MADAME X 

Madame X, John Singer Sargent (1883-84)


 


  Si staglia contro uno sfondo color tabacco la figura sinuosa di un’anonima modella, eterea in un’aura di enigmatica, diafana bellezza e al contempo seducente nella sua quasi palpabile corporeità. Con esemplare destrezza l’artista gioca a incantare l'osservatore collocando il proprio soggetto sull’instabile confine tra purezza e malizia, delicatezza e carnalità, innocenza e latente sensualità. Un’immagine iconica e suggestiva che eleva a solenne protagonismo una donna la cui identità è sconosciuta ai più, ma il cui nome appariva nel titolo originale dell’opera: 


Ritratto di madame Gautreau.





  Se è vero che la mano di un artista è in grado di catturare la caducità della bellezza e rendere semplicemente immortale il proprio modello, facendolo così vivere nella creazione artistica per secoli a venire, è al tempo stesso possibile che - eternando la sua immagine - ne oscuri la vera identità. 



  È proprio questo il caso della misteriosa madame Gautreau, alla nascita Virginia Amélie Avegno, la quale - su invito dello stesso John Singer Sargent, rimasto profondamente colpito dal suo fascino - posò per ben trenta sedute davanti al cavalletto del ritrattista, considerato uno dei più influenti del XIX secolo. Potremmo forse attribuire all’uno l’entusiasmo di un artista all’apogeo della propria carriera, all’altra l’ambizione di una giovane donna intenzionata a scalare le vette dell’alta società con la propria fama. Ciò a cui il loro rapporto artista-musa diede vita resta, in ogni caso, indiscutibile meraviglia e rivoluzione.
  La causa della scomparsa del vero nome della modella dal titolo originale si deve infatti al vero e proprio scandalo suscitato dall’esposizione del ritratto al prestigioso Salon di Parigi del 1884; esposizione rischiosa (artista e modella ne erano consapevoli) alla quale Virginia, tuttavia, acconsentì.
  

L’ESPOSIZIONE AL SALON DI PARIGI: lo scandalo  


⇒ «A venti metri di distanza dal dipinto, potrebbe sembrare che si tratti di qualcosa di interessante, ma quando ci si avvicina…ci si rende conto che è puro squallore.»

  È in questi termini che il Ritratto di madame Gautreau venne giudicato, dopo il debutto al Salon, da un critico d’arte in L'Événement di Parigi, con il quale si trovò concorde l’opinione pubblica: il ritratto era assolutamente squallido. 


  Indecorosa era per l’appunto la posa leggermente sbilanciata di lei, immortalata nelle vesti di una vera e propria femme fatale; appoggiata languidamente al tavolino, suggeriva una sottile vena erotica e un’aria complessivamente lasciva per nulla conformi a una modella rispettabile come madame Gautreau, donna di spicco dell'élite parigina e, oltretutto, sposata. La vertiginosa scollatura dell’abito nero - scelto da Sargent stesso - lasciava inoltre scoperto il décolleté e, ancor peggio, la spallina destra scivolava dalla spalla della donna producendo un effetto definito “volgare” dai contemporanei; un dettaglio che Sargent in seguito rettificò nella seconda, odierna versione del ritratto. 



Particolarmente inadeguato risultò lo straordinario pallore di Virginia, accentuato dalle ciprie bianche con cui soleva cospargersi quasi interamente il corpo (come rivela il colorito naturalmente roseo dell’orecchio, rimasto scoperto) e addirittura dall’utilizzo di sostanze dalle proprietà schiarenti quali l’arsenico. L’esibizione dell’incarnato diafano - valorizzato nell’opera di Sargent per netto contrasto con l’abito nero e lo sfondo bruno - fu percepita dagli osservatori come un’ostentazione al limite del licenzioso, nonché come un’implicita esaltazione della nudità del soggetto. 


LO SCONTRO ARTE-SOCIETÀ: il destino dell’opera incompresa


⇒ «La critica, nelle sue espressioni più alte come nelle più basse, è una forma di autobiografia. Trovare un brutto significato in una cosa bella è un segno di corruzione e mancanza di stile. È un errore.»


  Così afferma il grande Oscar Wilde - indiscusso esteta e cultore delle arti - nella prefazione alla seconda edizione del suo romanzo-opera Il ritratto di Dorian Gray, pubblicata nel 1891 ed emendata da contenuti ritenuti particolarmente scandalosi (nonostante la già ampia censura applicata alla prima edizione). Il ritratto di Dorian Gray non solo susciterà scalpore nell’ambiente intellettuale dell’epoca, sconvolgendo con la sua presunta immoralità e la sua eccezionale irriverenza, ma verrà inoltre mal interpretato, stigmatizzato e strumentalizzato a discapito dello stesso Wilde (sarà addirittura presentato a processo come prova della sua omosessualità), contribuendo perciò all’ostracizzazione dello scrittore da parte di una società estremamente ottusa e conformista. 

 Analogo a quello dell’opera letteraria di Wilde risulta evidentemente il destino del Ritratto di madame Gautreau, una manifestazione artistica la cui inapprezzata audacia segnerà irreversibilmente il destino del suo autore e del suo soggetto. Da un lato, Sargent si troverà costretto a trasferirsi in Inghilterra, dove la sua produzione di ritrattista assumerà un carattere molto più rigoroso e modesto. Dall’altro Virginia, aspramente deplorata dalla società parigina, cercherà invano di riconquistare il prestigio ormai perduto, per poi scomparire misteriosamente dalle fonti storiche dell’epoca. 

  Anche il suo nome scomparve nel 1916, quando, dopo la morte della sventurata modella, Sargent vendette finalmente l’opera (fino ad allora unanimemente rifiutata sul mercato) con l’anonimo, prudente titolo Madame X, della quale - da quel momento in poi - sarebbe sopravvissuta solamente l’immagine, contemplata oggi come un’apoteosi di bellezza, eleganza e sensualità femminili. 



Francesca Riva