2 Il diciassettesimo secolo

Nel 1605 la chiesa francese chiama Abraham Aurellio, figlio di Giovan Battista, come pastore assistente, a prendersi cura della comunità italiana, ora senza pastore da otto anni.

A lui subentreranno stabilmente:

Dopo il trasferimento del Bresmal non risulta più che la chiesa evangelica di lingua italiana di Londra abbia un nuovo ministro e se di fatto, dopoun lento ed innarestabile declino,.cessi di esistere. Negli atti del Coetus a partire dal 1663 si menzionano esclusivamente la chiesa francese e olandese e non più quella italiana.

Nella storia della chiesa italiana di Londra apparentemente è possibile distinguere una prima fase durata una decina d’anni, che va grossomodo dalla nuova fondazione di Ascanio Spinola nel 1609 alla vicenda del De Dominis; una seconda fase che coincide col periodo in cui furono ministri Alessandro Torriano e Nicholas Oltramare (più o meno dal 1619 sino ai primi anni ‘50) e l’ultima fase che si conclude con la fine della chiesa nei primi anni ’60.

Nella prima fase, che coincide con gli anni del regno di Giacomo I e con un’epoca di speranze evangelistiche, sembrano aver fatto parte della chiesa soprattutto i discendenti degli italiani emigrati in Inghilterra nel ‘500. Si tratta però di un’appartenenza mobile e fluida. I figli o i nipoti di quegli italiani che si erano rifugiati in Inghilterra già in epoca elisabettiana e di quelli che avevano trovato rifugio a Ginevra nel ‘500 e che, spesso per ragioni di commercio, scelgono di vivere in Inghilterra nel ‘600, sia per ragioni linguistiche sia per ragioni culturali potevano infatti scegliere se aderire o meno alla chiesa italiana o aderire ad un’altra chiesa straniera o a quella di Inghilterra. Cesare Calandrini, ad esempio, dopo aver lasciato l’incarico di ministro della chiesa italiana, è a lungo pastore della chiesa olandese di Austin Friars.

Allo stesso modo Nicholas Oltramare, come sappiamo, sarebbe diventato ministro di una parrocchia anglicana.

La medesima mobile e fluida appartenenza caratterizza probabilmente anche le famiglie dei Diodati e dei Burlamacchi, che fanno parte della comunità franco-vallona di Threadneedle Street ma che al contempo hanno quasi sicuramente una sorta di rapporto di patronage nei confronti dei loro ‘connazionali’ che si riunivano a Mercers’ Hall. Nonostante non avessero mai vissuto in Italia gli appartenenti a questa seconda o terza generazione di esuli per ragione di fede manteneva un legame forte con la terra di originei: non avevano dimenticato l’italiano e mantenevano rapporti con i parenti rimasti in patria. È dunque ipotizzabile che tale minoranza cosmopolita e poliglotta, che faceva parte di una sorta di internazionale protestante dei commerci e delle professioni, abbia costituito, magari indirettamente, il ‘gruppo dirigente’ della chiesa, pur facendo magari formalmente parte della chiesa olandese o francese.

La seconda fase coincide con un periodo di apparente tranquillità della vita della rinnovata chiesa italiana. A Londra sono pubblicate due edizioni dei Salmi in italiano nel ’20 e nel ’44, ed è in questi venticinque anni che in Inghilterra trova rifugio l’ultima, piccola, ondata di esuli italiani per motivi di religione: quella degli esuli ed emigranti italiani della Valtellina e dei Grigioni. Da lì proveniva il ministro Alessandro Torriano che giunge in Inghilterra con i suoi figli, Giovanni, che sarà insegnante di italiano a Londra e che vi pubblicherà sia grammatiche sia vocabolari italiani, e Giorgio, che eserciterà con successo lil commercio.

Di origini valtellinesi fu anche Giovan Battista Stoppa e un certo Giovan Battista Cappello, che da Ginevra si trasferisce a Londra almeno a partire dagli anni ’40 del ‘600 e che traduce in italiano il Book of Common Prayer su commissione dell’anglicano Edward Brown, che ne cura poi la pubblicazione del 1685

Altre due famiglie valtellinesi che si stabilirosconoa Londra in quegli anni sono quelle dei Paravicini. La prima di Pietro Paravicini il quale si trasferisce a Londra dorsee intorno alla metà degli anni ’20 del ‘600. Anch’egli insegnante di italiano è, come il Torriano, autore di grammatiche e vocabolari e come lui ebbe un figlio che, se non fosse morto prematuramente avrebbe intrapreso una carriera intellettuale

L’altra era quella di un altro Paravicini, di nome Giovan Battista, originario dei Grigioni che si stabilisce a Londra negli anni 1650. Anche nel caso di questi esuli valtellinesi è chiaro che siamo di fronte a un’appartenenza apparentemente fatta di passaggi da una chiesa all’altra. Quel che è certo è che un ‘Mr. Paravicini’ fu tra gli anziani della Chiesa italiana dopo la Restaurazione, ma non sappiamo a quale delle due famiglie appartenesse.

È poi chiaro che attorno a questi protestanti di origine italiana ruotasse, fin dal 1609, gente in cerca di fortuna, di frati sfratati e di preti spretati che, pur di garantirsi un sostegno economico, passavano da una confessione all’altra.

Gli ultimi anni della guerra civile e poi quelli dell’Interregno sono segnati da incertezze e difficoltà. In questa terza fase, la Chiesa italiana sembra essere ormai soltanto una sorta di oggetto virtuale, presente burocraticamente, sulla carta, e di fatto solamente un’appendice delle chiese francese e olandese. Dopo l’abbandono di Oltramare nel 1646 è forse nominato come suo successore un inglese, William Middleton, a segnare la difficoltà di trovare un madrelingua per tale carica. Con l’elezione di Bresmal nel 1656, almeno sul piano formale, la Chiesa italiana sembrerebbe riorganizzarsi. Ma di lì a poco, con la Restaurazione, si assiste alla fine della chiesa che verrà chiusa, apparentemente senza drammi, per mancanza di fedeli, come in precedenza era capitato alla chiesa spagnola di Londra

Se la vicenda della chiesa italiana di Londra nel ‘500, ricostruita dal saggio di Luigi Firpo e, più recentemente, da Owe Boersma e da Auke J. Jelsma, costituisce un capitolo importante della storia della riforma italiana, la sua storia secentesca è una storia molto meno importante ma non per questo priva di interesse. È evidentemente la storia di una difficile sopravvivenza. È però, come spero di aver mostrato, una storia interessante non solo per le figure singolari che l’affollano ma anche per la luce che getta su un mondo altrimenti sconosciuto, di identità mutevoli e composite e di incroci suggestivi. Ed è senza dubbio significativo che ad essa abbiano quasi certamente aderito i più importanti insegnanti di italiano della Londra del ‘600: Giovanni Torriano e Pietro Paravicini.

Fallito il progetto degli anni di re Giacomo di riaprire spazi per un’offensiva propagandistica protestante in Italia e falliti i progetti irenici di figure come De Dominis (e forse Torriano, che su sua indicazione sostituisce il calvinista Calandrini e sulla cui ortodossia le chiese francese e olandese avevano espresso qualche dubbio nel 1627, si può ipotizzare che il suo gruppo dirigente fosse costituito da persone che la mantenevano in vita per una sorta di fedeltà alle tradizioni familiari. È poi possibile che la chiesa gestisse anche una sorta di micropotere: sembra infatti essere una specie di sinecura per i ministri che vi venivano impiegati, una sinecura che però permetteva a chi ne era investito di colloquiare e lavorare insieme ai ben più influenti ministri delle chiese francese e olandese e dava loro la possibilità di entrare in contatto con le autorità politiche e religiose inglesi.

La chiesa aveva poi apparentemente anche un ruolo assistenziale. Ad essa si rivolgevano infatti gli immigrati italiani in cerca di fortuna. Nel 1656, ad esempio, un certo Alessandro Amidei tenta per settimane di essere ricevuto dal concistoro della chiesa italiana per ottenere una raccomandazione come insegnante di ebraico, senza peraltro riuscire nel proprio intento, a causa dell’assenza dei membri del concistoro stesso. L’Amidei, che negli anni successivi si farà passare per un ebreo convertito al cristianesimo, sarà poi coinvolto in un tentativo di omicidio.

Dopo il 1663.