Fast Fashion

IL SEGRETO DIETRO AL NOSTRO ARMADIO


3800 litri. Questo è il quantitativo d'acqua necessario per produrre un singolo paio di jeans, e nel mondo, oggi, si producono oltre 3,5 miliardi di jeans ogni anno. Questo è il risultato del fast fashion.

Con il termine fast fashion si intende un settore dell’abbigliamento che realizza abiti di scarsa qualità a prezzi stracciati e che lancia nuove collezioni costantemente e in brevissimo tempo. Prova a dare un’occhiata nel tuo armadio, probabilmente la maggior parte dei vestiti provengono proprio da queste grandi catene.

Il segreto per il successo di questo tipo di industria è la produzione continua di nuove tendenze, facendo così sembrare i nostri vestiti, acquistati solo qualche mese prima, vecchi e fuori moda.

Queste catene hanno come primo obiettivo quello di fare profitto. Si parla di un fatturato di miliardi all’anno, ma è possibile riuscire a guadagnare così tanto vendendo prodotti a basso prezzo?

Purtroppo, si.

Vendere un prodotto a basso costo significa produrlo a basso costo e produrre a basso costo si traduce nello sfruttamento di qualche fase della produzione, solitamente lo svantaggio cade sulla manodopera.

Per esempio, in Bangladesh un lavoratore di queste grandi multinazionali guadagna 33$ al mese, stipendio che è ben sotto il salario di sussistenza, che dovrebbe essere di 60$, inoltre gli operai sono obbligati a lavorare dalle 14 alle 16 al giorno in condizioni igieniche pessime e sono spesso esposti a sostanze chimiche dannose e cancerogene.

Le lavoratrici donne subiscono molestie sessuali quotidianamente e non hanno accesso al congedo di maternità. Di questa realtà, così umanamente degradante, fa chiaramente parte anche lo sfruttamento minorile. Inoltre, l’amministrazione di queste industrie, in molti casi, proibisce la creazione di sindacati e quindi impedisce ai lavoratori di difendere i propri diritti.

Oltre a non aver rispetto per le persone che producono gli abiti, queste grandi catene non si preoccupano di certo di quale può essere l’impatto della loro produzione sull’ambiente.

La scelta di tessuti di bassa qualità, di coloranti nocivi alla salute e l’uso di sostanze chimiche aggressive ha portato l’industria della moda ad essere la seconda industria più inquinante, subito dopo quella petrolifera.

Oltretutto, dato che il fast fashion ci fa sentire costantemente fuori moda, sentiamo il bisogno di buttare i nostri vestiti per comprarne di nuovi, proprio a causa di questo meccanismo gran parte del nostro guardaroba finisce nelle discariche, per esempio un americano medio crea 30kg di rifiuti-vestiti all’anno.

Per di più queste industrie tendono a sovra produrre ma, invece che donare gli scarti di produzione, preferiscono bruciarli, poiché sostengono che se facessero diversamente questo “rovinerebbe la loro immagine”.

Ma io cosa posso fare?

La responsabilità che abbiamo come consumatori, ma, soprattutto, in quanto esseri UMANI è quella di assicurarci che i nostri soldi finiscano nelle tasche di chi condivide i nostri stessi valori.

Continuare ad acquistare fast fashion o scegliere di non farlo più significa prendere una posizione riguardo un problema. Il nostro potere di consumatori sembra insignificante ma, se usato correttamente, può diventare rivoluzionario, ci sono tante alternative alle grandi multinazionali come comprare prodotti di seconda mano o acquistare da brand locali, anche solo cominciare ad essere coscienti della storia che si nasconde dietro una banale maglietta è importante, la conoscenza e la consapevolezza aprono la porta a molte strade.

Per fare grandi cambiamenti a volte basta cominciare con un passo.



Francesca Ragosta