Calamità dal 1184

Uno dei primi terremoti documentati risale al 24 maggio 1184. Si registrarono crolli a Cosenza, Bisignano, Luzzi e San Lucido, ma si sa poco altro.

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Tra il 1339 e il 1350 arrivò la "peste nera", che fece seguito anche a diversi anni di carestia, dovuti in parte ad un peggioramento delle condizioni climatiche. Originaria dell'Asia centrale, giunse da noi via mare, passando per la Sicilia. Le conseguenze furono gravissime. Milioni di persone morirono in tutta Italia.

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Il 27 marzo del 1638 si registrò una scossa pari al 9° grado della scala Mercalli: furono distrutti circa duecento paesi e morirono tra 30.000 e 50.000 calabresi, a causa anche delle successive epidemie. Ad Altavilla si sa che morirono 9 persone e che furono distrutti 68 alloggi. Una seconda scossa di pari intensità venne registrata l’8 giugno: crollarono altre 11 case nonché la chiesa parrocchiale e il campanile. I sopravvissuti abitarono per molto tempo in pagliai e baracche e molti altri morirono a causa di malattie e stenti. Il paesaggio venne modificato totalmente. Grazie ad una supplica presentata al viceré di Napoli il paese venne esentato dalle tasse per 5 anni. Si iniziò quindi a ricostruire, riedificando sopra le stesse macerie e utilizzando materiali reperiti qua e là.

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Nel 1656 arrivò di nuovo la peste. Partita dall'Algeria, la peste si diffuse dapprima in Spagna, poi in Sardegna, quindi, portata forse dai passeggeri di qualche nave, a Napoli. Da Napoli venne diffusa in tutto il Regno proprio da coloro che scappavano dalla capitale, nonostante i cordoni sanitari. Questo esodo si ripeté a catena in molte altre località. Così la peste giunse ad Altavilla tra la fine di luglio e i primi di agosto del 1656, imperversando fino a gennaio del 1658. Furono ordinati lazzaretti in tutti i paesi, ma il tasso di mortalità fu del 43%.

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Nel 1764 una gravissima carestia interessò ancora le nostre terre. Divenne quasi impossibile comprare i beni di prima necessità. I nonni si ricordano dei loro nonni che furono costretti a mangiare l'erba. Si aggiunsero anche nuovi focolai di peste. A Cosenza i detenuti morirono di fame. Una delle cause di questa tragedia fu "la piccola era glaciale" che modificò il clima, rendendolo più freddo e tempestoso. Si tramandano racconti di nevicate che seppellirono completamente alcune case. Ci furono conseguenze che si sono protratte fino ai giorni nostri: c'era sempre più bisogno di terre da coltivare e così iniziò il disboscamento di molte aree della Sila; in Presila, invece, al posto dei gelsi di cui si cibano i bachi da seta, vennero messi a dimora olivi. Ciò fece crollare l'attività semi-industriale fiorita ad esempio a San Pietro in Guarano (lì, dove sorse poi la scuola elementare, c'era una filanda) cui facevano capo anche famiglie di Altavilla.

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Il 14 luglio del 1767 vi furono scosse di intensità 8,5 della Mercalli, con epicentro a Castiglione Cosentino, che provocarono danni ingenti in tutta la zona.

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Nel 1783 un nuovo e tremendo terremoto, pari nella nostra zona ancora al 9° grado della Mercalli, distrusse completamente il castello e rase al suolo tutto il paese, che allora contava 80-100 abitanti. Come riportato da Déodat de Dolomieu, il geologo francese da cui hanno preso nome le Dolomiti, la prima scossa, venne avvertita alle ore 19 e un quarto del 5 febbraio e durò ben due minuti. Per quasi due mesi si susseguirono altre fortissime scosse, mentre lo sciame sismico si protrasse per ben 3 anni. L’intero territorio fu gravemente dissestato e venne praticamente annientato tutto il tessuto produttivo.

Questo terremoto fu oggetto di numerosi studi e controversie tra coloro che sostenevano che i terremoti erano dovuti a fenomeni elettrici, e perciò detti “elettricisti”, e coloro che invece pensavano che gli sconvolgimenti della terra fossero dovuti a fuochi vulcanici, detti quindi “fuochisti”. Fu in quel periodo che venne notato e documentato il comportamento strano degli animali prima di un sisma, nonché l’alterazione delle falde acquifere, la formazione di faglie e la liquefazione del terreno.

In quel tempo vi fu anche un risveglio della religiosità popolare. E’ proprio allora che a Cosenza ripresero vita le celebrazioni della Vergine del Pilerio e a Lappano il ringraziamento a Santa Maria delle Grazie.

Ripartì la ricostruzione con lo stesso criterio di un secolo prima o poco più, anche se, visti i danni subiti dagli edifici, i tecnici di allora pensarono di rivedere la tecnica delle costruzioni. Per un approfondimento sulle vecchie costruzioni clicca qui.

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Il 12 ottobre 1835 vi fu un altro terribile terremoto (8° grado Mercalli) di cui fu testimone Alessandro Dumas (Viaggio in Calabria, Rubettino, 2007), famosissimo romanziere francese, autore de "I tre moschettieri", che soggiornava a Cosenza e che accorse per prestare aiuto fino a Castiglione Cosentino, dove le case erano tutte crollate. Stessa cosa successe a San Pietro in Guarano, Lappano e Altavilla, tutte intorno all’epicentro del sisma. Qui più della metà delle case risultarono crollate o danneggiate e vi furono anche 5 morti. Resti di vecchie mura si trovano ancora sepolte in più di un orto. Punto e a capo.

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Nel 1837 a Cosenza si diffuse un'epidemia di colera; Piazza Riforma divenne un lazzaretto. E' certo che il morbo si diffuse anche nei paesi limitrofi, ma non si sa in che misura colpì Altavilla.

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Altro terremoto distruttivo (7° grado Mercalli) con vittime fu quello del 4 ottobre del 1854 che colpì proprio l’area del cosentino. E’ documentato che la chiesa madre subì nuovi danni.

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Terremoto del 7° grado, con centinaia di morti nel cosentino e migliaia di edifici distrutti, fu quello del 12 ottobre 1870. Si hanno notizie di deformazioni del terreno e di alberi sradicati.

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Il 3 dicembre del 1887 vi fu ancora un terremoto (6° grado) che causò sicuramente gravi danni.

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L'8 settembre del 1905 la terra tremò di nuovo. La scossa fu del 7° grado della scala Mercalli. In tutto il comune vennero danneggiate 128 case.

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Il terremoto di Messina del 12 dicembre del 1908, con effetti da noi del 6° grado, causò lesioni al 30% delle case.

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Il 28 giugno 1913 furono registrate altre scosse di intensità pari al 7° grado Mercalli. Ci furono lesioni in varie abitazioni e si sa che una famiglia chiese un contributo per riparare la propria casa.

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Tra il 1918 e il 1920 vi fu una terribile influenza denominata “spagnola”, solo perché furono per primi i giornali spagnoli a diffondere la notizia. Con ogni probabilità, invece, il virus fu introdotto in Francia dalle truppe americane. L'influenza fu la più grande pandemia che l'umanità ricordi. Solo in Italia colpì forse mezzo milione di persone.