Minichini Luigi

Luigi Minichini (Nola 18.3.1783 - USA 1861), figlio di Antonio, agiato proprietario terriero ed Angela Ambrosino. Il padre lo avvia al sacerdozio nel Seminario di Nola, dove nel 1804 è promosso al diaconato. Abbandona però gli studi e si reca in Inghilterra dove rimane per due anni. E' forse qui che matura le sue idee liberali. Rientrato in patria, entra nella Congregazione dei Padri Missionari di S. Nicola di Caserta. Consacrato sacerdote, è inviato a S. Giovanni in Galdo (Campobasso).

Nel 1816 è implicato in fatti criminosi non meglio identificati, arrestato e condannato a due anni di carcere. Viene liberato per intercessione di due influenti membri della Carboneria.

Nel 1818-19 lo ritroviamo a Nola attivamente coinvolto nella ripresa delle attività carbonare, come abate del Convento di S. Maria a Parete in Liveri, in cui ospita le riunioni segrete dei carbonari. Nel 1815 la Carboneria aveva accolto con gioia il ritorno di Ferdinando IV di Borbone sul trono di Napoli, sperando nella Costituzione che egli aveva promesso con accordi segreti durante l'occupazione francese di Napoli.Tornato al potere, però, questi si rimangia la promessa fondando un governo assolutista duro e reazionario. Quando poi nell'agosto del 1817 l'esercito austriaco, di presidio nel regno, va via da Napoli, la Carboneria non ha più ostacoli a riorganizzarsi per tentare di costringere il Re a concedere la costituzione. Minichini, così, prende l'iniziativa di entrare in corrispondenza con il tenente Michele Morelli, di 30 anni, originario di Monteleone Galasso (Foggia) del Reggimento Borbone Cavalleria di stanza a Nola, e con il sottotenente Giuseppe Silvati, di Napoli, di persuasioni liberali per organizzare un'insurrezione. Le notizie della conquista in Spagna di un regime costituzionale contribuisce a rendere più ardite le azioni dei carbonari. Non si pongono l'obiettivo tanto di rovesciare il re, ma di forzarlo a concedere una costituzione e decidono di cogliere l'occasione e di coinvolgere il proprio reggimento nella cospirazione. Si mettono così a capo del movimento insurrezionale con altri 20 congiurati e, nella notte tra il 1 e il 2 luglio 1820 (giorno della ricorrenza di San Teobaldo, protettore dei Carbonari), sventolando la Bandiera Carbonara, rosso, azzurro, e nera, iniziano la loro marcia al grido di: "Dio - Re - Costituzione", essi, con i 127 uomini del Reggimento iniziano la marcia verso Monteforte Irpino.

Lo storico Michele Manfredi così descrive i primi passi dell'inserruzione:"…Luigi Minichini, gli occhiali e l'abito talare, armato di schioppo, montante un cavallo bianco, andava gridando "Viva paesani, allegri!". Da Casamarciano, attraverso un sentiero campestre sboccarono nella strada della Schiava, dove s'incontrarono con circa 12 uomini di Visciano; a Sperone la truppa s'ingrossò soltanto del distaccamento che era in Avella, guidati dal sergente Altomare…"

La rivolta, però, non ha l'effetto sperato, la popolazione rimane quasi indifferente. Man mano che passano per i paesi che si estendono fra Nola ed Avellino non c'è alcun segno di rivolta, nonostante le promesse avute. Morelli è scoraggiato, ma Minichini non si dà per vinto e esorta a procedere. Un contemporaneo così scrive: "Vacillò allora per un momento la costanza di quei bravi. Minichini solo è imperturbabile e la fermezza di un prete fece opportunamente quella volta arrossire il valore militare".

A Monteforte Irpino le cose sembrano mettersi per il meglio: i ribelli ricevono incoraggiamenti ed aiuti. Due ufficiali dell'esercito, Francesco Campanile e Gaetano Ligniti, con la loro compagnia si mettono a loro disposizione. Da Avellino il capitano Bartolomeo Paolella porta l'annunzio che tutti i liberali della città, i militari, i Carbonari e non, sono in armi. Il governo dà l'incarico al generale Carrascosa di reprimere il movimento rivoluzionario; ma le diverse truppe al suo comando, in parte si defilano e molti disubbidiscono agli ordini.

I rivoltosi giungono di fronte alla reggia: sono circa 7000 carbonari, I rivoltosi chiedono al Vicario, il Principe Francesco, di essere ricevuti dal Re, che era a letto indisposto. Nell'appartamento privato del sovrano è ammesso il generale Pepe, al quale il Re promette l'osservanza della costituzione. Al Re non rimase che accogliere le richeste del popolo, e con l'Editto del 6 luglio promette di concedere, entro otto giorni, la costituzione. Il 7 luglio il Re Ferdinando IV concede la Costituzione (di Spagna) al Regno delle Due Sicilie

L'inizio del periodo costituzionale dura però solo otto mesi e mezzo. Sono organizzate delle regolari elezioni di un parlamento. La popolazione si reca volentieri a votare. Il 1° ottobre del 1820 ha luogo la seduta inaugurale del Parlamento. Si tratta, però, di una vittoria effimera. Infatti quando il Re è convocato a Lubiana dalla Santa Alleanza, questi prima di partire promette di difendere la costituzione giurando ancora una volta sul Vangelo. Si tratta però di uno spergiuro. Infatti, appena fuori del Regno ed invoca l'aiuto dell'Austria contro i rivoluzionari. L'esercito austriaco discese la penisola e contro di esso è mandato Guglielmo Pepe con un esercito di coscritti che è subito sbaragliato ad Antrodoco in Abruzzo. Sulle rive del Garigliano un secondo esercito al comando del Carrascosa si rarefà per le diserzioni. E' facile così all'Austria invadere il Regno ed al Re riportare l'assolutismo.

Gli organizzatori del movimento rivoluzionario sono perseguiti senza pietà e primi fra tutti i due ufficiali Morelli e Silvati sono processati e condannati a morte mediante impiccagione che ha luogo in Piazza Porta Capuana a Napoli il 12 settembre del 1822. L'abate Minichini si sottrae alla cattura con la fuga prima in Spagna, poi in Inghilterra e quindi negli Stati Uniti d'America dove muore nel 1861.

Bibliografia

  • Manfredi, Michele, Luigi Minichini e la Carboneria a Nola (Firenze: Le Monnier, 1932).

  • I Moti di Nola.