Cosa fare per l'ambiente

La qualità della vita

Non possiamo pensare di intraprendere azioni adeguate al con­seguimento di uno scopo se partiamo da premesse sbagliate.

Sappiamo tutti che i fenomeni che abbiamo descritto aumentano con moto accelerato, per cui preoccuparsene in modo serio ha senso più della tendenza ad incrementare il proprio torna­conto ed i propri possedimenti. Chi inquina, recita più o meno uno slogan di questi tempi, prima o poi berrà dell'acqua; senza tener conto del fatto che prima o poi mangerà e respirerà, sia che sia ricco, sia che sia povero — scusate il bisticcio —.

Non sappiamo fino a quando la nostra amata e bistrattata Terra potrà sopportarci, continuando con l'attuale ritmo di devastazione. Occorre intervenire subito, superando ogni controversia di ordine economico, prima che si superi il punto del non ritorno. Del resto, se ci è rimasto un po' di sentimento, abbruttire e depauperare l'ambiente, inteso come la nostra “grande casa” non può certo piacerci. Ne va della qualità della nostra vita, a prescindere da altre motivazioni di carattere filosofico o religioso. E a cosa servono i soldi se non a migliorare la qualità della nostra vita globalmente intesa?

Che fare allora? Forse si dovrebbe ritornare a vivere come 200 anni fa, quando ancora non si sentiva nemmeno l'odore della Rivo­luzione industriale che ci ha portato a questo stato di cose? Forse occorrerebbe regredire dal punto di vista materiale? Crediamo di no.

Ci sembra opportuno, però, fare alcune considerazioni, partendo da un teorema, che indicheremo come teorema della qualità vita­le. Possiamo enunciarlo così:

Non è detto che tutto ciò che è comodo sia utile, salutare e bello.

Non aspettatevi, a questo punto, una dimostrazione matemati­ca; quello che possiamo proporvi è solo un semplice ragionamento: il massimo della qualità della vita non corrisponde affatto, secondo noi, all'immagine di uno che se ne stia seduto per gran parte del giorno su di una poltrona di pelle e che, at­traverso altre persone o un telecomando o un computer ad attivazione vocale, lavori, studi, coltivi hobby, giochi e faccia svolgere a macchine di vario tipo tutto quello che anch'egli possa svolgere con un minimo di movimento muscolare.

Per godersi veramente la vita, infatti, occorre essere in perfetta forma. Non possiamo che convenire che questa si raggiunge anche attraverso l'esercizio fisico. Che senso ha, allora, spendere fior di quattrini per poter andare la mattina, il pomeriggio o la sera in palestra a perdere chili e a recuperare quella forma che per tutto il resto della giornata si è cercato di perdere? E ammesso che tale forma qualcuno alla fine la ritrovi, per quanto tempo può egli spe­rare di mantenerla se continua a respirare aria insalubre, a man­giare cibi tossici, eccetera, eccetera?

Un corollario del teorema precedente potrebbe essere il seguen­te:

a qualcosa certamente potremmo rinunciare.

In altre paro­le: una vita sobria in compagnia di elementi non sovrabbon­danti che soddisfino i reali bisogni materiali ed intellettuali dell'uomo è la vita ideale, in equilibrio con la natura.

Occorre dire in proposito che, nella storia, vi sono state persone con molte disponibilità in più di quelle da noi previste che sono state veramente infelici; mentre ce ne sono state altre che, pur trovandosi appena sopra la soglia di sopravvivenza hanno rag­giunto momenti di impareggiabile estasi, ed hanno vissuto per lo più in maniera serena, senza affanni (felicità?). Ciò, in effetti, sarebbe auspicabile per tutti. Per tale motivo la rincorsa dell'uomo occidentale verso il possesso di beni materiali è assurda, sia perché distruttiva, sia perché illusoria, se ha come scopo, come del resto ha, il conseguimento del benessere.

Quale mezzo per il possesso di detti beni, nella società moderna è il denaro, che acquista valore più di ogni altra cosa, perché, pro­babilmente, si equivoca su ciò che in realtà serve all'uomo per rea­lizzarsi.

È opinione comune che qualcuno con molto denaro abbia ville, macchine, barche o addirittura yacht, successo (inteso come popo­larità), donne — o uomini, a seconda... —. In realtà può essere così, ma, nel migliore dei casi, questo qualcuno si compiace di tutto ciò che ha. Si compiace per un po', ma poi non può passare tutto il suo tempo a compiacersi, perché iniziano presto per lui problemi di diverso tipo: la protezione della propria persona, della propria fa­miglia, dei propri beni; l'educazione dei figli, dato il probabile poco tempo a disposizione; i rapporti con la criminalità (pochi sono quelli che non ne hanno o non ne hanno avuti, in positivo o in negativo); la morte di un proprio caro; il tradimento del consorte o della con­sorte; l'invidia, l'inimicizia, i colpi bassi di qualche avversario, ecc. — Avete presente le telenovele? Ecco, più o meno —. Cosa c'è allora di diverso nella vita di questo qualcuno rispetto alla vita delle per­sone normali? Risposta: solo la grandezza e la bellezza degli scena­ri.

Il fatto è che per vivere felici non c'è assolutamente bisogno di tutto questo grande scenario e di tutta questa bellezza artificiale. Un grande scenario esiste già, ed è la Natura; la bellezza è ad essa implicita. Certo non vogliamo togliere a tutti il piacere di avere a casa l'acqua corrente, ma se i rubinetti sono di acciaio invece che di oro è la stessa cosa; non vogliamo togliere il confort di un bel diva­no, ma se il divano non è di pelle, cosa volete che poi importi? E così per tante, tantissime altre cose, altri oggetti.

Costi

Nel sistema economico che si è andato sempre più affermando proteggere la Natura costa, anche se è difficile esprimere delle cifre. Il fatto è che, dopo un certo tempo, costa di più la mancanza di interventi, in quanto lo Stato, i cittadini o i diretti “guastatori” sono costretti alla fine a mettere mano al porta­fogli per porre rimedio ai danni provocati all'ambiente, pena un mondo invivibile; e le cure, si sa, sono più dispendiose della prevenzione. Purtroppo, nella maggioranza dei casi, i “guastatori” riescono, attraverso protezioni politiche, a sca­ricare i costi delle loro opere sull'intera collettività — cosicché, mentre loro se la ridono dietro un angolo, gli altri cittadini fanno la fila agli uffici postali e agli sportelli bancari —.

Azioni da intraprendere

Se siamo convinti dei ragionamenti precedenti ecco, di seguito, cosa possiamo fare singolarmente e come società.

1. Ridurre la quantità dei rifiuti usa e getta: prodotti di plasti­ca come sacchetti, involucri, pellicole, piatti, bicchieri, posate, spaz­zolini rasoi e penne senza ricambi, bottiglie, flaconi, ecc.; prodotti di carta come tovaglioli, fazzolettini, fogli e simili; poi anche bottiglie di vetro, batterie non ricaricabili e prodotti tossici di vario tipo. — Non vi scandalizzate! Non intendiamo certo propugnare il disuso dei pannolini, della carta igienica o delle siringhe sterili sigillate, né, tanto meno, far lavare la roba a qualcuno quando è ammalato, quando ha fretta o quando si trova in particolari condizioni! —

Senza diventare dei maniaci dell'ecologia, ognuno, quando è possibile, dovrebbe semplicemente cercare di “economizzare mate­riali”, inducendo così le aziende a orientare il loro lavoro verso la produzione di beni che occupino meno spazio, magari più costosi, ma più durevoli. Vediamo in che modo.

A) Quando si va a fare la spesa si possono usare delle borse più robuste, comunque riutilizzabili. Gli imprenditori e i pubblicitari coscienziosi potrebbero così anche sbizzarrirsi nel far rivivere la vecchia borsa della spesa. I guadagni, per loro e per l'ambiente, e, quindi, per noi tutti, non tarderebbero a ve­nire. Chi va a fare la spesa nei moderni supermercati, può fare ancora di più: poiché può condurre il carrello fino all'automo­bile che sta nel parcheggio, può anche riversare direttamente il contenuto dello stesso nel cofano (o in uno o più scatoloni appositi sistemati in questo), salvo diversa e contingente valutazione — naturalmente non è il ca­so di fare tale operazione se è impossibile portare la macchina sotto casa, se ci sono 45° all'ombra e se sono stati comprati molti gelati sfusi e molte tavolette di burro. Perché? Ma perché se decideste di trasportare prima i gelati, nel frattempo le ta­volette burro...—.

B) Gran parte delle merci fragili o in ogni modo delicate, di piccole dimensioni, potrebbero essere trasportate in valigie e vali­gette opportunamente predisposte e imbottite, come quelle che usano ad esempio i fotografi. Per merci più voluminose, sia le fabbriche, sia le ditte, dovrebbero essere fornite di appositi container riutilizzabili che, se all'inizio dovessero risultare un po' costosi, col tempo, comunque, andrebbero ad assorbire i costi di imballaggio.

C) Relativamente alle stoviglie e alle posate di plastica avvertia­mo la necessità di dire che, nella stragrande maggioranza dei casi, se analizziamo bene cosa accade quando esse vengono usate, non possiamo che concludere che il loro vantaggio è illusorio. L'unico fatto positivo è che non vanno lavate. Per contro, però, a parte l'impatto ambientale, abbiamo diverse conseguenze negative.

Intanto esse vanno buttate, e poiché di solito se ne con­sumano molte tutte in una volta, occorre prendere uno o più sacchetti, pigiarcele dentro e andarle a depositare nel cassonetto più vicino, che può distare anche più di cin­quanta metri. Ciò, in genere, può avvenire, per motivi di igiene, o la mattina presto o la sera tardi, per cui si è costretti a tenersi per molte ore sacchetti e puzza in casa. Quando, per un motivo o per l'altro, per esempio a causa di uno sciopero dei netturbini o perché il Comune non sa per il momento dove andare a smaltire le montagne di spaz­zatura cittadina, che ormai fuoriesce, nella maggior parte dei casi, anche dai cassonetti, quando, dicevamo, i rifiuti permangono, per un certo periodo di tempo lungo i bordi dei marciapiedi, a parte il disagio dei passanti, accade che il fetore spesso si avverte anche fino ai piani alti. Non è escluso che tali rifiuti siano anche focolai di infezioni. Sono proprio i residui alimentari attaccati alla plastica a creare i maggiori problemi. È chiaro che ciò non avviene se si usano i piatti tradizionali, i quali oltre a non essere but­tati, a meno che non siano rotti, vengono lavati al più pre­sto, così olii, grassi vari, salse e altri piccoli residui facil­mente deperibili se ne vanno nelle tubazioni.

Più spazzatura c'è, più c'è da pagare sulla bolletta.

Se proprio di comodità vogliamo parlare, non ci pare che gli oggetti di plastica in questione siano proprio co­modi... ognuno di noi è memore di qualche “tracimazione” e di peripezie varie.

Dal punto di vista igienico è ormai risaputo che la plastica, a contatto con determinate sostanze e con alimenti caldi produce polimeri cancerogeni — fate un po' voi...!—

È risaputo altresì che una pietanza, per un fatto anche psicologico, si gusta meglio se è ben servita, perciò ognuno può scegliere tra la comodità e il piacere.

Certo, chi deve lavare i piatti soffre e perde tempo — spe­cialmente se è sempre lei a sobbarcarsi di tale compito! —, ma è pur vero che esiste la lavastoviglie. Questo elettro­domestico oggi è ancora poco usato, forse perché non molto efficiente. La tecnologia ha comunque fatto passi da gigan­te, per cui esistono già in commercio, anche se non tutti lo sanno, prodotti che risolvono completamente il problema. Stranamente si compra di tutto, tranne le cose utili. La colpa è anche della pubblicità.

[In ogni modo ci sono sempre i cari vecchi guanti, i quali non fanno poi perdere molto tempo se... si indossano a turno...Mentre si lavano i piatti ci si può anche rilassare, perché seguendo con gli oc­chi i gesti si può liberare la mente da ogni pensiero. Ma se non si vuole rinunciare a pensare, è proprio l'occasione giusta per farlo, con tranquillità].

D)Una volta tutti i vuoti erano a rendere, cosicché ognuno, per non vedersi addebitare le cento lire, si preoccupava di riconsegnare al più presto la bottiglia di birra o d'altro. Era raro perciò vedere per strada vetri e dei cassonetti non c'era bisogno. Poi a qualcuno venne in mente di vendere ai clienti non solo il contenuto delle bottiglie ma anche le bot­tiglie stesse, — ed ebbero inizio i tempi moderni... —. Ritornare all'antico, in questo caso, sarebbe più che mai opportuno.

E)Per conservare i cibi in frigo, al posto delle pellicole di cello­fan, si possono usare le pellicole di alluminio, più igieniche e più facilmente riciclabili; meglio sarebbe ancora utilizzare gli appositi contenitori a chiusura ermetica oggi in com­mercio. Se i sacchetti per il congelatore sembrano proprio necessari, certamente questi si possono lavare e riutilizzare più volte.

F)Acquistare giocattoli non facilmente deperibili, che stimo­lino nei bambini i buoni sentimenti e l'uso della logica e che non siano i soliti mostriciattoli e robottini i quali, oltre ad indurre alla violenza, dopo un giorno siano già obsoleti, sembra an­che un buon metodo per contribuire alla salvaguardia della natura.

2. Riciclare oggi dovrebbe essere una parola d'ordine. Riciclare infatti si può, è economico e, non ultimo, è ecologico.

L'assurdo è che a volte si importano grosse quantità di materiali recuperati, proprio perché è più conveniente: non inquinano, co­stano poco, si producono senza grossi sforzi, poiché non è più ne­cessario o almeno viene ridotto il ricorso alle materie prime. Tali vantaggi però si notano solo se il riciclaggio degli scarti viene avvia­to su larga scala, in modo che si venga a creare un indotto lavora­tivo.

Carta, vetro, metalli e plastica sono direttamente riutilizzabili o trasformabili in altri materiali utili. La sostanza organica può di­ventare un ottimo fertilizzante. Legno, stoffa, carta possono essere usati come combustibile. Di recente è stato realizzato anche un particolare biogas che potrebbe contribuire anche alla risoluzione del problema energetico.

Per realizzare ciò occorrerebbe avviare seriamente dappertutto quanto segue:

A) raccolta differenziata dei rifiuti, attraverso due, tre o an­che quattro “bidoni” ove sistemare rifiuti di diverso tipo;

B) selezione, smaltimento e riciclaggio dei materiali attra­verso appositi impianti (oggi perfettamente fattibili);

C) affidamento di detti impianti a società miste, fra “pubblico” e “privato”, poiché se, da un lato, il solo pubblico po­trebbe non essere efficiente, il solo “privato”, dall'altro, potreb­be avere una scarsa responsabilità collettiva. La Ge. Se. NU. di Perugia è un ottimo esempio di quanto potrebbe essere realiz­zato su scala mondiale.

3. Obbligare gli Enti a rispettare le leggi in materia di ambien­te. In questo caso siamo noi cittadini che ci dobbiamo direttamente mobilitare preferibilmente organizzati, ed eventualmente con inviti scritti, diffide ed esposti.

4. Stimolare con ogni mezzo la produzione e il consumo di prodotti naturali, biodegradabili e/o comunque scarsamente inquinanti.

5. Decentrare gli uffici pubblici ed impedire nei centri citta­dini l'accesso alle auto dei non residenti.

6. Incentivare l'uso ragionato delle automobili. Come?

A) Su di esse è raro vedere più di una, massimo due persone. Si potrebbero ad esempio istituire particolari pedaggi o sconti sul prezzo della benzina, come già è stato fatto con successo da qualche parte.

B) Si potrebbero limitare le cilindrate dei motori dei veicoli — a che serve un motore 3000 se non si può andare a più di 140 Kmh ? —

C)Si potrebbe orientare il pubblico ad un uso non ludico o esibizionista dell'auto, che è e resta pur sempre un mezzo di trasporto.

D) Si potrebbe provare a rendere efficienti, confortevoli e convenienti i mezzi di trasporto pubblico, costruendo per essi delle corsie preferenziali sbarrate e riducendo il prezzo dei loro bi­glietti.

7. Rinunciare allo sfruttamento del sottosuolo antartico poi­ché il rischio sarebbe veramente eccessivo.

8. Continuare gli studi scientifici per arrivare a realizzare, se possibile, impianti nucleari intrinsecamente sicuri e che non producano scorie eccessivamente e pericolose, ma fare molta più attenzione che nel passato.

9. Continuare, anzi, incentivare gli studi per l'utilizzo conve­niente di fonti energetiche alternative e sfruttare per quanto possibile, l'energia eolica, quella solare e quella dei fiumi e dei mari. Esi­stono già in proposito progetti e realizzazioni molto interessanti, che però ancora non sono state estese su larga scala, nonostante il loro alto coefficiente di fattibilità. Occorre tener presente, infatti che, pur se vi sono problemi di varia natura, comunque non insor­montabili, sulla Terra esistono zone in cui il vento spira molto forte e praticamente sempre; esistono altre zone (ad esempio nei deserti) dove il sole splende perennemente e produce temperature eleva­tissime; esistono infine fiumi, mari e oceani la cui energia cinetica è quasi incommensurabile. Spesso gli unici ostacoli che si frappongono ad uno sviluppo tecnologico che vada in tal senso sono di natura poli­tica, perché, come afferma Mark Carwardine nel suo libro sull'am­biente, l'energia abbondante e facilmente controllabile non riscuote i consensi delle lobbie industriali che si arricchiscono a dismisura con i loro insani giochi di potere.

10. Programmare e controllare con più severità la pesca e la caccia, tenendo conto anche del fatto che l'uomo, per essere in sintonia con se stesso, deve comportarsi moralmente, e perciò non può provar piacere dalla soppressione di altri esseri viventi, piccoli o grandi che siano.

11. Realizzare un più esteso e più serio monitoraggio dei vari ambienti.

12. Limitare la costruzione di nuovi complessi residenziali, da consentire se non per provati motivi antisismici; invece favorire le ristrutturazioni. Se del caso, demolire le ville e i palazzi che insistono sul demanio costiero e darsi da fare per ripri­stinare la vegetazione originaria.

13. Pochi sanno che le tecnologie per abbattere i livelli di in­quina­mento ci sono. Sono sperimentate ed efficaci. Ma costano. Costa però di più il disinquinamento, che può anche non essere possibile. Occorre perciò che i governi si mettano d'accordo e varino delle leggi valide in tutto il mondo.

14. Usare prodotti alternativi ai C.F.C., oggi già disponibili.

15. Sostituire al più presto il carbone con il gas naturale o il biogas, che contiene molto meno carbonio.

16. Ampliare le zone boschive e le foreste esistenti, semplice­mente piantandone di nuove, per favorire l'assorbimento dell'ani­dride carbonica.

17. Individuare e proteggere seriamente determinati territori di particolare importanza

A) impedendo ai governi e alle amministrazioni locali di assumere iniziative deleterie;

B) aumentando e incentivando le guardie forestali nelle zone nevralgiche di tutto il mondo, in modo che non corrano il rischio di essere corrotte, attingendo anche ad un fondo interna­zionale appositamente istituito;

C) facendo in modo che dappertutto il taglio degli alberi av­venga in maniera controllata, secondo determinati criteri che prevedano opportuni vincoli che tengano conto dei cicli na­turali delle piante;

D) dando alle compagnie concessioni per il disboscamento di zone che vadano almeno dai 60 ai 100 anni, in maniera tale che esse, per difendere i loro stessi interessi, siano più selettive nel taglio e, per consentire agli arbusti di crescere, im­pediscano ai contadini e agli allevatori di creare nuovi campi e nuovi pascoli, peraltro sterili, che presto diventano deserto;

E) dando a questi ultimi, che vivono in gran parte nei paesi del Terzo Mondo, terre più fertili (che ci sono), anche se il loro sfruttamento è più costoso. Per ovviare a ciò po­trebbero intervenire i paesi più ricchi, dato che interessa anche a loro che la natura venga salvaguardata;

F) scegliendo di acquistare solo legnami provenienti da fore­ste gestite con metodi ecologici, nonostante i prezzi finora più alti;

G)aumentando la domanda di prodotti come fibre tessili e frutta tropicale, che possono essere raccolti senza danneggia­re le foreste e che meglio si integrano con le abitudini lavorati­ve dei popoli indigeni;

H)aumentando il numero delle aree protette di almeno il tri­plo di quelle protette sino ad oggi. Un metodo per stimolare i paesi del Terzo Mondo ad operare in tal senso potrebbe essere quello del cosiddetto “baratto debito-natura”, che consiste nel pagare parte dei debiti nazionali di questi paesi in cambio della creazione da parte loro di nuove aree in cui la fauna e la flora vengano salvaguardate. È proprio quello che stanno fa­cendo alcune associazioni ambientaliste con discreto succes­so, ed è per questo, fra l'altro, il motivo per cui è quasi un do­vere che queste vengano sostenute finanziariamente da tutti i cittadini e da tutti gli stati industrializzati.

18. Risparmiare energia, e perciò:

A) introdurre nei paesi in via di sviluppo nuovi metodi di cottura che evitino sprechi di combustibile; una buona idea sembra la stufa pirolitica, che potete trovare descritta su internet;

B) diffondere cucine che funzionino con gas naturale o, addirit­tura, con la quasi inesauribile energia solare;

C) quando è possibile usare la pentola a pressione, che per­mette di risparmiare anche tempo;

19. Interrompere e riformulare al più presto tutti i progetti di sviluppo che danneggiano le foreste tropicali.

20. Intervenire incentivando la sterilizzazione volontaria (non è uno scandalo!) nei paesi con forte sviluppo demografico e portando avanti cam­pagne educative, evitando comunque di premiare le famiglie poco numerose per non favorire l'aborto.

21. Rafforzare gli organismi internazionali e fare in modo che questi spingano i vari stati a bandire le armi non convenzio­nali e a distribuire più equamente le ricchezze, affinché ven­gano meno le questioni sociali che spessissimo sono causa di crisi e di conflitti devastanti.

22. Fare in modo che nessuno, senza un consenso democra­tico, possa intra­prendere azioni che vadano contro la salute e le tasche dei cittadini.

23. Scegliere i propri rappresentanti oculata­mente, preoccu­pandosi che essi abbiano una coscienza am­bientale.

24. coordinare meglio a livello mondiale la politica ambien­tale, forzando ed eventualmente boicottando i paesi recalcitranti, poiché ormai viviamo in un “villaggio globale”, dove le scelte di un gruppo condizionano o possono condizionare la vita di tutti.