Carme popolare

CARME POPOLARE

Italiani, volete una volta

Dalle tante miserie ed affanni

Cagionate da' nostri tiranni

Veder l' empia sorgente finir?

Che la pace abbia regno costante

Sù la nostra or si misera terra

Che, cessata ogni strage, ogni guerra,

Lieta l'alma vi possa gioir?

Nel suo puro dettame la santa

Religione di Cristo seguite,

In un solo pensiero v' unite,

ogni cosa cangiata sarà.

Sulle vie ov' ella segna ai credenti

Della gloria che serba il Signore,

Ai suoi giusti nel dì del rigore

Bello un raggio sa voi brillerà.

Da una turba d'indegni la croce

S' innalzò per riappendervi Cristo,

E il mercato il più nero, il più tristo

Del prezioso suo sangue si fè.

Scorti or foste da lupi rapaci

Che sbucar dalle balze infernali,

Pari ai sette peccati mortali,

Che fra i ceppi vi stringono il piè.

Deh! seguite la legge ch'è scritta

Nei volumi dettati dal Cielo;

Italiani, non v' ha che il Vangelo

Per condurre alla vera virtù.

Dessa è geme del vero, e l'Eterno

In quel libro al mortai lo palesa,

Puro qual dalla docile chiesa

Predicato al suo nascere fu.

E dal vero derivan concordi

Unità, libertade, uguaglianza,

Onde solo la balda possanza

Dei tiranni può doma crollar.

Or non s'odon che grida, che pianti,

Corre il sangue dovunque a torrenti,

Desolate, raminghe le genti

Non san dove secure posar.

Perciò alcun da un eccesso ad un altro

Sì trascorre, che appena più crede

Alle cose che tocca, che vede,

Lo confuse a tal segno l'error;

Che colà dove regna una falsa

Religion che stravolge la mente,

L' uomo cade in non creder più in niente,

E d'orror si sprofonda in orror.

Ecco, Italia, la causa per cui

Nello stato che sei ti rimani,

Chè finor tutti i mezzi far vani

Per far pago il tuo santo desir.

Se tu siegui l' amico consiglio,

Se dar fede ai miei detti vorrai,

Di tua gloria vetusta vedrai

La bell' era di nuovo fiorir.

Sparve omai dalla terra colui

Che tre serti si cinse alla chioma,

Ed al pari di Cerbero in Roma

Ringhiò forte a difesa dei rè.

Che infallibil si disse, e di fatto

Fù veduto fallire a ogn'istante,

Che di Dio nel volere il sembiante

Pure quello dell' uomo perdè.

Egli sparve!!! e il Vangelo di Cristo

Sull'Italia delusa brillando,

E tiranni e tirannide in bando

Si vedran come nebbia sparir.

Qual ei sembra, deh! voglia, deh! possa

Esser vero ministro di Dio

All'Italia ed al mondo quel Pio

A cui noto è dell'orbe il sospir.

Ma se al par di que' tristi che han volto

In condanna il Vangelo d' amore,

Sordo fui della terra al dolore

Preponendo al suo meglio il poter,

II suo nome del pari esecrato

Passerà fra le genti future,

Come quel dell' altr' anime impure

Che macchiarmi la sede di Pier.

Che sul!'ali del tempo s'affretta

II gran dì del comun disinganno,

Quando i ciechi la luce vedranno

Dai lor occhi squarciandosi il vel.

Non provincie, nè regni, nè imperi,

Nè corone, nè mitre, nè onori,

Non le pompe, le gemme, i tesori

Li faranno salire sul ciel.

Tutto è un fumo che in aria si solve;

L'uomo ignudo si muor come nasce,

Guai per lui che di queste si pasce

Vanità che son sol vanità.

Non v' è stabile bene che in Dio,

Gesù Cristo non mente; egli uguale

Benché cinto di spoglia mortale,

Era a lui che fù sempre e sarà.

Patria mia, che da sì lungo tempo

Nelle tenebre immersa ti stai,

Ti riscuoti, adorando tu vai

Come santi i maestri d' error.

Non far essi uno sciame di gente

Or azzurra, ora bianca, ora nera,

Non d' ingorde locuste una schiera

Che le messi divora ove appar!

Fosse almeno satolla una volta!

Dopo il pasto ha più fame che pria ;

Col pretesto di culto a Maria

Hanno in mensa cangiato l' aitar.

Un potere che in male si volve

Nò, dal Cielo ch' è santo, non viene ;

Chi per santo e celeste lo tiene,

Ombra alcuna di senno non ha.

Non è re chi mal regna, la possa

Che sui miseri sudditi vanta

Come cosa intangibile e santa

Dalla scure l' origin sol ha.

Altro capo non v'ha nella Chiesa

Fuor di Cristo che disse sia primo

Chi fra tutti terrassi per imo,

Imo fia chi si vuole esaltar

Non v' è amor, quando pari a chi serve

Fin sul trono non tiensi chi regge ;

Che su tutti suprema è la legge,

Prenci e plebe la denno inchinar.

Cara Italia, sarò nell' avello

Quando libera tu sorgerai,

Ma che importa, purch' io chiuda i rai

Nella fè del divin Redentor?

Certo son che per essa spezzati

Fiano i ferri che fino il pensiero

Ti fan servo, e che fulgido il vero

Fugherà la tua notte d' error.

FILIPPO PISTRUCCI.