Sul treno delle cinque - Madonna del Sasso
(«Il Nuovo Giornale dei Poeti», dicembre 1996, p. 14)
SUL TRENO DELLE CINQUE
Quando la luna dispare
oltre le soglie tremule del giorno
e come nera dama disdegnosa
la notte si dilegua, e cede il passo
all'infuocato incedere dell'Astro
noi, come un chino popolo dolente
dai finestrini appannati, dal cieco
precipitare dei treni guardiamo
vasto e sordo il risveglio
delle città
Certo non molce i sensi vuoti e freddi
degli uomini soli il dolce bagliore
che annuncia il rifiorire della luce -
il tenue ventare che increspa
il mare lontano, desta lassù nelle stanze
dei vecchi palazzi le donne
che dormivano tiepide nelle vesti leggere
e sfiora i prati con la sua mano invisibile
Noi ce ne andiamo nel nostro mattino
fatto di noia e cemento -
trema nei nostri sguardi una serena
disperazione, senza pianto e grida
E ripetiamo un saluto impassibile
come il vecchio professore risillaba
su morte pagine la sua sterile fede
MADONNA DEL SASSO
Qui, dove le tenui acque
d'un vasto lago addolciscono
il ghigno tenebroso delle rupi
e quando viene il vespero odoroso
s'addensa folto, sull'opposta proda
uno sciame di luci
qualche infelice, in certi giorni, immola
ai vacui numi dell'aria
con cieco volo la sua inutile vita
Qui, dove il cielo s'apre con un largo
e mellifluo sorriso d'acque chiare
e di lontane nevi
ed un vago trascorrere di nubi
pare smuovere il suo ostinato tacere
grate sembianze ha forse anche la morte