1 Gli inizi

La storia della chiesa protestante italiana nella Londra dei Tudor nel sedicesimo secolo, inizia con la predicazione del riformatore italiano Bernardino Ochino.

Bernardino Ochino, nato a Siena nel 1487, acquista gradualmente notorietà come valente predicatore quaresimale negli anni 1530. Diventa vicario generale dei Cappuccini in Italia ed in seguito rappresentante del movimento evangelico italiano quando matura le idee che stanno alla base della fede evangelica: che gli eletti sono giustificati solo per grazia mediante la fede nella Persona e nell’opera di Cristo, che i voti religiosi sono empi e che la Chiesa romana non è espressione di Cristo. Quando attorno al 1540, la gerarchia ecclesiastica dà inizio ad una politica di soppressione delle nuove idee che andavano diffondendosi, Ochino cade sotto il sospetto di eresia. Nel 1542 decide, così, di fuggire a Ginevra. Dopo alcuni anni in cui svolge attività minori, riceve un invito da Thomas Cranmer, Arcivescovo di Canterbury. Lo accoglie e si stabilisce a Londra nel 1547 con Pietro Martire Vermigli. A causa della sua grande rinomanza come predicatore, egli diventa popolare fra l’élite culturale e commerciale della Londra di quel tempo: la comunità italiana.

Nel 1550 viene stabilita a Londra una chiesa per stranieri composta prevalentemente da protestanti francesi ed olandesi. Non c’è però traccia in quel tempo, di una comunità di lingua italiana, anche se la fondazione di una chiesa olandese attrae l’attenzione dei protestanti italiani. Difatti, il rinomato teologo e predicatore Pier Paolo Vergerio, venendola a conoscere, ne rimane affascinato. Apprezzando la struttura del suo culto, traduce in italiano, probabilmente prima del 1553, la liturgia usata in quella chiesa: “La forma delle pubbliche orazioni, et della confessione & assoluzione, la quale si usa nella chiesa de’ forestieri che è nuovamente stata istituita in Londra (per gratia di Dio) con l’autorità e consentimento del re”[1].

Durante il regno di Edoardo VI, il clima in Inghilterra per i predicatori protestanti diventa attraente. L’arcivescovo Cranmer cerca di persuadere i protestanti italiani ad emigrare in Inghilterra, promettendo loro di renderli liberi cittadini. Il governo inglese (il Privy Council) sembra ritenere che l’influenza del Protestantesimo potesse avere, infatti, un buon effetto sulla forte comunità mercantile italiana che, così, non avrebbe subito l’influenza politica delle potenze cattoliche.

È in questo clima che giunge a Londra, nel novembre 1550, il predicatore italiano Michelangelo Florio. D’origini israelite e convertito al cristianesimo, Florio era stato membro dei francescani conventuali. Nel 1548 è imprigionato e torturato sotto il sospetto di eresia a Roma. Due anni più tardi riesce a fuggire ed a recarsi a Londra passando da Venezia, Lione e Parigi. In Inghilterra gli viene attribuito uno stipendio regale di 20 £. Nella Quaresima del 1552 predica in italiano nella cappella della Compagnia dei Merciai[2], sebbene privo dell’autorizzazione della ditta dei Meriai.

È probabilmente accolto come pedicatore delle chiese straniere in Inghilterra, ma la sua predicazione non risulta nello stabilimento di una comunità protestante italiana a Londra. Le sue predicazioni veementi contro il Cattolicesimo romano, però, non piacciono ai mercanti italiani di Londra e rifiutano di contribuire al suo stipendio. Per tutta risposta egli scrive una lettera di protesta a William Cecil (influente primo Barone di Burghley), denunciando 14 mercanti italiani di “simpatie papiste” e chiedendo che siano puniti. Florio perderà poi la sua reputazione quando è accusato di aver violentato la serva che si occupava di lui, si vede sospendere l’autorizzazione a predicare. Privato del suo ministero nonostante che si difenda da queste accuse, inizia una carriera come insegnante di italiano presso la Corte.

Questi fatti segnano la fine della predicazione dell’Evangelo in italiano a Londra per circa dieci anni perché, con la morte improvvisa del Re Edoardo VI, fervente riformato, e la salita al trono della cattolica regina Maria, che ristabilisce il Cattolicesimo nella Chiesa inglese, i protestanti stranieri perdono i loro privilegi. Nell’inverno del 1553 molti leader protestanti (fra cui tutti gli stranieri) lasciano l’Inghilterra per salvarsi la vita e si recano a Strasburgo ed in Svizzera, mentre quelli inglesi subiscono pesanti persecuzioni. Michelangelo Florio servirà come pastore nella Svizzera italiana, a Soglio. Molti leader protestanti inglesi, come lo stesso arcivescovo Thomas Cranmer vengono mandati al rogo.

Sotto il regno di Elisabetta I, le chiese protestanti francese e olandese vengono ristabilite, senza però tutte le opportunità che avevano avuto sotto Edoardo VI.

[1] Senza indicazione né di data né di luogo. Nella sua lettera introduttiva ai ministri delle chiese evangeliche di lingua italiana nei Grigioni, il Vergerio parla con ammirazione di quel modello che propone di introdurlo nei loro culti: “Essendomi molto piaciuta questa forma di orazioni pubbliche & della confessione & assoluzione, la quale nuovamente mi è stata mandata dall’Inghilterra, la ho voluto cavar fuor d’essa un libreto che contien la somma della bella dottrina cristiana, che in quel felice regno si predica, tradurla & portarvila stampata, accioché tutti insieme la possiam commodamente considerar nel prossimo sinodo, & deliberar se fosse bene, che noi l’havessimo ad introdurre nelle chiese nostre”.

[2] Mercers’ Company, the Worshipful Company of Mercers, http://en.wikipedia.org/wiki/Worshipful_Company_of_Mercers.