Riccardo Cordiferro

A cavallo del 1900 e per circa quarant’anni emigrarono negli Stati Uniti oltre cinque milioni di italiani! Per decenni il fenomeno venne ignorato o addirittura sottaciuto per disinteresse ma anche per motivi di carattere politico. Il primo conflitto mondiale, il periodo fascista, poi ancora il secondo conflitto e i successivi anni della ricostruzione fecero sottovalutare il fenomeno. Anzi gli emigrati, da noi chiamati “mericani” vennero considerati una sorta di fortunati perché, nell’immaginario italiano, vivevano in una terra di elevato benessere dove c’era lavoro ben remunerato, diritti civili e democratici ampiamente riconosciuti… in breve, una terra da sogno.

Ma oltre oceano la realtà era ben diversa, perché i nostri immigrati, chiamati Italiani in senso dispregiativo, già assoggettati ad una disgregazione familiare, subivano ingiustizie e discriminazioni spesso inconcepibili, costretti a convivere con l’ignoranza, con una lingua nuova che ne accentuava l’isolamento sociale, con l’assunzione e la pratica di lavori umili, pericolosi e usuranti. Solo da pochissimi anni studiosi e ricercatori hanno iniziato ad occuparsi seriamente di questa gente, a studiarne le vicende e la cultura, a coglierne il valore umano, a ricordare a tutti noi che anche gli Italiani sono stati immigrati. E ciò grazie anche e soprattutto alla facilità e all’efficacia dei nuovi mezzi d’indagine, favoriti dalle nuove tecnologie che in tempo reale consentono di accedere ad una rilevante mole di dati significativi, ovunque essi si trovino.

Si tratta di una ricerca condotta insieme al collega Igino Iuliano, autore, fra l'altro del "Calendariu Santupetrise". In fondo alla pagina potete scaricare il pdf di una presentazione multimediale.Alessandro Sisca alias Riccardo Cordiferro. Immagine tratta dal libro "Little Italy" di Emelise Aleandri, Ed. Arcadia Publishing (SC)

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el secondo volume di "Italo-americana", edito da Mondatori, il giornalista e studioso Francesco Durante, Professore di Letterature comparate all’Università di Salerno, conclude la ricerca relativa agli autori di origine italiana emigrati negli Stati Uniti (in tutto centotrentasei), prendendo in esame le "Little Italy", veri e propri ghetti, che nelle grandi città americane raccoglievano gli immigrati provenienti da tutte le regioni italiane. Il libro è un’antologia che testimonia il tormento di una sterminata schiera di persone, spesso dimenticate, alla disperata ricerca di una nuova identità, comunque fiera, in grado di prendere e prendersi in giro, di sdrammatizzare e di vivere. Molte di queste persone lasciarono tracce culturalmente ricche di significati in ogni campo espressivo e artistico di quel periodo. Fra questi Alessandro Sisca, alias Riccado Cordiferro, intellettuale eclettico, che nacque e visse da ragazzo a San Pietro in Guarano, autore, fra le numerose altre opere, della famosissima “Core ‘ngrato”, una delle prime canzoni ad essere incise su disco e lanciata dal grande Enrico Caruso.

iccardo Cordiferro, nacque a San Pietro in Guarano, in provincia di Cosenza, il 27 ottobre 1875. Il suo vero nome era Alessandro, Pasquale, Francesco, Emilio, il cognome Sisca. Suo padre, Francesco (1839-1928), era vice segretario comunale, con la passione per la poesia. Sua madre, Emilia Cristarelli di origine napoletana (1846-1924), era insegnante elementare.

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Intorno al 1886 la famiglia si trasferì a Napoli ed egli entrò nel seminario di San Raffaele a Materdei. Fu in quel periodo che pubblicò alcuni versi ed entrò in contatto con l’ambiente letterario e teatrale partenopeo.

Nel 1892, all'età di 17 anni, per evitare il servizio militare, emigrò negli Stati Uniti d'America. Per un breve periodo abitò a Pittsburgh, da uno zio, poi, nel 1893, si stabilì a New York. Un anno dopo, da ragazzo prodigio, era già un esempio per chiunque ambiva a scrivere opere letterarie.

Intanto, raggiunto dalla famiglia, fondò, insieme al padre e al fratello Marziale, anch’essi poeti, il settimanale letterario e satirico "La Follia di New York", al quale diedero notorietà molte famose firme italiane, fra le quali quella di Enrico Caruso, con la pubblicazione delle sue caricature. Su di esso, accanto alle pungenti critiche sociali comparivano, di tanto in tanto, altre poesie, come ad esempio La Vendetta, lirica in versi liberi.

Per le sue doti oratorie fu spesso chiamato a tenere conferenze e a partecipare a dibattiti sia a carattere culturale, sia politico. A causa delle sue polemiche contro ogni forma di ingiustizia sociale e per gli atti di accusa contro le inumane condizioni di vita degli immigrati italiani, fu perseguitato e arrestato in più di un'occasione e fu persino costretto a dimettersi dai suoi incarichi presso i giornali. Egli comunque continuò a scrivere impiegando altri pseudonimi (Heart of iron, Eisenherz, Sandro e Ida Florenza).

Nel 1987 perse precocemente la moglie, Annina Belli; qualche tempo dopo morirono anche i figli, Emilia e Franchino. Nel 1899 si risposò con Lucia Fazio, sorella dell’attore Achille.

Le vicende sentimentali dello stesso Caruso, abbandonato dalla sua compagna Ada Giacchetti anch’essa cantante lirica, furono all’origine della fama di Cordiferro, che scrisse Core ‘ngrato, ispirandosi a quello che era successo, usando immagini semplici e nello stesso tempo drammatiche per descrivere la passione non corrisposta.

I versi furono musicati da un altro emigrato, il medico napoletano Salvatore Cardillo (1874-1947), compositore newyorchese d'adozione, che s’ispirò alle romanze d'opera. Il brano esprimeva anche il tormento e l’amarezza degli emigrati, per un’Italia, nel testo rappresentata da Catarì, che sembrava averli dimenticati.

Core ‘ngrato fu tra le prime canzoni ad essere immortalata dalla nascente industria discografica americana. Incisa da Caruso nel 1909, unitamente ad altri ventuno brani, fu l'unico grande successo napoletano che seguì un percorso inusuale al flusso dell'emigrazione: da New York a Napoli. Prediletta ed eseguita dal tenore anche negli anni seguenti, divenne subito un classico e ancor oggi costituisce un banco di prova per molti cantanti. A tal proposito si ricordano le interpretazioni di Roberto Murolo, Luciano Taioli, Nilla Pizzi, Beniamino Gigli, Tito Schipa, Giuseppe Di Stefano, Josè Carreras, Sergio Bruni, Claudio Villa, Mario Merola, Mina, Fred Buongusto, Fausto Cigliani, Andrea Bocelli e tanti altri.

Quando Cordiferro si stabilì nella "Little Italy", era già il 1911, e il pezzo raggiunse l'Italia, dove venne pubblicato dalla Ricordi. Fu il trionfo! Intanto Cardillo, ritenendosi autore di opere ben più importanti, si meravigliava del fatto che la sua "porcheriola", come egli stesso la definiva, potesse avere avuto un così grande consenso popolare.

Ma gli appassionati del bel canto cominciarono a comprarne i dischi, fra i primi in assoluto; coloro che non potevano permettersi la spesa, poiché c’era bisogno anche di un grammofono, si procuravano allora una “copiella”, un foglio sul quale veniva stampato il testo della canzone e a volte anche la musica, interpretata spesso nei vicoli da chitarre e mandolini.

Franco Franchi e Ciccio Ingrassia usarono “Core ‘ngrato” in uno sketch molto famoso, che ne consacrò la fama.

Cordiferro scrisse molte altre canzoni, ma, vulcanico ed eclettico, si dedicò anche ad altro (poesia, satira, poemi, drammi, canti sociali, macchiette, conferenze). Scrisse anche un migliaio di componimenti in lingua e altrettanti nei dialetti calabrese, napoletano e siciliano. Compose, produsse e spesso diresse lavori, cantando e recitando a volte personalmente. Sono suoi ben 23 drammi, appartenenti al genere della cosiddetta “commedie larmoyante”, la commedia che si esprimeva con umorismo e drammaticità.

Le sue posizioni politiche indussero Giuseppe Prezzolini a sminuirlo. Ma si era in piena epoca fascista. Così, quando il 24 agosto 1940 morì, la seconda guerra mondiale seppellì il suo ricordo. Solo trent’anni dopo qualcuno timidamente si ricordò di lui, ma ne dovettero passare altre trentacinque prima che qualche altro lo riscoprisse tra le vecchie carte dell’Univesità del Minnesota.

Attraverso le suo opere restituì dignità a tutti gli italo-americani, inducendo in essi il senso e il valore della cultura. Affermò, infatti, che: «La conquista più importante dei lavoratori, la conquista delle conquiste, è la conquista del libro». Francesco Durante, il suo riscopritore, lo definisce “l’astro più brillante della drammaturgia italo-americana”

La Follia di New York, giornale settimanale satirico in lingua italiana, fu fondato da Riccardo Cordiferro insieme al fratello Marziale e al padre Francesco nel gennaio del 1893. Il nome della testata fu ispirato dalle discriminazioni subite dagli immigrati italiani e dall’emarginazione a cui erano soggetti nelle Little Italy newyorchesi.

Gli Uffici del giornale erano sistemati al 151 in Mott Street, e al 202 Grand Street e successivamente anche al 226 di Lafayette Street. Negli anni ’60 gli uffici erano ubicati al 511 di Canal Street.

La Follia di New York, al pari de Il Progresso Italo-Americano, si diffuse rapidamente e ben presto divenne un riferimento per tutte le comunità italiane degli Stati Uniti dell’Est, come lo fu Italia di San Francisco per l’Ovest, grazie anche al contributo di molti personaggi famosi, fra cui Enrico Caruso, che vi pubblicò molte sue caricature. I suoi articoli di letteratura e politica, scritti o ispirati da Riccardo Cordiferro, usualmente commentavano i principi del Socialismo tanto che gli fecero guadagnare l’appellativo di “Singer of the red Muse” (Cantore della Musa Rossa).

Il giornale diede voce a poeti, artisti, cantanti e autori ma anche a perseguitati politici, fra cui allo stesso Alessandro Sisca che oltre allo pseudonimo di Riccardo Cordiferro ne usò altri, come Heart of iron, Eisenherz, Sandro e Ida Florenza. Fu diretto da Marziale Sisca fino alla sua morte e poi dal figlio Michele Sisca.

L’emigrazione dei sampietresi nell’800

Le precarie condizioni economiche e la numerosità dei componenti la maggior parte delle famiglie sampietresi, determinò, nell'ultimo ventennio del 1800, un'ingente emigrazione verso le Americhe, (gli Stati Uniti denominati "Merica pìcciula", l'Argentina e il Brasile, "Merica rànne"). - Quasi 1500 persone lasciarono il paese e innescarono, negli anni seguenti, a San Pietro come in tutto il meridione, una catena di "atti di richiamo", che determinarono un continuo espatrio di familiari, protrattosi in maniera più o meno accentuata, fino a qualche decennio addietro. Paradossalmente, la diminuizione della popolazione e le rimesse degli emigrati ai familiari rimasti in paese, sollevò le condizioni ecomomiche di molti sampietresi. Ciò ebbe certamente un ruolo rilevante nel promuovere lo sviluppo delle attività imprenditoriali e produttive del luogo nel primo '900.