Scrittori
Mariano Iusi compose splendide poesie in italiano e in vernacolo, anche a sfondo civile, alcune con versi adattati a canzoni dell’epoca. Tra i titoli ricordiamo “‘A cava ‘e Petrascigula” e “‘A cantina”.
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Angelo Medaglia fu autore anch’egli di poesie in vernacolo, persona anche di grande impegno civile, sempre a fianco dei più deboli.
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Pasquale Siciliano fu poeta che ebbe diversi riconoscimenti in concorsi nazionali e internazionali, con liriche pubblicate su giornali, riviste e antologie, annoverato tra gli artisti dell’Accademia Tiberina. Da giovane già si era cimentato insieme a Mariano Iusi nella sceneggiatura de “I promessi sposi”, di cui fu regista e suggeritore nelle rappresentazioni che si tenevano in uno stanzone di una casa vicino alla chiesa della Madonna Assunta. Fra gli attori ricordiamo Amedeo Imbrogno, Samuele Medaglia, Pietro Ghiani, Pasquale Medaglia, Peppino Rota, Quintino Imbrogno. Questa che, a quanto pare, era una vera e propria compagnia teatrale, proponeva, probabilmente, anche tragedie latine e greche. La cosa curiosa era che negli anni ’30, gli uomini dovevano recitare anche nei ruoli femminili, essendo sconveniente per le donne far parte di una compagnia teatrale, che portava in scena anche “macchiette”, cioè scenette comiche, molto in voga nei primi anni del ‘900.
Per le sue poesie andare alla sezione apposita seguendo questo link.
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Amedeo Imbrogno ha scritto diverse poesie. Per il momento mi ha concesso di pubblicare quella che celebra il papà, Carmine Imbrogno, eroe della prima guerra mondiale e medaglia d'argento al valor militare, di cui i giovani probabilmente non sanno e che forse, ancora oggi, non ha avuto gli opportuni onori da parte della nostra comunità.
"Al Caporale dei Bersaglieri Carmine Imbrogno, di Altavilla di Lappano (CS), eroe nella Guerra 1915-1918. La storia menzionata è realmente accaduta. Le rime sono del figlio Amedeo.
Lappano, 27 dicembre 1984.
La guerra infuria,
tuona il cannone:
"Allerta soldati
del mio battaglione!"
E' il comandante
che parla ai soldati:
"Appena c'è l'ordine,
l'assalto vien dato.
Il nemico combatte,
combatte accanito.
Costi che costi
anche la vita,
ma le lor trincee
Chi era morto,
chi era ferito,
dobbiamo occupare".
Non era ancora l'alba
di quel luglio spuntata,
che ogni caporale
raduna la sua squadra.
"Coraggio soldati,
e su col morale!
Monte San Michele
dobbiam conquistare."
Un urlo si sente:
è il comandante:
"Savoia, soldati,
per l'Italia avanti!"
L'ordine nel petto
coraggio t'ha dato;
per l'amor della Patria
la vita hai rischiato.
Primo fra tutti,
saltavi in trincea,
assalendo il nemico
che saldo tenea.
Lo sguardo era fiero
e tu combattevi;
dei tuoi compagni
nessuno vi era.
Né Ufficiali,
né graduati,
nemmeno con te
un compagno soldato.
nella trincea tu solo finito,
sempre di più
da nemici assalito.
E tu combattevi
da soldato accanito,
col tuo moschetto,
baionetta innestata.
Ti liberasti
con valor da soldato.
Dalle vedette
tutto si è visto.
Per te, soldato,
tutto si è scritto.
Per il coraggio
e il valor ch'hai dato
da medaglia d'argento
vieni decorato.
Onore hai dato
non solo alla Patria,
ma anche alla famiglia
che tu hai creato.
Per dare ai tuoi cari
quel tozzo di pane
per ventott'anni
quasi lontano...
Gli anni scorrono
da pensionato.
A novantatrè
ancor decorato;
stavolta il Comune
ti ha onorato:
Medaglia d'oro
a te ha donato,
come eroe antico
e il più anziano
che fino alla data
ha il Comun di Lappano.
Amedeo Imbrogno
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Poetessa di grande sensibilità è Valeria La Monaca, autrice della raccolta dal titolo “Inseguendo un sogno” (Francesco De Maria Edizioni, Master Graphics Cosenza, 2002).
La pubblicazione di Valeria La Monaca
Le "caciarogne", nel nostro dialetto, sono i detriti. E' di questi detriti di un quartiere ormai disabitato che la poetessa, Valeria Lamonaca, si lamenta nella sua bellissima lirica tratta dalla sua raccolta.
Solo caciarogne
Abbandonato l'antico paese,
solo sentieri rupestri,
le spine, la fan da padrone
caciarogne di calce e di pietra per terra,
aspettano invano!
Ricordi, di un'infanzia felice
ove il tempo sembrava fermato
ruderi, forti nel tempo
testimoni di una storia remota!
Caciarogne, solo caciarogne
sarà come camminare sul cumulo dei ricordi
l'antico del paese sarà come la cultura per la gioventù
che scoprire vorrà le nostre radici.
Valeria Lamonaca
E' proprio soffermandomi su questi bellissimi versi che mi è venuta voglia di avviare il lavoro di questa sezione. E come non farsi ispirare dal brano seguente che parla dell'antico castello e del suo glorioso passato. E' come se dormissimo su un tesoro sconosciuto.
Vecchio castello
Un tempo remoto sorgevi fiero e gagliardo
dominavi valli e pianure, eri il più forte:
dalle cinte mura eri ricco col suo Re e cavalieri.
Eri, un castello ben governato
nessuno ricorda il tuo passato
la terra tremò, nulla resto dalle cinte mura
solo ricordi di nonni e bisnonni,
solo un simbolo rimare d'allora
un mezzo muro coperto da erba e sterpaglia
alla luce, si dovrà riportare
per riscoprire i suoi veri tesori.
Valeria Lamonaca
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Giuseppina Siciliano è autrice di poesie d’amore e ha prodotto diverse opere rivolte all’infanzia: in particolare ha sceneggiato due fiabe di Gianni Rodari, “Allarme nel presepe” e “Teresin che non cresceva”, diventate due cortometraggi; ha realizzato un fotoromanzo interpretato dai suoi alunni; ha prodotto animazioni multimediali per bambini quali “Pinocchio”, “Odissea” e “Alfabeto web”. L'autrice ha raccolto il mio invito a "tirare fuori dal cassetto" le sue bellissime poesie d'amore, scritte qualche anno fa, concedendomi di pubblicarne alcune. Ogni commento è superfluo, perché i suoi versi d'amore danno sensazioni indescrivibili. La ringrazio di cuore.
Sfiorare nel buio
i contorni
del mio pensiero sfuggente,
accarezzare con le mani,
con le labbra, con l'essere mio
l'oggetto impalpabile
della tua pelle,
e danzarti intorno
e girare, girare
come ultima strega
nella sua sabba...
,,, e perderti e ritrovarti
in quel sottile legame
fatto solo di immagini
tenui, lontane, evanescenti
e sentirne il profumo
respirarlo, goderne
fino al risveglio
muto, sgomento, reale.
Giuseppina Siciliano
................
Sii tu per me
sole all'orizzonte morente
che speranza non ha
di risorgere.
Sii tu per me
mare tempestoso e crudele
che l'ultimo anelito
di vela spezzata
impietoso spegne.
Sii tu per me
sorriso di bimbo
sul volto di vecchio
corrotto e vizioso.
Sii tu per me
non odio, non amore,
non oggi, non domani;
sii tu per me
solo presente oblio.
Giuseppina Siciliano
................
Ho inventato un amore,
un folle, tenero, incredibile amore
una duna di sabbia che il vento ricrea
lontano, di nuovo.
Ho inventato un amore
un viso, un nome
un castello di bimba
su una spiaggia irrequieta.
Ho inventato un amore
solo per nascondermi a te.
Giuseppina Siciliano
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Si diletta a scrivere poesie, raggiungendo una particolare profondità espressiva, anche Sonia Biasi. Anche lei mi ha fatto dono di versi stupendi, che non potevano stare nascosti. E' incredibile come ognuno di noi si ritrova in essi scoprendo la sua umanità.
Papà
La vita
scorreva velocemente
davanti i nostri occhi
e non pensavamo,
allora,
di coglierne ogni attimo.
Finchè, un giorno,
essa scherzò con noi.
Ti lasciò e mi lasciasti.
E adesso non possiamo più
coglierne l'attimo.
Ciao papà.
Sonia Biasi
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Karol Wojtyla
Con le tue parole,
i tuoi gesti, le tue carezze,
hai saputo conquistare
il cuore di tutto il mondo,
ma soprattutto
i bambini e i giovani.
La tua forza di volontà,
la tua forza nella fede,
l'hai trasmessa anche
a chi non credeva.
La vita, ti ha dato
gioia, tristezza, dolore,
ma tu
non ti sei mai arreso al fato,
tu eri una roccia difficile
da abbattere.
Giovane studente, giovane prete,
giovane papa, giovane sei rimasto
fino al tuo ultimo respiro.
Guardando te
Il bambino vedeva un bambino;
guardando te
il ragazzo vedeva un ragazzo;
guardando te
vedevamo un amico.
Hai lasciato un vuoto
dentro ognuno di noi.
Ci siamo sentiti soli.
Ma tu, ancora una volta
ci hai tranquillizzati
dicendo:
"Lasciatemi andare nella casa del Padre"
e con un sorriso te ne sei andato.
Se tu sei felice
anche noi lo siamo.
Ciao Karol
Sonia Biasi
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Costantina Fiorita è stata regista, sceneggiatrice e coreografa dei musical “La bella addormentata nel bosco”, “Romeo e Giulietta”, “Notre dame de Paris” “Il soldatino di stagno” e “La leggenda delle lucciole”, quest’ultimo interamente ideato e scritto da lei; ha curato l’adattamento e la traduzione nei vari dialetti italiani de “I promessi sposi”; ha scritto due commedie dal titolo “I tre vestiti di Arlecchino” e “Dove stanno sti fantasmi?”, di cui è stata anche interprete; è autrice di favole per bambini; ha scritto due canzoni: “Raccontami ancora” e “Dedicato alla Luna”; è attualmente regista a Sasso Marconi (BO) della compagnia teatrale “Nove personaggi in cerca d’autore”; ha scritto sin da ragazzina poesie, alcune delle quali pubblicate sulle antologie “Oltre” e “Le voci della luna”.
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Una menzione particolare merita Maggiorino Iusi, che ringrazio pubblicamente per la sua disponibilità, nonché per i suggerimenti e per l’aiuto che mi ha dato in questo piccolo lavoro. Filologo e storico, fonte inesauribile di notizie, egli è impegnato da una vita nella ricerca delle nostre radici, ed è autore, oltre che delle opere citate in calce, dalle quali ho attinto, anche del libro “Chi te vija...! Fulmini terreni calabresi”, edito da Città Calabria (2007). Il libro si configura come un dizionario divertente delle “jestigne”, cioè delle maledizioni in lingua calabrese. Di prossima pubblicazione è una sua storia di Lappano, che tutti attendiamo con ansia, specialmente dopo le anticipazioni che ci ha dato oralmente e nei suoi ultimi lavori.
Il libro di Maggiorino Iusi