la popolazione era più del doppio di quella attuale. Ad ogni porta (‘a ugne catùoiu) viveva una famiglia, ammassata, a volte in un’unica stanza. ma l'esodo continuò e molti diedero in pegno ai Monaco le loro piccole proprietà in cambio di prestiti per poter pagare il viaggio.

Foto scattata nel 1900: alcuni immigrati sbarcati sulle coste di Ellis Island (USA), un isolotto di fronte a Manhattan che fu la prima tappa per oltre quindici milioni di immigrati in un arco di tempo che va dal 1892 al 1943. Nella foto gli immigrati sono diretti al centro di accoglienza per essere processati: ognuno di essi porta con se una carta con un numero di entrata sperando possa essere un visto per poter sbarcare negli Stati Uniti d'America.

Da DIA, Banca immagini dell'INDIRE

L’arrivo della corrente elettrica

La corrente elettrica arrivò nel marzo del 1913 ad opera della Cooperativa della Lega del Lavoro di San Pietro in Guarano, cui dette impulso Don Carlo de Cardona. L’energia proveniva da una centrale posta sul fiume Arente, grazie a turbine realizzate dalla Ganz di Budapest e a una linea elettrica di 18 km che arrivava fino a Spezzano della Sila. Tale linea, tra le prime realizzate, era molto instabile, specialmente in occasione di maltempo. Molti ancora si ricordano quando se ne andava via la luce e si diceva: “E’ mpinta ‘a pampina” o “C’è iuta ‘a pampina”, per significare che del fogliame, trasportato dal fiume, aveva forse bloccato le turbine. Fino alla fine degli anni ’50 la corrente era fornita a forfait, insieme ad una lampadina per famiglia, che si accendeva solo all’imbrunire. Non c’erano quindi i contatori. Diverse persone, però, attraverso un adattatore, usavano la fornitura per mettere in funzione i primi ferri da stiro elettrici, che consumavano molto più della lampadina. La società elettrica fu costretta perciò a mettere due contatori, uno per la corrente industriale e uno per la corrente normale. Ma i cavi esterni erano scoperti, cosicché molti, attraverso ganci, captavano la corrente prima ancora che arrivasse ai contatori, i cui dischi di metallo, a volte, venivano anche bloccati con una calamita.

Negli anni ’60, attigua alla Chiesa della Madonna della neve, praticamente nel vecchio cimitero, era ancora in funzione una cabina dotata di un trasformatore con due sezionatori elettrici a coltello che venivano attivati al tramonto da un addetto.

Poi, a partire dal 1962, con la nazionalizzazione dell’energia elettrica, l’ENEL costruì le linee dell’alta tensione e, lungo la strada provinciale, la nuova cabina elettrica, la cui posizione venne un po’ contestata, perché toglieva suoli edificabili; per tutto il paese venne comunque stesa anche la rete di distribuzione attraverso pali di cemento, rete in parte interrata negli anni successivi. Finita la rete, il comune si occupò del potenziamento dell’illuminazione pubblica.

La ferrovia

In seguito alla legge 580 del 21/07/1910 che affidava la costruzione di una rete ferroviaria secondaria a enti privati, la Società Mediterranea per le Ferrovie Calabro - Lucane (M.C.L. poi F.C.L. - la F sta per ferrovia -), intraprese nel 1917 la costruzione del tratto a scartamento ridotto Cosenza - San Pietro in Guarano, che passava anche per Altavilla. Il primo treno a vapore passò l'11 ottobre del 1922, grazie al lavoro di molti lavoratori trentini e sardi, alcuni dei quali misero su famiglia e si stabilirono per sempre nel nostro paese. Negli anni ’30 entrò in funzione la prima automotrice leggera, la “littorina”, definita così da Benito Mussolini dopo un viaggio a Littoria, l’attuale Latina. Fu una comodità il treno, per lavoratori pendolari, studenti, per il trasporto delle merci, in caso di abbondanti nevicate. E servirono, durante i bombardamenti, anche le gallerie, dove la popolazione si rifugiava per sentirsi al sicuro. Ma l’affermarsi del trasporto su gomma e il mancato ammodernamento della tratta posero le basi un lento declino del servizio e della definitiva chiusura odierna.

Il periodo della Grande Guerra

Tra il 1918 e i 1920 vi fu una terribile influenza denominata “spagnola”, che, come ancora viene ricordato da qualcuno, procurò diverse vittime. Erano anche gli anni della prima guerra mondiale e Don Pietro Napoli, parroco di San Pietro in Guarano resse anche la parrocchia di Altavilla. Egli istituì "l'Opera del Divino Amore", che permetteva alle giovani che non potevano andare in un monastero di seguire in casa la loro vocazione. Fra queste c'era anche Suor Maria, anima dolcissima, morta sul finire degli anni ’60 e il cui corpo fu il primo tumulato, anche per suo desiderio, nel nuovo cimitero.

Suor Maria

Grazie all'aiuto Prof. Igino Iuliano e alle testimonianze dei parenti viventi sono riuscito ad individuarla anche in queste due vecchissime fotografie, quando, giovanissima, si recava a piedi a San Pietro i Guarano per pregare con le sue consorelle.

Suor Maria con le sue consorelle

Dopo Don Pietro fu sacerdote Don Antonio Oliverio, da San Giovanni in Fiore, che abitò probabilmente in una casa vicino alla chiesa della Madonna Assunta. Gli successe, come alcuni ricordano, Don Peppino Mazzei, che da Rovito, ogni domenica, veniva a piedi a dir messa; in occasione delle veglie natalizie o pasquali alcuni lo andavano a prendere e a riaccompagnare con l'asino. Qualcuno si ricorda anche di Don Antonio Caserta.

Gli eroi

Se in Italia oggi c'è libertà e democrazia, da nord a sud, da est a ovest, lo si deve a eroi come Vincenzo De Rose, dilaniato da una bomba, Salvatore e PasqualeImbrogno, caduti in battaglia, e a persone altrettanto valorose, come Carmine Imbrogno, caporale del Battaglione Bersaglieri, Cavaliere di Vittorio Veneto e decorato con la medaglia d’argento al valor militare con la seguente motivazione: “Primo fra tutti, raggiungeva e scavalcava le trincee avversarie, assalendo audacemente un gruppo di nemici. Circondato da questi riusciva a sottrarsi aprendosi la via con la baionetta”. Monte San Michele, 26 luglio 1915 (B.U. 1916 Disp. 48). A lui il figlio Amedeo nel 1984 dedicò una bellissima poesia che troverete nell'angolo dei poeti e che narra anche i fatti di cui sopra.

Carmine Imbrogno

Pietro Biasi, anch’egli Cavaliere di Vittorio Veneto, fu decorato nel 1920 con una medaglia coniata nel bronzo nemico.

Pietro Biasi

Altro altavillese, Cavaliere di Vittorio Veneto e Cavaliere ordine al merito della Repubblica Italiana per i meriti acquisiti, fu Giovanni Calvelli, detto Clemente.

Giovanni Calvelli, detto Clemente - 1956

Tra i Cavalieri di Vittorio Veneto va ricordato infine Eugenio De Rose, che a soli quindici anni prese parte alla Grande Guerra.

Il ventennio fascista

Il primo dopoguerra e la Seconda Guerra Mondiale portarono molte sciagure: fame, discordie, lutti… Caddero sul fronte Tommaso Ghiani e Sestino Medaglia. Altri riuscirono a tornare a casa, ma con nelle membra i segni della guerra. E' innegabile comunque il fatto che vennero realizzate diverse opere.

L’acqua potabile raggiunse il centro abitato grazie al completamento già negli anni ’30 dell’acquedotto che fece capo alle sorgenti del Monte Botte Donato. In un primo momento l’acqua venne distribuita attraverso tre fontane pubbliche: una, la prima, sita in via Camera, mentre le altre due in via Zumpo e via Ruga. Successivamente, grazie anche alla costruzione dei serbatoi da parte della Cassa per il Mezzogiorno, per tutti fu possibile portarsi l’acqua in casa.

La fontana di via Camera

Nel frattempo, tutto stava cambiando, anche se si preparavano tempi bui. Fino ad allora le siepi e le recinzioni erano fatte con rami spinosi di rovo o di altre piante, intrecciati e trapunti con “torchie”, cioè con vimini snervati di castagno. Tali siepi vennero man mano sostituite, grazie anche all’intervento comunale, con tavole appuntite (“scighe”), ricavate spaccando in senso longitudinale piccoli tronchi.

La fontana di via Ruga

La fontana di piazza Zumpo

Le vie vennero altresì, ampliate e contenute da muri a secco; furono in qualche modo incanalate, attraverso fossati, anche le acque; fu l’epoca dei cosiddetti “cantieri”.

Il sentiero del castello con muri a secco

Fu quello il periodo in cui la tecnologia iniziò anche a cambiare il modo di vivere di tutti; molti forse se ne accorsero quando comparve la prima radio, acquistata da Gaetano Iusi nei primi anni ’40 e ascoltata da coloro che frequentavano il Dopolavoro gestito da Antonio Gallo e ubicato nella casa all’inizio della salita di via Zumpo. La prima macchina fotografica pare fosse stata comprata invece da Francesco Imbrogno nel 1941, come si può risalire da una vecchia fotografia.

Questa foto di oltre oltre sessant'anni fa mostra com'era allora l'attuale piazza Zumpo. La casa che si intravede era sede al pian terreno del Dopolavoro, sopra della scuola elementare. Notate l'assenza della strada provinciale. Il sentiero sulla destra è via Fontana Sciolla. Andando verso il casello c'erano i gradini.

In via Camera c’era, come qualcuno dice, una posta e una buca per le lettere è rimasta in piazza Zumpo fino agli anni ’80. Non mancarono nel tempo negozi di generi alimentari, tabacchini, cantine, CRAL, palmenti, macellerie, bar, forni, barbieri, calzolai, fabbri. Si ricordano diversi nomi di esercenti e artigiani.

La prima buca per la posta in via Zumpo

In fondo alla strada si intravede il tabacchino di Pietro Biasi

La seconda porta dell'edificio di cui sopra era l'ingresso della macelleria di Raffaele Iusi, in via Camera

Il palmento dei Monaco

Tra tutti, non fosse altro perché testimone di una cruciale fase storica del paese, quando le vecchie lire erano rare, occorre ricordare Maria Rosaria Veltri. Questa signora gestiva il forno dei Monaco, grandi proprietari terrieri, del quale si servivano diverse famiglie, “pagando” la fornaia con due dei loro pani per ogni “tavolata”, che ne conteneva dieci. La fornaia, a sua volta, pagava l’affitto del forno con parte dello stesso pane, secondo le regole della mezzadria o terzeria, regole seguite da tutti i coloni anche per la coltivazione dei fondi non di loro proprietà o per l’allevamento del bestiame sugli stessi. Esistevano comunque altri forni, utilizzati fino agli anni ’70 specialmente per le “ntrite”, ovvero le castagne al forno, saporitissime, che attualmente non si vedono più, ma che potrebbero rappresentare anche oggi un valido prodotto merceologico.

Maria Rosaria Veltri

Il forno gestito da Maria Rosaria Veltri

Abbiamo omesso di dire che ci furono anche sarte e la stessa Maria Rosaria Veltri fu una di queste; esiste ancora una sua elegantissima macchina da cucire Singer, comprata nel 1929 attraverso le famose cambiali, oggi pressoché scomparse.

Macchina da cucire Singer del 1929

Una vecchia cambiale

Il secondo dopoguerra e il “boom” economico

Un’altra sarta professionista fu Lidia Medaglia, unica, forse, ad aver realizzato, in tempi più recenti, una vera e propria azienda con apprendiste, che offriva, quindi, lavoro anche ai giovani.

Finita la guerra, il paese sembrò rinascere. Dal 1947 al 1962 fu sacerdote della parrocchia Don Luigi Magnelli, di Castiglione Cosentino, che fu anche docente di teologia ecumenica al Pontificio Seminario Teologico “San Pio X” di Catanzaro; dopo la sua scomparsa, avvenuta il 18 aprile 2007, l’amministrazione comunale di Lappano gli ha dedicato la biblioteca comunale. Nella chiesa della Madonna Assunta operò l’Azione Cattolica, frequentata da diversi giovani altavillesi. Fu poi la volta di Don Evigino Pugliese, di San Pietro in Guarano. Intanto iniziò ad essere costruita l’attuale strada provinciale, ovvero la “via nova”, che però rimase ferma a causa di una frana sotto la ferrovia che travolse anche una vecchia fontana, detta poi Fontana Sciolla. Dopo la costruzione di muri con strutture ad arco, i lavori della strada vennero ripresi con pali e picconi, ma la massicciata e il brecciame venne ricoperto d’asfalto solo nei primi anni ’60. In quel periodo, in piazza Zumpo funzionò anche un servizio mensa per gli operai. Con la nuova strada iniziò il commercio moderno. Molti ancora si ricordano di quando Gabriele Cesario, dal suo forno di San Pietro in Guarano, con un furgoncino Fiat Romeo portava il pane a tutte le famiglie. Altri si ricordano altresì di quando, ancora prima della costruzione della strada, il pane veniva portato anche da Luigi Mastroianni fino al Ponte Mulino o a “Donnu Mariu”, raggiunti dalla vecchia strada.

La "via nova"nel 1963, prima che venisse asfaltata

La fontana più vecchia della zona oggi detta Sciolla

La fontana Sciolla fatta successivamente e travolta dalla frana

Risale a quel periodo la nuova captazione di acqua e il lavatoio pubblico costruito in località Sciolla.

L'ultima fontana realizzata con annesso lavatoio

E sempre allora, vennero costruite le prime case a mattoni pieni lungo una stradina a valle di via Camera, che man mano venne allargata, all’inizio dagli stessi proprietari, poi anche dal comune per agevolare il transito delle prime automobili. La prime in assoluto furono; la Lancia e la Fiat 500 Giardinetta di Giovanni Biasi; la Fiat 600 di Rocco Catalano.

Giovanni Biasi nella sua Giardinetta

Rocco Catalano e famiglia davanti alla sua seicento

Le famiglie intanto acquistavano i primi frigoriferi con la ghiacciaia (primo fra tutti quello di Salvatore Medaglia) e i primi televisori con lo stabilizzatore (primo fra tutti l’Irradio di Mariano Medaglia, comprato nel 1957 a Linguaglossa in Sicilia) in bianco e nero, senza telecomando, che diffondevano all’inizio solo il segnale del primo canale, poi anche quello del secondo. Nella memoria di molti ci sono ancora i “raduni” nelle case di parenti e amici per seguire eventi importanti, come i mondiali di calcio o il primo sbarco sulla Luna, al quale mio zio Peppino, che lo seguì da noi, non riusciva proprio a credere.

Ciccio Medaglia, figlio di Mariano, davanti al primo televisore di Altavilla

Un altro televisore con lo stabilizzatore

La difficoltà a reperire suoli edificabili e motivi di vicinanza alle sedi di lavoro innescarono un esodo verso comuni limitrofi e verso la città, esodo che lasciò il paese con pochi giovani, per cui vi fu un lento declino demografico. Le nuove famiglie si stabilirono in particolar modo a Pianette di Rovito, a Cosenza e nel Comune di Rende.

Nel 1967, lungo il versante nord del paese, si verificò una frana che travolse la vecchia strada: un quartiere intero, quello della parte più bassa di via Piè La Terra fu evacuato e le famiglie andarono ad abitare prima da parenti e amici, poi nelle case popolari sorte sotto la strada parallela a via Camera. Dopo qualche tempo anche la chiesa della Madonna Assunta venne abbandonata, per poi essere riaperta negli anni ottanta grazie a lavori di ristrutturazione, di consolidamento e di incanalamento delle acque.

Si hanno notizie di frane però già dal 1929, come scoperto negli archivi del Genio Civile di Cosenza.

Una foto dell'epoca, poco tempo dopo la frana.

In quegli stessi anni sorse un asilo infantile, venne realizzato il nuovo cimitero e, dopo varie proteste della popolazione, venne portato a compimento anche il sistema fognario. Si verificò allora un fenomeno abbastanza curioso: nella maggior parte delle case, quando furono costruite, non era stata prevista una stanza apposita per il bagno e, non essendoci in molte di queste nemmeno un locale da potervi adibire, diversi bagni furono costruiti negli orti, a volte anche staccati dalle case, per raggiungere i quali bisognava prima uscire all’aperto! Figuratevi cosa accadeva d’inverno…

Successivamente, là dove i pionieri del calcio altavillese delle generazioni precedenti giocavano in mezzo agli arbusti, grazie all’impegno di diversi giovani che si armarono di pale, picconi e seghe, venne realizzato il primo campo sportivo, poi trasformato in vero e proprio stadio, che fu sede dei campionati organizzati in occasione della festa della Madonna della neve. Questi stessi giovani di allora fondarono un Circolo ARCI e una Polisportiva, cui aderirono anche ragazzini e che partecipò ai giochi di atletica organizzati in quell’epoca dalla Comunità Montana Silana.

I pionieri del calcio altavillese

La squadra di calcio "a sette" degli anni '60

La squadra di calcio negli anni '70

"II coppa Madonna della neve", 1972

Gli anni’ 70, ’80 e ‘90

Negli anni ’70, grazie al ricordo delle persone più anziane, venne disseppellita la vecchia Fontana Sciolla e il paese venne reso più moderno: sparirono le fioche lampadine dell’illuminazione pubblica e arrivarono i lampioni; i vecchi selciati e le muraglie a secco vennero sostituiti lentamente con manti e muri di cemento. Il primo di questi muri fu un muro privato in via Castello. Certo il paese ne risultò trasformato, ma quel fascino antico sparì: purtroppo fu il prezzo da pagare al progresso.

Negli anni ’80 Don Evigino si ritirò e ressero la parrocchia prima Don Michele Turano e poi Don Franco Cozza, entrambi di San Pietro in Guarano. Intanto una strada carreggiabile raggiunse via Ruga, grazie al terreno concesso gratuitamente da Angelo e Ferdinando Medaglia e al lavoro volontario di Eugenio Imbrogno e Mario Aiello. Poco tempo dopo, quando era assessore Franco Leoni, un altro tratto di strada raggiunse il quartiere del castello e la corrente elettrica e l'acqua potabile vennero portate fino al cimitero.

I telefoni ancora si contavano sulle dita di una mano. Presso l’alimentari Calvelli di via Zumpo esisteva una cabina telefonica pubblica. Una postazione telefonica esterna fu per qualche tempo anche nei pressi della fermata del pullman. E’ stata portata via con l’avvento dei telefoni cellulari.

Vicino all'angolo della casa a sinistra si può notare l'insegna del telefono pubblico

Il primo che ad Altavilla acquistò un telefonino, pagato 2.400.000 lire, fu Clemente Iusi; era il già lontano 1991 e si trattava di un MicroTAC 9800X della Motorola.

Il vecchio MicroTAC 9800X della Motorola, uno dei primi telefoni cellulari in commercio

Ritornando di nuovo indietro di qualche anno, va ricordato che nel 1986 vennero realizzati meravigliosi murales, ora scomparsi, ma di cui, per fortuna sono riuscito a recuperare alcune fotografie.

Murales realizzato da Ermes

Murales realizzato da Lia Catalano

Nel 1987 nacque l’Associazione Culturale e sportiva “Iceberg, che portò a termine numerose iniziative. Primo presidente fu il dott. Pietro Imbrogno, subentrò poi Marcello Fiore e, a seguire, Aldo Passarelli. Come non ricordare la partecipazione con personaggi di cartapesta al Carnevale di Castrovillari; la realizzazione di “dirrocchi” (i tradizionali pupazzi di carta e vimini); l’allestimento di mostre di oggetti antichi, di foto d’epoca e di opere di artisti locali; la divulgazione di libri, riviste e opuscoli; l’inaugurazione di uno dei primi punti Internet; il sostegno ai bambini della Somalia; il sostegno costante al W.W.F. – Italia; l’organizzazione di viaggi turistici, manifestazioni teatrali, raduni di tamburi tradizionali, spettacoli musicali, sfilate di abiti antichi, giochi, incontri – dibattiti su temi di carattere generale e locale... Come non ricordare la scoperta, la valorizzazione e la promozione di bellezze naturali attraverso escursioni, giornate ecologiche e manifestazioni di vario tipo. A partire dal 1998 l’Associazione rivolse l’attenzione ad una particolare iniziativa denominata “Salviamo il fiume Corno”. Infine, può sembrare di secondaria importanza, ma l’Associazione ogni anno organizzava, specialmente nel periodo natalizio, serate di ballo, i cosiddetti “veglioni”, che coinvolgevano tutti gli altavillesi e che contribuivano, fra l’altro, a rendere il paese più vivo. L’uso di organizzare veglioni proviene però da generazioni ancora precedenti, da quando, già negli anni ’70, gruppi di giovani organizzavano feste nei saloni più grandi del paese.

L'ultimo atto della Parrocchia di Santa Maria Assunta di Altavilla risale al 1988, dopo il quale la stessa venne unificata a quella di San Giovanni Battista di Lappano. Il nostro sacerdote divenne Don Saverio Greco.

L’arrivo del metano è storia recente, e risale agli anni ’90. In quegli stessi anni Altavilla ebbe finalmente una piazza, anzi, per meglio dire un piccolo anfiteatro, con un largo spiazzo centrale dove i bambini possono finalmente giocare lontano dalle automobili, dove i ragazzi si radunano e dove tutta la popolazione si diverte in occasione delle feste locali. Prima della realizzazione di questo spazio il palco per gli spettacoli veniva montato sulla strada e c’erano difficoltà sia per gli automobilisti sia per le persone che volevano assistere alle serate.

Il plastico realizzato da Aldo Passarelli, allora Consigliere alla Comunità Montana Silana

Col tempo sparirono diverse attività, segno in parte di una crisi generalizzata, in parte di una maggiore scolarizzazione delle nuove leve che hanno trovato occupazione maggiormente nel settore terziario, ormai comunque saturo. L’ultimo contadino ed allevatore di professione fu Raffaele Iusi, che tutti ancora ricordano quando all’imbrunire ritornava a casa col suo asinello.

La politica

Nel secolo scorso il paese è stato per decenni “a vocazione comunista” (P.C.I.), ma non sono mancati rappresentanti della Democrazia Cristiana, del Partito Socialista, del Movimento Sociale e del Partito Socialista di unità Proletaria, confluito poi in altri raggruppamenti, che, con Attilio Biasi (divenuto assessore comunale nel 1990), espresse, negli anni ’60 e ’70, anche un candidato alla Camera dei Deputati.

Frazione del Comune di Lappano, Altavilla è stata in qualche modo sempre rivale del capoluogo, sia per le diversità ideologiche (a Lappano-centro centro c’era una maggioranza democristiana), sia per non essere da meno e ottenere più servizi. Ma, nonostante la vivacità di alcuni esponenti, tutto si svolgeva nella massima correttezza.

Nel 1985 a causa di dissidi interni alla D.C., Antonio Milito, sostenuto da larga parte della popolazione altavillese, divenne il primo Sindaco del PCI con la lista “Colomba”, di cui fu giovanissimo assessore Franco Leoni, già citato.

In quegli anni Altavilla fu anche sede di una sezione del Partito Socialista Italiano e successivamente di una sezione del Partito Democratico della Sinistra.

Nel 1992, con l’inizio del disfacimento dei partiti di allora, si delineò un nuovo quadro politico che appartiene ormai ai giorni nostri.

Nel maggio del 2011 Altavilla è riuscita ad eleggere anche il suo primo Sindaco, Maurizio Biasi, figlio di Attilio.

In ogni modo numerosi sono stati nel tempo, in tutti gli schieramenti, gli esponenti politici che si sono impegnati per migliorare le condizioni della frazione. Oltre a quelli già citati, nell’Italia repubblicana furono assessori Virgilio De Murtas, Luigi Rota, Alfredo Ammirato; furono consiglieri comunali Gaetano Iusi, Eugenio Imbrogno, Samuele Medaglia, Giuseppe ed Evaristo Calvelli, Domenico De Murtas, Giovanni Biasi, Angelo Medaglia, Amedeo Imbrogno, Licio Medaglia, Maggiorino Iusi, Eugenio De Rose, Luigi Catalano, Giovanni De Murtas; furono rappresentanti alla Comunità Montana Silana Attilio Biasi, Franco Leoni, Franco Napoli, Luigi Catalano, Aldo Passarelli. Probabilmente non è menzionato qualcuno e me ne scuso, ma eventualmente potete segnalarmelo. In ogni modo molti altri offrirono il proprio contributo in diversi modi e a tutti loro va detto grazie.

Personaggi con cariche e riconoscimenti

In questo escursus occorre senz’altro citare due persone che per le loro attività si sono particolarmente distinte. La prima è Francesco Medaglia, la cui famiglia era di origine altavillese. Sindacalista, fu Segretario della Camera del Lavoro di Cosenza dal 1981 al 1986. La seconda è Michele Siciliano, che è stato Presidente provinciale dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia e che, in considerazione delle sue benemerenze, è Cavaliere e Ufficiale ordine al merito della Repubblica Italiana, nonché Cavaliere dell’Ordine di Malta.